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Latarius

Circolo degli Antichi
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  1. Resto vicino la porta giusto un altro secondo per accertarmi che siano solamente in tre, poi mi muovo. Il bagno è il prossimo ambiente che controlleranno. Apro la finestra silenziosamente e scivolo fuori, se ho il tempo la socchiudo anche altrimenti la lascio aperta. Mi appiattisco il più possibile contro il muro di fianco ad essa e rimango in attesa. Se sono russi e non vera swat non posso lasciarlo così. Spero solamente che sia già sveglio e pronto.
  2. Ho giusto il tempo di tornare all'angolo del corridoio prima che cominci l'irruzione. SWAT? Flashbang. Nel momento stesso in cui vedo la granata accecante volare nel salone scatto verso la via di fuga più vicina, il bagno. Non mi preoccupo di andare a sbattere con la spalla contro il muro del bagno per lo slancio ed una volta dentro mi chiudo subito la porta alle spalle. Mi premo all'istante le mani sulle orecchie nel caso la porta non mi protegga dal bang. Mi rannicchio rasente al muro e mi abbasso, dopo che la granata esplode provo a spiare dal buco della serratura per capire con chi ho a che fare. Se è la swat sul serio sono praticamente fottuta. Forse c`è più di una squadra, avranno previsto la via di fuga e magari c`è anche un cecchino.
  3. Se gli stivali sono vicini a me recupero almeno uno dei pugnali. Poi cerco di sondare meglio il salotto e la cucina con lo sguardo e provo a percepire qualsiasi rumore.
  4. Come apro gli occhi all'improvviso il cervello si attiva istantaneamente. Lo sguardo spazia nervoso nella stanza alla ricerca di una minaccia imminente, resto immobile mentre cerco con lo sguardo, ma alla fine non trovo niente e quindi mi sforzo a fare un profondo respiro. Cerco istintivamente gli occhiali sul comodino, ma mi ricordo di averli lasciati nel trench appeso in salotto. Non mi passa neanche per la mente di svegliare Elliot. Scivolo agilmente e silenziosamente giù dal letto cercando di allo stesso tempo di non svegliare lui. Cerco brevemente le armi nella stanza ma mi rendo conto che molto probabilmente le troverò all'altro capo della fila di abiti abbandonati. Se le armi non sono vicine passo a recuperare l'intimo. Potrei essermi sbagliata, potrei non essere abituata a dormire qui o potrebbe esserci qualcun altro in casa. E non mi piace essere costretta a combattere svestita. C@zzo, per questo dormo sempre semi-vestita. Cerco di recuperare gli abiti in modo silenzioso e senza passare davanti la porta che da sul corridoio, poi mi appoggio di fianco ad essa restando in ascolto per una decina di secondi. ... Non sento nulla e quindi silenziosamente passo la porta ed inizio a camminare rasente al muro in punta di piedi. Risalgo la fila di vestiti, cercando le mie pistole o quella di Elliot. Mi fermo in ogni caso al limite del corridoio.
  5. Allora devo rimediare gli dico quasi sussurrando mentre gli angoli della bocca si alzano in un piccolo sorriso di premessa.
  6. Non reagisco al suo scatto d'ira ma mi lascio stringere, gli sorrido facendogli capire che non ha nulla di cui scusarsi. Ricambio il bacio dolcemente mentre gli accarezzo la schiena.Noto dei graffi, di unghie e sono freschi. Merda. Ti ho fatto male?... gli dico facendo più un'affermazione che una domanda, interrompo il bacio per guardarlo negli occhi.
  7. Annuisco anche se non è che me ne importi qualcosa di cosa accada ai due. Tiro un po' il lenzuolo per coprirmi, troppo scoperta mi sento vulnerabile. Non è neanche una sensazione razionale, non c`è un motivo effettivo. Continuo ad esplorare le sue cicatrici con le dita mentre, ogni tanto, un piccolo brivido mi coglie quando lui passa su quelle più grandi e profonde. Dopo anni restano ancora dannatamente sensibili. Scaccio ogni pensiero mentre resto così. Mentre è al telefono scelgo una sua cicatrice, ne esploro i contorni un paio di volte con il polpastrello prima di premervi al centro, non troppo forte, con l'unghia. Lo faccio mentre è sta parlando.
  8. Cosa potresti fare in ogni caso? Cercare prove a suon di calci? Non avrebbero comunque alcun valore se ottenute in questo modo. Comunque, non lo so io alzo le spalle I dilemmi morali non sono il mio forte. Fai la scelta di cui non ti pentirai tra vent'anni. Faccio per dire altro ma ci ripenso. Dovrei dirgli che comunque non ci sarei da domani? Forse più tardi. Ma più tardi quando? Quanto voglio restare questa volta? Perché mi stai incasinando così tanto ora? Perché mi stai rendendo così insicura? domando mentalmente all'uomo alla guida. Sul serio mi odierebbe se gli ammazzassi il biondino?... Perché mi sto facendo questi problemi ora!? Merda... Gli lancio un'occhiata combattuta, una parte di me vuole restare l'altra mi urla di allontanarmi il più possibile. Se mi sta facendo questo effetto forse non avrei dovuto avvicinarmi così tanto. Provo a passarmi il mio stesso consiglio. Ma nella mia vita i piani a lungo termine non sono mai serviti a qualcosa, ho sempre affrontato le cose quando mi si paravano davanti, quindi andrebbe riadattato "fai la scelta di cui non ti pentirai domani mattina". Ed in questo momento non devo prendere nessuna scelta importante su come comportarmi con lui, ma soltanto cosa voglio fare ora. Voglio andarmene? No. E se volessi andare dove vuoi tu? mi decido cercando di farla passare in modo scherzoso.
  9. Meglio così penso mentre osservo l'uomo che si allontana, mi stampo la sua faccia nella mente prima di salire in auto. Lo osservo in silenzio senza dire nulla, potrei dirgli qualcosa o chiedergli se vuole lasciarmi guidare ma decido di non farlo. Dove le pare, detective gli dico facendo finta di non aver notato nulla. Non posso dirgli nulla, in un certo senso anche io vivo tra una scarica di adrenalina e l'altra. È in quei momenti che mi sento realmente viva. Mentre l'auto si muove torno a riflettere sul lavoro. Alla fine, nonostante il casino, me lo sono tenuto. I russi non hanno notato niente e Gagarin è vivo. Da un lato voglio davvero affrontare uno come Mallen, ex forze speciali, dall'altra parte so che la paga è di merda e che non potrei affrontarlo come vorrei per via di quella postilla. Cosa farai ora? Con il caso intendo... dico all'improvviso dopo un lungo silenzio. In un'altra situazione sarei già partita, ma ora come ora sento che una giornata in più non farà la differenza.
  10. Prima che riprenda conoscenza lascio il locale e salgo in auto. Cerco di notare cosa fa l'uomo che spiava dal buio, se si è deciso ad entrare oppure no.
  11. Il senso civico dovrebbe essere spontaneo e non strappato fuori a suon di calci... gli dico continuando a parlare a mezza voce. Ora sali in macchina ed aspettami che vado un attimo dentro a fare il compagno russo preoccupato. Così facendo lo faccio entrare in macchina e mi addentro nel locale facendo finta di non sapere nulla e di essere estranea alla faccenda. Che c@zzo è successo? esclamo in russo fingendo un attimo di sorpresa. Non ditemi che l'hanno seccato dico sempre in russo accennando a Gagarin steso contro il muro. Mi avvicino scavalcando agilmente uno dei tizi stesi in mezzo al locale e vado a controllare se il cuore dell'uomo batte ancora. Molto probabilmente no, ma mi serve la conferma.
  12. Ma che c- mi blocco con le armi puntate alle sue spalle per qualche secondo. Poi rinfodero quella che stringo nella mano sinistra e punto al suolo l'altra. Alzo gli occhiali sulla fronte tirandomi i capelli all'indietro indecisa sullo stato delle cose. Lancio un'altra occhiata alle mie spalle per poi restare celata dalla porta. Lancio un'occhiata a Gagarin ed all'uomo schiantato contro il bancone. Ripenso alle sue gambe e rabbrividisco al solo pensiero di beccarmi un calcio del genere. Cerco di capire se mi sono fottuta il lavoro oppure no, per ora a parte il tizio dietro di me non mi hanno vista ed è un bene. Ma devo per forza di cose capire se il russo è morto sul serio e nel caso capire chi gestisce le cose ora. Resto dietro la porta fin quando Elliot non esce giusto per evitare che qualcuno gli spari alla schiena, anche se sembrano tutti fin troppo intimoriti. Mi scosto dalla porta, rinfoderando la seconda pistola, prima che lui la apra per non farmi vedere dai presenti. E questo lo chiami interrogare i testimoni? gli dico a mezza voce per non farmi sentire dagli altri.
  13. È buon senso, non dolcezza gli dico mentre si avvia. Aspetto che la porta si richiuda prima di avvicinarmi e di appoggiarmi lì di fianco. Prendo gli occhiali dalla tasca della giacca e me li porto al viso, poggiandoli sul naso. Mentre attendo che accada il peggio tolgo il blocco della fondina alle pistole e disinserisco la sicura. Sfruttando la copertura degli occhiali lancio un'occhiata all'uomo senza farmi notare. La mia linea di azione sarà di ignorarlo se continua semplicemente a stare lì a guardare. ... Ma che c@zzo ha la merda in testa? mi scappa in russo a mezza voce mentre estraggo allo stesso tempo le pistole con un movimento fulmineo. Lancio un'occhiata all'uomo in fondo per notare la sua reazione per poi appoggiarmi alla porta in acciaio con la spalla. Non faccio la stupidaggine di entrare calciando la porta come si porta tanto nei film. Apro la porta usandola come copertura mentre mi preparo a sparare.
  14. Forse è meglio se vado io al posto tuo gli dico lanciandogli un'occhiata penetrante. ... Allora vai avanti tu, ti aspetto fuori e sarebbe veramente fantastico se tu riuscissi a concludere tutto senza che debba entrare a salvarti il culo. Imposto il timer sull'orologio Hai cinque minuti prima che mamma venga a prenderti. Chiedi di Gagarin una volta dentro. Forse cinque minuti sono troppi se le cose vanno male, ma sembra abbastanza sicuro. Vediamo come va e speriamo se la cavi senza il mio aiuto, entrare con lui potrebbe rivelarsi molto deleterio per la salute. Gli descrivo l'aspetto del russo e lo lascio andare. Aspetto una ventina di secondi dopo che lui è sceso dalla macchina prima di fare lo stesso ed avvicinarmi al locale.
  15. C@zzo, se bagnarola è un eufemismo. Per entrare in auto a quanto pare mi tocca lottare con la spazzatura. O loro od io, come si suol dire. Stai per entrare in un locale pieno di russi, dove secondo me manco il barista è incensurato. Vai lì a fare domande su due di loro, per avere risposte su un omicidio mentre sventoli il tuo distintivo. Tutto questo escludendo il fatto che si vede lontano un miglio che sei preparato ad una fottuta guerra. ... E poi mi vieni a dire che non ti piace sparare alla gente. Immagino le grasse risate se i russi vengono a sapere che è amico di Mallen o se lui viene a sapere che i russi da cui sta andando vogliono l'amico morto. Ed io lo sto conducendo lì, giusto per farmi vedere insieme ad uno sbirro dopo essere stata pagata per ucciderne un altro. Sembra una barzelletta...
  16. Merda. Quando usciamo dall'edificio mi affianco senza guardarlo Certo. Come vuoi arrivarci? Ti rendi conto che stai per ficcarti in una polveriera con una fottuta fiaccola accesa in mano?
  17. MERDA ci vuole tutto il mio autocontrollo per non dare voce all'imprecazione. Russi? Perché, dove andiamo? domando esibendo la mia migliore faccia da poker. Lasciando la stanza recupero anche io il mio trench nero lungo. Lo indosso in modo teatrale facendomelo svolazzare intorno come un mantello. Dipende, se ci scappa lo sparatoria rispondo al suo occhiolino con uno mio prima di precederlo fuori.
  18. No, grazie. Sto bene così rifiuto il giubbotto per poi abbandonarlo da qualche parte nella camera. Tiro il cursore della zip del mio giubbotto fino a sopra, fino al collo Ecco, problema risolto. Faccio un cenno col capo verso l'equipaggiamento Se andiamo a caccia di elefanti dimmelo ora che vado a prendere qualche giocattolo anche io.
  19. Non è niente di ufficiale o sbaglio? e se inizio ad annoiarmi te lo faccio sapere.
  20. Vedere quell'espressione un po' mi fa male dentro, vorrei trovare qualcosa da dire ma ho l'impressione che farei solo un casino e quindi sto zitta. Grazie al cielo cambiamo discorso, però mi rendo conto di aver trovato una risposta alla domanda a cui non ho risposto. Non voglio andarmene ora. Se devi andare, andiamo gli dico dopo un attimo come se fosse la soluzione più naturale e semplice di tutte.
  21. Rispondo alla sua occhiata diffidente con una ancora più decisa. Gli ospedali, non mi piacciono e fino ad ora quasi mai sono stata ferita in modo così grave da richiedere un ricovero. Poi sono sconvenienti quando la maggior parte delle ferite che ti fanno sono di proiettile. Troppe domande. E le pistole... beh, non vado da nessuna parte senza. Lo conosco da troppo tempo e non posso essere stata in fuga per sei anni, per fin troppe ragioni. Non è fisicamente possibile tenere giù la testa per così tanto senza chiudersi in un bunker o simile. Alternativamente quello da cui fuggi ti raggiunge molto prima. Ne ho visto uno, ma non è stato lui. L'altra domanda non me la aspettavo, rispondo solo dopo un paio di secondi. Non lo so... gli lancio un'occhiata stranita per questa risposta che non è da me. Le risposte sincere dovevano essere solo due, ma mi rendo conto che sul serio non lo so. Da un lato volevo saperne qualcosa in più sul ragazzo, dall'altra... Non è da me... ripeto questa volta dando voce ai miei pensieri. ... Me ne devi una tu ora aggiungo dopo una pausa Cosa devi andare a fare?
  22. Alzo un sopracciglio quando dice di non voler sapere niente, non me lo aspettavo. In fondo è un poliziotto credevo fosse portato per natura a voler sapere. Più che non averlo, sento che quel cognome non mi appartiene... Non sto fuggendo, da niente e da nessuno gli dico decisa mentre gli occhi color ghiaccio si animano. Poi resto in silenzio non sapendo cosa dire o pensare. A quanto pare è più facile premere un grilletto che capire se stessi. Posso essere stata addestrata a sopprimere, quando serve, sentimenti ed emozioni... ma non a decifrarli. Neanche per me è semplicissimo vederlo, nel mio ambiente non è molto salutare frequentare un poliziotto. È per questo che ti ho detto di non esagerare con le domande, ma forse è meglio così faccio spallucce. È la seconda domanda?
  23. Quando l'uomo si affianca gli lancio una breve occhiata prima di tornare a puntare lo sguardo davanti a me, mentre cerco di cogliere i dettagli delle foto. Io te ne ho fatte due, mi sembra equo che anche tu possa farmene due. Torno nuovamente a guardarlo Ma come? Ti do la possibilità di scoprire qualcosa su di me o sul mio passato e la sprechi in questo modo? Mi domando se stia per rovinare il rapporto con lui, l'errore che ho fatto non è stato quello di fargli quelle domande o di lasciarmele fare, l'errore è stato quello di venire qui oggi. Posso mentirgli ma non lo farò, semplicemente perché ho detto che non lo avrei fatto. Faccio un lungo sospiro. Perché volevo vederti... e cercare di capire dove avevo già visto una persona.
  24. Quando parla della sbronza faccio tutto il possibile per non scoppiare a ridere, cerco di celare il tutto ai suoi occhi ma fallisco miseramente. Così per sopprimere la risata mando giù quel poco di birra che restava. Poso la bottiglia a terra, vicino ai miei piedi e mi alzo dal divano. Dimmi che qualcuno di questi qui è stato così fortunato da assistere alla scena! Mentre parlo mi avvicino alle foto sulla parete lanciando un'occhiata ad ognuno di esse. Non mi soffermo su nessuna di esse e quando ho finito mi volto nuovamente verso di lui. Due domande, ti risponderò sinceramente. Scegli bene e non esagerare...
  25. Ascolto in silenzio mentre finisco la birra e guardo con curiosità i tatuaggi, soprattutto non mi piace non notare le cose. Non so cosa pensare delle gambe, ma concordo che sia stato stupido. Nella stessa situazione non potrei mai scegliere di automutilarmi in questo modo, ma se non ci fossero alternative... Forse anche Mallen è stato nelle forze speciali. Sarebbe stata un'ottima spinta per entrare all'Arasaka. Cerco di sbirciare con lo sguardo nella stanza per cercare qualche foto ed allo stesso tempo cerco di sforzarmi a ricordare se ne ho già vista una. E gli occhi? Hanno una storia anche quelli? chiedo accavallando le gambe.
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