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So che ci faccio un po' la figura di quel mitomane che spingeva la sua miscellanea sul forum tipo dieci anni fa, ma se vi interessa la poesia date un'occhiata al nostro blog. Ci siamo anche su facebook, nel caso a qualcuno scappasse l'irreprimibile desiderio di followarci. http://lamortegiallah.wordpress.com/ Peace love & Sara Tommasi
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i libri li ho rubati a vent'anni e dicevano ******* il vostro umanesimo (è cattolicesimo) scrivere è gioco di virus prendere è dare tempo nel mare cibernetico fuggente dono tradito smantella punti in estasi flusso che sboccia macchine per fregare il senso
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1. d’estate in america stranito dal canto delle querce nella pioggia di fango dei secoli di viti abbagliate nell’anguilla della luna blu dei monti è inghiottito; balla i figli di bava conta le parole le mangia per il suono di dirle 2. Ride la neve; cammina un miglio. Pensa a suo padre (sarà come stelle di fumo sconvolto nel ringhio della luce a rotoli, sarà la morte come essere nel grano) poi l’acido gli involò il cervello a strisce di dollari in gola; ora parla ai portici di baci del nulla e beve il vento: “mio padre che mi dice sei stato come un lutto io penso lutto arancione alla parola come un boomerang (quasi piango). quando i treni volano nel grano sono la terra che scorre”
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EPITAPH FOR CHRIS MILLER Just been drinking and thinking about that night you came home pissed drunk and stumbled out of the car and fell on your face and while I walked you upstairs you kept mumbling like you always do and all I could grasp was: "Jolie was so so flexible. Oh God, Jolie was so fucking flexible".
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CHIONZO DI LUNA STORTA il nulla è molto grande disse la sabbia la mente è una nuvola marcia disse lo spaventapasseri la sabbia è molto più grande dice il nulla (temevo e pensavo) sta punto balla comeunostrica
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"pensavo fossi l'unica empia fino in fondo, fino all'ultima corda selvaggia di Dio, con le tua scimmia di polvere mangiata dai corvi." "ora voglio starmene un po' sola con la mia morte, inchiodare il disordine. nel caso non fossi altro che viscere." "e poi la luna come ti fa gialla, sembra sempre un buco. saremo braccia che piangono tutta la notte?" "verrà la tua morte come tutti i giorni che hai temuto, verrà la morte ma ora andiamo a scardinarci gli occhi, per favore."
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Salta il vuoto di bava è dappertutto. Preghiera siano i boci nel mare letto di un domani fratello delle stelle fregate non so dove dietro il vento perchè ti sogno ancora a farci raglie di luce battendo il cuore delle cose che verranno. Si muore d’estate, di roba tagliata….
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ti insegnerò ti insegnerò le grida dei balconi le crepe negli occhi ti insegnerò risa e tentacoli di un senno che non è di poi né prima (e forse canterai salmastra al mio gabbiano senza inizio) ti insegnerò le lune in gola certi tondi di notte che sempre m’impaurano di nomi gravidi impennati ti insegnerò a lasciar che i sogni spuntino per sbaglio nel cavo delle aurore dimenticate mi insegnerai non è il tuo fianco non è il mio a incresparsi come argento mi insegnerai che non è il fiore dei nostri denti a cadere nel sangue delle foglie
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così alto e da qualsiasi luogo le parole vengano trifogli d'impuri ritorni dove tutti consunti chiese di neve rapendo l’acqua scivolano i campi sputa e li chiama *** - è il chiasmo dell’ora, rotola mani rinate, gli parlano il sole in faccia, le voci danzano la chioma del fango. la stessa larva esausta è nelle cose. *** dai cani imparò a toccare dai cani riverbero che sua madre gli vorrebbe ancora premere a ogni costo a ogni suo salto di sabbia sgranata quando gemono le rane del vento nella goccia di soffioni che ho troppo dimenticato che la casa staglia nulla nel segreto del silenzio finchè tornano i giorni insopportabili delle droghe perdute e del sonno che premevo nella terra al solstizio, così almeno credevo.
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nascere la morte gli rideva in tasca per chi sono questi specchi diagonali all'angelo inghiottito un vento di gioia insepolta nelle pietre chiama i semi della terra spezzati i morti sputano le rose dementi le rose buie porte nel silenzio arrotondato dell’estate; era bello tornare fra le margherite del cardine disperato dell’essere era un sorso di banconote sghembe erano le stelle del tornare a casa più feroci del bilico di teste sul marcio e le stagioni camera assurda nel lacerarsi lembi di luna fioca; avere un movente illustre (scappa dalla notte incendio doloso) *** ogni albero sfiora la cenere che indora e il nulla della sera dona abisso alle mele *** divelti sono gli occhi il nocciolo di cenere divelto il sorriso pesce a sorte nello specchio del vento: misero fiore il tempo la città era impari nei turbini fetali dei nostri passi si staccano cuori di segno la mia peggior maglietta le ragazze acqua buia *** l'inguine rosso degli erranti per desiderio quaccheri di sabbia immerse frigido di seta benedendo i nomi gli artigli critici sorridendo rotto disfatto sinuosavano gli uccisi della strada i sassi ruminanti gloria sulla lancia della terra immobile allo scivolo di viole spingeva i colmi di morte oscuri ai sessi risucchiarsi oche fondanti piangono musica di caos fonda la mano nitrisce mille morti nella sera *** le dita rubinetti verdi caz*i della luce rovescia le scale corrotte seme di luce in polvere rivolgendo tentoni alle nuche in generale decima gli angeli di chiodi alle dita della scala luna smunge orrore enuncia le tigri ininterrotti pioppi *** ruppe otto ceneri e le pianse inargentando folle le radici convesse che lo sostenessero annidava impiccato il sole viola della gonna che ridendo il caos mostravi ghiotta da bambina nella luce rubata alle rose che succhiano il tempo
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E' un evergreen, fidati. Te lo dice un esperto.
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Te la menavi assai, ma commuove sempre.
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la juro la juro chi non l'ha amata quando bionda come sua madre barcolla la piazza d'oro in primavera andando tenera di baci con una bolla di sorriso chiusa in gola, pensando che forse è troppo alta, per esser bella (non che i maschi disdegnin - ridendo); l'arroganza timida che ti balla addosso un'alba vuota negli odori (le sei: la barista addormentata) della notte bruciata come i fiori: la juro chissà se l'hai amata oppure sei morto negli azzurri morsi che dava la sua risata.
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Uei veccio, carino anche questo: leggero, sottile, e tre o quattro immagini di quelle giuste.... Sempre un piacere.... Senti, non è che potresti postare anche quello sulla fine del liceo, che non mi funzia più la pagina? Appropinquandomici anch'io, mi piacerebbe vedere cosa suscita. cia
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oi rimasto, te la ricordi quella volta che dovevamo andare al juwel, a balare, ma la navetta era strapiena, e poi io ho perso il portafogli (e per tre mesi son rimasto senza carta d'identità) sboccando da qualche parte, credo; e tu hai fatto a pigne con imad (avevi torto marcio), e stava per tirar fuori la lama mai ti ho trascinato via col negro che ci inseguiva e urlava te sei morto; e poi mi ha chiamato tua madre e io le ho detto che non doveva pressare, testuali parole, e poi siam finiti all'ok, non so come, a piedi, ma non facevano più entrare e siamo stati là seduti per un po', con la rosy sfatta di roba e bellissima che, a turno, ci aiutava a stare in piedi; e poi abbiamo visto quei tipi che, leggenda!, entravano dall'uscita, gattonando fra le gambe della gente che andava fuori: e c'abbiamo provato anche noi, ovvio, e come sempre tu ce l'hai fatta e io no, e son rimasto fuori con la rosy, chissà cosa le avrò detto, poverina, e me la sono quasi fatta ma sul più bello sei arrivato tu, barcollavi come un passero ferito: avevi minacciato una barista, ci dissi, che si rifiutava di farti un invisibile per 1 euro e 30, e ti avevano buttato fuori; e poi in qualche modo sei riuscito a portare la rosy, cianotica, dolce di stagne, a casa; e, ecco, questo tu non me l'hai mai detto, (nelle cose serie, in fondo, sei un signore) ma io ho sempre pensato, che a forza di non guardarla (e complice il vento d'aprile) l'avessi inchiodata a un portone nell'alba bigia di oltreisarco.
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la morte, la morte venne molto dopo. cadde fino a riderne i sassi rinvenne al fango contrario della neve tutto viscere a stracciare croce assurda e così la notte gentile la stritolò di ragni apposta la sbagliò da cima a fondo urlava il marcio del sole alle ragazze-uccello disperandole svaniva di brandelli un senso alle galline dell'imbrunire "e sono nulla nella guerra tra la neve e i fiori". la morte venne molto dopo. cadde colla luce impiedi dollaro di morte s'innamorò delle lisette disperate per loro vengono le arance bianche (una in particolare) "come con gli occhi mangi gli occhi cu|o strabico mia tigre di silenzio ti immolerei le risa dei gatti ti morirei di baci raspando buio sotto i letti" - come sfiora la carne conta le lune del vuoto e alla fine è sdraiato, "quel finocchio del mio cuore".
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Varrà mica la pena di impazzire, per dire non so che ai gabbiani sul filo del mare?
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fiction La mia lettura del momento
esahettr ha risposto alla discussione di Aerys II in Libri, fumetti e animazione
Mi pero Heidegger, io, lately. Sein und Zeit. Purtroppo in italiano. Esaltante. -
ormai una scheggia della morte sognava di quand'era giovane, quando l'oro del tempo era d'oro, e la notte leccava i sussurri del legno, inerme di gioia incespicando e si innamorava dell'ebbrezza più che del riso e poi l'attesa, l'istante delle viscere, prima del pianto e delle viscere, e andava fuori a vomitare che le stelle cadessero, in soggiorno russava suo padre, fantasmi urlano primavere dappertutto
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Harry Potter in generale
esahettr ha risposto alla discussione di esahettr in Libri, fumetti e animazione
Libro-fumetto direi di no. Libri fumetto direi che sono quelli di R.A. Salvatore... Il punto è che son scritti per un target 8-14, ed è ovvio che a leggerli a trent'anni non fanno lo stesso effetto. Il problema, al limite, sarebbe quello di non leggerli a trent'anni. Poi, boh, filologicamente, non mi viene da dir nulla... Io HP ce l'ho nel cuore come una bimbaminkia i Tokio Hotel, ce l'ho appiccicato addosso, proprio.... Li ho riletti miriadi di volte. Adesso natuarlamente mi ha un po' rotto la minch*a, ma sono pur sempre riuscito a piazzarci un piantino di quelli da assoluzione nostalgica della tua infanzia (), a lettura ultimata del settimo. E avevo sedici anni. Il mio libro preferito è sempre stato il quinto. L'unico in cui riesca a immedesimarmi nel protagonista. -
strozza il cielo la follia quando neve di stelle i miei brividi e come gli alieni macchine arancioni mai baciato una finestra? qualcosa da dirmi sulla morte? dev'essere un buco nel mio sguardo che dice sono rotto intatto soffocato è freddo se non dormi e lo sai perchè sono artefatto perchè devo subire in grande stile perchè alla fine conveniva ho programmato di rimanere in bilico incastrato in questa scatola che non riconosco in quest'accendisigari di tomba dove potrei ucciderti o accusarti sarebbe come lanciare una lattina vuota una voce che viene da fuori mi hai mangiato alla partenza alla partenza mi hai dipinto di nero ero la tua sfinge cadevamo per terra notte orizzontale contando i pollici alla bara saltando i giorni addormentato in me stesso come una crisalide come veleno nella terra sfregia la musica e significa e non ascoltare se respiriamo l'elastico chiuso di notte ma alla maniera delle cose mai ricucite migliaia di fango a cui per ridere darei il cambio se ti dico guardami allora guardami da quanti anni non respiro
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anche fra di noi il linguaggio il mare di cervelli di lampioni di nulla che irridemmo che piangemmo al canto della notte che moriva azzurra mentre il sole ci uccideva e le foglie nascevano sul lembo del non-senso mentre marzo atroce vomitava i suoi occhi sepolti ma le larve non chiedon più nulla le ombre si annidano inutili felicità ti spunta dai polsini, gemma insperata del tuo chiedermi saremo mica vermi? sagome di viaggiatori? (su una strada che non esiste neanche nel nulla) - e poi contare i semi e le stelle, senza raccogliere, poi divorarsi il cuore e dove vanno le schegge? sono secchi i polsi di Dio
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Ma dove sono le loro notti dove sono le strade marce di vino e i corpi delle ragazze impilati nella luna verde - in fondo mai ho parlato d'altro - come in un sacrificio al guscio della madre... Oh se avessero saputo la forza senza padre che urla gli alberi, ma erano stranieri senza l'oro del grano che hanno rotto, senza l'errore che li baciasse come un marchio.
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Richard Cory - Edwin Arlington Robinson Whenever Richard Cory went down town, We people on the pavement looked at him: He was a gentleman from sole to crown, Clean favored, and imperially slim. And he was always quietly arrayed, And he was always human when he talked; But still he fluttered pulses when he said, "Good-morning," and he glittered when he walked. And he was rich—yes, richer than a king, And admirably schooled in every grace: In fine, we thought that he was everything To make us wish that we were in his place. So on we worked, and waited for the light, And went without the meat, and cursed the bread; And Richard Cory, one calm summer night, Went home and put a bullet through his head.
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Voluta sì: diciamo che col tempo poi è diventata anche (un pochino ) meditata.