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La Nostra Storia - Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Scusate, ma servono davvero tutti 'sti topic? Sappiamo benissimo che non li useremo mai, li trovo pure un po' ridicoli, ridondanti a non finire... Imho, tutto ciò che fanno è occupare spazio nella prima pagina... Addiritura, ce n'è due uguali: siamo un po' penosi... Imho, ovviamente. Lavoro di editing, versione definitiva, ma dai che sarà dura se riusciamo a iniziare! Cioè, ragà, il Controlore della Continuità? Ma che ca*** stiamo farneticando? Meno male che si era detto di fare una cosa con meno regolamenti e se*he varie... Qua ci si prende tutti troppo sul serio... A mio avviso ne basterebbero due: uno per la storia, uno per parlarsi. Poi, se proprio volessimo fare le cose in grande, potrebbe staci anche quello in cui postare la descrizione dei persoanggi, ma non è assolutamente indispensabile, anzi... -
I falchi nel cielo scrivono poesie elettriche nel grano nell'estate cruciale e scivolosa la morte instancabile leviga la carne la profuma di terra e tombe e giacinti ed infine è tramontato il sole sugli inferni delle mie solitudini addio occhi ciechi addio muri e addio canzoni non risuonerà mai più in questa casa la densità della musica musica non sarai mai più così forte e sotto il soliloquio immenso dei monti azzurri e bagnati di neve come cenere sulla punta del capo dove pipistrelli nervosi volano in cerchio le mie parole sottili sfonderanno i secoli più forti dei cardini del tempo faranno polvere del vento e dell'aurora la tristezza dei corvi in cieco volo peregrino sulla pianura addormentata arida e lucente nella rugiada tiepida del primo fiore di primavera ora i figli della prateria bevono al ciglio delle strade si bucano nei parchi sono servi dei cavalieri sorridenti e piangono perchè ho trasformato la loro terra in un'illusione cubicolare addio all'infanzia ai verdi campi dalle gote azzurre alle fontane e ai rintocchi del campanile della chiesa alla voce burbera dei vecchi così dolce così piena d'amore addio ai campi sterminati alle rotaie abbandonate e ai prati addio ai monti vicini chiazze di verde reticolo d'orizzonte non c'è incubo adesso nè tenebra strisciante solo il poema lieve della luce morbida e recisa e la sera con le sue dita rosate che mi accarezzano il viso attraverso la finestra le case gialle e bianche e azzurre e i loro balconi con i gerani in fiore le donne e i bucati stesi nel vento tiepido la serenità è il sole che bacia la terra e la vita si accende di miracolo nonostante tutto nonostante tutto siamo ancora qui ed è l'estasi quieta del ricordo assordante di dolci rimpianti nitida e sfocata netta sullo sfondo del cielo che spera ci trasciniamo a fatica verso i giorni intonsi e bruciamo il tempo distratti appassiamo come fiori di mandorlo cadiamo nel fango lentamente uno a uno come ghirlande e siamo terra e acqua e linfa di nuovi fiori più perfetti il vecchio muro finalmente ha parlato ci chiama tutti a sè dice tornerò la venuta è vicina il mio flagello è il tempo il nostro dio svanito che la notte ticchetta e trema e disegna trame indecifrabili sulle mura del destino con un cero rosso sangue è il tempo che erige migliaia di roghi d'infanti e vergini e fanciulle in fiore sotto gli occhi di burro della luna nevica le rughe dell'età il tempo ride tutte le nostre lacrime strazia i nostri addii è tutte le notti in cui non riusciamo a dormire sorride e sprezza gli slanci eroici dei nostri anni migliori li insudicia del tarlo della caducità ci odia tutti perchè gli ricordiamo la sua giovinezza ci asciuga l'essenza e i ricordi e la vita con la sua luce di pietra è la calma di febbre prima della nausea ci illude e ammicca alla morte in uno specchio opaco di sangue raggrumato il tempo è la metà impossibile delle onde che si rincorrono è un aureola d'amianto che incorona i sogni schiantati nel mare dalle nostre teste calve e vermate la pupilla bianca dell'universo che scandisce ora lieve ora forte ora struggente il respiro del vento delle stelle che si spengono è la tomba ignota dell'attimo il desiderio putrefatto l'angelo precipitato e il secchio di lago in cui affondiamo con la pelle che formicola è il volto sornione dei cipressi e dei faggi spogli nell'autunno del cielo spiritato il tempo ha lingua di fiume è la vecchia carta andata al macero non fa sconti larva di profeta e d'accattone fine del corpo e dello spirito precipiterà le stelle nel mare non ha volontà è schiacciato dal suo compito di macina la sua volontà è la forza della sua ruota il potere del suo compito è belle labbra e caldi baci svaniti fiori morti i mattini uggiosi quando voglio morire ma preferisco obbedire continuare a sperare continuare a sognare
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film Slevin - Patto criminale
esahettr ha risposto alla discussione di Dusdan in Cinema, TV e musica
L'ho visto qualche settimana fa su Sky e mi è sembrato un buon film. Ben sceneggiato e recitato, oserei dire sempre, con i dettagli curati e soppesati al punto giusto. Manca di spessore, ma perchè dovrebbe essere qualcosa di più? Se l'intrattenimento fosse sempre così... -
La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Grazie per avermi incluso! In ogni caso, sono d'accordo con Sami: a questo punto, conviene riprendere da capo. Certo, è un bello spreco, ma la vedo molto dura, anche dal punto di vista "tecnico" a riadattare tutto. -
Ecco la prosodia del nuovo millennio! Canzone delle Stagioni Ci sono notti che non potrai mai dimenticare la luna le stelle gli amici e canzoni la tristezza assordante della felicità inconsapevole ed eterna l’attimo rapito e baciato e baciato e baciato dal tempo che per una volta prende la vita per mano e ammicca sorridendo come se non ci fosse domani come se non ci fosse un domani perché forse un domani non c’è mai non c’è mai domani Ci sono addii squallidi e futili stupidi nel loro cuore terso di desolazione perché le cose non finiscono mai come vuoi tu le cose fanno sempre a modo loro Dio fa sempre come ca*** gli pare e se può te lo mette in cu*o un giorno le cose finiscono e tu rimani là seduto da solo con le lacrime agli occhi a chiederti se quella gemma splendente ora offuscata dal capriccio di qualche dio esangue è mai esistita se forse non hai sognato tutto e allora piangi e maledici le nubi e Dio e il cielo e la vita E’ un pomeriggio di primavera ma c’è un’aria da fine dell’estate e fissi la montagna davanti a te è verde verdissima e sfrontata sono sfrontati e giovani e ardenti di linfa e di donne e di vita i pini e i larici e le querce antiche e rare tutti quegli alberi verdi e vivi e luminosi così maledettamente luminosi le loro foglie lucenti sfavillano ancora estatiche incuranti dell’autunno e della notte incipiente e del vuoto che gli angeli vomitano dalle stelle ogni volta che in cielo non sorge la luna i loro intricai spiriti arborei di nebbia mattutina i loro celati antichi volti d’edera ruggente il rombo delle loro nodose radici immense affogate nella terra Hanno ancora gli occhi estatici gli alberi della montagna sono estatici e ridenti nella loro disfatta imminente perché presto arriverà l’autunno i suoi fremiti di fuoco la purificazione la cenere del cielo sfarfallerà mutilata sopra i colli e grigi e penitenti farà incupire le ombre presto tutti gli alberi tutte le loro foglie tutto giallo livido di morte incancrenita che si rifiuta al trapasso per ossessione pura e fienagioni e roghi fantocci che bruciano sotto le stelle ancestrali con il grano giallo e bruciato negli occhi il grano sarà la loro tomba di corvi poi rosse si faranno rosse le foglie strangoleranno il sangue e ne berranno il sangue ruberanno il colore alle rose ruberanno il colore al maggio e ai poeti morti giovani cadranno tutte nel grembo d’acqua della terra feconderanno il suo ventre umido e sempre gravido baceranno i suoi seni di monti e colline brulle e deserte baceranno i suoi boschi morenti e splendenti e dorati contadini isterici e mucche filosofe che vanno sorridendo al macello E poi l’inverno ricoprirà il mondo con il ghiaccio della sue primavere fiammeggianti e sacre e aride di neve fino alle luci spiritate dell’orizzonte e oltre ancora nell’imminente notte eterna candida monotonia giornate corte e fredde e cappotti e bimbi che giocano al parco e genitori che lavorano e sanguinano e guadagnano buoni di suicidio e l’anno nuovo che divora la proprio pelle antica l’involucro di cocci dei giorni andati per non fare mai più ritorno sulla scia delle lacrime traslucide del serpente che piange alla fonte dei nostri rimpianti l’intero fiume della vita intirizzito e lento e fradicio di gabbiani affamati a volo rasente sul porto delle speranze dalle navi fumanti e tristi ma non ancora disperate sul mare gelato dell’esistenza pieno di buchi pieno di pece Spunterà la primavera il suo seme piangente di natura in ebollizione gelo increspato di titubante rinascita rondini aliene sorvolano il sabba bianco degli alberi da forca di nuovo ad affumicare lo strato cosmico di gelo del nostro cuore la primavera il maggio fluente rose rosse sulla seta liscia del prato coscia di donna bianca trecce maliziose e subito occultate con pornografica innocenza e terreno fumante e gemme gelate dal freddo morte e risorte e morte ancora l’inverno fatica ad andarsene non vuole andare via ritirarsi sugli erti monti sui picchi scoscesi nebbiosi e dissonanti fra i ciechi camosci e i mattinieri cacciatori dai capelli bianchi e le marmotte sul suo trono gelido di rupi e rami secchi I viaggiatori infine stremati dalla febbre dalla scomodità dell’estasi dall’oblio con i sensi secchi e amari frustrati dal sonno mancato e deragliati completamente le bocche ruminanti gli occhi che brillano e incendiano gli occhi che brillano lo andranno a rincorrere nel vento e nel buio e fra i triangolari lampi roteanti delle legioni del tempo lo scacceranno per sempre per un ciclo d’eternità assente il vecchio inverno nero e incappucciato i suoi vecchi occhi bianchi cinici e divini il suo sorriso storto da barbone con un cappello di renna calcato sulle orecchie si ritirerà sui suoi freddi monti e impenetrabili e sarà infine primavera piena e donne e rimpianti cristallizzati ed erba fresca e primo sole timido luce tiepida magliette e brividi e pioggia e scuola canzone ciclica e amore finto e ostentato e divieto di luce a frammenti e benpensanti alcolizzati e noia e paranoia e paranoia e concerti stralunati e funghi in cantina e ubriachi nella vecchia città a frotte e raffreddore e strade di risse e gioia negata da un decreto e partite di calcio e bambini felici che sembrano felici ero così felice bambini e chitarre e sole che cresce chitarre e calcio e acqua gelida Verrà l’estate il folle sole febbricitante estatico celebrato in trionfo sulle spalle dei suoi miliardi di eserciti di termiti e lucertole e aghi di pino follia pigra della fine della scuola amori negati e suicidi un altro anno più vermi e feste nel parco polizia indulgente sbirri stanchi con le ascelle sudate perquisizioni e pagliacci ubriachi in piscina capelli bagnati e asciutti in un secondo scherzi di cattivo gusto ragazze amicizie ardenti conclusione dell’anno corona dell’attimo crestato d’eterno per un attimo incoronato tempo che passa sorridendo che non passa e si capovolge ed è finita in un secondo canzoni struggenti monotonia meravigliosa veglie felici felci nel bosco dorato e incompiuto splendore degli alberi e dei parchi del cielo di zucchero filato dolce come il nettare e blu eterno e più dolce ancora fra le braccia profumate del sogno i suoi petali di luce dischiusa come labbra dolci di miele docili e baci e capelli rossi come la terra spaccata dal sole piagata e felice mare immondezzaio azzurro azzurro azzurro come tante volte prima salsedine che increspa i capelli abbronzatura ritorno del viaggio eterno nei tunnel di felce della luce a spizzichi verrà l’estate con le ragazze bionde e bellissime i sorrisi e l’estasi il delirio la febbre l’estasi il sole l’amore e il grano giallo come il sole l’amore vero per un attimo e passa un attimo ed è finita è finita in un secondo è finita
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La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Io non c'ero, però non credo che sia stato a causa di uno sbilanciamento di forze. Si sa come vanno queste cose: aumentano e aumentano fino a raggiungere dimensioni esorbitanti, che non ci si sarebbe mia aspettati di raggiungere, non sa più dove andare a parare, un finale plausibile si allontana sempre di più e ci si incomincia a tufare. Succede con quasi tutto ciò che si scrive da soli, figuriamoci con progetto a più mani come questo. Per portare a termine cose del genere ci vogliono veramente le palle. Non avevo mai creduto che l'avremmo finita, questa. Speravo soltanto che durasse un po' più a lungo. -
La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Quoto. Nell'eventualità di una nuova edizione, o di un rinnovamente dell'attuale, suggerirei di abbassare il tiro. Non facciamoci se*he mentali, perchè è ovvio che non ne può venir fuori assolutamente nulla di "artistico"; quindi, divertiamoci e basta... Almeno, io la penso così... -
La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
No no, se ho fatto una ca*zata è giusto modificare; soltanto non mi sembrava di avero stravolto nulla. Evidentemente non ho fatto attenzione a sufficienza al tuo profilo. -
La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Yes. Se ho esagerato, edita tu quando hai tempo che io non posso più farlo. Mi dispiace, non gioco a D&D e quindi non sono molto esperto sull'argomento. Però ho letto un bel po' di fantasy, e non mi sembra di aver fatto nulla di sacrilego. Tolkien, per esempio, attribuisce loro poteri "speciali" a non finire: perchè non quello di correre quasi lievitando? Perchè non poter sopportare, per un breve tratto, un peso eccessivio per uomo? Se ho sbagliato, mi dispiace, davvero. Non pensavo di non poterlo fare. -
Questa è la tua canzone... tu non lo sai...
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Cinema, TV e musica
Perchè mi ricorda quando faceva freddo, e la notte veniva presto, ma si stava bene. I Am Mine - Pearl Jam The selfish they're all standin' in line Faithing and hoping to buy themselves time Me I figure as each breath goes by I only own my mind The north is to south what the clock is to time There's east and there's west and there's everywhere life I know I was born and i know that I'll die The in between is mine I am mine And the feeling, it gets left behind All the innocence lost at one time Significant behind the eyes There's no need to hide... We're safe tonight The ocean is full cause everyone's crying The full moon is looking for friends at hightide The sorrow grows bigger when the sorrow's denied I only know my mind I am mine And the meaning, it gets left behind All the innocents lost at one time Significant behind the eyes There's no need to hide... We're safe tonight And the feelings that get left behind All the innocence broken with lies Significance, beetween the lines We may need to hide And the meanings that get left behind All the innocents lost at one time We're all different behind the eyes There's no need to hide -
Da bambino mi sdraiavo sul prato Dio se era verde quel prato e guardavo il cielo e volevo le stelle volevo essere le stelle bruciare e bruciare in un secondo e c'eravate voi c'eravate voi giuravamo tutti di diventare le stelle ho bruciato sterpi e ho affumicato nebbie ho nuotato nell’incenso e ho vomitato ho vomitato quanto ho vomitato la mia nausea il mio malore di vita e c'eravate voi e c'eravate ancora voi anche se qualche volta tossivo troppo forte e non riuscivo a brillare mi accendevo forse un pochino ma ancora non brillavo e bruciavo intanto bruciavo ma era un dolce bruciare pieno d’amici e non me ne importava ho bevuto fuoco e luce rappresa e lava ardente per scaldarmi per scaldarmi e cantare e il fuoco mi scaldava e stavo bene con voi e cantavo e cantavamo insieme ma non riuscivo a brillare cantavo ma non brillavo affatto e la mia anima continuava a bruciare bruciava con voi c’eravate ancora ma a volte mi dicevate di smetterla di pensare alle stelle e io non dicevo nulla perché vi amavo e avevo paura di perdervi e pensavo ancora alle stelle e a brillare e intanto bruciavo una notte di noia rubai la luna al cielo era pallida come le vele dello spazio e splendente e mi fece brillare davvero brillare brillai davvero per la prima volta le strade le piazze la città erano illuminate era giorno di notte e c’era così tanta luce facevo così tanta luce che la notte aveva paura di me perché era estinta e io volevo che continuassero per sempre quei brividi magici tremavo di chiaro di luna per la prima volta d'amore di stelle e volevo che durasse per sempre ma erano i miei occhi l'unica cosa che brillava davvero e tutto il mio amore era elettricità statica e abbracci negati e baci perduti e falsi sorrisi e amore nel vento e c'eravate voi ancora c'era ancora qualcuno di voi non tutti i migliori non c’erano mai più forse perché brillavo troppo forte forse perché ero cieco perché ero cieco per il troppo brillare e poi il chiaro di luna diventò carta vetrata sulle pareti aride del mio esofago e pianti distratti su libri inutili e spettri spettri ovunque guardassi una miriade e la gente rideva per le strade e abbassava lo sguardo al mio passaggio sbilenco e voi non c'eravate più c’erano tanti spettri decine e decine di ombre di fumo che mi seguivano in silenzio e sorridevano proprio come me e la gente rideva come rideva la gente e io non lo sapevo non sapevo perchè ridevano e ridevo con loro e loro ridevano di me ma brillavo brillavo pulsavo come il chiaro di luna sul prato come una stella e forse così avrebbe potuto ancora andare ma non era abbastanza una stella non è abbastanza per quelli come me la luna non è abbastanza per quelli come me e quelli furono i giorni in cui iniziai a bruciare così forte che sentivo lo scoppiettio del fuoco e poi fui solo e una notte lacerai il cielo con artigli di rabbia fino a farlo sanguinare e ne bevvi il sangue dalle ferite assetate era candido e alieno e mi accesi e mi addormentai sognai la morte e la vita e gli angeli e l’oblio e conobbi la morte e l’oblio e mi risvegliai tremando ma non mi parve abbastanza brillavo brillavo più del sole sfiguravo le stelle ma non era abbastanza e il mio cielo era sempre più vuoto ed era mio dovere illuminarlo anche se sentivo l’odore della mia anima che bruciava e poi salii sul monte e presi tutte le stelle tutte le dannatissime stelle del cielo una a una brano a brano sussulto a sussulto e non m'importava se gridavano presi tutti i soli e i pianeti e tutte le stelle tutti gli arcobaleni e i tramonti e mille volte l’alba e altre mille ancora e tutte le lucciole dell’universo una retata di stelle cadenti e li staccai tutti dalla bocca del cielo le lucenti carie di Dio li sventrai digrignando i denti muto alle loro grida selvagge e disperate li sventrai tutti e presi il loro cuore annerito ancora pulsante di polvere stanca tutti i loro timidi cuori palpitanti e buttai via il resto gettai i loro corpi spenti le loro agonie scheletriche e vuote giù dalla montagna tenni solo i loro cuori accesi e urlanti e disperati li presi tutti fra le mani le mie mani che tremavano e ne feci una grossa sfera ardente e divenni cieco a guardarla ma non mi importava e divenni sordo a guardarla e divenni pietra alla sua presenza ma non mi importava perché avevo la luce pura poi presi il cielo l’unica cosa che fosse rimasta lacerai il suo manto nero e lo stracciai e lo morsi e lo torturai finchè lo uccisi cadde infine come uno straccio sussultando stridori mai più uditi mentre la terra inaridiva in un lampo e lo misi attorno alla sfera l’universo nelle mie mani tintinnante ed esausto e divenni pazzo soltanto a toccarlo ma non mi importava perché avevo tutta la luce e tutto il buio la purezza del giorno e il terrore della notte avevo tutta la magia dell’universo in una sfera e rimasi a guardarla e a guardarla e a guardarla fino a quando persi il senno
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La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Penso anch'io che sarebbe un gran peccato, ma non so quanto sia vero attribuire a qualcuno la colpa più che a qualcun altro... In ogni caso, è vero, c'è chi non posta più da ere. -
Questa l'ho scritta ieri notte, completamente di getto, in mezz'ora. Ballata della Terra e del Cielo E' notte e sono qui appostato fra i veli delle tigri plastiche incendio parole incenerite mi ricorda quando credevo di morire Luna Pallida risorgerà sui colli verde brillante e miriadi di cifre che piangono accanto a me il favo si contorce stai attento alla canzone fino al prossimo rintocco le creature sono nebbia nella città dell'esilio fino al giorno in cui evocherai la scritta con il sole accecato di polvere e benzina serpenti che fluiscono schizzi d'idee e ricordi schizzati nuotano nell'elettrismo verde la felicità è un'onda di azzurro benedetto benedetti i ragazzi benedetto il kerosene benedetto Buddha prisma di manto ansioso la nostra prigione di parole e triangolari catene lucenti come i vulcani della morte o gli occhiali andrò nel tunnel andrò nel buio del candore l'amore fa impazzire le stelle schiuma d'albero e d'alga ampolla di pizzo di vita di porci che meditano galleggiando a stento e bucano le tombe di torba li vedi agitarsi gialli e verdi cantano un urlo terribile l'ecatombe dei filosofi come rame sullo schermo evacueremo il limone se le sentenze si attorcigliano caramelle per tenersi svegli con occhi sprangati che lordano chilometri d'immondizia e me*** e cespugli in trapasso con il cuore palpitante dove lo specchio s'incurva là gli universi e gli angeli magnifici ed esausti e banconote di ghiaccio dritto in cima aveva quattordici anni e l'ha bruciato il vento nell'incenso del catrame ha intessuto gli ori di ragno che insieme vedemmo scomporsi in un cielo virtuale la cibernesi mi giace accanto e mi implora la sete dolce e sensuale come una camicia amplesso falbo di sostanza rappresa di colla nell'armadio che cammina sulle acque della città dei morti ho predicato ai teschi e alla carta sbiadita ti ricordo masticare pace per tutti i derelitti per il loro mito maldestro il principe di smeraldo si è connesso stanotte e morirà come le rocce immani nell'abbraccio del mare hanno dovuto setacciare la fabbrica lo stabilimento il virus mentale e incandescente ardente batterio rinoceronte arranca sudando terra dalle radici ricciute il fosforo si azzanna i piedi e sfiora il quiz suicida trasmesso dalla notte nella perla il mistero una voragine stellata d'impotenza scrittori morti e sciamani e morti di fuoco attraversano la selva ridente e mi trarranno in salvo dallo stillicidio coscienziale esteso incosciente mi addentro nei cumuli nudi dei loro cieli d'estasi azzurri folli e affamati dal vento del vecchio bavoso e panzone con un cappuccio senza cappotto sul naso nel quartiere molle le fontane resuscitano zombie l'industria apparecchia la nemesi scolpita del fallo non ho fame e non ho sonno la penna va e coincide il retro del rombo a scacchi è scivolosa la terza gamba del cardine indiscreto nell'iride appassita di una vecchia stanza messicana imbastita di velluto ovunque fuggiamo digrignando i denti il miracolo comune dell'alba la forziamo fino a spezzarla al cospetto della realtà suprema dei topi della sera sull'acciottolato più veri dell'arcobaleno non ce la faccio sto ballando su cubi quadrati di coriandolo d'alga l'annunciazione delle checche motociclisti rampanti ammazzano getti virtuali e gatti nella metropolitana da un dito all'altro andata e ritorno nel rosso teorizzo la ruvidezza stanca dei riquadri in alto sulla sedia sghemba ho il mio cuore da darti masticalo e spranga le porte alla nebbia non faremo ritorno non ci saranno repliche andò a spararsi fra le sirene e forse un giorno la collina avrà un cubo decappottabile e la luce tremante che mi cospargo sul sesso inturgidito dal pianto degli ormoni sanguescenti e disperati nella terra dei lampi numerati fuochi bui di lettere autoriproducenti e freddi siamo gli alieni sono verde e cocente ho una porta di tramonto negli occhi di brace che mi liquefa i nervi e mi irride il sonno siamo gli alieni delle galassie distorte che vendicano le dissociazioni della luna ventosa irreale con cent'occhi di serpe accecanti colpo su colpo su colpo senza mancare un colpo siete autorizzati a incipriare i miei occhi da mosca stagnanti su cieli perpendicolari ho paura delle sfere delle libellule bronzite di chiodi tattili il reliquiario della carne inseguo la rugiada scintillante nell'albume del mattino e cavalco un camion perchè sono stato un uomo un tempo prima che venissero le navicelle di rettangoli di siluri di cobalto argentati petali di tortura e rinascita totale l'assoluto è una palude accesa di spezie e mucche rachitiche ed ebrei musulmani lucidano maniglie e sorridono acciaio la tomba esplose e si capovolse eruttò fluido colorato e intensità stellare nella colata elettrica di una rissa d'immagini secche di grattacieli carceri ho visto le sbarre e le guardie in alto uniforme contrappunzione fantomatica di matematica di nulla computerizzato e ancora più vano nel lucore affoghiamo nella prateria dei cristalli lucenti siatemi angeli nel deserto davanti agli occhi strabici dei bruchi iridescenti e indescrivibili con la faccia una maschera di morte divorano il bosco spettrale che una volta era sacro e immenso di candele preferisco strisciare nell'amianto a un prato di stelle di carta ci daranno un cinema tutto blu e rosso e arancione bordello di visioni casino impressionistico intricato a fondo nel respiro della linea gialla autostradale sii la mente e pedala il morso dei cicli lunari sii il sole viola che come un cancro arde meraviglioso sii la lussuria del suo ventre ricamato sii pioggia strangoleremo la noia in magnetismi lucidi luna imbrattata di fango letto muto cadremo nel rubino delle lacrime del giorno azzurreggia il sangue degli occhi conferenza gutturale di associazioni cieche e ornamenti inesauditi mi concupiscono nel grembo della piazza distante sotto il mare pioggia di luce e d'oro e di coriandoli e gelidi inverni bianchissimi e bluastri nei ghiacci cubitali dei poli proboscidi di larve fumano nell'aria formicolio di bombe di casse di vetro lascia andare i morti appaga i monti sorridano nevose le rose verdi nell'alba di fiume e intermittenti rigurgito di scrigni arrotolati sento un'onda di zucchero filato e bollicine azzurre sono il camaleonte i tessuti convolvolano la trama nella notte druidica incantati fra le pietre bianche e i cerchi tu sei da qualche parte dove crescono i tubi concerto d'assenza d'aria ammucchiate tumide di febbre respirano di cranio pelluto nel falbore degli schermi intrecciati il cielo ruota e mi nausea di zucchero poi il canto si ruppe crollarono le piramidi immense nella foresta secrezioni di singulti fissi meduse di sguardo d'occhi che brillano e ammiccano sacri spirali enormi e pure come lo spazio infinito i tuoi occhi e i tuoi capelli masturbano lacrime ossesse lamentazioni frastagliate vibrazioni di giardino di sogno verdi e rosse e blu e verdi brillanti squarci d'istante accatastati nel cielo in fiamme d'istante rubato e rappreso e cullato amato e vomitato e mangiato violentato nell'essenza e scosso fino a renderlo sveglio e vivo e incosciente non c'è pudore nella morte non c'è asilo e la terra elettrifica le sue frequenze di nubi e il cielo annuisce sconsolato
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Questa è la tua canzone... tu non lo sai...
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Cinema, TV e musica
Grandissima canzone! Grandissima! -
Verremo nudi alla morte come da bimbi nei campi le gote vitree dimenticate le fantasie ritorte andati gli affanni sull'ala muta degli artigli Cosa sono diventato? Devi suonare la morte quando chiama il cielo e gli angeli vomitano sabbia dai ponti e si accarezzano i capelli di carezze incandescenti e si baciano le ali di gemiti impossibili froci La tenebra ha occhi di diamante socchiusi nel respiro del re della collina incoronato di rupi e nebbia che culla i suoi stracci di vetri rotti e li stringe al petto piangendo un lieve pianto di foglie secche riarse e topi di campagna Il mare feconda la luna di parole grevi e brucianti come stelle cadenti al ritmo d'argento della cavalletta e in calore per il fallo meccanico degli occhi di fuoco e roteanti un cimitero di costole di stella In ginocchio a baciare le orbite vuote del teschio d'edera il fascio di fantasie ritorte che disse alle nubi siate grigie che disse al vento sii una vampa bizzosa disse al sole di bruciare ardendo Ne avrei di urla da sussurrare nell'etere e incendiare danzando fino a incenerire la mia camicia a scacchi e precipitare il mio giardino irrequieto nelle pornografie ghiacciate dei cieli dell'inferno ai cui è impiccato un uomo con un chitarra nello sterno costretto a intirizzire litanie di foreste e ruggiti di dissonanze ormai annegate Nevica la neve fresca delle estati sui fari azzurri delle macchine cieche che cieche nella neve affondano e Satana ammantato d'inverno fa l'amore con i cani rabbiosi sul cornicione Per te si compie l'eclisse lo scialbo miracolo serotino della luce attanagliata dalle serpi il brivido degli alberi elettrici con i volti rugosi e i capelli di foglie ritti sulla testa sapiente e antica Oltre l'erba violacea e i campi spenti il camposanto di croci scintillanti sogna i suoi sogni di vetro in attesa della fine del nostro sentiero fra le ragazze bellissime e terribili inginocchiate sui rami più alti degli alberi un bisbiglio più in alto dello sguardo Le rane cantano e tossiscono rincorrendo il sorriso sghembo del sole dell'abisso proliferante d'ombre più dense del sangue le rane cantano e tossiscono e le cose non cambiano Piovono palle di tennis nella palude mentre il cielo aspira le gocce del proprio manto lucente E ruzzeremo con gli unicorni eterni cuccioli sulle bianche spiagge del sogno e dormiremo sereni con i polsi tagliati Strane creature le creature
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Questa è la tua canzone... tu non lo sai...
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Cinema, TV e musica
Alle cose che forse si stanno mettendo un po' meglio. Radio - Rancid Never fell in love until i fell in love with you Never know what a good time was until i had a good time with you If you wanna get the feeling and you wanna get it right Then the music gotta be loud for when the music hit i feel no pain at all Warm summer night i was drinking with my dad He tried to give me the love that i never had But he gave more love to his bottle of wine So i had to go out and find love of another kind Here it is Here i am Turn it up fuckin´ loud Radio, Radio, Radio... When i got the music i got a place to go Radio clash magnificent 7 I was a choir boy you showed me no heaven Two tools surley lost no remorse ignoring the cost -
Grandissimo! Forma e contenuto perfetti! E te lo dice uno che crede che scrivere in endecasillabi e rime alternate nel 2007 sia un po' anacronistico, quindi il complimento è doppio! Bella davvero!
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Non potevo non postarne una delle sue. E' un genio. Dylan Thomas - Vedo i Ragazzi dell'Estate I Nella loro rovina vedo i ragazzi dell'estate Desolare i campi d'oro, Non dare importanza alla messe, raggelare il suolo; Laggiù nel loro ardore che l'inverno inonda Di gelidi amori, le loro ragazze essi prendono, Nelle proprie maree le mele cariche annegano. Questi ragazzi di luce nella follia coagulano, E inacidiscono il miele bollente; Negli alveari col dito le cotte di gelo essi toccano; Laggiù nel sole con frigidi fili Di dubbio e oscurità nutrono i loro nervi; Nei loro vuoti è nulla il quadrante della luna. Vedo i fanciulli dell'estate nelle loro madri Fender le muscolose intemperie del grembo, Notte e giorno dividere coi pollici fatati; Laggiù nel fondo con ombre inquartate Di sole e luna le genitrici dipingono Come luce di sole dipinge il guscio delle loro teste. Da questi ragazzi m'accorgo che uomini da nulla Per movimenti esausti cresceranno, O azzopperanno l'aria dai suoi calori balzando; Laggiù nei loro cuori il palpito canicolare D'amore e luce esplode nelle loro gole. Oh, vedi il palpito, nel ghiaccio, dell'estate. II Ma le stagioni han da esser vendicate altrimenti vacillano In un quartiere di suoni Dove, come la morte puntuali, faremo squillare le stelle; Laggiù, nella sua notte, le campane dal cupo linguaggio, L'insonnolito uomo dell'inverno scuote, Né le respinge la luna-e-mezzanotte quando soffia. Noi siamo coloro che negano oscuri, lasciateci evocare La morte da una donna dell'estate, Da stretti amanti una vita muscolosa, Dai morti di gentile aspetto che inondano il mare Il verme dal vivido occhio sulla lampada di Davy, E dal piantato grembo l'uomo trascurabile. Noi ragazzi dell'estate in questa rotazione quadriventosa, Verde del ferro dell'alghe marine, Il fragoroso mare sosteniamo e facciamo gocciare i suoi uccelli, Raccogliamo la sfera del mondo di flutto e di schiuma Per soffocar deserti con le sue maree, Pettiniamo i giardini delle contee per farne una ghirlanda. In primavera sulle nostre fronti un agrifoglio in croce disponiamo, Sia gloria al sangue e alla bacca, Ed inchiodiamo all'albero gli allegri possidenti; Qui l'umido muscolo amoroso si dissecca e muore, In cava nessuna d'amore un bacio noi spezziamo. Oh, vedi, nei ragazzi, della promessa i pali. III Nella vostra rovina vi vedo, ragazzi dell'estate. L'uomo è sterile nella sua larva. E nella sacca i ragazzi son colmi e stranieri. lo sono l'uomo che fu vostro padre. Noi siamo i figli della selce e della pece. Oh, vedi i pali che si baciano incrociandosi.
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Con un rogo cominciò la vita. La contemplazione cieca del signhiozzo della notte giunge in silenzio a trarre in salvo la luce in suppurazione. Pazzesco è come infine ogni stella sanguini la sua dose di nubi automatiche senza alcun impegno come una gran cassa sghemba. O mia morte sfrontata ho paura di annoiarti troppo a lungo? Mi nauseranno queste strade serpeggianti fra le siepi un giorno o l'altro? Tocca. Ho paura che la melma contenga solo scarafaggi. La serenità è il cielo riflesso sullo specchio degli orti dei sogni. L'anima è una vecchia palla da biliardo e la puoi imbucare soltanto nella buca del tempo. Spiriti, cosa vi ho fatto? Con un rogo immenso cominciò.
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King - La Torre Nera
esahettr ha risposto alla discussione di esahettr in Libri, fumetti e animazione
Non li ascoltare. Il quarto è il migliore, ma una saga è una saga. Se ti piace, la devi finire. Finiscila. Vedrai che il livello continuerà a essere alto, anche se non eccezionale come per il primo e il quarto volume. -
King - La Torre Nera
esahettr ha risposto alla discussione di esahettr in Libri, fumetti e animazione
C'è, c'è. Eccome se c'è. -
King - La Torre Nera
esahettr ha risposto alla discussione di esahettr in Libri, fumetti e animazione
Eh no. Non è tutta a questo livello, purtroppo. Ma non ti scoraggiare,perchè imho alcuni tratti del terzo e del quinto, e il quarto nella su interezza, sono anche meglio! -
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco
esahettr ha risposto alla discussione di Wolf in Libri, fumetti e animazione
No, dai, anche il paragone di Shar imho è sbagliato. Harry Potter e Le Cronache sono proprio due cose diverse. Con questo voglio dire che una sia migliore dell'altra, assolutamente no. Comunque, per rispondere a MIK, la trama de Le Cronache è complicatissima e niente affatto episodica. D'altro canto a me sembra impossibile non leggere interamente una saga, impossibile. Per il mio cervello è qualcosa di assolutamente inconcepibile, per qualsiasi serie. -
Tre Allegri Ragazzi Morti
esahettr ha risposto alla discussione di borborygmos94 in Cinema, TV e musica
Rockettino all'italiana. Nulla di dispregiativo, comunque, nella mia definizione -
La Nostra Storia – Note
esahettr ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Pipol, mi sa che ormai sarebbe più onesto ammettere che abbiamo fallito... No?