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Dedicato a...
Per tutti i ragazzi sprecati, la mia poesia preferita. Urlo - Allen Ginsberg Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto celeste con la din-amo stellata nel macchinario della notte, che in miseria e stracci e occhi ínfossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz, che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette che passavano per le università con freddi occhi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane fra gli eruditi della guerra, che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro, che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York, che mangiavano fuoco in alberghi vernice o bevevano trementina nello Paradise Alley, morte, o notte dopo notte si purgatoratizzavano il torso con sogni, droghe, incubi di risveglio, alcool e uccello e sbronze a non finire, incomparabili strade cieche di nebbia tremante e folgore mentale in balzi verso i poli di Canada & Paterson, illuminando tutto il mondo immobile del Tempo in mezzo, solidità Peyota di corridoi, albe cimiteri alberi verdi retro cortili, sbronze di vino sopra i tetti, rioni di botteghe in gioiose corse drogate neon balenio di semafori, vibrazioni di sole e luna e alberi nei rombanti crepuscoli invernali di Brooklyn, fracasso di pattumiere e dolce regale luce della mente, che si incatenavano ai subways in corse interminabili dal Battery al santo Bronx pieni di simpamina finché lo strepito di ruote e bambini li faceva scendere tremanti a bocca pesta e scassati stremati nella mente svuotata di fantasia nella luce desolata dello Zoo, che affondavano tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford fluttuavano fuori e passavano un pomeriggio di birra svanita nel desolato Fugazzi ascoltando lo spacco del destino al jukebox all'idrogeno, che parlavano settanta ore di seguito dal parco alla stanza al bar a Bellevut al museo al ponte di Brooklyn, schiera perduta di conversatoci platonici precipiti dai gradini d'ingresso dalle scale di sicurezza dai davanzali dall'Empire State giú dalla luna, farfugliando strillando vomitando sussurrando fatti e ricordi e aneddoti e sensazioni ottiche e shocks di ospedali e carceri e guerre, intieri intelletti rigurgitati in un richiamo totale per sette giorni e notti con occhi brillanti, carne da Sinagoga sbattuta per terra, che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando una scia di ambigue cartoline del Municipio di Atlantic City, straziati da sudori Orientali e scricchiolii d'ossa Tangerini e emicranie Cinesi nel rientro dalla streppa in una squallida stanza mobiliata di Newark, che giravano e giravano a mezzanotte tra i binari morti chiedendosi dove andare, e andavano, senza lasciare cuori spezzati, che accendevano sigarette in carri merci carri merci carri merci strepitanti nella neve verso fattorie solitarie nella notte dei nonni, che studiavano Plotino Poe Sangiovanni della Croce telepatia e cabala del bop perché il cosmos vibrava istintivamente ai loro piedi nel Kansas, che stavano soli per le strade dello Idaho in cerca di visionari angeli indiani che erano visionari angeli indiani, che credevano di essere soltanto matti quando Baltimore luccicava in un'estasi soprannaturale, che sobbalzavano in limousine col Cinese dell'Oklahoma sotto l'impulso di inverno mezzanotte luce stradale provincia pioggia, che indugiavano affamati e soli a Houston in cerca di jazz o sesso o minestra, e seguivano il brillante Spagnolo per chiacchierare sull'America e l'Eternità, causa persa, e così si imbarcavano per l'Africa, che scomparivano nei vulcani del Messico non lasciando che l'ombra dei jeans e la lava e ceneri di poesia sparse nella Chicago caminetto, che riapparivano sulla West Coast indagando sul F.B.I. barbuti e in calzoncini con grandi occhi pacifisti sexy nella pelle scura distribuendo volantini incomprensibili, che si bucavano le Braccia con sigarette protestando contro la nebbia di tabacco narcotico del Capitalismo, che diffondevano manifesti Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li zittivano col loro grido, e gridavano giú per Wall e anche il ferry di Staten Island gridava, che crollavano piangendo in palestre bianche nudi o tremanti davanti al macchinario di altri scheletri, che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici, che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti, che si lasciavano *****are da motociclisti beati, e strillavano di gioia, che si scambiavano ******i con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo, che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull'erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse, che gli veniva un singhiozzo interminabile cercando di ridacchiare ma finivano con un singhiozzo dietro un tramezzo dei Bagni Turchi quando l'angelo biondo & nudo veniva a trafiggerli con una spada, che perdevano i loro ragazzi d'amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l'occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul **** a spezzare i fili d'oro intellettuali del telaio artigianale, che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giú per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l'ultima sbora della coscienza, che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell'alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago, che andavano a ******* nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver - gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traballanti di vecchi cinema, su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa, che dissolvevano in grandi cinema luridi, si spostavano in sogno, si svegliavano su una Manhattan improvvisa, e si tiravano su da incubi di cantine ubriachi di Tokay spietato e da orrori di sogni di ferro della Terza Strada & inciampavano verso l'Uffício Assistenza, che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue su moli coperti di neve aspettando che una porta sullo East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e di oppio, che creavano grandi drammi suicidi in appartamenti a picco sullo Hudson sotto azzurri fasci antiaerei di luce lunare & le loro teste saranno incoronate di alloro nell'oblio, che mangiavano stufato d'agnello dell'immaginazione o ingoiavano rospi nel fondo fangoso dei fiumi di Bowery, che piangevano sulle strade romantiche coi carretti pieni di cipolle e musica scassata, che sedevano in casse respirando al buio sotto il ponte, e si alzavano per fare clavicembali nelle loro soffitte, che tossivano al sesto piano di Harlem incoronati di fiamme sotto il cielo tubercolare circondati da teologia in cassette da frutta, che scarabocchiavano tutta la notte in un rock and roll su incantesimi da soffitta destinati a diventare nella mattina giallastra strofe di assurdo, che cuocevano animali marci polmoni cuori code zampe borsht & tortillas sognando il puro reame vegetale, che si buttavano sotto furgoni di carne in cerca di un uovo, che buttavano orologi dal tetto per gettare il loro voto all'Eternità fuori del Tempo, & per un decennio dopo le sveglie cadevano ogni giorno sul loro capo, che si tagliavano i polsi tre volte di seguito senza seguito, rinunciavano ed erano costretti ad aprire negozi di antiquariato dove credevano di invecchiare e piangevano, che venivano arsi vivi nei loro innocenti vestiti di flanella sulla Madison Avenue tra esplosioni di versi di piombo e il frastuono artificiale dei ferrei reggimenti della moda & gli strilli alla nitroglicerina dei finocchi della pubblicità & l'iprite di sinistri redattori intelligenti, o venivano investiti dai taxi ubriachi della Realtà Assoluta, che si buttavano dal ponte di Brooklyn questo è successo davvero e se ne andavano sconosciuti e dimenticati tra la foschia spettrale di Chinatown minestra vicoli & autopompe, neanche una birra gratis, che cantavano disperati dalle finestre, cadevano dal finestrino del subway, si buttavano nello sporco Passaic, saltavano su negri, piangevano lungo tutta la strada, ballavano scalzi su bicchieri rotti spaccavano nostalgici dischi Europei di jazz tedesco del '30 finivano il whisky e vomitavano rantolando nel cesso insanguinato, nelle loro orecchie gemiti e l'esplosione di colossali sirene, che rotolavano giú per le autostrade del passato andando l'un l'altro verso l'hotrod-Golgotha di veglia solitudine-prigione o l'incarnazione del jazz di Birmingham, che guidavano est-ovest settantadue ore per sapere se io avevo una visione o tu avevi una visione o lui aveva una visione per scoprire l'Eternità, che andavano a Denver, che morivano a Denver, che ritornavano a Denver & aspettavano invano, che vegliavano a Denver & meditavano senza compagni a Denver e infine se ne andavano per scoprire il Tempo, & ora Denver ha nostalgia dei suoi eroi, che cadevano in ginocchio in cattedrali senza speranze pregando per l'un l'altro salvezza e luce e seni, finché l'anima si illuminava i capelli per un attimo, che si sfondavano il cervello in prigione aspettando criminali impossibili dalla testa bionda e il fascino della realtà nei loro cuori che cantavano dolci blues a Alcatraz, che si ritiravano in Messico per conservarsi alla droga, o a Rocky Mount per il tenero Buddha o a Tangeri a ragazzini o alla Southern Pacific per la locomotiva nera o a Harvard o a Narciso o a Woodlawn alle orge o la fossa, che chiedevano prove di infermità mentale accusando la radio di ipnotismo & venivano lasciati con la loro pazzia & le loro mani & una giuria incerta, che al CCNY buttavano patate in insalata ai conferenzieri sul Dadaismo e poi si presentavano sui gradini di pietra del manicomio con teste rapate e discorsi arlecchineschi di suicidio, chiedendo un'immediata lobotomia, e invece venivano sottoposti al vuoto concreto o insulina metrasol elettricità idroterapia psicoterapia terapia educativa ping pong e amnesia, che in malinconica protesta rovesciavano un unico simbolico tavolo da ping pong, riposando un poco in catatonia, ritornando anni dopo proprio calvi eccetto una parrucca di sangue, e lacrime e dita, al visibile destino da pazzo delle corsie delle città-manicomio dell'Est, fetidi corridoi di Pilgrim State Rockland e Greystone, litigando con gli echi dell'anima, rockrollando nella mezzanotte solitudine -panca-dolmen- reami dell'amore, sogno della vita un incubo, corpi ridotti pietra pesanti come la luna, con mamma finalmente..., e l'ultimo libro fantastico scaraventato dalla finestra, e l'ultima porta chiusa alle 4 del mattino e l'ultimo telefono sbattuto in risposta contro il muro e l'ultima stanza ammobiliata svuotata fino all'ultimo pezzo di mobilia mentale, una rosa di carta gialla attorcigliata su una gruccia di fil di ferro nell'armadio, e perfino essa immaginaria, nient'altro che un pezzetto di speranza nell'allucinazione - ah, Carl, mentre tu non sei al sicuro io non sono al sicuro, e ora sei davvero nel totale brodo animale del tempo - e che dunque correvano per le strade gelate ossessionati da un lampo improvviso dell'alchimia dell'uso dell'ellisse il catalogo il metro & i piani vibranti, che sognavano e facevano abissi incarnati nel Tempo & lo Spazio mediante immagini contrapposte, e intrappolavano l'arcangelo dell'anima tra 2 immagini visive e univano i verbi elementari e sistemavano insieme il sostantivo e il trattino della coscienza sobbalzando alla sensazione del Pater Omnipotens Aeterni Deus per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana e fermarvici di fronte muti e intelligenti e tremanti di vergogna, ripudiati ma con anima confessa per conformarsi al ritmo del pensiero nella sua testa nuda e infinita, il pazzo vagabondo e angelo battuto nel Tempo, sconosciuto, ma dicendo qui ciò che si potrebbe lasciar da dire nel tempo dopo la morte, e si alzavano reincarnati nei vestiti spettrali del jazz all'ombra tromba d'oro della banda e suonavano la sofferenza per amore della nuda mente d'America in un urlo di sassofono elai elai lamma lamma sabacthani che faceva tremare le città fino all'ultima radio col cuore assoluto della poesia della vita macellato dai loro corpi buono da mangiare per mille anni.
- The Sex Pistols
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Il nuovo Harry Potter
Ma certo, è assolutamente normale eliminare una coprotagonista nel bel mezzo della serie senza spiegarne il motivo! :-lol:
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The Sex Pistols
Gli Stooges contenevano l'embrione del punk. Definirli prettamente punk sarebbe come dire che i Germs sono stati il primo gruppo grunge. Imho i Pistols non sono per nulla sopravvalutati, ma questi sono gusti. Continuo a credere che senza di loro difficilmente il movimento punk avrebbe attecchito su larga scala. Mettiamola così la porta era socchiusa da anni,ma sono stati loro a spalancarla con un calcio. Nulla da dire sui NOFX. Insiem a Rancid e Pennywise, sono stati gli ultimi alfieri del punk.
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Il nuovo Harry Potter
Ho letto. Mi dispiace abbastanza, perchè Emma Watson, oltre a essere un gran fi*a, era adattissima per il ruolo. Orami, quando leggo gli HP vedo i personagi con le fattezze degli attori, e questo cambiamento non mi piace. Sarà dura trovarne una meglio (n tutti i sensi! ). Da parte sua, comunque, è una scelta lecitissima, direi saggia. Deve essre una bella rottura di palle andare in giro per strada e vedere la gente che ti fissa e dà di gomito dicendo "Guarda, Hermione!"
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Il mio browser...
Firefox. Da quando Shar me l'ha consigliata è stata tutta un'altra storia!
- Manowar
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Per la serie quando non ho niente da fare invento..: 333 Angels
Sai che questi frammenti mi sono piaciuti un fottio? Qua e là, a mio avviso, c'è qualche espressione non calzante, ma mezz'oretta di lavoro li potrebbe rendere dei gioellini. Davvero belli.
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Libertà
Canzone Spenta vidi baluginare le tue ali monche le tue ali che furono le tue ali strappate le vidi biancheggiare e aprirsi e battere invano in Africa negli occhi tristi dei bambini poveri in Africa nelle pupille vuote dei bambini affamati in Africa nello sguardo spento dei bambini spenti in Africa ti vidi e pensai che forse (vidi le tue ali baluginare e splendere e battere invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi guizzare i tuoi occhi ciechi i tuoi occhi che furono i tuoi occhi cavati li vidi destarsi e accendersi e danzare invano a Gomorra negli occhi tristi dei ragazzi ribelli a Gomorra nelle pupille vuote dei ragazzi drogati a Gomorra nello sguardo spento dei ragazzi spenti a Gomorra ti vidi e pensai che forse (vidi i tuoi occhi aprirsi e accendersi e danzare invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi baluginare le tue mani tronche le tue mani che furono le tue mani amputate le vidi stringersi e schiudersi e accarezzare invano sulla Terra negli occhi tristi degli uomini delusi sulla Terra nelle pupille vuote degli uomini ubriachi sulla Terra nello sguardo spento degli uomini spenti sulla Terra ti vidi e pensai che forse (vidi le tue mani stringersi e aprirsi e accarezzare invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi apparire il tuo viso sfregiato il tuo viso che fu il tuo viso deturpato lo vidi illuminarsi e colmarsi e sorridere invano in Cielo negli occhi tristi dei santi dimenticati in Cielo nelle pupille vuote degli angeli annoiati in Cielo nello sguardo spento di un dio spento in Cielo ti vidi e pensai che forse (vidi il tuo viso emergere e illuminarsi e sorridere invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio Satana è un perdente Satana è un perdente Satana è un perdente Satana è un perdente meraviglioso Satana è un perdente e Dio è spento
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Nuovi moderatori
Complementi Darg! Era nell'aria!
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Gibran
Gran bravo. Un altro mistico fuori dalle regole, per quanto posso capire. Oggettivamente, ricorda un po' Gibran il modo in cui usa le parole. E poi mi sembra che non gli dispiaccia il vino...
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Libertà
Questa è la mia prima "vera" fatica. Canzone Triste cantavano a maggio i ciliegi in fiore cantavano i fiori cantavano e cantavano cantavano e il sole era caldo e la luce era dolce e adesso fa freddo fa freddo spirale e scoprire prodigi riflessi un ramo spezzato una carezza contropelo sconfitta non la sentivamo non la sentivo ma c'era e nuotava nel vento ora lo so al buio è più facile bagnarsi le labbra di veleno di ricordo di ciliegi in fiore è come una ragnatela di rugiada sono una sudicia mosca suicida e l'erba era verde come era verde e come splendeva il prato ammiccando al buio e la musica pulsava come un matince arancione come un fiore cangiante di sfumature accecanti era calda e arancione e luminosa e pulsava e si gonfiava e pulsavo d'immoto brivido a sentirla sussurrata dai fiori gridata dal maggio colorava il tramonto di braci impazzite nelle fauci liquefatte dell'asfalto d'agosto plasmato dalla menzogna del sole menzogna di Dio menzogna mia solo mia mia si è spezzato spezzato non ancora perso ma quasi spezzato e ricucito con linfa quasi invecchiato quasi perduto cadere nel fiume i sassi rossi e neri i tavoli l'anarchico il coltello Croazia spezzato il vostro sorriso bagnarsi tuffarsi il vostro sorriso che forse vale una canzone una vita una poesia un raggio di sole una vita forse una vita una canzone triste forse una canzone triste e lascia che ti racconti di una sera di maggio vendere canne agli ubriachi sorridi ti prego commuoviti un poco pulsava la musica la sentivo gonfiarsi e restringersi giuro la vedevo girandola ebbra di vento aquilone fuggito nei cieli sorridi e spero che faccia un po' male perchè a me ne fa lo giuro ne fa sorridi e l'ultima alba è sempre la migliore il cielo si veste sempre di stelle per l'atto finale tragedia rurale commedia smunta in cerchio attorno a un fuoco tutti risate e vodka e ho smesso attorno a un fuoco bruciavo bruciavamo come stelle cadenti non mi rovinare questo momento sto pensando a una tipa e una canna e le stelle te lo giuro se fosse così una volta non chiederei nient'altro una volta mi ricordo quando lo dicesti una notte ubriaco e correre gridando sul prato la vita che sprizza scintille forse sono fiori sembrano davvero fiori sono fuochi fatui e piangevano forte le stelle nel cielo ma non le udivo io non le udivate ci sentivamo meno soli quasi in pace quasi ora la rabbia mi ha indurito il viso di bile fa ridere un uomo incatena tre donne a una croce storta fa ridere un maiale sgozzato non posso non possiamo che riedere e rido ridiamo noi superstiti noi eterni annegati ridiamo non riderò mai più come prima non riderò mai più davvero non danzeranno più le lucciole nei miei occhi ora i miei occhi sono una spirale cieca un labirinto un caleidoscopio e gira un caleidoscopio nel quale perdere il senno e forse l'ho perso sono perso la musica è la siepe del labirinto ma non è musica si finge musica ma non lo è fa girare il caleidoscopio folle dei miei occhi e forse ho perso il senno sono perso perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e il labirinto gira è un caleidoscopio e gira è una banderuola nel cielo e nel labirinto ci sono dei lampioni a intermittenza esplodono e implodono rossi gialli e di un colore che non so toccare con le parole e danzano al ritmo di una musica che non c'è e sembrano fiori ma non sono la musica non sono i fiori e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e io continuo a provare a scappare e giro a vuoto perchè c'è salvezza solo per chi la vuole trovare davvero c'è salvezza solo per chi non vede i fiori nei lampioni non sente la musica nella danza non c'è salvezza per chi si ferma a guardare per chi si fa incantare e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio respiravo un'aria leggera di tempera così vivida così colorata e intensa e viva e non lo sapevo non lo sapevamo e la respiravamo e la bevevamo sempre ora l'aria è un nulla informe e mi cola nei polmoni e mi affoga l'aria è assordante per me per voi è un profumo dolce e inebriante ma è finto è finto lo sento o forse sono io che vorrei che lo fosse che voglio sentirlo e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e forse un giorno lontano comparirà nel labirinto comparirà un divano un dannato divano rosa mandato da Dio dai piani superiori da qualcuno e io lo odierò e mi darà la nausea e cercherò di fuggire ancora e forse un giorno molto lontano comparirà nel labirinto comparirà una TV una dannata TV accesa mandata da Dio dai piani superiori da qualcuno e io la odierò e mi darà la nausea e cercherò ancora di fuggire e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e forse un giorno troppo lontano comparirà nel labirinto comparirà una ragazza una bella ragazza mandata da Dio e io la amerò e il mio amore trasformerà i lampioni in fiori la loro danza in musica e respirerò in punta di piedi vivrò piano per non svegliarla e smetterò di provare a far finta di voler fuggire perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto ma non sarà un forse migliore non sarà migliore e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e un giorno un giorno di settembre anche se sarà primavera scomparirà dal labirinto scomparirà la ragazza la bella ragazza un giorno di settembre perchè Dio la vorrà per sè la vorrà per fare una cosa a trè e i lampioni torneranno lampioni e ogni tanto se ne spegnerà uno e la loro danza non sarà più musica e ogni tanto si fermerà a scricchiolare perso perduto cresciuto invecchiato e ticchettano e ticchettano la gocce del silenzio e nel prato dove arse il fuoco ora cresce un albero infinito i suoi rami non hanno fine i suoi frutti non hanno fine e sono maturi per un giorno e poi marciscono i suoi frutti sono arancioni e ce n'è uno ce n'è uno che cantava lo giuro una notte d'inverno l'ho sentito cantare cantava una canzone triste l'urlo dell'innocenza asciugata al sole e se fai attenzioni lo senti cantare ancora canta ancora senti canta ancora canta una canzone triste. è una cazone triste e dice è la fine è la fine la fine della tua canzone della prima della più bella di tutte le canzoni della canzone dell'innocenza la più bella di tutte le canzoni e canta per me dice è la fine canta per me è la fine per il fiore di maggio per il maggio fiorito è la fine per la sua corolla di pomeriggi dolci come miele è la fine è una canzone triste una canzone per me che forse vale forse una vita forse un sorriso o un raggio di sole forse nulla ma io credo che forse un sorriso lo valga che forse valga un raggio di sole non riderò mai più come prima non riderò mia più davvero non riderò mai più e forse questo vale un raggio di sole forse una canzone triste la mia canzone triste vale i rimpianti e i rimorsi e la rabbia vale un labirinto che si finge un caleidoscopio vale un divano rosa e una TV accesa vale una bella ragazza andata con il vento di settembre vale lampioni come fiori lampioni stanchi e musica finta concatenarsi di suoni vuoti a levigare il ticchettio del silenzio così insopportabile forse una canzone triste vale il ticchettio delle gocce del silenzio forse una canzone triste forse vale un albero infinito vale i suoi rami senza fine vale i suoi frutti senza fine vale un frutto arancione che canta canta una canzone triste forse una canzone triste vale un sorriso o un raggio di sole
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Gibran
Zero. Sarebbe gradito, se per te non è troppo sbatti...
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Montale
La poesia del Novecento è prevalentemento oscura. Pensa a Celan! E poi, il senso, il "messaggio", il significato è quello che recepisce il lettore, non ciò a cui pensava l'autore, almeno secondo me. Una volta che un'opera viene pubblicata, è prorpietà dei suoi fruitori, non più dell'artista. L'oscurità di Montale a me sembra fantastica: come ho già detto, può portarti in migliaia di direzioni diverse.
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Gibran
Per ora, solo Il Profeta. Mi piace molto. Dirò un'oscenità, ma mi sembra un "William Blake mediorientale". E' un mistico, assolutamente un mistico, una di quelle figure che trascendono quasliasi inscatolamento, che fuggono a qualsiasi definizione. Mi piace davvero molto. Di più, per il momento, non posso dire.
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Dedicato a...
Sto leggendo Gibran. Gran bravo. Sulla Bellezza E un poeta disse: Parlaci della Bellezza. E lui rispose: Dove cercherete e come scoprirete la bellezza, se essa stessa non vi è di sentiero e di guida? E come potrete parlarne, se non è la tessitrice del vostro discorso? L'afflitto e l'offeso dicono: "La bellezza è nobile e indulgente. Cammina tra noi come una giovane madre confusa dalla sua stesa gloria". E l'appassionato dice: "No, la bellezza è temibile e possente. Come la tempesta, scuote la terra sotto di noi e il cielo che ci sovrasta". Lo stanco e l'annoiato dicono: "La bellezza è un lieve bisbiglio. Parla del nostro spirito. La sua voce cede ai nostri silenzi come una debole luce che trema spaurita dall'ombra". Ma l'inquieto dice: "Abbiamo udito il suo grido tra le montagne, E con questo grido ci sono giunti strepito di zoccoli, battiti d'ali e ruggiti di leoni". Di notte le guardie della città dicono: "La bellezza sorgerà con l'alba da oriente". E al meriggio colui che lavora e il viandante dicono: "L'abbiamo vista affacciarsi sulla terra dalle finestre del tramonto". D'inverno, chi è isolato dalla neve dice: "Verrà con la primavera balzando di colle in colle". E nella calura estiva il mietitore dice: "L'abbiamo vista danzare con le foglie dell'autunno e con la folata di neve nei capelli". Tutte queste cose avete detto della bellezza, Tuttavia non avete parlato di lei, ma di bisogni insoddisfatti. E la bellezza non è un bisogno, ma un'estasi. Non è una bocca assetata, né una mano vuota protesa, Ma piuttosto un cuore bruciante e un'anima incantata. Non è un'immagine che vorreste vedere né un canto che vorreste udire, Ma piuttosto un'immagine che vedete con gli occhi chiusi, e un canto che udite con le orecchie serrate. Non è la linfa nel solco della corteccia, né l'ala congiunta all'artiglio, Ma piuttosto un giardino perennemente in fiore e uno stormo d'angeli eternamente in volo. Popolo di Orfalese, la bellezza è la vita, quando la vita disvela il suo volto sacro. Ma voi siete la vita e siete il velo. La bellezza è l'eternità che si contempla in uno specchio. Ma voi siete l'eternità e siete lo specchio.
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Domande, richieste, spiegazioni...
Me lo invia, ma ci mette davvero un sproposito...
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Domande, richieste, spiegazioni...
Anche a me abbastanza. Ho Firefox 2.02.
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Giorgio Faletti
Credo di sì. Io non l'ho nemmeno vista, 'sta mini-serie, però mi ero imbattuto diverse volte nella pubblicità. Sarà stato quest'autunno, più o meno.
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Giorgio Faletti
Yes.
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Montale
Sugli effeti della sua poetica non puoi non avere ragione. Come tutti i Veri Geni, ha praticamente distrutto tutto ciò che è venuto prima. Oppure, se ti piace di più, dopo di lui non si può più scrivere come prima, tornare indietro. Forse "ha tolto alle parole la loro magia", forse "ha sancito la Morte della poesia", ma io sono più interessato all'arte in sè, ai suoi testi. Mai, neanche in D'Annunzio (che mi piace) ho percepito una tale padronanza, un tale potere sulla parola. E' tutto così perfetto, così ben incastratao, suona tutto così dannatamente giusto, se capite cosa voglio dire, eppure non c'è mai nulla di banale. Ogni grappolo di parole ti suscita centro diverse sensazioni che a loro volta, leggendo il verso successivo, ti possono portare in mille diverse direzioni. Lo rileggo decine di volte (sono un po' malato) e ogni volta annuisco e sorrido, perchè ogni volta scopro qualcosa d'altro, una sfumatura nuova. @ Randazzo: guarda che non è OT, almeno secondo me, se dici chi preferisci a Montale! Sennò i threads sarebbero delle celle! PS: sarei curioso di sentire il vostro parere dal punto di vista prettamente artistico, vorrei vedere
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Montale
Ho letto Ossi Di Seppia e sono rimasto folgorato. E' un genio, il più grande, il migliore di tutti tempi, o almeno del nostro secolo! Certo, essendo italiano, posso leggere esattamente ciò che ha scritto, e questo è un bel vantaggio rispetto ai suoi colleghi stranieri, ma è davvero pazzesco. Ogni parola, ogni sillaba è ragionata, è scritta con uno scopo preciso, è un tassello di un immenso mosaico. Non c'è niente di stonato, nulla in tutta la raccolta. Eppure, ogni verso suona come una scoperta, un accostamento geniale, inaspettato, struggente. Non ho parole, non so scrivere abbastanza bene per descrivere la stima, il rispetto che ho per quest'uomo da quando ho letto Ossi Di Seppia. Baudelaire? Blake? Bukowski? Shakespeare? Rimbaud? Prevert? Neruda? Lorca? Verlaine? Bukowski? Whitman? Eliot? Yeats? Verlaine? D'Annunzio? Keats? Dante? Leopardi? (adesso basta mi sono rotto). Montale gli spacca il cu*o a tutti. E' moderno e antico assieme, universale e nichilista antelitteram al contempo. Ribelle e tradizionalista, commosso e sarcastico e deluso! Non ho mai letto nulla di un livello così alto. Il Genio. Voi?
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Libertà
Ricordo Il presente, come un'onda, sommergerà anche questo istante per carezzarlo e levigarlo e ritrarsi. Ed evaporeranno anche queste perlacee ore cieche, svanirà questa stanza, questi libri (cantano una canzone triste) muteranno in vago fumo cangiante, vuoto incipiente, nostalgia di parole risucchiata dagli astri. E c'è chi si illude di lasciare un segno come una tacca nel cielo, patetico fantoccio di stracci e fango, rogo di ciglia, bislacco ubriaco all'alba che prova a prendere un raggio di sole con le mani e piange. E c'è chi crede che esista un sempre, che un giorno fra le crepe della morte cresceranno i tulipani. E forse noi non siamo meno illusi, e forse lo siamo di più, noi, cinici masticatori di veleno, noi, con il nostro favo di miele marcito ancora intonso, che sprezziamo i cieli. Forse sono io, io che tento una fuga dal muffito grigiore in cancrena, io che sogno un'abbacinante rivolta di praterie di luce fiorita, quello che prova a prendere il sole e piange.
- La Compilation "perfetta"
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Dedicato a...
Devastante Bukowski. Nazi suicidio in un albergo-stamberga giralo sulla schiena trova la parte di sopra petto braccia barche a vela serpenti ragazze e anche certe parole come amore Annie, parole come Madre e il tatuaggio segreto sul collo che conoscono solo gli avanzi di galera ha raccolto cotone preso treni merci lavorato con la gang alle corse forse ucciso qualcuno suicidio in un albergo-stamberga: ora sì che ha ucciso qualcuno giralo sulla schiena trova la parte di sopra lacrime di montagna orme di volpe solitaria il marchio di Dio come una svastica