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Lothavier

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Lothavier

  1. a lei.. perchè è esattamente come mi sento adesso, e questo gruppo l'ha saputo descrivere meglio di quanto saprei fare io.. vorrei solo che lo capisse.. (e a chiunque senta lo stesso freddo e faccia gli stessi giri, ora) Baustelle - La moda del lento Svegliati, fai tardi, perdi l'autobus stavolta Non sprecare questa possibilità Lo capisci amore mio, io sono l'unica che ti ha amato È che adesso non mi va Quante volte le ho sentite le parole della verità Quante volte le ho credute, l'unica fott**a realtà E ora giro per locali Mi stupisce la puntualità delle mode musicali Giro come un disco, non mi fermo mai Le ragazze della pista sono esempi di velocità Che mi annebbiano la vista, ballo senza troppa tecnica Sono in un periodo strano Fumo e bevo troppo e non mi va l'innamoramento umano Ballo senza fiato, non mi fermo mai Ho più freddo adesso di quando tanti anni fa La neve bianca mi gelò la giacca a vento So che tornerà fra 100.525 anni la moda del lento No no no no no no no, forse no Te ne rendi conto, guarda come sei ridotto Mi fai pena, cerca uno psicologo Lo capisci amore mio, io sono l'unica che ti ha capito Puoi contare su di me Essere depressi oggi provoca troppi dibattiti Essere perduti oggi dura solo pochi attimi Io sono lo scrittore in mare Lasciami affogare, lasciami una bibita al terrore Il poeta affonda e non si ferma mai Ho più freddo adesso di quando tanti anni fa La neve bianca mi gelò la giacca a vento So che tornerà fra 100.525 anni la moda del lento So che torneranno presto 100.525 storie di tormento Se ritornerai saranno 100.500 battiti per unità di tempo No no no no no no no, forse no
  2. mi unisco ai complimenti che vi hanno già fatto, solo a leggere il tema mi sono saltate in testa un sacco di possibilità diverse ottimo ottimo, voglio proprio tirar fuori qualcosa, e visto l'entusiasmo generale ci sarà da divertirsi
  3. che io sappia, si leggono entrambi "Tir" (quello dei FR sicuro, per l'altro non conosco la pronuncia nordica).. come Cyric si legge "Sìric" e non "Sàiric".. su faith & pantheons ci sono tutte le pronunce
  4. wundebar! domanda: i partecipanti possono votare un concorrente? (sì lo so che suona strano, ma che vi aspettate da un Malkavian )
  5. O_O pork'il mondo, come direbbe Vito Catozzo! io quoto Dark che quota Saky che quota Sami, è fantastico sto disegno T_T come sempre la tua forza d'immagine mi commuove
  6. come metodo non è male, ma io ne terrei conto solo come master, cioè non andrei a dire a un pg "hai perso/guadagnato tot punti".. al massimo farei presente che sta passando al lato oscuro lasciando da parte i numeri.. se poi non capisse, cambierebbe allineamento. però mi sa che si va OT
  7. 1) Neutrale Malvagio.. anch'io ero in dubbio con un Legale, ma il legale non lascerebbe il guerriero a morire, lo aiuterebbe sperando di usarlo per i suoi scopi, oltre al fatto che potrebbe avergli dato la sua parola prima di mettersi in viaggio 2) Non direi proprio
  8. Allora, i libri sono cinque, in italia ne sono usciti solo 3 e tradotti malissimo.. dopo la prima edizione della trilogia, in america sono stati ristampati con i nomi veri degli autori (Awlinson è uno pseudonimo, i libri sono di Scott Ciencin i primi due e di Troy Denning il terzo), e col tempo sono usciti altri due libri: Prince of lies (di James Lowder) e Crucible: the trial of Cyric the mad (ancora di Denning) in cui Cyric impazzisce e perde l'influenza sui morti a scapito di Kelemvor. Al di là di quello che si può trovare nei manuali, questi 5 libri sono la fonte migliore per sapere cos'è successo al pantheon faeruniano cmq, una precisazione: Bhaal NON è integrato con Cyric, sono due entità ben distinte.. solo che Bhaal è ridotto a una forza omicida che può impossessarsi delle persone senza poter assumere forma fisica (praticamente un Sauron dei poveri ) in un certo senso, quello che prima era controllato da Myrkul ora è diviso tra Velsharoon (non-morte) e Kelemvor (i morti)
  9. A una stella luminosa che ultimamente sta perdendo un po' di luce per cause esterne, perchè possa contare su di me dopo essermi stata vicina in un modo che non mi aspettavo.. e perchè non si butti troppo giù, e veda. Franco Battiato - La cura Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te. Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
  10. a te, mia cara, di vero cuore, anche se è superfluo perchè so già che resterai Poets of the Fall - Stay Morning comes slow today Memories push through from yesterday Where will I be tomorrow What do I have to show From my life Stay, I need you here for a new day to break Stay, I want you near, like a shadow in my wake Flow with life down the drain Memories and force of will sustain Where will I be tomorrow What will be left to show From my life Stay, I need you here for a new day to break Stay, I want you near, like a shadow in my wake It's the little things, little things, little things, that make the world Stay, I need you here for a new day to break Stay, I want you near, like a shadow in my wake Stay, here with me, don't you leave Stay, stay with me until the day is over Spoiler: Il mattino arriva lento oggi Le memorie si fanno largo da ieri Dove sarò domani Cosa devo mostrare Dalla mia vita Resta, ho bisogno di te qui per affrontare un altro giorno Resta, ti voglio qui, come un'ombra al mio risveglio Scorri con la vita fino a infognarti Memorie e forza di volontà a sostenere Dove sarò domani Cosa mi resterà da mostrare Dalla mia vita Resta, ho bisogno di te qui per affrontare un altro giorno Resta, ti voglio qui, come un'ombra al mio risveglio Sono le piccole cose, piccole cose, piccole cose, che fanno il mondo Resta, ho bisogno di te qui per affrontare un altro giorno Resta, ti voglio qui, come un'ombra al mio risveglio Resta, qui con me, non te ne andare Resta, resta con me finché il giorno è finito
  11. Lothavier

    Cloverfield

    anch'io (ps: perchè poi un granchione dovrebbe fare quel verso, non l'ho ancora capito..)
  12. Lothavier

    Cloverfield

    noooooo! che non sia un film su dei mostriciattoli eh, vi prego.. e neanche una roba fatta come il video di Intergalactic dei Beastie Boys (conoscete, sì? spettacolare, ma non c'entra con un film così) allora preferirei che il verso fosse di un gigantesco cinghiale Cungi, magari ibrido col pesce palla.. sarebbe davvero un kolossal
  13. Triel è la nuova matrona di Baenre, quindi parli di Liriel.. di Liriel e Fyodor ho letto il primo, ma non mi ha detto molto.. c'è una brutta copia di Jarlaxle e Bregan D'aerthe e il personaggio migliore alla fine è proprio Fyodor. Drizzt invece mi ha stufato. Salvatore è un grande ma questo personaggio (o forse tutto il gruppo) non ha davvero più niente da dire. Mi sa che passerò alle saghe del demone anche se sono ambientate su un altro mondo, sui FR continuerò a leggerlo se pubblicherà altre storie su Entrei e Jarlaxle e se, come sembra, uscirà qualcosa su Zaknafein tra un paio d'anni.
  14. Lothavier

    Mappina

    Cavolo DarK, davvero complimenti! è fatta benissimo ed è molto immediata, anche l'effetto pergamena è notevole (anche se forse l'avrei fatto meno "forte", in certi punti mi ricorda più la pietra, ma è solo un parere da profano). Benfatto!
  15. Hahahah è vero! eccolo Cungi a tutti!
  16. (Il bg del mio personaggio in un pbf che è finito dopo una pagina, ambientato nel 1990, quando c'è stato il casino col Sabbat a Milano) Era notte. Pioveva. La strada e la piazza erano deserte, e per lui era meglio così. Da mesi stava pedinando Carlos Helguera, un piccolo trafficante d’armi che sembrava volersi mettere a fare sul serio, e ora ce l’aveva a pochi metri, dentro quel capannone. Xavier von Ralich era italiano, ma discendeva da una nobile e ricca famiglia bavarese padrona di diverse banche, cosa che gli aveva permesso di vivere un’infanzia serena e agiata, a parte dei particolari che gli altri avrebbero definito quantomeno “strani”, ma che per lui erano invece del tutto normali. Nonostante la ricchezza, o forse proprio a causa di quella, o chissà per cos’altro, Xavier aveva deciso di non permettere al denaro di controllarlo come sembrava fare col resto dei von Ralich, e così a diciassette anni era partito volontario per il servizio di leva. Ora, a ventotto, era uno dei migliori della sua stazione di Polizia, all’Eur, un grande quartiere a sud di Roma. Adesso però non si trovava nella sua città natale, ma nella lontana Milano, a pochi chilometri dallo stadio Meazza, dentro la sua Fiat Uno nera, in attesa. La musica era bassa, il tema di Batman era al suo culmine, poco prima della fine. Aveva visto quel film appena uscito solo tre sere prima, e ora si sentiva un po’ così, un cavaliere oscuro a caccia dei criminali. Carlos uscì, Xavier controllò la sua pistola e, non appena il criminale fu alla distanza minima, scattò fuori dall’auto e gliela puntò contro. «Fermo! Alza le mani, Carlos!» L’uomo sembrò sorpreso e alzò istintivamente le mani, ma poi cominciò a correre verso l’uscita del parcheggio, inseguito repentinamente dal poliziotto. «Fermo, Hulguera! Non costringermi a spararti!» «¡Tu es loco, hijo de puta!» Xavier udì distintamente le parole, e per sua fortuna erano praticamente le uniche di spagnolo che conoscesse. Le sue gambe cominciarono a macinare metri su metri, finché raggiunse Carlos e riuscì a placcarlo contro un’auto parcheggiata. «Sei in arresto, Carlos», disse trionfante immobilizzandolo e tirando fuori le manette. «Hai fatto male ad andare da solo alla consegna. A proposito, non sai che non si scherza sulle mamme?» Xavier lo ammanettò e gli diede un paio di destri, per rimarcare il concetto. Lo condusse rudemente verso la macchina, e nel tragitto il trafficante tentò di scappare un paio di volte, beccandosi ogni volta qualche calcio o pugno. «¡Policia… Violenta!» «Sì, come nei film!» Mentre attraversavano l’ultima strada buia, un’Alfa sfrecciò davanti a loro e un uomo armato, affacciandosi dal finestrino, cominciò a sparare urlando qualcosa in spagnolo. Xavier aveva la pistola già in mano e sparò tre volte quasi alla cieca, riuscendo però a colpire di striscio il suo attentatore, mentre Carlos, approfittando di quel diversivo, raccolse una bottiglia di vetro da vicino a un cassonetto e la spaccò in testa a Xavier. Tentò di fuggire verso i suoi compagni, ma il poliziotto gli sparò un colpo dietro la schiena e lo uccise, lottando per non svenire. Un’altra auto arrivò in senso opposto, un’auto di lusso – non che Xavier se ne potesse accorgere – che rischiò un brutto frontale con l’Alfa. Xavier perse del tutto i sensi, e non vide i tre gangster che scendevano, imitati dal nuovo arrivato, e non vide nemmeno mentre i loro colli venivano girati senza fatica, né ovviamente si accorse di essere sollevato di peso e buttato dentro la Mercedes. ***** Xavier si risvegliò la mattina dopo in una stanza debolmente illuminata e senza finestre, con un uomo assonnato che lo vegliava. Lo riconobbe subito. «Zio!» Il parente gli sorrise e lo salutò, spiegandogli cos’era successo e di come fosse stato fortunato che lui fosse passato di là proprio in quel momento. «E che ci facevi là, tu?» «Ho parlato al tuo commissario, sai che siamo amici oltre che ex-colleghi, e allora sai com’è…» «Sì, ho capito… Beh, grazie, ti devo la vita, zio.» Till von Ralich scrollò le spalle, come se non avesse fatto niente di speciale. «Ora però dovrai tornare a Roma, qui non è sicuro per te, adesso.» «Sto bene, posso muovermi, posso partire anche subito.» «Bravo, prima è, meglio è.» Xavier uscì dalla villetta fuori città nel primo pomeriggio, con un gran mal di testa, diretto all’aeroporto. Tornato a casa, il commissario Brassi non fu troppo contento della morte di Carlos, ma capì che anche il suo protetto aveva rischiato molto. Gli concesse qualche giorno di riposo, mettendo altri a seguire la pista spagnola che portava fino a Malaga. Poche sere dopo, il 29 ottobre, Xavier si trovava a casa sua, un appartamento piccolo ed essenziale, quando qualcuno suonò il suo campanello. Aperta la porta, fu salutato dal calcio di un fucile che quasi gli ruppe il naso, gentile omaggio di quattro individui molto dispiaciuti per la brutta fine fatta da Helguera. Xavier si difese come poté, riuscendo anche a stenderne un paio a suon di pugni, sedie e posacenere vari, ma ancora una volta apparve il caro zio a salvare il salvabile facendo fuoco contro i gangster. Non ci fu tempo di dire nulla, perché Till si avventò contro suo nipote e affondo canini che nessuno aveva mai visto così lunghi e aguzzi. Svuotato del fluido vitale, il vampiro si tagliò il polso e versò qualche goccia di sangue nella bocca del ragazzo morente. Nella frenesia e nella confusione, spinto dall’istinto di sopravvivenza, Xavier bevve il sangue dello zio ponendo fine alla sua vita mortale. «Mi sei costato molto, caro nipote», gli sussurrò nelle orecchie ormai morte, «Carlos era un mio buon amico e speravo di farlo partecipare alla nostra simpatica guerra millenaria. Ma tu sei stato più forte, quindi immagino che debba accontentarmi di te.» Xavier perse i sensi. O forse, semplicemente, morì. ***** Le settimane successive furono molto confuse per l’ormai ex poliziotto. La sua famiglia era sempre stata con le mani in pasta nell’occulto, antenati streghe, stregoni, vampiri, alchimisti. Non aveva mai creduto nel paranormale, benché i riti officiati dalla sua famiglia avessero sempre rappresentato una normalità per lui. Ora si rendeva conto che anche la sua nuova condizione era normale, come le voci nella sua testa e gli insegnamenti del suo Sire, l’odiato zio, come il modo in cui ormai percepiva le ombre, come l’opprimente e paranoica sensazione che non stesse disponendo personalmente della propria vita. Aveva perso completamente la sua identità, ricordava a frammenti il suo passato, non riconosceva in se stesso un von Ralich, ma solo un individuo solitario con la notte, le ombre e le voci come sue uniche compagne, il sangue suo unico amore. A parte la sua famiglia, permise solo a un paio di persone di conoscere il nuovo Valdemar che aveva fatto la sua comparsa nel mondo. Per il resto dell’umanità, lui non esisteva. Era un Malkavian, e la sua missione personale la conosceva fin troppo bene.
  17. Lothavier

    Indirizzo Sconosciuto

    Siete arrivati qui? Bene! No, niente focaccine, mi spiace. Cosa ci sarà qui? Quello che capita, quello che mi esce dalla mente e dalle mani.. disegni, schizzi, bozze, forse piccole composizioni e racconti, se riesco a sviluppare un po' di capacità di sintesi Forse qualche riflessione riguardo a questi campi, qualche Cungi, qualche preghiera al Pesce Palla.. le solite cose, lo sapete, no? Allora, per me si va nella perduta mente, quindi guardatevi pure intorno e lasciate pure un commento voi ch'entrate!
  18. Lothavier

    Piccolo esperimento

    L'altra sera parlavo con Samirah di scrittura, e del fatto che ultimamente non mi riesce di creare due righe per concludere una storia che ho lì da un po'. Così, un po' per scherzo, un po' per prova, mi ha proposto un esperimento: darmi un incipt per poi scrivere qualcosa, e passarsi il tutto avanti e indietro fino a concluderlo. È venuto fuori un piccolo racconto, e devo dire che è stato un esperimento interessante e piacevole Bene, basta preamboli, eccovelo ^^ (e non vi dirò chi ha scritto cosa, ve lo beccate così ) Castelli di cristallo Bagliori sanguigni si rincorrevano sulla spiaggia di sabbia rosata. I raggi del sole al tramonto colpivano le pareti delle torri di cristallo, per venirne riflessi in ogni direzione. Non c'era nessuno attorno al castello e dall'interno di quelle pareti non proveniva alcun suono. Il cristallo era spesso, ma di una trasparenza tale che si potevano intuire le sagome di chi si muoveva al di là di esso. Ma l'uniformità non era interrotta dal minimo movimento, fatta eccezione per una piccola figura bluastra al piano superiore di una delle torri. Si muoveva con lentezza, quasi con impaccio, nel silenzio quasi irreale che la circondava. Agli occhi di un uccello, gli unici che a quell'altezza potessero distinguerne i particolari, quella figura quasi diafana appariva come un elfo, forse persino più gracile e minuto rispetto ai canoni della sua razza, e anche più goffo. Forse era proprio per questo che lui si trovava lì in quel momento, da solo, alla luce del crepuscolo. Non avrebbe saputo dire dove fossero andati tutti, né il perché della partenza o il quando, ammesso che quei particolari fossero importanti. Era stato un risveglio strano e solitario, non aveva visto nessuno nel castello per tutto il giorno, ma non era servito salire sulla torre: la sua speranza di vedere qualche forma di vita, almeno in lontananza, non era stata ripagata. Dopo questo, la sua inquietudine non poté che aumentare. Il primo a sparire era stato uno degli invitati alla Festa della Prima Marea, che ricorreva ogni anno nel giorno in cui, secondo le leggende della genesi, la dea del mare Firelay aveva danzato sotto la superficie del mare alla luce della luna, dando vita alle maree, che avrebbero portato alla creazione dei castelli di cristallo. Quella sera il palazzo era traboccante di invitati, elfi azzurri ed elfi di giada, tutti assieme per onorare la grande dea. Le musiche degli archi vibravano all'interno delle pareti di fulgido minerale, amplificandosi e risuonando come se provenienti direttamente dai cori angelici dei Cieli Blu. Nessuno, quella sera, si accorse di nulla. La mattina dopo, uno dei paggi di Lord Sherinen si svegliò di soprassalto nelle stalle coi postumi di una colossale sbornia e si rese conto di non essere stato chiamato dal suo signore. Si recò pieno di vergogna dalla servitù del palazzo per chiedere informazioni e soltanto in quel momento si scoprì che il Lord era sparito come nel nulla. Le ricerche erano partite subito, i signori del castello, Lord e Lady Baranel, trovavano inconcepibile che qualcuno, soprattutto un loro ospite, potesse svanire dentro la loro dimora, e avevano ordinato a guardie e servitori di setacciare ogni anfratto del loro scintillante maniero. All’avvicinarsi della sera, quando le squadre erano tornate ad unirsi per un resoconto, alcuni altri mancavano all’appello, anche tra i nobili. Non sembrava esserci criterio, gli scomparsi differivano per rango, sesso, terra di provenienza e luogo delle esplorazioni, solo la modalità sembrava sempre la medesima, per quanto insensata. Una guardia raccontò di aver semplicemente girato un angolo un secondo dopo il suo collega, ma di non averlo trovato davanti a sé dove invece avrebbe dovuto essere. Lady Anteiras, un’elfa azzurra, stava per raggiungere il marito appena entrato nelle loro stanze private assegnategli dai Baranel, e una volta all’interno non lo vide più. Quella stanza non aveva altre porte, e l’unica finestra era risultata sprangata dall’interno. I più superstiziosi cominciarono subito a scambiarsi voci incontrollate riguardanti spettri o chissà quali altri misteri. I Lord, dal canto loro, erano categorici nel negare ogni sospetto sulla loro amata dimora: il castello era pulito, non era stregato e non era mai accaduto niente di simile, in passato. E poi, nell'arco di due settimane, erano spariti tutti. I Lord del Castello delle Sabbie, tutti i loro servitori, anche gli animali. Era rimasto solo e non sapeva il perché. Continuava a ripetersi che l'unica cosa logica da fare sarebbe stato andarsene, eppure quelle pareti lo avevano come ipnotizzato. Si incamminava per la scalinata a chiocciola che scendeva verso la base della torre, ma come varcava la porta sentiva l'insopprimibile bisogno di rientrare. Era come se nel cristallo risuonasse un richiamo ancestrale, forte come quello di una madre per il proprio bambino. Così, ogni volta, tornava sulla sommità della torre, sempre più stanco ed indebolito. Aveva anche cominciato a perdere la cognizione del tempo e non sapeva quante ore fossero passate da quando aveva visto l'ultima persona camminare per il castello. Forse erano addirittura passati giorni, ma aveva dormito in alcuni momenti che potevano essere state intere notti. Infine si decise. Avrebbe sopportato il richiamo sufficientemente a lungo per raggiungere l'edificio centrale, il grande palazzo. Se anche non c'era più nessuno, almeno forse avrebbe trovato una risposta. Una qualsiasi. Tutto, a patto di porre fine a quel silenzio. Così scese, determinato a seguire il suo proposito, a ignorare il richiamo senza nemmeno chiedersi perché lui, unico tra tanti, fosse rimasto in quel luogo desolato. Si avvicinò alla porta e provò l’impulso di tornare indietro, come al solito, ma stavolta decise che non l’avrebbe fatto, che non poteva andare avanti così, qualunque cosa ci fosse oltre quella dannata porta. Pose la mano sulla maniglia e la girò, spinse e, pur di non camminare ed effettuare quei passi, saltò oltre la porta entrando nel castello. Non c’era nessuno, niente che non fosse inanimato, niente a parte il richiamo. Ora lo sentiva bene dentro di sé, era chiaro e lucente come le mura della torre, e pronto alla giusta interpretazione: non un richiamo a restare dov’era prima, ma un ammonimento a stare lontano da dov’era adesso. Troppo tardi, però, ormai c’era dentro. Vagò per tutto il castello senza trovare nessuno. A volte, nelle pareti di cristallo e nei raggi di luce divisi in mille arcobaleni, gli sembrava di vedere delle ombre che si muovevano, che lo cercavano, forse, ma poi svanivano. Visioni effimere, forse sogni a occhi aperti. Decise di tornare nella sua stanza, sempre più stanco e provato, magari poteva dormire un po’. Si avvicinò al suo letto e lo trovò occupato, non capì perché lui fosse già sotto le coperte, quella vista lo spaventò allo stesso modo in cui lo sorprese e incuriosì. Provò a toccare il corpo disteso e le dita ne attraversarono la testa come se fosse fatta d’aria. Senza un motivo apparente che forse era dettato solo dalla disperazione, l’elfo si mise a letto occupando lo stesso spazio del suo doppio, nella stessa posizione, e si addormentò di colpo. Sognò, molti sogni diversi. Era seduto sulla spiaggia, quella bella spiaggia rosa da cui il castello era sorto. Le onde più basse e ardite giungevano sino ai suoi piedi nudi, per accarezzarli e solleticarli. La sensazione sarebbe stata piacevole, se non fosse stato per il freddo. L'acqua era infatti gelata e non era così limpida come gli era sembrato in un primo momento. Era invece scura, come se riflettesse un cielo notturno. Guardò in alto e, invece del cielo primaverile che lo sormontava fino a pochi istanti prima, c'erano le stelle e una volta nera. La visione lo turbò e affascinò, e si ritrovò in piedi senza rendersi conto di essersi alzato. Fece due passi e i suoi piedi calpestarono cristallo scintillante. Capì di essere di nuovo dentro al castello, ma il minerale non sembrava più così chiaro come lo ricordava. Era di un azzurro intenso, come se all'interno delle pareti fosse stata inclusa una polvere di turchese. Era un bel colore, ma inquietante per il suo modo invadente di assorbire la luce, impedendole di penetrare all'interno del palazzo. E ora era lì, solo in quel castello perso nel tempo, ultimo spirito rimasto a piangere i fasti di tanti secoli prima, d’un tratto conscio del tempo passato e della verità in quell’incubo di solitudine. Così tornò sulla cima della torre, senza più sentire alcun richiamo, lasciando che lo sguardo corresse lontano da quell’orrore, da quelle sagome ormai invisibili all’interno delle pareti, vite che il cristallo aveva catturato come se fossero raggi solari e da allora trattenute gelosamente. E lui, il goffo buffone di corte, era stato l’unico a “sopravvivere” per qualche tempo, cercando testardamente di allietare la folla sempre meno numerosa, quasi volesse ingannare la rovina che quella prigione di cristallo stava causando. Così ancora oggi, ogni tanto, lui si risvegliava senza memoria e senza pensieri, secoli dopo che l’ultima parola venne pronunciata, cercando invano di capire perché non gli fosse toccata la stessa sorte. Ma forse lui stesso non era che una visione effimera, un sogno a occhi aperti.
  19. Queen +? Io direi Queen - Meno 2, per la precisione. I soli Freddie e John non sarebbero stati i Queen, allo stesso modo non lo saranno i soli Brian e Roger. Non ho niente contro Paul Rodgers, ma Freddie semplicemente era unico sotto ogni punto di vista, e come ogni frontman è impossibile da sostituire. Inutile girarci intorno e mettere i componenti dei gruppi sullo stesso piano, non è così. Nel caso di Freddie Mercury, la cosa è ancora più palese. I Queen, senza segni matematici e sostituzioni di sorta, me li tengo fino a Innuendo e Made in Heaven, adesso sono i Queen - (2).
  20. allora, non so se sia possibile, ma si potrebbe fare in modo che l'autore del topic possa modificare senza limiti di tempo solo il primo post.. così per esempio Luth potrebbe aggiungere ricette, tu Strike se non sbaglio avevi un topic di FAQ che potesti aggiornare ecc.. magari il topic di Lucca con le liste aggiornate dei presenti (mi ricordo l'anno scorso c'era tutta la lista per tutti i cinque giorni, si potrebbe fare anche stavolta per maggiore chiarezza) non so, io la butto là.. se poi non è possibile, amen
  21. se non sbaglio la possibilità di modifica resta per 24 ore.. in effetti è un po' pochino, non si potrebbe portare a 48/72, almeno?
  22. Le mie trame principali e le mie storie narrate hanno tutte base nel Tethyr e si svolgono lungo la Costa della Spada. in genere, quindi, uso solo la Costa, dalla Valle del Vento Gelido a Calimport (di striscio il Tethyr.. le trame e le storie me le tengo per me, ghgh) Odio a morte Amn, Lantan e la maggior parte delle Valli, e nelle mie (poche) campagne, la loro conquista/distruzione/altro è sempre il motivo finale
  23. Condivido il parere dei miei illustri colleghi, è piaciuto un sacco anche a me ed è risultato abbastanza immediato (nel complesso) pur essendo in inglese. Sicuramente ne avremo provato solo una minima parte, con più partite avremmo scoperto, giocato e sofferto di più, ma ci sarà tempo e modo, spero E poi ero "il re-fax" con la coppa gelato
  24. Lothavier

    E vai di Nonsense

    ormai sei Cungi onorario
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