A volte la notte, sogno che sono ancora di essere mano nella mano con mia madre, o immagino cosa sarebbe successo se non me ne fossi mai andato. Forse sarei morto, ma non avrei avuto questo peso sulla coscienza. O forse sarei vivo, e con me tutti gli altri. Tutte quelle persone che pensavo così noiose e oppressive, e che ora rimpiango di non poter più vedere. Ma poi mi risveglio, con un dolore al cuore come se fosse trafitto da qualcosa, e solo la visione di mia moglie Myriel, che dorme come un angelo accanto a me, riesce a distrarmi da quel dolore. Ogni tanto mi chiedo cosa mio padre, nei reami celestiali, pensi di me. Forse tutt’ora mi sta guardando con accanto mia madre, rimproverandomi che non sia riuscito a proteggerla.
Ogni tanto, quando sono di ronda o di guardia, ripenso alla mia infanzia. Quei begli anni passati nel villaggio di Kroan, il più tranquillo di cui abbia mai sentito. Lì vivevo insieme a mia madre, la madre più dolce che un uomo, o qualunque altra cosa sia, possa avere. Sicuramente è per quello che mio padre l’ha scelta, lui che è un deva astrale dei reami celesti. Sfortunatamente, i suoi impegni l’hanno sempre trattenuto lontano da noi, e ho appena fatto in tempo a conoscerlo. Ma non lo rimpiango più di tanto, perché mi dico sempre che per ogni giorno che non ha passato con noi, forse una vita è stata salvata, o forse anche più d’una. E poi c’erano tutti gli altri, il fabbro Schmidt che batteva tutto il giorno, il profumo di pane della bottega Becker, gli splendi abiti del negozio di Schneider, e Hoffman con la sua vecchia giovenca che tirava l’aratro per i campi.
Non posso certo dire essere passato in osservato tra la gente. A causa delle mie ali piumate mi hanno sempre considerato come un dono dal cielo, come un inviato divino, cosa che in un certo senso ero. Avevo solo nove anni quando cominciai a manifestare i primi poteri arcani, e la cosa fu accolta come un ulteriore segno del fatto che fossi lì per aiutare tutti. Le persone del villaggio cominciarono quasi a adorarmi a causa di ciò, chiedendomi aiuto quando ne avevano la necessità. Mia madre mi aveva sempre insegnato ad aiutare chi lo chiedeva, quindi non mi posi problemi. Non che, in effetti, i miei poteri fossero esattamente quello che serviva a loro, ma ogni mio gesto era visto come favoloso e straordinario. Erano effetti magici minori, ma tanto bastavano per un villaggio del genere.
Fu durante la mia adolescenza che cominciarono i problemi. I miei poteri di arcanista erano ora molto forti, e ormai ero diventato il protettore ufficiale della città. Era capitato che qualche mostro errante, bugbear e goblin per lo più, fossero giunti al villaggio con le peggiori intenzioni. Il mio intervento era bastato per spaventarli, addormentarli o ferirli perché se andassero con la stessa fretta con cui erano venuti. Ma più passava il tempo, più tutti facevano sempre affidamento su di me. Ormai non riuscivo più a vivere in tranquillità che qualcuno aveva bisogno di me. Vedevo negli occhi di mia madre un certo sguardo di compassione, sapevo che se avesse potuto mi avrebbe aiutato, avrebbe preso il mio posto, ma entrambi sapevamo che era un qualcosa che dovevo fare da solo.
Tutto ciò fino al giorno in cui non ce la feci più. La situazione per me, mezzosangue sedicenne, era divenuta insostenibile e, d’impulso, un giorno scappai. Scappai il più lontano possibile, senza voltarmi indietro fino a quando la sera mi fermai esausto, con le ali doloranti. Ero giunto in una rada boscaglia, e solo allora mi resi conto che non ero mai uscito dal paese e non avevo idea di cosa ci fosse la fuori. Mi addormentai su un ramo tra questi mille pensieri su cosa mi aspettasse all’infuori di Kroan e il giorno successivo mi addentrai nella boscaglia, dimenticandomi del perché fossi lì.
Fu verso mezzogiorno che fece l’incontro con la più splendida creatura che esista. Per un momento, credetti di essere giunto nei reami celesti tra quelli che dovrebbero essere i miei simili. E lei se ne stava lì, senza avermi notato, accarezzando il candido manto di un cavallo, che avevo un corno del color dell’oro sulla fronte. Restai lì a guardare quella visione incantevole: l’unicorno che beveva placido, e lei che lo accarezzava, vestita di una tunica turchese. Solo dopo poco notai le sue orecchie, leggermente appuntite. E solo allora si accorse della mia presenza. L’unica cosa che fece, fu sorridere.
Quando mi avvicinai e cominciai a parlarle, scoprì che eravamo entrambi sorpresi: io dal fatto che esistessero creature diverse da quelle che avevo sempre visto a Kroan, e lei, non dalle mie ali piumate, ma bensì dal fatto che non conoscessi nulla all’infuori del mio paese. Restammo diverso tempo a parlare, poi mi condusse per un sentiero verso il suo villaggio e la sua gente. Ciò che vedevo era fonte di continua sorpresa: le case perfettamente integrate nell’ecologia della foresta di quelle creature(che poi scoprì essere gli elfi), l’armonia e la pacatezza simile a quella di Kroan, ma priva della volgarità umana. In secondo luogo, nessun elfo mi fece notare o pesare che avessi qualcosa di così strano come delle ali. Mantenevano un gran rispetto, ma nessuno di loro si accalcava per chiedermi aiuto o per chiedermi perché avessi tali ali.
Senza pensarci due volte, convinto di aver trovato il mio angolo paradiso, decisi di stabilirmi lì. Fui accolto con gentilezza da tutti, soprattutto da Myriel, la prima di loro che avevo conosciuto. E più di tutti lei mi comprendeva: essendo una mezz’elfa, anche lei viveva nella sensazione di non essere completa, essendo per metà umana. E in un certo senso, elfi e celestiali si assomigliavano. La nostra amicizia si trasformò ben presto in amore, e tre anni dopo ci sposammo. Nel frattempo, lei m’introdusse nel circolo druidico di cui faceva parte, e anche io imparai le arti di protettore della natura. Notai però, che focalizzando le mie energie nello studio delle arti druidiche, i poteri arcani che mi avevano accompagnato per tutti quegli anni non progredivano più. Quei poteri che avevano aiutato diverse volte, e che sicuramente avrebbero aiutato molti altri. Cominciai allora una serie di ricerche, studi, e infine chiesi al sommo druido che guidava tutti noi una soluzione. Vista la mia perseveranza, l’arcidruido decise di introdurmi in un piccolo gruppo di druidi particolari. Essi avevano infatti trovato il modo di combinare la magia druidica con quella arcana, il loro nome era quello di gerofanti arcani. Per la verità i loro poteri arcani non erano naturali ma maturati solo con lo studio di antichi tomi di magia, per cui ebbi qualche difficoltà a raggiungere il mio scopo, ma alla fine ci riuscii.
Tutto sembrava andare splendidamente, se non ché un giorno, un grande senso di nostalgia mi pervase, e provai un irresistibile voglia di tornare a Kroan. Myriel mi convinse che avrei fatto bene a tornare, almeno per rivedere le persone che avevano animato la mia infanzia e adolescenza, e anzi si decise a venire con me.
Più ci ripenso, e più mi ripeto che sarebbe stato meglio se non fossi mai tornato. A volte l’ignoranza risparmia molti dolori.
Lo spettacolo che ci si presentava davanti agli occhi era agghiacciante. Le case era tutte diroccate o arse, e una moltitudine di corpi era distesa per tutto il villaggio. Il primo che vidi fu il vecchio Hoffman, col suo stesso forcone infilato nel petto. E poi, uno dopo l’altro, anche tutti gli altri, stesi a terra con espressioni ti terrore sul volto, molti dei quali mutilati. Mia madre giaceva con le mani incrociate in preghiera ai piedi del letto, con una ferita all’altezza del collo. Myriel mi seguiva in silenzio stringendosi a me e guardandosi intorno con orrore. Accanto a tutti quei corpi giacevano anche qua e la corpi di alcuni mostri come orchi e goblin. La battaglia doveva risarile a circa un mese prima. Passai l’intera giornata a seppellire tutti quei 43 corpi, compresi quelli dei mostri, con Myriel che mi aiutava senza proferir parola.
Gli elfi devono avere un gran senso d’osservazione. Quando tornai da loro, nessuno mi chiese com’erano andate le cose, poiché la nostre facce dovevano essere molto esaurienti in tal senso.
INTERPRETAZIONE
Fondamentalmente, si può dire che è una buona persona per definizione. Sebbene qualche volta fatica a integrarsi perfettamente con gli elfi e tutte le altre creature, fa sempre del suo meglio per aiutare il prossimo e ciò che ama. Soprattutto sua moglie Myriel. Non porta mai rancore nemmeno agli orchi che hanno assaltato e ucciso il suo villaggio e la sua gente. Non solo per la sua natura celestiale, ma anche per gli insegnamenti di suo madre che gli hanno sempre insegnato a perdonare. A volte sente quasi come oppressiva la stima e le aspettative che gli elfi ogni tanto hanno verso di lui, ma dopo aver sbagliato una volta a fuggire, non commetterà più lo stesso errore. Ora vive oscillando tra il dolore del passato, e la gioia del presente, deciso come non mai a proteggere gli altri e tutti gli esseri viventi.
Quando ha che fare con gli altri, Alxander non mente mai, evita in qualsiasi modo di provocar dolore agli altri e in generale fa sempre del suo meglio per essere rispettoso. In pratica, segue a grandi linee il codice del paladino, sebbene, influenzato dagli elfi e dalla sua natura, ogni tanto compia azioni caotiche per fini legali. Il che fa di lui un neutrale. I suoi scopi però restano comunque sempre buoni.
Combattimento
Quando ha che fare con degli avversari, se sono umanoidi preferisce non attaccarli in prima persona, ma solo paralizzarli, bloccarli, confonderli, o ferirli per costringerli ad arrendersi o alla fuga. Quando invece si tratta di creature malvagie per natura come demoni o diavoli (sebbene non ne incontri molti), prevale la volontà celeste di eliminare quegli immondi o infernali mostri.
In generale, usa il suo vantaggio aereo per stare lontano dai nemici, per colpirli da lontano con incantesimi, e raramente calare in picchiata su di loro (ma lo potrebbe fare per salvare un suo compagno). Altrimenti, sempre volando, supporta i suoi alleati o la sua pantera potenziandoli e guarendoli coi suoi incantesimi.
INSERIMENTO NEL GIOCO
La scheda di Alexander utilizza materiale presentato nei seguenti manuali: Manuale del giocatore, Guida del Dungeon Master, Manuale dei mostri, Perfetto Arcanista, Razze delle terre selvagge.
Adattamento
La storia e il personaggio sono fatti appositamente per adattarsi a qualsiasi ambientazione.