Lasciando stare per un momento i massimi sistemi, vorrei concentrarmi per un attimo su qualcosa più vicino a me.
Come le piccole cose scontante e ripetitive che si fanno ogni giorno, tipo prendere il treno e la metro per andare al lavoro o all'università.
Vivendo a Milano, o meglio, in periferia ma andando in centro per studiare, è sempre un'esperienza, a volte è talmente automatico che non te ne accorgi però se ci pensi, nonostante il gesto sia uguale e i luoghi siano le stesse c'è sempre una variabile: le persone. Un universo in un solo uomo.
Per questo durante l'ora di pranzo esco dall'università prendo un panino e mi siedo sugli "scalini del Duomo".
C'è il sole, fa caldo, mangi e osservi.
Un formicaio di persone che attraversano in diagonale, verticalmente o orizzontalmente la piazza, entrate della Metro che vomitano o inghiottiscono centinaia di individui ogni secondo.
Ce n'è per tutti i gusti, manager, studenti, stranieri, turisti. Mi concentro sulle giacche e cravatte. Non riesco mai a capire se compatirli, individiarli o detestarli, forse faccio tutte e 3 le cose contemporaneamente.
Li compatisci perchè li vedi al telefonino, la faccia stressata, impartiscono direttive, si arrabbiano, devono pensare e agire in fretta anche in pausa pranzo, non deve essere facile, chissà quante responsabilità, chissà quanti soldi possono essere bruciati o guadagnati per una singola decisione.
Li invidi perchè sicuramente hanno tutto quello che un uomo mediamente desidera, un bella casa, un macchinone, si fanno le crociere ai tropici...alla fine la responsabilità paga.
E li detesti, li detesti perchè hanno anche un pò l'atteggiamento di chi crede che il Mondo sia un pò in mano loro, chi ha il potere di decidere degli altri, insomma un atteggiamento di sufficienza.
E' anche vero però che servono uomini come loro, in fondo.
Mando giù un altro boccone, lo sguardo si sposta sugli studenti, anche qui ne abbiamo per tutti i gusti, vedi lo studente con la maglietta di Che Guevara, sorrido perchè ce l'ho anche io, nel cassetto, e non ero molto diverso da lui, non sono diverso da lui, ma ho perso quella radicalità che avevo al liceo, ci accomunano gli ideali, l'utopia, la voglia di cambiare il mondo, il bisogno di credere in qualcosa e combattere per esso, con le manifestazioni o con il pensiero. Ha il sorriso sulle labbra, difficilmente glielo si può togliere.
Poi passa lo studente modello, ordinato, camicia bianca, sguardo serio e fiero, lui ha già capito tutto della vita, non sta più a guardare o a pensare a cose astratte come utopie o ideali, sa che il mondo ormai va in una certa direzione e che non bisogna perdere il treno, perchè passa una volta sola, bisogna studiare, laurearsi e mandare curricula. Gli si può dare torto?
E siccome l'occhio vuole la sua parte, si guardano anche le studentesse, a Milano grosso modo il modello è unico, ragazze belle con addosso vestiti firmati, che portano grosse borse con bene in vista la casa stilistica che le ha prodotte.
Nel buco tra una lezione e l'altra vanno in giro per negozi, mi chiedo sempre da dove prendano tutti quei soldi, camminano fiere e mi fanno un pò ridere perchè l'atteggiamento è da quelle "ce l'ho solo io" ma se solo si guardassero intorno la sola piazza Duomo è colma di fotocopie femminili. Però loro ci credono, ogni ragazza del genere sa di essere imbattibile, sa di essere sempre più avanti, più al passo con i tempi, più alla moda, più insomma. La competività tra donne è forse l'unica cosa sicura che si può comprendere nell'universo femminile di oggi, sono pronte a pugnalarsi sulla schiena, a spu**anarsi a vicenda in qualsiasi momento, e questo è veramente ipocrita perchè poi quando fa comodo eccole unite sotto il vessillo del femminismo a invocare la parità. Non parliamo poi del loro rapporto con gli uomini, non adesso, aprirò un discorso a parte perchè ci sono molti "secondi me" sul tema.
Fortunatamente non sono tutte così, guai a generalizzare, però a Milano che vuoi trovare? il 90% è di questo tipo, ma sto solo osservando, speriamo che la famosa apparenza inganni.
La densità di ragazze diverse queste è scarsa, ci sono le corrispettivi femminili del ragazzo di sinistra che non differiscono dalla controparte maschile in quanto atteggiamento, perchè a loro non interessa essere femminili, interessa far sapere a tutti cosa pensano, prima ancora di far sapere a tutti che sono donne.
Ne passano sotto gli occhi davvero di tutti i tipi, ognuno ha una storia, quello che è singolare è che nella mezz'ora di un panino e una bottiglietta d'acqua scorre sotto i tuoi occhi lo spettro della società moderna, dal livello più infimo al livello più alto e solo osservando si capiscono molte cose, le conseguenze di tanti meccanismi e fenomeni in atto.
E poi ci sei tu, perchè osservi, ma sei anche osservato, che posto hai in tutto questo? Sei come chi? Sarai come chi? Quando tra 10 anni passerai in piazza Duomo il ragazzo in pausa pranzo seduto sugli scalini a mangiare un panino, come ti vedrà? che penserà di te?
Sono come quello "di sinistra", come lo studente modello?
Sarai il manager invidiato e detestato?
Io un'idea di me tra 10 anni ce l'ho, ma il bello della vita è che non si può mai sapere, chissà quanti di questi manager da ragazzi sognavano di fare altro...magari hanno iniziato anche loro con la maglietta di Che Guevara ma piano piano hanno cominciato a indossare la camicia, i sogni svaniscono, contano i soldi ed eccoli a parlare con il telefonino nevroticamente, ma con la Maserati parcheggiata davanti all'ufficio.
Chissà...
Poi il panino finisce, è ora di andare, tra poco c'è lezione.