"C-credo non serva a-a-arrabbiarsi."
Lo strano uomo farfugliò delle parole, ma Olbeon non le capì tanto bene.
"Cosa? Cosa stai dicendo?"
"D-dico solo che a-arrabbiarsi non serve; le ho chiesto g-g-gentilmente di non urlare, perchè urla di più?"
Questa volta Olbeon riuscì a distinguere le parole, tra il tartagliamento dell'uomo e lo stordimento della birra che lo assaliva.
Si alzò di scatto in piedi, ergendosi di pochi centimetri più in alto dell'uomo seduto al tavolo; barcollò lievemente, mentre un po' di nausea gli saliva dallo stomaco.
Ruttò, rumorosamente, in faccia allo straniero, che rimase disgustato dal puzzo di birra che aleggiò nell'aria.
Con aria stralunata il nano si girò, afferrò il boccale di birra e lo svuotò quasi completamente in un unica sorsata.
Ne avanzò solo un goccio.
Allontanò il boccale dalla bocca, e lo guardò, evidentemente ubriaco.
Poi guardò lo straniero.
E gli rovesciò la birra sulla testa.
Quando smise di ridere rumorosamente si accorse, seppur a fatica, della situazione che lo circondava.
Il cane ringhiava, l'oste era alle sue spalle con un bastone in mano e accompagnato da un altro paio di omoni grassi e robusti, l'uomo davanti a se aveva una strana espressione sul volto, forse un misto di rabbia e paura,e lui si reggeva a mala pena in piedi, dopo la sorsata di birra.
La giornata si faceva interessante.