Erano giorni che lo seguiva.
Quell'oscuro viandante l'aveva incuriosito da subito.
Lo aveva visto passare sul sentiero nel bosco mentre riposava su un albero. La corteccia bianca dell'esile Betulla d'anime faceva contrasto con il nero dell'abito del viandante. Nascose il proprio pugnale dalla bianca lama ricolma di rune elfiche nell'ombra del mantello e si calò lentamente dall'albero, come solo un elfo della sua esperienza poteva fare.
In un attimo era un tutt'uno con i cespugli, aiutato anche dalla sua esperienza nella magia. Sapeva poco di essa, perché non ne era molto affascinato, ma aveva imparato tutto ciò che gli sarebbe stato utile a sopravvivere nel mezzo di un bosco selvaggio. Sentiva ciò che mormoravano gli insetti, all'occorrenza, e ciò che stavano dicenod in quel momento non gli piaceva molto.
Iniziò a seguire il viandante da distante, senza farsi sentire, senza farsi vedere da nessuno tranne che da se stesso.
Dopo qualche giorno si avvicinarono al villaggio: non ne era troppo felice.
Lui, Ariaston, preferiva il dolce tepore dei boschi a quello delle taverne. Era nato e cresciuto in un bosco, e si sentiva a proprio agio tra le foglie e i ruscelli. Ma aveva anche una certa conoscenza del mondo degli umani, e sapeva ben adattarsi alla vita in società. Per un certo periodo aveva anche frequentato un umana, per un certo periodo...
Scacciò quei pensieri dalla propria mente e si preparò ad entrare al villaggio.
Ed improvvisamente capì che qualcosa stava cambiando, che non tutto andava come era normale. Sentiva che le trame che tessevano l'aria, e la magia, stavano mutando. Qualcuno si preparava a compiere qualcosa di strano, forse malvagio.
Improvvisamente si sentì eccitato, come non lo era da molto tempo!
Sentiva i rumori di una festa, le risa e la gioia di alcuni bimbi. Si festeggiava qualcosa in città!
Come un ombra si spostò sulla destra e si fermò ad un centinaio di passi dal viandante, mimetizzato nell'albero delle impiccagioni al limite del villaggio.
E finalmente vide il tetro messaggero di morte svelarsi. Tutto si fece buio e freddo, e capì subito che delle vite stavano per spegnersi, e qualcuno ne traeva piacere. La sua mano scorse verso il pugnale, lo scaldò e poi si allontanò da esso, sicuro che sarebbe stato notato appena lo avesse usato.
Strofinò allora il medaglione al collo, lo nascose sotto la maglia, e attese con pazienza. Ora era più sicuro!
Non era molto interessato alle vite degli umani, qualsiasi cosa succedesse. Ma qualcosa lo tratteneva qua. Sapeva che non sarebbe finito tutti li, il suo istinto glielo diceva.
Poi senti delle urla, l'odore di morte nell'aria, la voce dello stregone tuonare felice nella piazza e un luminoso bagliore che la illuminò gli permise di vedere la gente morire.
Con la sua vista da elfo notò il nano, la bambina ad esso aggrappata, e un paio di figure astute che guardavano lo stregone...
Decise di attendere, conscio dell'anormalità della situazione e dei poteri che si erano casualmente radunati in quella piazza, non per ultimo il suo, e sentì il dolce tepore del suo pugnale sul fianco...