Lasciate il negozio in viola e raggiungete la locanda del Drago Infilzato dall'altra parte della strada.
L'edificio è a dir poco diroccato, col tetto mezzo sfondato da un'ancora che doveva fungere da insegna in altri tempi, ed entrambe le finestre che danno sulla strada rotte e crepate.
Dalle finestre rotte si intravedono alcuni gruppi di avventori intenti a bere da enormi boccali, due pinte almeno, mogi e tristi.
Quando entrate, tutti si voltano a guardarvi. Più di un occhio lascivo si sofferma su Shelathan, evidentemente fiori luogo in quel tipo di locanda, ed un bruto col fisico da scaricatore di porto, pelato e con un occhio guercio, più ubriaco degli altri, si alza sistemandosi il pacco. Pare proprio intenzionato a venire verso di voi, verso Shelathan, ma uno dei suoi compari lo prende per un braccio e lo costringe a sedersi.
"Al bancone pagate quello che prendete, al tavolo c'è un rincaro di un pezzo di rame a testa."
A parlare è stata una ragazzina di quindici, forse sedici anni, sporca e lercia, con un herpes labiale molto pronunciato, in tenuta da cameriera.