Chandra
La stanza era fredda, ma forse non quando il cuore di Chandra in quel momento. Dopo la stringata e solitaria comunicazione con Sophia, la stanza era diventata sempre più fredda e buia: le candele meno luminose e con la fiamma sempre più bassa, il vento che entrava dalle fessure sulle pareti era gelido ma silenzioso come un fiume che d'inverno viaggia sotto una cupola di ghiaccio.
Erano passati i minuti, forse ore. Chandra era rimasta distesa sul letto a rimuginare sulla lunga giornata appena passata e frustraione, rabbia, tristezza e dolore erano le sole sensazioni con cui riusciva ad entrare in contatto. Parlare con qualcuno forse le avrebbe fatto bene, ma nè Clint nè Ariabel tornarono a dormire in stanza e gli oggetti magici che aveva donato a Pnash e Sophia non erano abbastanza potenti per intavolare una vera e propria discussione. Così restò sola e trovò rifugio solo nella lettura di uno dei tomi presi nella biblioteca del tempio di Boccob: un trattato sulla magia più oscura che l'aveva appassionata negli ultimi mesi. Erano rituali complessi e pericolosi, ma il grande rischio veniva ripagato da una dimostrazione di potere che i più neanche sognavano di poter vedere, figurarsi manipolare.
Forse era davvero quella la strada che le avrebbe permesso di salvare Sophia da una morte predetta da tutti ma alla quale Chandra ancora non si era rassegnata. Lesse con l'aiuto delle flebili candele pagine su pagine traducendo i passi più criptici per decifrare i rituali. Non si accorse del tempo che stava passando e la mattina seguente sarebbe certo passata a riscuotere il conto, ma l'appagamento che trovava, se pur momentaneo, era troppo dolce per essere abbandonato sul più bello e ad ogni pagina che terminava di tradurre, ne seguiva un'altra divorata con sempre più ardore.
Le voci in strada si andarono ben presto zittendo, come anche il cigolio delle vecchie assi della pavimento della locanda sotto il peso degli stivali degli ospiti andò a scemare mentre la barda era come rapita da quella lingua arcana. Solo quando gli occhi le si cominciarono a chiudere da soli, si rese conto che erano coperti di lacrime: forse per la stanchezza, forse per la tarda ora, forse per l'illuminazione...o forse no.
Chandra ripose il tomo rilegato in cuoio borchiato nel proprio bagaglio sotto il letto, si asciugò gli occhi e trovò finalmente la pace: di solito trovava armonia quando riempiva il suo cuore di emozioni positive che si intrecciavano tra di loro danzando come rondini nel cielo, ma quella notte trovò il suo equilibrio quando si sentì del tutto svuotata. Dalle preoccupazioni, dalla tristezza, dai ricordi più nefasti, ma anche dai progetti pù eroici ed i sogni più rosei.
Guardò per l'ultima volta lo stoppino della candela che stava per spegnersi e ne contemplò l'ultima fiammella. Forse fu una suggestione, ma si ritrovò ad immaginarsi come quella candela che vedeva esaurirsi le proprie forse. Consapevolmente accettò il suo fato quando l'ultimo pezzo dello stoppino cadde sul piattino spegnendosi: in quel momento chiuse gli occhi e lasciò andare anche lei qualcosa. Qualcosa di profondo, come fosse stata un'ancora che la teneva bloccata davanti al molo. La sollevò e salpò, per la prima volta senza rimorsi, nè frustrazione.