A me piace lasciare le divinità sullo sfondo, come entità potenti ma incomprensibili. Incarnano aspetti che si riflettono nel mondo materiale, ma non intervengono direttamente come "agenti-persona".
Ora ho in attivo una sola ambientazione homebrew e lì gli dei sono più che altro forze cosmiche volte alla conservazione o alla distruzione della loro stessa creazione. Sono totalmente incomprensibili per i mortali, che a loro volta sono incomprensibili per le divinità. Per questo "in mezzo" ci sono altri esseri (che potremmo definire celestiali, semidei, poteri minori) che fungono da intermediari. Sono gli agenti delle divinità, ne interpretano il volere e lo eseguono sul piano dell'esistenza. Comunicano (di rado) con i mortali e mantengono le leggi del mondo materiale.
Chierici e sacerdoti non ricevono potere dalle divinità, ma studiano la magia e la applicano seguendo complesse filosofie che rispecchiano (o meglio dire interpretano) i precetti di una data divinità.
Un sistema del genere mi è molto comodo nel wordlbuilding:
Mantiene il mistero. Avere le stat e i poteri delle divinità o anche solo dei loro avatar è un po' un letdown.
Mantiene chiari i livelli di potere. Le divinità sono al di sopra di ogni cosa, ma anche per questo non agiscono sullo stesso piano delle creature mortali. Sono forze cosmiche, si potrebbe persino dubitare siano davvero senzienti nel senso stretto della parola.
Permette molta libertà nel gestire l'ambientazione. I sacerdoti di una divinità possono interpretare male (volutamente o meno) il volere del nume e questo senza perdere poteri o capacità. Eresie, scismi, crociate, differenze di fede possono esistere e coesistere senza problemi.