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Maiden

Circolo degli Antichi
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  1. "Con chi ho l'onore di parlare?" Nel frattempo mi massaggio i polsi, per poi afferrare con modo il bicchierino pieno di thè. "Da quello che vedo intuisco che siano gli affari ciò che le interessano più di ogni altra cosa. In pieno stile con la città. Solo che lei deve avere un business vincente o ottime capacità. O entrambe le cose. Un motivo in più per volerla dalla mia." Dico, riferendomi al mio ultimo discorso che la riguardava. Aspetto che sia lei a muovere il bicchiere per prima, non vorrei fosse un'altra mossa falsa, chissà cosa potrebbe voler dire. Magari una mancanza di rispetto. "Se si trova qui non è un caso. Vuole qualcosa da me. La domanda è: cosa?" Tiro i miei capelli all'indietro, cercando di farmi una coda alta. Li sento sporchi. Vorrei solo farmi una doccia e poter rilassarmi. Ma l'adrenalina di questo interrogatorio scorre ancora forte ed è come se fossi seduta sulle spine. Voglio sapere cosa diavolo vuole da me questa donna che si è prodigata nel raggiungermi da chissà dove per incontrarmi. Per un attimo penso a Kurt. Quante cose sanno di lui? Lo avevano già chiamato, addirittura. Spero sia incazzato. Così potrò mettergli le mani addosso con ancora più violenza.
  2. "Che controllare non le costerebbe niente, a questo punto." La fisso, seria. "Le chiederanno il perché di questo trattamento e mi faranno uscire di qui, mettendo in moto la classica situazione dove qualcuno sarà scontento di quello che è successo e avremo ripercussioni per tutti per una cosa che poteva finire tranquillamente sul marciapiede dove i vostri uomini hanno deciso di ammanettarmi per farmi vestire di vergogna fino alle mura sicure di questa centrale di polizia. Voglio essere più sincera con lei: cosa facessi sulla nave del capitano Kurt Vonnegut non riguarda Suvali ma Zadracarta. E parlarne potrebbe far precipitare questa situazione in un incidente diplomatico, dove saremo tutti investiti alla stessa maniera." Abbasso la voce, in modo da farmi sentire solo da lei. "Lei sogna una vita accanto ad un uomo che preferisce, viene screditata dalla famiglia perché a Suvali le vostre usanze vorrebbero relegarla ad una vita che ha già deciso di non voler avere. Ma a Zadracarta, beh... Potrebbe ricostruirsi una vita. Una di quelle vere, dove a scegliere sarebbe sempre e solo lei. Conosce la mia cultura e potrei aiutarla in questo senso, ha già un impiego rispettabile, sarebbe di grande aiuto per noi averla in un organico organizzato e di avanguardia: abbiamo bisogno di donne come lei, che con la sua testimonianza brillerebbe più di una pulsar nello spazio profondo. Questo se smettesse di considerarmi una criminale solo per aver camminato nel quartiere finanziario di Suvali come una persona qualunque, libera. Lei ha capito che tipo di persona sono e probabilmente capisce esattamente cosa intendo quando desidero il libero arbitrio su certe questioni, come la libertà di poter visitare un luogo senza doversi ritrovare in una centrale di polizia ammanettata come una bestia dopo essermi io stessa fatta condurre senza opporre resistenza." Osservo le sue reazioni con attenzione. "Ma se dovesse decidere di farla, questa chiamata, per alzare un polverone su una questione così irrisoria da riguardare un contrabbandiere di cui fino ad oggi non vi è importato niente... Mi eviterebbe l'imbarazzo di farla fare a me. Quando l'ho vista pensavo che potessimo risolvere la questione, invece che infittirla, parlando da donna a donna." O la va, o la spacca.
  3. "E' una parola grossa per me, mercante. Potrei pensare a qualche affare, sempre che non sia illecito farlo, ovviamente. Sto imparando a mie spese il vostro codice penale, non vorrei altri problemi." Mi sento veramente uno schifo in questo momento. Ammanettata ad un pavimento di una centrale di polizia perché un uomo pensava di potermi usare a suo piacimento in un parco. Beffardo, il destino mi sta riservando un sacco di smacchi. Passare da un estremo all'altro in qualche giorno. Aver perso tutto su Alabaster... Non saprei neanche da dove cominciare se dovessi dire con precisione quando ho pensato di aver commesso degli sbagli. Dei grossi sbagli. Ma adesso, incatenata come un animale, mi viene quasi da rimpiangere Zadracarta. Mi sento umana, dopotutto, a fare certi pensieri... A nessuno piace essere trattato come una bestia. Quanta introspezione negli ultimi giorni. Non che prima non ne facessi ma ultimamente ho rincarato la dose. E più mi trovo nella merda e più tutto quello che ho fatto pesa sempre di più.
  4. Le spiego che in altri mondi la virtù non si cela dietro delle vesti e che esse non esprimono significati così profondi. Sono semplicemente vestiti, modi per esprimere la propria indipendenza e libertà. Senza accuse, almeno in teoria. Non è che altrove sia tutto rose e fiori. "Mi trovo in città per avere il modo di conoscere Suvali, per eventuali commerci futuri che potrei decidere di mettere in pratica. La città a quanto ho capito offre molto per il commercio." Altrove, aggiungo, che non ci si deve vendere per appartenere ad un'altra persona di nostro interesse. Se lo si ama e si è ricambiati, questo è tutto il necessario affinché i due possano sentirsi uniti. Una cosa tanto cara come la virtù non dovrebbe essere una cosa che viene scambiata per denaro. Ci vuole altro, che non ha prezzo. A Zadracarta le cose sono diverse, come su Suvali. Le spiego un po' la situazione. Questo discorso, se l'universo fosse un posto giusto, non ci sarebbe bisogno di farglielo. Da una parte la capisco perfettamente. Dall'altra la sto detestando perché non riesce a guardare oltre la siepe. Crede di saperlo e le va bene così a quanto pare. Io stessa ho vissuto l'inganno così a lungo. Quanto possono esser forti le catene quando sei tu stesso a stringerle il più possibile?
  5. "Lo sono." Le rispondo in modo secco, il mio umore ed i miei pensieri stanno viaggiando alla velocità della luce da quando quel bifolco mi ha dovuto mettere in questo casino. Quindi alterno rassegnazione a momenti di rabbia in cui non riesco ad accettare questa situazione nel modo in cui potrei fare meno danni. Le parlo apertamente. "E lei invece, prima di essere donna è un ufficiale?" Sono satura del mio stesso veleno. Guardo quel velo che indossa e ci vedo una prigione per la mente ed il corpo. Fremo dalla rabbia, perché è un chiaro esempio di di come il maschio abbia sottomesso la donna da queste parti. E niente, proprio non mi va giù.
  6. Non ne uscirei bene da un tentativo di fuga su questo Toro di Stanford. E' come se la vita avesse deciso di mettermi alla prova sempre più. Stringo i pugni e chino la testa. Non devo pensare a queste cose stupide. Non potrei sopravvivere da fuggiasca. La mia vita ultimamente si sta dipingendo sempre più con della merda. Deglutisco a fatica e sussurro: "Va bene, va bene. Andiamo..." Dentro di me le urla per questa ennesima sconfitta riecheggiano fino alle sponde delle mie membra. Pagherò quello che devo in questa città. Anzi, Kurt pagherà. E al diavolo il mio 6%. Comincio a non essere sicura neanche di questo vista la situazione in cui mi trovo.
  7. Non impazzisco per il tema nautico ma tanta roba la mappa principale!
  8. "No, addirittura le manette, mi sembra esagerato." Mi scanso leggermente, arretrando di un metro. Prendo quegli ultimi attimi di tempo che mi sono disponibili. Non vedo altre vie di uscita. Sto pensando seriamente di darmi alla fuga.
  9. Sono contento. Mi piace il periodo scelto. Vedremo!
  10. "Lo vedo che siete civili." È per colpa di gente come voi che la Ginocrazia Latariana crede fermamente nello sterminio degli uomini. Posso solo immaginare cosa potesse essere una donna, nei tempi antichi, in un posto come questo. "Dunque, per evitare altro tempo perso, ci potremmo incamminare verso la mia nave, così potrei pagarvi la multa e segregarmi per non rischiare di offendere qualcun altro. Capisco che non sia il vostro lavoro ma come immagino, sarete in strada per pattugliare in modo che Suvali rimanga sempre un luogo sicuro e accogliente. Non vi distrarrei dalla vostra mansione, siamo di strada. Almeno su questo, venitemi incontro." Questo scenario, qualora lo accettassero, mi aprirebbe due possibilità. Sfruttare un buon momento per la fuga nel caso fossero senza malizia nei miei confronti o arrivare veramente dal mio Kurt, il mio amore. Mi farei pagare questa multa di merda, facendomi togliere la spesa dal guadagno della Veste da Specialista. In più devo spaccare la faccia a chi ha avuto la bella idea di farmi vestire come una tr0ia per la gente di questo posto. E quasi spero che sia stato proprio il mio amorevole compagno. Se solo ci penso mi ribolle il sangue nelle vene. Sorrido candidamente agli uomini in divisa, anche se in questo momento vorrei solo strappargli le palle.
  11. "Devo sapere a cosa vado incontro. Se decidessi di farmi arrestare perché non ho intenzione di venire meno ai miei sentiti obblighi nei confronti del mio uomo, cosa succederebbe?" Prendo tempo. Mi guardo intorno. Aguzzo la vista, voglio sapere se è possibile che tutta l'area sia controllata da telecamere, droni o quanto altro. Inoltre, come sono fisicamente questi uomini? Atletici? Che equipaggiamento mostrano? Inoltre, sarebbe possibile farsi perdere di vista fra la folla o c'è poca gente in giro? Stimo fattibile una fuga rocambolesca? Incalzo la risposta alla domanda precedente per guadagnare il più possibile dalla situazione. "E potrò chiamare qualcuno, una volta che sarò in caserma con voi, per pagare l'ammenda?" Devo farmi due conti per avere due possibilità: l'arresto o la fuga. Prima di farmi toccare nuovamente gli faccio vedere come si allena una donna che ha militato nel corpo Akharin Dastur.
  12. Tanta roba. La direzione per ora mi piace un sacco. Ne vogliamo sempre di più!
  13. Mantengo la calma, anche se il gesto mi urta enormemente. "Credo di essere stata fraintesa. Lui potrà fare quello che vuole con una prostituta. E ribadisco di non esserlo. In secondo luogo, appartengo ad un altro uomo. Non posso sicuramente prestarmi a questo mercante come esso desidera, devo mantenerne l'onore." Sono seria quanto loro. "Ditegli che mi spiace, che non è un affronto. Tornerò alla mia nave per evitare altri spiacevoli equivoci." Non sono fuggita da Alabaster per farmi scopare da questo str0nzo. Nessuno può toccarmi senza il mio volere. Così diciamo tutte.
  14. "Non appartengo a Suvali, non conosco bene le vostre leggi. Spiegatemi cosa è una 'ajnabi e vi risponderò nel migliore dei modi." Cerco di argomentare con i due poliziotti. Nel frattempo penso già alla prossima mossa. Nel caso non volessero sentirne di nessun genere, spiego che sono qui per affari che mi appartengono e non per altro. Non credo che facciano così con tutte o donne che atterrano su questo pianeta. E se lo fanno, forse la Ginocrazia Latariana in questo caso sarebbe la giusta risposta.
  15. Mi guardo intorno, alla ricerca di qualcuno che potrebbe aiutarmi. "No! NO!" - grido a perdifiato, sperando che intervenga un passante. Nella mia mente è tutto molto chiaro. Sono fredda, non ho paura della presa di questo uomo. Lui non sa di cosa sono capace. Ma non voglio agire, sono sicura che avrei solo grane. Cerco comunque di non farmi spostare più di tanto, in modo da rimanere al centro dell'attenzione.
  16. Lascio le mie armi ed i miei unici averi a bordo, dentro un armadietto che si possa chiudere bene. Non ho intenzione di perdere ciò che è mio per un qualsiasi motivo. Conto le ore che mi separano da questa vendita, giro il distretto finanziario e faccio le mie prime considerazioni su Suvali. Guardo molto il rapporto uomo-donna, seguo in modo innocente per qualche minuto coppie affiatate per curiosità, mi fermo in questi parchi bio e fisso la struttura, perdendomi in pensieri lontani, ricordi di una gioventù mai avuta. I soldi sono tutto in questo posto. Devo cominciare a farne se voglio cominciare da qui. Penso a Kurt. Alla fortuna che potrebbe avere tra le mani. E al fardello che esso comporti.
  17. Indosso abiti altujjariani, nascondendo la mia Uniforme da Combattimento. Nei giorni precedenti alla vendita, voglio fare un sopralluogo del dar-almazad in cui ci è stato assegnato lo spazio chiuso. Mi interesso ovviamente delle zone prossime alla nostra, che tento di scrutare con più attenzione del resto. Il tutto mi sembra strutturato, se la Gilda di Suvali usa fare così, significa che tutto funzionerà come deve. Nel frattempo cerco di imparare qualcosa di questa metropoli. Nei tempi morti, voglio farmi un minimo di cultura. Una cosa è informarsi su posti lontani, come in genere ho sempre fatto prima d'ora. Un'altra cosa è viverli. Cerco di adeguarmi e di mantenere un profilo basso.
  18. "Mi fido." Tra tante virgolette. Se la divisa mi porta del beneficio, la tengo. Tento di cucirci sopra, alla buona, i vestiti anonimi che mi vengono dati. Copro al meglio eventuali simbologie. Lascio che il corso delle cose ci portino al momento. Ho cercato di cambiare aspetto, sto metabolizzando lentamente tutto quello che mi è successo. Non scoppio più di rabbia, mi trovo più in uno stato di constatazione. Mi lecco le ferite e penso a cosa fare. Adesso ho un solo obbiettivo: i crediti di questa vendita. E sfruttare al meglio Kurt, senza essere sfruttata a mia volta. Si sta dimostrando abile, in un certo senso mi sento quasi fortunata ad essere capitata con un tipo del genere. Ma non abbasso la guardia, anche se lo vedo concentrato al massimo per la vendita del mech.
  19. Lascio che Kurt prenda le sue decisioni. Sono i suoi soldi, è il suo mech. Io voglio conoscere il terreno su cui ci sarà lo scambio, non accetto a scatola chiusa un punto deciso da altri "perché sì". Inoltre, non voglio palesarmi latariana e esigo il massimo riserbo per quanto accaduto. Quindi chiedo a Kurt di dotarmi di alcuni cambi di vesti civili, bruciando di fatto la mia divisa. Dalla nostra chiacchierata, dove abbiamo intrattenuto l'accordo, mi sono sciolta e ora vorrei poter fingermi, almeno per questo periodo, parte del suo equipaggio. In realtà non prendo veramente parte a tutto ciò, mi limito però a sembrare qualcosa di diverso dal chi sono in realtà, se vista da fuori. Taglio i miei capelli della metà, addirittura li scurisco con qualche shampoo. Cerco di imparare qualche parola di uso comune di altre lingue e le mischio in slang giovanili, se necessario. Fortunatamente il mio viso mi fa sembrare anche un po' più piccola degli anni che ho in realtà, se mi trucco e gioco un po' con i capelli. In generale, prendo queste precauzioni. E per nessun motivo lascio totalmente incustodito il mio zaino (in cui c'è qualche piccola provvista, un kit di sopravvivenza scarno, la maschera per l'ossigeno ed il mio peluche) e le mie armi. Non porto niente con me, tranne per il coltello nascosto nello stivale. Se dovesse esserci qualche latariana potrebbe riconoscermi anche solo dal mio Sniper Rifle. In sostanza vorrei essere un'altra persona, mi faccio chiamare Eva, nel caso fosse necessario. Emalaith detta la Valchiria di Zadracarta è morta su Alabaster, combattendo al fianco della sua amata Marjane per qualcosa in cui credevano.
  20. Abbiamo tutti molto da perdere. Deve essere l'effetto che fa starmi vicino da quando ho Dio dalla mia parte. "Andrà preparato tutto nei minimi dettagli." Sono ancora sul filo del rasoio. Ma dirgli di no mi avrebbe resa inutile ai suoi occhi. E sarebbe stato pericoloso per tutta la mia permanenza con loro. Adesso invece ho qualcosa da guadagnarci, perché da sola non avrei comunque potuto venderlo, sarebbe stato come mettermi un bersaglio sulle spalle. Rimango comunque preoccupata per la fine di questa contrattazione.
  21. "Si può fare." Dico in modo secco, quasi subito dopo aver ascoltato. "Dovrai pagarmi, Kurt - marcando con una certa enfasi il suo nome -. Una mano lava l'altra." Non accenno al tipo di pagamento. Voglio lasciarmi più possibilità di contrattazione una volta terminata l'operazione. Inoltre, potrebbe sempre usarmi per poi decidere di pagarmi con una pallottola. Sfruttare il più possibile la situazione. Alla fine da parte loro probabilmente lo meriterei. Ma questo non glielo dovrò permettere.
  22. "Cosa ti spinge a chiedermelo? La motivazione." Abbasso la guardia, mi distendo in modo visibile. Mi appoggio alla mia Veste da Specialista ed attendo la risposta, sono curiosa di sentire cosa ha da aggiungere, mentre lo squadro con aria interrogativa.
  23. "Sì. Avresti dovuto." Lo scruto bene in volto, con una espressione ferrea, tirata. Per un attimo ho avuto le palpitazioni, l'adrenalina scorre a mille. Espiro forte, mi tiro su. Gli porgo la mano e tento di rimetterlo in piedi. "Sei qui per qualcosa. Parla." Non ho una bella cera. Ho le occhiaie, sono ridotta ad uno straccio. Ma nonostante tutto, non fletto un muscolo. Sono a distanza di Close Quarter Combat. Non sono un asso in questo tipo di combattimento ma da questa distanza è la cosa migliore da fare nei confronti di un uomo sicuramente non addestrato in questa disciplina.
  24. Bellissimo questo articolo, interessante lo studio!
  25. Assente con la mente, osservo dalle telecamere della veste tutto quello che mi capita a tiro. Cerco di capire se hanno un sistema di sorveglianza. Se non ne hanno uno, quando l'hangar è deserto, prendo quel piatto che mi è stato lasciato e lo porto con me, dentro il mio guscio. Non lo mangio ma cerco di capire cosa sia. Ad ogni modo sono esausta. I pensieri più teneri li riservo a mio padre, la cui vita verrà spezzata irrimediabilmente, se il colonnello crede che sia riuscita a fuggire da Alabaster. Non aspettava altro, tro1a stizzita. Mi mordo nervosamente il labbro. I pensieri più logici sono per mia madre. Per lei il discorso è diverso. Potrebbe cavarsela anche se il colonnello fosse a conoscenza della mia fuga dal pianeta. Mamma, spero con tutta me stessa che vi parleranno della mia morte. Piangerete ma prima o poi finirete con l'asciugarvi le lacrime, che consumate dal dolore, non riusciranno neanche più ad affacciarsi sul vostro volto segnato dal lutto e dallo sgomento. Ma continuerete a vivere, nonostante tutto. Anche per me sarà così. Continuerò, perché io devo vivere. Sono la Valchiria di Zadracarta. E se con la mia vita o la mia morte potrò annunciare la verità, io lo farò. Mi rimane solo questo, oramai. Infine, prima di addormentarmi stremata, penso a Marjane. Come ho fatto da quando mi sono voltata, lasciandola combattere per me... Il suo sacrificio, no, non può essere stato vano. Ho capito troppo tardi cosa fosse il tuo sentimento per me. E questo è l'insegnamento più grande che possa aver appreso in tutta la mia vita. Per certe cose, ci combatti. A discapito di tutto, contro chiunque. Per anni ho avuto i tuoi sguardi e non sono riuscita a dargli il giusto peso. Sei stata la mia amante a lungo ma per quanto hai fatto oggi, mi accorgo di non poterti amare come dovrei. Se sono stata il tuo libro della Gioia, devo ringraziare te. Sei stata tu stessa la scrittrice di tutto questo. E quel poco che di buono c'è in me, è solo perché lo hai seminato con i tuoi gesti. Non ti merito, Marjane. Mi hai dato così tanto. Ma tutto sommato, forse il significato di vivere è proprio questo. Dare. Senza chiedere. E sorriderne. Allora sorriderò anche io, come te, un giorno di questi. Sorrideremo nuovamente, forse finalmente insieme. Stringo il peluche e cedo al sonno, incurante di ciò che potrebbe accadere.
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