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Il Signore dei Sogni

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  1. Se ne parla anche qua: http://www.dragonslair.it/forums/topic/38123-analisi-del-combattimento-in-mischia/
  2. Se riuscissi a convincere il mago a ultra specializzarsi in Ammaliamento risolveresti il problema... Trollate a parte, come hanno già detto, il problema dello squilibrio tra caster e mundane é che é sistemico: Pathfinder usa lo stesso sistema ed ha gli stessi problemi (sebbene abbiano limato le robe più insensate), e comunque anch'esso ha avuto un'impennata sulla potenza. L'unico modo é ricorrere a toppe, come meno oggetti magici per il mago, bersagliare il libro degli incantesimi... Oppure spiegare al mago, se é un powerplayer, che non é ancora detto, che così non ci si diverte. Se vuoi ricorrere a HR me ne viene in mente una, mutuata dalla seconda edizione: Fare che il mago può aggiungere al suo libro solo gli incantesimi che trova, senza quei due per livello datigli gratis. In questo modo controlli il problema ala radice
  3. Rogar Allora non ci deve essere niente nelle vicinanze. Comunque non mi fido. Mago, hai qualche idea oltre a dire una tiritera?
  4. Dal momento che uno dei giocatori è temporaneamente fuori uso, servirebbe ai giocatori e a me un giocatore che voglia impersonare un mago di 7° livello che ha un demone asservito. Siccome la sostituzione è temporanea, seppur a tempo indeterminato, è possibile modificare la build (a patto di lasciare la razza umana) ma lo sconsiglierei. La scheda è questa: http://www.myth-weavers.com/sheet.html#id=50554 (tutti i manuali permessi, tranne Frostburn e niente riduzione di MdL, un difetto permesso). Discorso simile per il background: l'unico vincolo reale è l'aver incontrato il pragmatico mago Al-Akhba, che ti ha preso 12 anni fa come allievo insegnandoti l'arte di evocare i demoni. Questo mago (che ha fatto la sua comparsa in campagna, e la farà in futuro) è solito girare il mondo alla ricerca dei maghi dotati. Questo mago è il mago di corte del Sultano della Bandiera Nailah (per informazioni sull'ambientazione vedi qui). Prima di decidere, consiglio di leggere qua.
  5. Rogar Capisco... ...Martin! I lupi hanno un buon naso, sente qualcosa il tuo?
  6. Rogar Al buio si, ma non nella notte magica. Andiamo, voi maghi so che sapete dissolvere i sortilegi!
  7. Ricordo che Dunya è il pianeta che contiene la regione delle Toplakar Nai
  8. Rieccomi dopo le feste, non ingrassato e con un nuovo argomento da raccontare. I geni sono creature dalle capacità sovraumane che abitano in gran copia le Toplakar Nai. Tanti vivono nel Jinnestan, una regione di Dunya dove gli elementi sono presenti disordinatamente, come la Madda prima dell’intervento ordinatore di Nai. Sono legati ai Quattro Elementi e possono essere manipolati in diversi modi dai maghi. Tra questi spiccano gli Sha’ir, che basano il loro potere esclusivamente su di essi. Sono raggruppati in Jann (i più deboli), Jinn (la classe più variegata), Afrit (molta potenza ma poco cervello, fatti di fuoco), Marid (i più furbi e potenti, connessi all’acqua), Shaytan (potenti come i Marid ma più malvagi, connessi ai Div), Ghul (spregevoli geni negromantici). Origine popolare La tradizione, rinforzata dai pareri di insigni pensatori antichi come Re Salomone, ritiene che i geni siano Fikhir decaduti: dopo aver creato il mondo, Nai chiese ai suoi Fikir di giurare fedeltà agli uomini, tuttavia alcuni di essi, capeggiati da un Fikhir di nome Azazel, rifiutarono di sottomettersi ad un essere così inferiore e vennero puniti con la cacciata dall’Iberim, pur continuando a soggiornare nei Reami Divini. Questi diventarono i Div, e da allora cercano la rovina dell’uomo. La maggior parte degli altri accettarono il volere di Nai, diventando i Feveres, e un terzo gruppo non prese posizione in un primo momento, per poi accasarsi successivamente tra i Div o tra i Feveres. Questi furono puniti lo stesso: l'indecisione non è permessa nel Nailismo. Vennero gettati nel Mondo dell’Azione, dove acquistarono forma e capacità sovraumane. I Fikhir che avevano scelto i Feveres diventarono i geni più amichevoli verso gli uomini, quelli in partenza favorevoli ai Div invece ne divennero i nemici. Realtà delle cose La verità sull’origine dei geni è sconosciuta praticamente a tutti. La stragrande maggioranza dei geni non si ricorda di quanto effettivamente accadde, ma qualcuno di essi sembra avere dei ricordi in disaccordo con la tradizione. I maghi e gli Sha’ir studiano i geni anche per far luce sulla loro origine, poiché i loro tratti non sembrerebbero coincidere con quelli di ipotetici Fikhir decaduti. In realtà i geni ere fa erano uomini. Creati da Nai, erano diventati numerosi su tutta Dunya. Il Grande Piano di Nai allora era diverso: a differenza della “nuova” generazione, questi avevano avuto fin da subito la conoscenza di Nai e vivevano in un’era idilliaca, dove il terreno produceva ricchezza senza fatica. Dovevano ancora progredire per arrivare al paradiso in terra, ma le condizioni di vita di partenza erano radicalmente diverse. Dopo una rotazione delle stelle (trentaseimila anni) questa vita tuttavia portò ad un impigrimento dell’uomo, così che via via si rese meno consapevoli della grandezza di Nai. I Div malevoli si insinuarono nei pensieri degli uomini, portandoli a provare invidia per la perfezione di Nai e dei Feveres. La situazione degenerò: gli uomini iniziarono a seguire i Div e furono da essi sollecitati a ribellarsi a Nai. I Div rivelarono loro segreti innominabili con l’obiettivo di portare gli uomini ad una guerra contro Nai. Gli umani ottennero quindi la conoscenza di strani rituali, che li trasfigurarono fino al punto di perdere la natura umana. Diventarono più forti e con molti più poteri tuttavia si corruppero l’anima. Ottennero la conoscenza delle debolezze dei Feveres e dei mezzi con cui viaggiare attraverso i reami divini, tutto in ottica della conquista dell’Iberim, riconquista per i Div. Poiché ormai questi uomini, queste anime, erano pericolosi e inservibili per il Grande Progetto, Nai inviò un esercito di Feveres per sterminarli. Venne combattuta una guerra in ogni parte del Mondo dell’Azione, che si concluse con la vittoria dei Feveres e di Nai, anche perché gli uomini non erano ancora arrivati al massimo della potenza. Comunque i Fikhir epurarono tutti gli uomini ormai troppo deviati per seguire il Cammino Dorato, ma salvarono quelli non ancora irrimediabilmente corrotti. Nai gli cancellò la memoria e si occupò personalmente della distruzione delle loro opere, lasciandone qualcuna come monito per le generazioni future (come le Piramidi). Rimpiazzò la stirpe corrotta con un’altra ma a questa non rese facile la vita: il mondo non sarebbe più stato un idillio ma un mondo di fatica, per evitare l’impigrimento e la stagnazione della razza umana che avevano condotto alla degenerazione. Sempre per tenere attiva la razza umana lasciò alcuni superstiti della genia precedente. Questi sono i geni. Umani e geni non furono gli unici esseri senzienti: insieme a loro infatti creò altre razze senzienti, molte estintesi successivamente (come gli Ofiti), e pose i Peri come difensori della natura per evitare il ripetersi degli eventi. Di tutto il passato pre umano rimangono solo alcune costruzioni antichissime, come il Colosso Senza volto nel mezzo della Desolazione, ignari spettatori (i geni) e alcune enigmatiche creature, possessori di antichissimi misteri. Questi avvenimenti, e alcuni dei segreti dei Div, sono narrati nel leggendario Libro di Daftur, che si dice essere redatto da un misterioso genio scampato all’epurazione tuttora in vita. Jinnestan Non tutta la Madda è perfettamente ordinata dai Fikhir. Esistono dei luoghi dove i quattro elementi sono ancora allo stato quasi grezzo. Non sono il caos disordinato che precedeva l’intervento di Nai, tuttavia gli assomigliano parecchio. Questo insieme di luoghi è chiamato Jinnestan, Paese dei Geni, perché si può considerare la loro patria. Nei millenni (il Jinnestan fa parte comunque del Mondo dell’Azione, quindi tempo e spazio esistono, sebbene in forme diverse che ne ostacolano il raggiungimento) i geni vi hanno costruito dei palazzi, città e ogni sorta di struttura non propriamente detta (come il Settuplo Labirinto di Roccia o la Rete di Bolle). Nessuno studioso finora ha mai saputo localizzare la sua posizione (probabilmente nessuna di queste zone caotiche si trovano sul pianeta di Dunya), sebbene gli uomini abbiano intuito che il Jinnestan si trovi sul Mondo dell'Azione senza tuttavia essere sottoposto alla forza ordinatrice. Nel Jinnestan i geni sono meno sottoposti all’azione indebolente della Madda e quindi riescono a preservare la propria potenza, al contrario di quanto avviene nelle Toplakar Nai (tuttavia non si rigenerano in alcun modo particolare). Se dipendesse dai geni, la maggior parte di loro sceglierebbe di viverci in pianta stabile, tuttavia questo raramente avviene: sono convocati e imprigionati da incantatori (in particolare da Sha'ir) ma anche perché il Jinnestan stesso inspiegabilmente ogni tanto espelle alcuni abitanti. Una volta usciti dal Jinnestan è difficile farvi ritorno: i più deboli non possono in alcun modo e sono obbligati a passare la vita su Dunya (come i Jann), la maggioranza può solo al verificarsi di condizioni specifiche (come allineamenti astrali, fenomeni elementali forti), generalmente rare e spesso sconosciute ai soggetti; una buona parte dei geni di potere medio-alto ha la capacità di tornare nel Jinnestan dopo il trascorrere di un lasso di tempo, nel quale assorbono le energie specifiche per compiere il viaggio (es. 1 volta/anno) e i più potenti ci possono andare quasi a volontà. Il viaggio compiuto dai geni che si affidano alle proprie capacità non funziona sempre, ma può fallire tanto più facilmente quanto più il genio è debole; in ogni caso le energie sono andate sprecate. Se i geni sono imprigionati o tenuti in schiavitù ovviamente non possono tornare nel Jinnestan: solo una volta terminata la servitù possono provarci. Per evitare successive rappresaglie gli Sha’ir nei secoli hanno inventato una convocazione particolare, che lega il genio a Dunya per sempre (solo il mago stesso può sciogliere il legame, e in caso di sua morte non si può più rompere), impedendogli di fare ritorno per tutta la vita (=per sempre). Gli incantatori di alto livello possono arrivare al Jinnestan usando l’incantesimo Viaggio Planare, ma è solitamente un’esperienza da incubo, che conduce gli uomini in breve tempo alla pazzia, poiché la loro psiche non riesce a reggere l’assenza di ordine del Paese dei Geni. La tradizione è del parere che il Djinnestan sia il luogo natio dei geni, il luogo in cui vennero scagliati da Nai dopo la loro (non) presa di posizione. Come si evince dalla storia, la tradizione non ci azzecca molto sui geni. Il Jinnestan è il paese dove i geni vivono meglio, ma non sono i nativi del piano. I geni appresero dai Div come viaggiare anche per le zone “proibite” del Mondo dell’Azione, così che dopo poco tempo arrivarono anche nel Ginnestan. Si resero conto che era un luogo perfetto per viverci e per portare avanti la guerra contro l’Iberim a causa del minor controllo dei Feveres sulla materia, perciò eliminarono le creature native e cominciarono a sistemarlo come gli aggradava. Nella Guerra l’intervento di Nai eliminò tutte lo loro opere anche qui, e privò gli “uomini” della capacità di viaggiare attraverso i mondi del Mondo dell’Azione, isolando i geni in tutte le zone, lasciando loro tuttavia quella di raggiungere il Jinnestan. Comunque col passare dei millenni i geni di Dunya riuscirono a tornare al Jinnestan e per la seconda volta eliminarono le creature native (in questo caso erano i geni superstiti che, a causa dell’influenza del posto, si erano trasformati in mostri) e ricominciarono a sistemarsi. Chi era in grado di viaggiare tra un posto e l’altro informò gli altri e i più lasciarono Dunya per accasarsi nel Jinnestan (chi poteva; già allora non tutti riuscivano a viaggiare), salvo ritornarci per coercizione o per le bizzosità del loro “piano”. Il Jinnestan è molto isolato dagli affari degli uomini, poiché la natura del “semi piano” permette pochissimi scambi tra le due parti. Gli umani per questo ritengono il Paese dei Geni un posto più vicino alla favola che alla leggenda, ma anche per molti dei geni tuttora residenti nelle Toplakar Nai il Jinnestan è ormai una regione utopica. Questi geni credono di non poterci più tornare, per cui dedicano tutte le proprie forze alla creazione di un’unica, grande, nazione dei geni che copra tutte le Toplakar Nai.
  9. Non so se sia corretto degradare così tanto i prequel. Alla fine se GL ha chiamato Una nuova speranza Episodio 4 (seguito dal 5 e dal 6) certamente aveva in mente qualcosa di quello che era successo prima. In un certo senso chiamando Ep. 4 aveva già detto: "qua ci vanno 3 prequel", per cui non li giudicherei non canonici
  10. Rogar MA-LE-DET-TI! Esclamando faccio per allontanarmi dal cubo, ma vedendo Martin che si muove agisco di concento, rimanendo fermo dov'ero e attaccando (o almeno provarci) il cubo ancora con la torcia. D(G)M
  11. Gordan, ti devo delle scuse. Forse non l'avevo mai detto, ma prima la tua opinione non mi trovava per niente d'accordo. Il potere della Forza mi ha convinto a pensarla come te. Non appena era partita la sigla di Star Wars, con la musica e le scritte gialle, ho pensato "Al diavolo tutto, è sempre Star Wars" Mal me ne incolse... Prego ogni sera che qualcuno produca l'adattamento cinematografico di DUNE oppure che realizzi una serie di telefilm sulla Fondazione.
  12. Premesso che non ho visto il film ma ho solo osservato le discussioni, la grande somiglianza con "A una nuova speranza" non potrebbe essere stata fatta per mantenere un punto di contatto, in comune con la vecchia serie per poi nei successivi episodi ampliare e innovare? É solo un'ipotesi
  13. L'alta velocità c'è, più che in base a ragioni fisiche, a causa della loro natura magica. Non conoscevo comunque la variante della Taglia Grande con armi Medie. La parte leonina è più grande, si, ma penso che si sia in bilico tra Taglia G e M, non direi chiaramente né l'una né l'altra (forse più G che M) Corretto gli "elfico", grazie.
  14. Rogar Memore del precedente incontro, che si concluse con la mia ascia cannibalizzata, rimango dietro, anzi, mi allontano di un paio di passi
  15. Il problema è che i Si'Lat sono molto lunghi, più che grossi. Non volevo dargli un MdL troppo elevato, che ovviamente la taglia Grande avrebbe comportato, ma non avrei potuto lasciare la Taglia Media, pena un'eccessiva perdita in verosimiglianza. Comunque, come si può vedere qui, corpo di leone e torso umano entrambi di dimensioni corrette, nella fantasia, potrebbero coesistere senza dover mettere la taglia Grande (al limite la parte di leone sarebbe più robusta e poco più grande, ma sono sottigliezze). Grazie per la segnalazione, ho corretto e riscritto alcune parti per renderle più leggibile. Mi fa piacere che ti piacciano gli Uomini Yak. I miei preferiti sono i Si'Lat, forse un po' per orgoglio personale, in quanto li ho creati partendo solo da un'immagine e da due righe del Commonplace Book di Lovecraft.
  16. Rogar Se sai cosa stai facendo, fa' pure. Hai la mia ascia per questo.
  17. In questo articolo parlerò di tutti i principali popoli simili agli umani ma originati dalla Creatività. Parlerò quindi degli Yakidi schiavisti, dei dimezzati Nasnas e dei corridori Si’Lat. Yakidi Gli uomini Yak sono yak antropomorfi che vivono sulle montagne più alte dei Monti Jabal, in valli nascoste inaspettatamente rigogliose. Da qui controllano il loro piccolo impero, comandando tutte le forme di vita nei loro confini. Sono originati dall’odio delle montagne per i territori più fertili, e per questo odiano tutti gli altri umanoidi. Aspetto fisico Gli yakidi sono umanoidi della taglia di un ogre dalla testa simile a quella di uno Yak contrariato. Hanno il corpo coperto di pelliccia e si vestono con abiti eleganti. Sono leggermente più piccoli dei minotauri, ma a parte una vaga somiglianza hanno ben poco in comune con queste creature della fantasia. Le Donne Yak sono più slanciate, ma sono comunque molto simili ai maschi (in realtà gli umani trovano gli Yakidi tutti uguali, anche nella voce). L'ispida pelliccia di solito è in ordine, e le corna spesso sono decorate con nappe o punte d'argento. I gioielli sono comuni, ed essi indossano eleganti abiti di lana e seta e occasionalmente turbanti. Tutti gli Yakidi adulti trasportano bastoni, spesso magici, e molti si armano anche con Kilij. Dei Dimenticati Gli Yakidi sono stati convertiti a forza, ma non si sono mai curati molto della religione di Nai. La hanno vista come una cosa molto utile per i loro schiavi, meno per loro: gli uomini che sono andati a insegnare i buoni comportamenti agli Yakidi hanno fallito perché essi stessi sono gli dei, essi hanno la conoscenza, essi sono i padroni del mondo (circoscritto alle montagne che abitano). Ciononostante hanno capito che conveniva convertirsi, almeno in facciata, per evitare guerre sanguinose e per inserirsi nel mondo ed diventarne i protagonisti; per cui queste creature mostruose conoscono la religione di Nai e ufficialmente sono praticanti (lo dimostrano i riti regolarmente compiuti). In segreto tuttavia gli Yakidi sono fanatici servitori degli Dei Dimenticati (il nome usato dai Nailisti per indicare i vecchi dei) e questo condiziona la loro vita. Grandi statue di dei, interi o col solo volto, sono scavate nelle montagne e sono sopravvissute (in parte) alle distruzioni dei Nailisti. Gli Dei sono compiaciuti dai sacrifici degli schiavi offerti in modo da rispettare i Quattro Elementi: le vittime sono bruciate, sepolte vive, annegate o gettate nei crepacci. Gli Yakidi credono in un sommo dio, capo degli dei, che è in relazione al mondo attraverso sette angeli creatori, dei minori, che ogni tanto intervengono. Il più importante di questi sette arconti è Melek Ta’us, o angelo Pavone. Ognuno di questi sette dei è in relazione a un elemento, e ciascuno è rappresentato con un sangiaq, un’insegna di metallo sormontata da una figura di pavone. Schiavisti Subdoli e, per la maggior parte, malvagi fino al midollo, gli Uomini Yak sono considerati una vera piaga delle genti di montagna. Profondamente xenofobi, gli Yakidi pensano che le montagne siano il loro dominio e che tutti gli altri popoli siano degli intrusi, quindi le incursioni di queste creature in villaggi per saccheggi e razzie sono molto comuni. Gli Uomini Yak hanno un’innata passione per la conoscenza, in particolare per quella che serve per corrompere o dominare gli altri, che usano per rinforzare il proprio controllo sul territorio. Saperi inservibili per questi scopi vengono scartati, sebbene siano conservati nel caso in cui ritornassero utili in futuro. L’odio originale per cui sono stati creati rende gli Yakidi malvagi verso le altre razze: non si fanno nessuno scrupolo a schiavizzare umani, Peri e geni né a infliggergli ogni sorta di punizione in quanto sono profondamente invidiosi della loro vita. Tra tutte le razze mostruose, la razza degli Uomini Yak è quella che soffre di più l’avere un’anima storpia. Ciononostante uno Yakide allevato amorevolmente da un’altra razza non mostrerebbe la malvagità congenita, sebbene essa non si cancellerebbe mai del tutto. Aridi sentimenti per natura, i genitori inviano i loro figli piccoli in “asili nido” e li riprendono solo una volta svezzati. Gli Yakidi non hanno nessuna fedeltà alla famiglia – solo ai capi e a Nai (=agli Dei Dimenticati). Dal momento che nelle Toplakar Nai la famiglia è uno dei pilastri della società, si può capire come mai gli Yakidi siano visti come mostruosità. Gli stranieri conoscono ben poco sugli Uomini Yak. Per la maggior parte del tempo rimangono nei confini delle proprie terre, soddisfatti di schiavizzare o uccidere chiunque vi entri. Per le altre razze, sono delle figure misteriose, considerati delle specie di “boogie men” – una spaventosa razza di malvagi, ottenebrati, potenti selvaggi che attentano alla pace delle valli circostanti. Gli Yakidi confermano continuamente questa reputazione. Territori e società Gli yakidi si insediano in isolate vallate di montagna, abusando della natura per creare i propri insediamenti: paradisi di vegetazione rigogliosa e viva nel bel mezzo di spogli picchi coperti di neve. In questi nascondigli apparentemente idilliaci, gli yakidi governano sui loro sudditi. Una città normale ospita svariate migliaia di Uomini Yak, più cinque o sei volte il loro numero in schiavi (anche il più povero ne possiede uno o due), che sono usati anche come moneta. Le loro case sono costruite in una pietra grigia e lucida che i Janni importano dal Djinnestan. Le mura cittadine rivaleggiano in imponenza con quelle dei più importanti insediamenti umani. Le città sono circondate da enclavi più piccole (da 11 a 20 Yakidi, altrettanti Janni/Dao e da 10 a 40 schiavi; possono sembrare ridotti, ma un singolo avamposto di questi può dominare un’intera vallata). Gli Uomini Yak domandano una porzione della popolazione delle città vicine come tributo per la loro “saggezza e benevolenza” nel “governare” (chi non è d’accordo viene distrutto, of course). La comunità ha un ordinamento di tipo teocratico; gli Yakidi sono divisi in due grandi categorie, laici (detti Muridan), e chierici, divisi in più categorie, prima quella degli Shaikh in numero di cinque, i sacerdoti più illuminati; sono sotto di essi i Pir, specie di preti, e varie categorie di diaconi e di inservienti, tra cui i cantori Qaw’ wal e i danzatori Kociak, mentre i Qarabash, o teste nere, formano una specie di ordine o confraternita, che gode di molta influenza. I Qarabash sono famosi per tingere le proprie teste di nero, e sono i migliori maghi. A capo della comunità ci sono due autorità, una religiosa, il capo degli Shaikh, e il Principe dei Principi, o Capo supremo, appartenente a famiglia che pretende discendere da Melek Ta’us. Gli Yakidi parlano il Muncin, un linguaggio dalle sonorità cupe e ruggenti, a tratti graffianti e brutale. Il Muncin utilizza molti tratti dell’alfabeto umano, ma resi più solenni. Influenza sul mondo Gli Yakidi pensano a espandere la loro influenza e a trovarsi nuovi schiavi prima di tutto. I capi inviano gli avventurieri per varie missioni mirate a questi scopi: il singolo avventuriero è inviato a scovare le debolezze dei vari nemici del popolo Yakide e informare i capi di questi. Le spie fanno molto uso della Giara Magica. I criminali (tra gli uomini Yak) che ritornano in città con rimarchevoli tesori o con dovizia di schiavi vedranno i loro crimini cancellati. Questi spesso stringono e mantengono contatti con umani malvagi. Tratti razziali Nasnas I Nasnas sono uomini dimezzati originati dal fastidio dei vari luoghi per la confusione portata dalle città umane. Sono stupidi, malvagi e infelici. Non possono riprodursi, ma, oltre alla generazione spontanea, possono essere prodotti dalla trasformazione di un uomo con uno speciale rituale. Vivono a Sud-Ovest, tra la Bandiera Candarli e il Libero Stato di Serendib. Aspetto fisico. I Nasnas sono umanoidi con mezzo corpo: un braccio, una gamba con la quale saltano con grande agilità, metà testa, metà cuore, metà torso. Sono creazioni di preti malvagi e di maghi che desiderano avere dei guardiani per le loro proprietà. I Nasnas sembrano normali combattenti umani, tranne per il fatto che la parte destra o sinistra del corpo è mancante. La loro pelle ha una tinta grigiastra, e il suo singolo occhio brilla con malvagia follia. Si muovono saltando sulla loro singola gamba. Malgrado ciò sembri poco efficace, riescono a raggiungere velocità ragionevoli. Sono guerrieri instancabili, necessitano di ben poco cibo e sonno per sopravvivere. Un tipo di Nasnas che si può incontrare con una piccola ala da pipistrello che si protende dalla loro singola spalla. Questa ala contribuisce solamente a renderli più spaventosi (e lievemente meglio bilanciati), giacché non permette loro di volare. La loro parlata suona debole e indistinta, a causa della mancanza di metà delle corde vocali, ma a seconda del suo volume e del suo tono è quasi sempre possibile capire lo stato d’animo (la loro mimica facciale è meno comprensibile a causa del solito dimezzamento del volto). Sono in grado tuttavia di emettere uno strano, acuto, stridente fischio, che può essere terrificante da ascoltare. Maturano in fretta e vivono relativamente poco, fino a 30/40 anni, e sembrano essere sterili (anche se i conti sulla loro popolazione non tornano), per cui si può capire come la loro creazione dai luoghi sia notevolmente importante per la loro popolazione. Esistono svariate varianti di Nasnas, dai Gambagrande ai Tarchiati, a seconda dei luoghi da cui sono generati, ma tutti conservano le caratteristiche sovraesposte. Rituale Sebbene i Nasnas siano originati dai luoghi disturbati dagli insediamenti umani, i Nasnas possono anche essere il prodotto di una magia depravata che ha per oggetto un uomo che viene trasformato. Maghi e Preti di ogni epoca ne hanno prodotti per metterli a guardia delle proprie fortezze. I Nasnas così prodotti sono differenti per indole da quelli normali, e non hanno l’aggressività della razza; difatti sono stati impiegati in quanto necessitavano di poco per vivere, non dormivano quasi mai, ma erano ubbidienti agli ordini e non protestavano mai (proprio il contrario di quelli normali). Mantengono l’anima umana, quindi possono diventare incantatori. [Le loro statistiche sono diverse da quelle che mostrerò qui]. Per prima cosa si deve creare una pozione, che può essere realizzata solamente da un incantatore sufficientemente potente [almeno di 5° livello]. Il miscuglio è relativamente facile ed economico da preparare una volta appresa la formula. Una goccia del sangue dell’incantatore versato nell’infuso crea un legame magico e quasi indissolubile tra l’incantatore e il Nasnas. Alcuni alchimisti oscuri possono creare la pozione su commissione (sangue a carico dell’acquirente). Dopo aver mesciuto il liquido, viene iniettato in un frutto succulento, che viene poi tagliato a metà. Se una donna mangia una di queste metà (i metodi spaziano dal classico inganno alla coercizione magica), concepirà e in quattro mesi e mezzo partorirà un Nasnas. Il mago in genere arriva presto per riprendersi la propria creazione. Ogni metà del frutto può creare un Nasnas, ma una donna può ospitarne solo uno alla volta. Quelli “normali” vedono questi Nasnas come fratelli “lobotomizzati” e costituiscono per loro l’emblema della crudeltà dell’uomo. In genere provano a liberare quanti più “addormentati” possibili, e successivamente se ne prendono cura e li usano come carne da cannone negli scontri. Una doppia personalità I Nasnas sono originati dagli ecosistemi turbati dalla confusione umana (secondo le categorie di mostri dovrebbero essere folletti; invece, malgrado ne presentino alcuni tratti, sono umanoidi mostruosi), quindi in loro coesistono una natura tranquilla, pastorale, e una schizoide e aggressiva. Questi fattori portano i Nasnas ad essere votati disordinatamente alla distruzione dei grandi agglomerati umani, o in generale ai grandi ordini precostruiti dagli uomini. Vogliono insomma ristabilire nel mondo la legge “naturale” dove chi è più forte governa. Ovviamente sono di indole anarchica e caotica, e questo più di tutto impedisce loro di essere una seria minaccia per le Bandiere, sebbene possano essere anche molto pericolosi a livello locale (ovviamente solo le città più grandi e importanti tendono a far generare Nasnas, anche se, come sempre, i fenomeni Creativi originativi sono molto più complessi delle generalizzazioni che si fanno). I Nasnas in genere non creano problemi alle comunità pastorali, che rispettano la terra e non creano problemi. Manifestano dell’insofferenza verso i grandi proprietari terrieri, ma in genere lasciano in pace la gente agreste (sebbene la possano comunque attaccare per provocare reazioni nei bersagli veri: dopotutto sono intelligenti). Le loro due nature in conflitto li rendono costantemente infelici e portatori di odio verso gli uomini, rei di averli creati. Si definiscono “persi in un mezzo mondo” per indicare la loro condizione di metà umanità e di metà inesistenza. Si dice che se si unissero due Nasnas verrebbe fuori un uomo felice; malgrado molti maghi, anche di successi, abbiano provato, nessuno ha mai trovato il modo per riportare la felicità in questo mezzo popolo. Territori I Nasnas non hanno un territorio preciso e delimitato. In genere sono sparsi in un po’ tutta la penisola di Saros e nelle terre continentali che si affacciano sull’Uwshan Dakhili. Comunque hanno la tendenza a riunirsi tra Serendib e la Bandiera Candarli, in quanto sono i posti più franchi e selvaggi tra i luoghi esterni alla Desolazione. Qua costituiscono delle semplici comunità. Curiosamente si trovano svariati Nasnas tra i Peri. Questi li considerano delle specie di cani da compagnia, e per i Nasnas sono gli unici che possono avere autorità su di loro. Verosimilmente perché i loro agglomerati urbani sono costruiti con grande attenzione a non danneggiare la sfera della Natura. Tratti Razziali Si’ Lat I Si’lat sono delle specie di scaltri centauri dal corpo di un grande felino, con una lunga coda che negli esemplari venerabili termina con una piccola testa di animale. Vivono nelle pianure al confine con la Desolazione a sud delle Toplakar Nai e sono dediti al commercio e alle razzie. La corsa è la chiave dell’accettazione e del rispetto tra i Si’lat, chi non è in grado di correre viene tenuto ai margini della loro società. Fanno tutto secondo i dettami di un antico cerimoniale. Nascono dal contrasto tra l’immobilismo del deserto e il divenire del mondo vivente. Aspetto fisico I Si’Lat assomigliano a un incrocia tra un umano attraente e un leone molto magro, terminante con una lunga coda da un metro per i Si’Lat, 70 cm per le Si’Lat. Il torso sembra umano sopra al corpo del leone. Possiedono una resistenza e una velocità di corsa disumana e riescono a imitare con grande precisione la voce umana e ogni tipo di verso animale. Alcuni Si’Lat in vecchiaia manifestano la formazione di un’altra testa all’estremità della coda. Questa non ha alcun controllo sul corpo, ma ha una propria personalità, solitamente calma se l’altra è irrequieta e il contrario; con la comparsa di questa testa la personalità tenderà a polarizzarsi, così che sempre più i tratti calmi andranno a concentrarsi su una e quelli frenetici sull’altra. Se la testa di riserva muore, il Si’Lat continua a vivere, ma diventa instabile, un pazzo per la società. Agli occhi di un uomo, un Si’Lat “pazzo” sembrerà un normalissimo umano. L’Immutabilità dei Si’Lat La quotidianità dei Si’Lat oscilla tra il convulso e il ripetitivo. Ogni giorno di ogni anno della loro vita è scandito e organizzato da un calendario, che fissa tutte le cerimonie religiose, civili, penali. Ogni anno, nella loro volontà, dovrebbe scorrere in modo esattamente uguale a quello prima, e così via, così che ad un osservatore esterno sembra che vivano al di fuori dal tempo. I Si’Lat vedono il futuro, e in generale il divenire del mondo come una cosa oscura e letale, così che provano in ogni modo a neutralizzare ogni sorta di cambiamento. Tutta la loro produzione artistica non subisce evoluzioni nei secoli, similmente le leggi: esiste una lista con tutti i reati commettibili e relative pene, giacché per loro è inconcepibile che esistano altri misfatti oltre a quelli tradizionali; d’altronde non ne commettono mai altri all’infuori di quelli. Passano ogni giorno libero in cerimonie religiose per le vie delle loro città. Ogni professione (ovviamente sono fisse, possono essere scelte solo quelle comprese in una lista; d'altronde, non pensano che ce ne possano essere altre) è regolata da un proprio calendario, ma sempre con l’obiettivo di ostracizzare il futuro e di esaltare il passato e il presente. Una regola significativa che riassume tutte queste idee è quella secondo cui una città o insediamento viene classificato tale solo se vi è presente una targa di bronzo con scritte queste parole: “Qui abbiamo posto in ceppi e ammanettato il tempo, che altrimenti avrebbe ucciso gli dèi”. Immutabile non significa immobile o isolato tuttavia. Tra le varie attività fisse che fanno i Si’Lat, esiste anche quella di mercante (difatti sono i tramiti tra le genti delle Toplakar Nai e i popoli delle Terre del Sud), che li porta a conoscere numerose altre popolazioni, e del guerriero. I Si’Lat non hanno mai provato il desiderio di espandersi, ma non sono tardi a difendersi da un attacco esterno. Per i Si’Lat i nemici sono solo coloro che vogliono cambiare le loro abitudini, cioè tutti gli altri popoli. L’Irrequietezza dei Si’Lat Come già accennato, l’invariabilità nei fatti è nascosta sotto uno strato di esasperata urgenza. Tutto accade nel segno della rapidità con cui si fanno le cose, della corsa. I Si’Lat corrono sempre alla ricerca di qualcosa, come se stessero perennemente in ritardo. Si sbrigano a condurre i propri affari, raramente prendono momenti di calma. Si può dire che la capacità di correre sia il discriminante all’interno della società. Gli individui più lenti sono solitamente relegati ai margini della società (nota di colore: tra loro curiosamente esistono orologiai, ma questa viene considerata la più ingrata delle professioni praticabili), mentre i più veloci riescono a giungere ai piani alti, anche perché molti processi e scontri per legge finiscono con una gara di corsa tra i Si’Lat coinvolti, per cui chi è più scattante diventa più potente proprio perché può violare impunemente svariate leggii. La capacità di fuggire alla svelta è una virtù, così che un padre è orgoglioso se i suoi figli riescono a sfuggire a una punizione. Praticano l’allevamento transumanziale, mentre disdegnano l’agricoltura. Le loro guerre sono condotte secondo tattiche alla “mordi e fuggi” e con razzie più che con grandi scontri campali. Con l’introduzione della magia elementalista nelle strategie belliche la mobilità e la coordinazione degli eserciti sono diventate di importanza rilevante, e sono tutte qualità naturalmente possedute dagli Uomini-Felino, per cui la richiesta di mercenari (professione permessa) Si’Lat da parte di potenze straniere è schizzata alle stelle. Tali mercenari però presentano tutta la serie di problemi legati al rispetto del loro calendario organizzativo, per cui è altamente difficile collaborare al 100% con i Si’Lat [Magari in futuro farò un articolo sulle loro leggi e le loro cerimonie principali]. Territori Considerandosi a casa mentre corrono per i deserti, i Si’Lat agiscono come se tutte le pianure e i calanchi fossero territori loro. Le tribù Si’Lat si procurano da vivere con l'allevamento, le razzie o il commercio; la maggior parte delle tribù ha, prima o poi, provato una o tutte e tre queste attività. L'attività del momento di solito determina quale territorio la tribù dichiari come proprio. Gli allevatori reclamano come propri i pascoli. I razziatori, i territori attraversati da rotte commerciali o quelli vicini a città opulente di altre razze. I commercianti non reclamano territori, ma vagano in cerca di traffici o si stanziano in posti favorevoli al commercio. Malgrado tutto sono più stanziali che nomadi. Prosperano negli spazi aperti, e tendono ad avvizzire in prigionia. A differenza degli altri popoli mostruosi non portano pregiudizi né odio verso gli esseri umani, e, abitudini a parte, riescono a integrarsi sufficientemente nella loro società. Tratti razziali
  18. Ma alla fine, a grandi linee, qual è la trama di Out of the Abyss?
  19. Rogar É che non mi va di lasciarmi dietro qualcosa nell'esplorazione. Potremmo avere problemi poi.
  20. Rogar Fuoco! Ecco quello che bisognava portare! Quante torce abbiamo? Colpirle non servirá a niente temo. Hai mai provato a tagliare il brodo col coltello?
  21. Rogar Bof... Mister "vado io in avanscoperta" Fiducioso nelle capacità dell'ammaestratore di lupi, rimango all'erta, aguzzando i sensi per essere pronto a qualunque cosa. Estraggo l'ascia DM
  22. Rogar Descrizione (non trovo più lo spoiler) Rogar è un nano alto e robusto(per gli standard della sua razza di intende). La barba bionda gli scende raccolta sul petto, mente i capelli sono raccolti in una coda. Indossa spesso una corazza sopra agli spessi strati di pelliccia, porta alcune asce leggere alla cintura, mentre di traverso sulla schiena gli sporge un ascia dal manico lungo. Finora sono sempre stato molto schivo verso il nuovo arrivato, seguendolo e ascoltandolo senza tuttavia mai intromettermi nelle conversazioni, ma dopo averlo visto parlare con la sua lupa, mi sembra degno della mia fiducia. Rogar al vostro servizio. Se non dispiace a nessuno, anch'io vado in avanscoperta insieme a Martin.