Tutti i contenuti pubblicati da SNESferatu
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Recensione: Triangle Agency
Ho letto il manuale, ma non ci ho mai giocato. Il gioco ha un concept interessante, un design mooolto bello che riprende i manuali degli uffici, ma non è molto adatto a campagne lunghe, specialmente non a campagne lunghe con gli stessi giocatori, visto che parte del bello del gioco è la meta-narrativa di scoprire le regole (ed essere puniti) man mano che si avanza in una campagna. Ci sono comunque idee incredibili, sia dal punto di vista di design che di ambientazione, e la fusione e interazione tra layout del manuale e design di gioco è il pezzo forte.
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TdS
Meanwhile, la persona più stupida tra voi (Ana) continua ad accumulare indizi sulla componente mistero di questa vicenda senza farlo apposta.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
Ana Rivero A casa di Gustav Mi irrigidisco quando vedo crollare il mio creatore. Non era questo che volevo. O forse sì. Forse volevo esattamente questo: vederlo smettere di fingere. Per un attimo la stanza gira. Il rumore del libro che cade, il suo corpo che scivola a terra, i singhiozzi… tutto mi arriva ovattato, come se non fossi del tutto io a essere qui. Come se stessi guardando una scena che qualcun altro ha deciso di far partire. Faccio un passo indietro. È stata davvero una mia scelta? O c’è qualcosa che sa esattamente quali corde tirare? Respiro. Male. A scatti. Lilith. Il nome mi si pianta addosso come un chiodo. So qualcosina. So di demoni. Ribellione. Madri mostruose. Tentazioni. Non sono un’esperta, ma due più due so ancora farlo. La suora. Darius. Il modo in cui parlava. La possessione. Il simbolo. E poi, come un lampo, l’immagine di ieri. Il disegno. La mano che si muoveva quasi da sola, le linee che uscivano senza che io le stessi davvero pensando. Guardo Gustav dall’alto, rannicchiato sul pavimento. Così piccolo. Così patetico. "Quindi non è niente" dico infine. La voce mi esce bassa, controllata a fatica. "Interessante definizione del termine." Mi accovaccio davanti a lui, alla sua altezza. Voglio che mi guardi. Non lo tocco, questa volta. Non ne ho bisogno. "Chi è nella setta, Gustav?" Una pausa. Secca. "Chi altro? Nomi, nomi, nomi! Ci sono professori? Gente di scuola?" Non mi sento di chiedergli direttamente del coach. Mi avvicino un po’ di più, abbastanza da fargli sentire che non ho finito. "Sei tu direttamente nella setta? Tu ora mi dici tutto quello che sai. Tutto. Perché se scopro che mi stai mentendo…" Mi rialzo lentamente. "…non tornerai a lavorare tanto presto." Off game Sì, sì, è la cosa che avrei fatto comunque. Visto che mi hai mosso dei metaforici fili (e non quelli di gioco, che tra parentesi non ho ancora mai usato ohoho), li ho resi quasi canonici. Hai preso controllo di Ana? Ana si sente di aver perso il controllo. Voilà. Immagino che Ana non sappia effettivamente la vera mitologia di Lilith, solo dicerie da telefilm.
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Beyond the Pale
Bayla Rosenthal Alla fine cedo anch’io. Non ho nemmeno le forze per fare finta di insistere: la stanchezza mi pesa. Mangio quel che manca, senza troppa attenzione. Quando saliamo al piano di sopra e mi viene indicata la stanza delle donne, annuisco soltanto, stringendo le poche cose che ho con me. Il letto è vero. Questa è la prima cosa che penso, sedendomi sul materasso. Un letto vero, con lenzuola vere. Mi tolgo le scarpe quasi con sollievo, le gambe che protestano per tutta la strada fatta durante la giornata. Mi sdraio… e resto a fissare il soffitto. Credo che Rivka accanto a me sia già crollata, perché non la sento già dopo pochissimo. Sono stanca, sì. Ma non abbastanza da spegnere i pensieri. Ripenso a quello che è successo oggi. A cose che forse avrei dovuto capire meglio. E poi, al lavoro che non ho, al fatto che domani sarà un altro giorno senza certezze. A Yonkel. Ieri non ci ho parlato. Lo farò domani, sarà la prima cosa. O magari durante la colazione, se lo incontro. Sì, domani. --- La luce del mattino mi sveglia. Per un attimo non capisco dove sono, poi ricordo. Il letto. La stanza. Il villaggio. Mi sento… meglio. Le gambe sono ancora indolenzite, ma la testa è più leggera. Mi vesto con calma, sistemandomi i capelli come posso. Posso dire che sono già stanca? Scendo al piano di sotto per la colazione. Cerco Yonkel con lo sguardo.
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Topic di Servizio
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Servizio in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzVi vedevo impegnati nel role play, se volete continuare continuate altrimenti smuovo le acque
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Beyond the Pale
Bayla Rosenthal Non riesco a trattenere un moto di sorpresa. Stavo con un bel boccone in bocca mentre Ella parla del marito. Sinceramente, ero quasi convinta stesse con Yonkel. Tutto è possibile alla frontiera! Evidentemente no. "Marito? Come si chiama? Non credo che l'abbiamo visto, ma non ci siamo presentati a tutti..." Mi sembra come di aver fallito in un lavoro che non avevo neanche accettato.
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzPiano terra Roland segue le due donne, prima attaccato quasi alla schiena di Elsa, poi rallenta, poi accelera di nuovo. Non protesta e non parla. Respira appena. Ogni tanto si irrigidisce, come se avesse visto qualcosa fuori posto. O una qualsiasi luce filtrare da fuori. Arrivate al pianterreno, continuate lungo il corridoio fino alla stanza indicata come libreria sulla mappa. L’aria cambia già dalla porta: diventa meno stagnante, più fredda. Soprattutto, più vissuta. Quando oltrepassate la soglia, la differenza con il resto dell’edificio è immediata. La polvere è stata rimossa quasi del tutto. Le ragnatele eliminate. Lanterne a olio sono state sistemate con cura su mensole e tavolini, creando un bagliore caldo che è strano rispetto al resto del castello. Al centro, un grande tavolo di noce, con poltrone e divani disposti attorno come in una piccola sala da lettura. Su una di queste poltrone, una pila ordinate di coperte. Le pareti sono interamente ricoperte da librerie colme di tomi di ogni dimensione. Ed è proprio davanti a uno di questi scaffali che notate un uomo. È girato di spalle. Ha una torcia come le vostre e la muove lentamente sugli scaffali, come se cercasse qualcosa di preciso. Ha un fucile a tracolla. Non un pezzo arrugginito come quelli dell’armeria, ma un’arma ben tenuta, professionale, con cinghia rinforzata. Il tipo di arma che appartiene a qualcuno che sa usarla. Non vi ha ancora sentiti. Roland lo vede mezzo secondo prima di voi. Senza dire nulla, scivola via e imbocca la prima porta più avanti lungo il corridoio. Potete ancora sentirlo, non si è allontanato troppo. Offgame @doria benvenuto in game! Ti lascio tempo per descriverti meglio, e spazio per interagire un po'. Se volete indagare la stanza, ne avete il tempo.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
Ana Rivero A casa di Gustav La rabbia mi ha completamente avvolta, ed è una coperta calda, accogliente. È così che posso espriemre davvero chi sono. Non mi interessa quello che pensa. Non mi interessa quello che non capisco, o che lui pensa non possa capire. Vorrei dirgli che tutto quello che usa per giustificarsi con me non attacca. Scuse. Inutili scuse. Gli sono praticamente a un palmo dal naso, quando mi accorgo dei suoi libri. Pensavo fossero solo ciarpame di scultura, cose del genere. Ma mi cade l'occhio sulla cosa sbagliata. Il sigillo. Il sigillo di Darius, il sigillo del coach. Anche Gustav fa parte del culto! Tutto torna! Mi allontano nuovamente da quella melma insignificante. La mia rabbia non si è contenuta, ho solo deciso di cambiare argomento. Indico con tutta la violenza che ho in corpo la pagina del libro su cui c'è il disegno. "E questo cosa è? Sei anche tu coinvolto con questa gente?" Il trucchetto di quando non si capisce niente, è di far finta che si capisca di aver capito tutto.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
Ana Rivero A casa di Gustav Per un momento non capisco. No. Non voglio capire. Ogni sua frase mi accoltella, si infila sotto la pelle, dentro la crepa. “Errore.” “Non voglio avere niente a che fare.” “Vai via.” Non mi aspettavo certamente un abbraccio gioioso, ma neanche questo. Lo guardo mentre arretra. Arretra da me. E qualcosa dentro di me esplode. Non è rabbia, non ancora. È qualcosa di più sottile, più infimo. È la sensazione di essere di nuovo lì, in quell'officina gelida, appena scolpita, appena nata, senza voce, senza nome, senza nessuno. Senza neanche il diritto di chiedere “perché?”. Lui non mi guarda. Non riesce a guardarmi. E per un istante… vorrei solo che alzasse la mano, anche per colpirmi, anche per zittirmi, qualunque cosa tranne questo vuoto. Poi arriva la rabbia. "Capisco." sussurro. Ma la mia voce trema. "Capisco benissimo." Lui ha paura. Paura di me, di quello che sono diventata, di quello che gli ricordo. E allora io gli devo mostrare tutto ciò che teme. Faccio un passo avanti. Poi un altro. E con il terzo, la mia mano colpisce un mucchio di libri sul tavolo, spargendoli al suolo in una cascata di carta e legno. "Non." Spingo una cornice, che si schianta per terra. "Sono." Ribalto una cassa di tele arrotolate. "UN ERRORE." Ogni parola, distruggo. Un’altra tela. Un’altra pila di tavole, vecchie, pregiate, non lo so e non me ne può fregare niente. Gli occhi mi bruciano. Non piango, non come piangono gli umani. Perché oggi qualcuno ha voluto ricordarmi che non lo sono, non ancora. Ma sento il bruciore. Sento lo strappo con gli altri esseri umani. "Mi hai già cacciata una volta. E ora vuoi farlo di nuovo. Come se fosse facile. Come se fossi ancora una cosa, vero?" Gli punto il dito contro, senza toccarlo. Non lo toccherei neanche se implorasse. "Ma io non sono la tua creazione da gettare via quando ti conviene. Io non sono tua." Un altro colpo al banco. Ne cade una statua incompleta, un busto (il tentativo di un'altra me? Una me precedente?). Mi fermo. Respiro. "Tu rifiuti me?" Inclino la testa. "Bene." Allargo i lati della bocca più in una smorfia che in un sorriso. "Allora anch’io rifiuto te." Mi volto. Non per fuggire, ma per andarmene, con tutta la dignità che lui ha cercato di strapparmi. "E non credere di poterti liberare di me così facilmente." La porta è vicina. "Non questa volta."
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Topic di Servizio
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Servizio in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzMi sembra vada benone! Le armi da fuoco sono abbastanza potenti, ma coi vaesen sparare e basta non è la soluzione a tutto. Anche se in effetti quello è il tuo ruolo, ed Elsa e Aslaug sono più utili a parlare che a menare. Tu sei un mix.
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzCorridoio del secondo piano Sentite l’eco della vostre voci rimbalzare sulle pareti. “Quentin!” resta sospesa nell’aria… e muore lì. Di Quentin non c'è traccia. Dal fondo del corridoio, sotto la rampa che porta al piano sotterraneo, un barlume verde si accende. Una luminescenza a frequenza regolare, come se respirasse. Scivola lungo il battiscopa, si infila sotto la rampa delle scale. E scompare verso il basso. Roland sbianca. "Ve l’ho detto… ve l’ho detto che tornavano." Si porta le mani tra i capelli, agitato, ma nei suoi occhi non c’è panico. C’è… sollievo. "È quella roba lì. La stessa identica, merda. Stessa luce." Si volta verso voi. “Lui non è sparito. L’hanno preso loro. Gli angeli." Un rumore sordo arriva dal basso. Tum. Come qualcosa che ha toccato il pavimento, o che è stato lasciato cadere malamente. Offgame Chiedo scusa, non mi ero accorto dei post! PS: prossimamente @doria si dovrebbe unire a noi. Tanto con tutti sti angeli che fanno sparire le persone, possono anche apparire.
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TdS
Dovete sapere che Ana proviene da un videogioco che scrissi una decina di anni fa (e che non fu mai finito), e l'ho riciclata anche nel gdr che sto scrivendo e che trovate in firma... questa è la versione in cui finora le cose a Gustav stanno andando meglio. Per ora.
- [Vaesen] Cercasi giocatori per avventura introduttiva
- [Vaesen] Cercasi giocatori per avventura introduttiva
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzBagno del secondo piano Il ragazzaccio scuote la testa con forza alle parole di Elsa. "No, no. Non possono essere andati via io. Non quando c'ero io." Si porta un dito alla bocca. "Oddio, magari sono andati via mentre dormivo. O mentre andavo a pisciare. Non ho lasciato casa in questi giorni se non per quello, non voglio dare fastidio agli angeli. Ho paura siano nervosi." Lo vedete un po' preoccupato, si gratta costantemente il mento. Questo è iniziato specialmente dopo che Aslaug l'ha invitato a unirsi a voi. Scuote la testa di nuovo, come se volesse svegliarsi e schiarisi le idee. "Posso portarvi alla libreria di giù! Non so leggere manco per il cavolo, ma alcuni libri hanno delle figure!" "Ho solo una domanda. Dove è finito l'uomo che era con voi?" Solo in quel momento notate che Quentin non è più con voi. Si è dileguato, o qualcuno lo ha dileguato come avete già visto succedere, mentre eravate distratte dal discorso con Roland.
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Beyond the Pale
Bayla Rosenthal Appoggio il cucchiaio sul bordo della scodella e guardo Ella con un mezzo sorriso cortese. "Sì, li abbiamo visti anche noi, gli indiani" dico con calma, scegliendo bene le parole. "Mi sono sembrati molto più tranquilli di quanto la gente dice" Evito di specificare chi, non ho nessuna voglia di riportare a tavola le dicerie esagerate che ho sentito dagli operai. "Tranquilli. Non fanno male a nessuno, pare." Mi sistemo una ciocca ribelle dietro l’orecchio e bevo un sorso d’acqua, tenendo lo sguardo fisso su Ella per coglierne ogni minima reazione. "Anzi," continuo, "sembravano quasi preoccupati per noi. Che non siamo legati a terra."
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzBagno del secondo piano "Non ho bisogno della gente. Non mi capisce un cavolo di nessuno. Il cibo lo rubo. Lo rubo dagli scemi della città." Scrolla le spalle. Sembra anche più alto di quanto sia in realtà, e potrebbe crescere ancora, se mangiasse bene. Cosa che non è affatto scontata. "E il bagno è fuori." Si guarda intorno. "Cioè, anche questo è il bagno, ma non c'è acqua. Vabbè, avete capito." Si appoggia con la schiena al barile, che ora notate essere simile a quello che c'era al piano terra. "Non so chi sono quelli entrati nel castello. Io ero già qui. Erano una donna e un uomo. La donna è arrivata prima. Avrà avuto bo, l'età vostra più o meno. Pure l'uomo. Devono stare ancora qui da qualche parte, ma non si sono fatti più sentire." "L'ultimo vero casino siete stati voi, e gli angeli che vi hanno salutato".
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
Ana Rivero A casa di Gustav Il "Perché sei qui, Ana?" di Gustav mi entra nelle orecchie come uno scalpello. Mi fa male. Mi fa male perché credo sia stupido. Credo. Inarco un sopracciglio. "Perché sono qui?" ripeto, come se assaggiassi le parole e le trovassi rancide. "Davvero… davvero è questa la prima cosa che ti viene da chiedermi? Dopo due anni?". Faccio un passo oltre la sua soglia, osservando di sfuggita la miseria che ci vedo dentro. "Serve un motivo?" aggiungo, allargando le braccia. "Ti devo un appuntamento? Un preavviso? Una lettera firmata da mio padre?". La parola padre mi esce come veleno. "Tu mi hai creato. Tu mi hai venduta. Io non ti devo un bel niente. Sei tu che dovresti avere qualcosa da dire. O da spiegare". Lascio che rimanga un po' di silenzio tra noi e lo squadro ancora. Il mio sguardo deve essere pesante come il casino in quella casa. Odora di solitudine, vernice stantia e… fallimento. La cosa mi disgusta. Più guardo il suo caos, più mi sale il sangue al cervello. Quella emozione mi funziona sempre. "Che bella vita, Gustav." dico, senza alzare la voce. "Complimenti. Almeno la mia non è molto meglio, siamo pari." E prima che possa reagire, allungo le mani al colletto della giacca. La slaccio. La lascio cadere a terra. Poi anche la camicia. In un attimo sono lì, in canotta, la pelle pallida in vista, le scapole tese. Ignoro ogni suo eventuale tentativo di fermarmi. Ruoto la spalla. Il movimento scopre il segno ancora di più. Mi volto verso di lui e punto un dito contro quella frattura. "Che. cavolo. È. Questo?". "Non sono più marmo. Non sono una scultura. E allora perché mi sto rompendo? Se crede di comportarsi in modo paterno con me, si sta sbagliando di grosso.
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Topic di Servizio
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Servizio in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzNel dubbio ho risposto prima io, ma i ritmi dei play by forum rendono a volte difficile il botta e risposta. Anche se scrivi prima che io possa rispondere all'altro personaggio, io posso trattare la tua risposta come successiva in modo che appaia naturale. In sintesi: nel dubbio rispondi, al massimo sistemo io per mantenere una naturalezza di flusso.
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzBagno del secondo piano Il ragazzo poggia una mano sul fianco, cercando qualcosa in tasca con l'altra mano. Qualcosa che palesemente non ha. "Dove altro posso andare? Almeno qui ho un tetto." E indica verso l'alto. Dove il soffitto non se la passa benissimo. "Sono protetto. Non posso capire queste le luci degli angeli, ma se sto qui, e non vado giù in cantina, non mi faranno niente. Posso andare e venire come mi pare. Chissà cosa diavolo hanno fatto quei due per avere la rabbia degli angeli!".
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Acheron, assistenza inesistente
Mia esperienza: ho mandato più volte mail e ticket di richiesta aiuto ad Acheron (quindi su più fronti) senza ricevere risposta. D'altro canto ho risolto il problema da solo, quindi magari hanno pensato che fossi semplicemente stupido. Who knows!
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzBagno del secondo piano Roland deglutisce, gli occhi che guizzano fra Elsa, Aslaug e Quentin come se avesse paura che uno di voi possa svanire da un momento all’altro. "Io…" sgrana le dita nervosamente sul bordo della maglietta sporca. "Sono un poveraccio. Uomo di strada. Con una banda di ragazzi." Abbozza un sorriso amaro. "Facevamo cavolate, niente di grave. Rubiamo, cioè." La sua voce si incrina leggermente. "Poi…" inspira a fondo. "Poi ho visto loro. Quelle diavolo di fate." La parola è pronunciata quasi in un sussurro reverenziale. "Stavano danzando sulla tomba di mia madre. Sì, proprio così, diocristo. Luci vive. Belle. Mi hanno chiamato." Roland prosegue, le mani che ora tremano leggermente, che si muovono rapidamente energicamente durante il racconto. "Dopo quella notte… non riuscivo più a stare con gli altri. Mi davano fastidio, mi facevano male gli occhi solo a guardarli. Così me ne sono andato dalle palle. Ho dormito dove capitava. Poi…" indica vagamente verso l’alto, verso il castello, "…poi le luci sono tornate. Non quelle della tomba. Altre. Sono i miei angeli. Loro, e il loro padrone." Sorride appena, un sorriso stanco. "Mi dicevano che qui sarei stato al sicuro. Che questo castello era casa." La sua espressione cambia, diventa dura, tesa. "Ma ho capito che qualcosa non andava." Abbassa lo sguardo, le spalle che si stringono. "Due giorni fa ho visto gli angeli portare una donna in giro per la casa… come se stessero giocando con lei. La guidavano da una stanza all’altra, come in un labirinto. E poi… puff. È sparita." Cede un passo indietro, nervoso. «Come è successo a quello grosso tra voi. Io penso che l’abbiano portata giù, nella cantina. Lì non ci vado. Lì nessuno sano di zucca dovrebbe andare." Poi si tocca la tasca e ne tira fuori un foglietto stropicciato, che porge ad Elsa. "Un’ora dopo è arrivato un uomo. Gridava il nome della donna. Non l’ha trovata. Ha scritto questo, l’ha lasciato nel corridoio. Poi è salito al terzo piano." Roland rabbrividisce "Ho sentito una specie di urlo. Uno… brutto. E non è più sceso." Tace. Poi aggiunge, con un filo di speranza: "Ho ancora la lettera. Se può aiutarvi… prendetela." "Non so cosa c'è scritto, però." È evidente che il ragazzo non sappia leggere.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
Ana Rivero Davanti alla porta di Gustav Scarlett corre. Corre come se avesse il fuoco addosso, e forse ce l’ha davvero, a giudicare da quel vapore che le si solleva dalla testa. Per un istante la seguo con lo sguardo, come se il mio corpo volesse reagire. Ma poi niente, la mia attenzione ricade esattamente dove dovrebbe stare: sul campanello. Sulla porta. Su lui. Scarlett ha quell’aria da "sto per fare una cavolata cosmica", la riconosco ormai a distanza. Che sia uno dei tipi di cui parlava Darius? Probabile. Che sia in pericolo? Possibile. Che io debba occuparmene? Assolutamente no. Non oggi, almeno. Non quando ho una crepa nel braccio e una voce antica che sussurra dentro il mio cranio come se ci abitasse da anni. Scarlett può bruciarsi quanto vuole, letteralmente, a quanto pare. Io ho cose più importanti da risolvere. Stringo la mascella. "cavoli suoi," penso, con una freddezza che mi sorprende. E poi, senza darle un’altra occhiata, senza cercare di capire dove stia andando o perché stia fumando come un camino, torno a guardare la porta. Il campanello è lì. A pochi millimetri dal mio dito. Sento ancora il buio negli occhi, quel baratro nero che mi ha parlato come se fossi un oggetto suo. Imperfetta. Pura. Fragile. Non sono l'oggetto di nessuno. La pelle sotto il cerotto pulsa. Come se la crepa ricordasse a ogni battito che non sono fatta per reggere. E chi, se non lui, può dirmelo? "Gustav…" mormoro appena, quasi per acclimatarmi al suono. Il mio creatore. Il mio inizio. Controllo la respirazione, ancora lo so fare. Mi calmo. Il dito avanza. Non esito più. Suono il campanello. Pronta, per la prima volta in due anni, a guardare negli occhi l’uomo che mi ha creata.
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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz
SNESferatu ha risposto a SNESferatu a un discussione Topic di Gioco in Vaesen - L’Infestazione di Castel GyllencreutzBagno del secondo piano "…Elsa?" ripete la voce, stavolta più umana, più tremante. Quentin stringe l’asse come se potesse proteggerlo da una bomba. Aslaug rimane immobile, lo sguardo fisso sulla vasca e sul barile accostato al muro. Poi un suono di legno che gratta sul pavimento rompe la tensione. Il barile vibra, si sposta di pochi centimetri. Un braccio sottile appare per primo, magro, sporco, tremante. Poi una spalla. Poi una testa dai capelli biondi lisci, schiacciati dalla visiera di un berretto tirato troppo in basso. Il volto è scavato, gli zigomi sporgenti, la bocca serrata in una linea dura che però trema appena. Gli occhi, quando finalmente guardano Elsa, non hanno nulla di bestiale o maligno. Solo paura. E stanchezza. "Io… io non volevo farvi del male, cavolo" borbotta, la voce roca, sgraziata come se si stesse sforzando di non parlare in dialetto stentato. "È che… quando ho sentito entrare qualcuno… ho pensato foste… altri." Si alza del tutto dal nascondiglio, rivelando un corpo alto e ossuto, vestiti a brandelli e mani sporche di cemento e polvere. Non avrà neanche quindici anni L’odore di chi vive da troppo tempo senza un letto né un pasto decente. Stringe una cinghia sfilacciata che un tempo avrà retto una borsa, o forse un attrezzo. "Mi chiamo Roland" Deglutisce, tira su col naso. Sputa per terra. "Roland Hurtig. E davvero, giuro sul signore, non volevo colpire nessuno. Ho solo reagito di istinto, sì." Per un attimo sembra quasi in procinto di scusarsi di nuovo, poi si ferma, getta uno sguardo all’asse di Quentin, ad Aslaug che ancora controlla la porta, e infine torna a fissare Elsa, come se fosse lei l’unica a cui senta davvero di potersi rivolgere. "Hai detto che non mi farete del male. E…" si passa una mano tra i capelli, lasciando una striscia grigia di polvere sulla fronte, "e io voglio crederti. Non vedo molti volti gentili da un po'." Abbassa lentamente le mani, lasciandole bene in vista, palmi aperti. "Quindi… possiamo parlarne, d’accordo? Solo parlare. Niente sassi stavolta." Sentite un rumore sordo alle sue spalle, come se avesse fatto cadere per terra un altro sasso. Sta ancora ansimando, ma si sta calmando, piano piano. Off game Mi sono permesso di tirare per te, @shadyfighter07. In fondo è andata bene senza dover forzare il tiro. Timestamp: 24/11/2025, 18:16:30 Dice: 6 x D6 Results: D6: 2, D6: 6, D6: 3, D6: 5, D6: 5, D6: 4
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Beyond the Pale
Bayla Rosenthal Mi butto su una delle sedie esclamando un "grandioso!" verso Ella. Ok, ho molta fame. E la cacciagione è kosher. Dovrebbe essere kosher. E anche se non fosse kosher, non c'è il rabbino del mio paese qui a squadrarmi. Guardo Skinny dandogli una pacca sulla spalla. "Abbastanza. Ne hai abbastanza ma non tirarli fuori ora", mai fidarsi dei gentili, anche quando sono effettivamente gentili come gli operai prima. Gli rivolgo un rapido cenno col collo e un sorriso, ma non ho voglia di parlarci ora... anche perché tecnicamente sono il mio prodotto. Devo parlare con Yenkel, e spiegargli quello che abbiamo capito. Faccio un cenno col capo anche a lui, forse è meglio parlargi dopo cena.