Non ci vuole molto perché partiate, innalzandovi con la vostra navicella arrivate in una piuttosto corta fila di navi che da sei direzioni diverse entrano in un colossale raggio di luce che brilla intenso. La vostra capitana e il rinomato attore sono nelle loro stanze a riposarsi mentre sentite la solita noiosissima guida su come usare il drift. Durante il percorso l'equipaggio è pregato di non muoversi eccessivamente, di rimanere saldamente ancorato alla nave tramite le cinture apposite, di non aprire finestini, sfere quadridimensionali, portali, piani, semipiani...di non fermare il tempo, di non velocizzarlo, di non creare materia, di non avere rapporti sessuali, alterare la propria biologia, effettuare interventi chirurgici, cucinare, utilizzare microonde, toccare creature iperdimensionali e accendere il proprio motore del drift. Grazie per l'attenzione. Giunti al vostro turno siete pronti a iniziare quella insolita esperienza dell'entrare in tunnel quadridimensionali. La nave inizia a storcersi e deformarsi, i vetri si sciolgono, voi stessi iniziate a scomporvi in una grande massa informe. Eccovi dentro, superata la soglia tornate normali, e lo spettacolo attorno a voi è un lucente caleidoscopio in cui siete liberi di sfrecciare. La vostra direzione è già impostata e durante la traversata vi basta seguire più o meno la vostra dimensione temporale per arrivare il prima possibile. Fuori dai finestrini le solite cose: balene quadridimensionali multicolore, un paio di pirati della quinta dimensione, un pianeta lanciato nel drift, un paio di spettri energetici e un tipo allegro che sta andando verso Idari e vi saluta.
Vi fermate in un posto che sembra essere JunkNebula, o almeno ciò che ne rimane. Tornati alcuni di voi hanno il solito mancamento di stomaco, altri sono impegnati a ricalibrare gli orologi che segnano passata solo mezz'ora quando è da un giorno che viaggiate, gli ultimi si guardano attorno.
Il sistema è come magistralmente organizzato in una caotica danza tra spazzatura e pietre in mezzo a nubi violacee e verdi. È possibile vedere una forte luce al centro del sistema solare, ciò che resta delle tre stelle che circondate da successive sfere di Dyson riescono ad illuminare ben poco. Attorno ai soli morti e morenti orbitano solo poche strutture naturali di grandi dimensioni. Un pianeta verdognolo a causa del rame che descrive una orbita stretta, troppo per ospitare la vita, ancora. Un gigante gassoso continuamente tartassato di colpi che lo fanno assomigliare ad una mora, unico punto dove le nubi di scarto sono meno dense. E infine una figura divertente dell'ingegno nanico, un pianeta intero di dimensioni simili a Golarion che per non sopperire alla gravità e alle minacce esterne è diventato quasi una astronave. Un colossale motore grande metà del pianeta lo fa procedere in tondo descrivendo una coda simile a quella di una cometa, attorno scudi energetici ne garantiscono l'incolumità.
È però l'ultima cosa ad accadere quella più sconvolgente, quando nel crepitante silenzio dello spazio sentite qualcuno bussare fuori dallo sportello.