Vai al contenuto

L'Antico dei Giorni

Utenti
  • Conteggio contenuto

    1
  • Registrato

  • Ultima attività

Tutti i contenuti di L'Antico dei Giorni

  1. Jinny La Fontaine, figlia ventenne di un importante personaggio cittadino noto come Giò La fontaine, è al suo primo concerto. Personaggio costruito a tavolino per salvare la reputazione e la carriera del padre ma soprattutto per investire in modo intelligente le di lui folli conoscenze, la giovane cantante è pronta a fare il suo primo grande concerto davanti a circa un migliaio di persone. Nessuno si aspetta ciò che effettivamente è stato preparato per l'occasione , tranne una persona, che sarà presente ma con ben altre intenzioni rispetto a quelle del normale pubblico. Circa 15 anni prima, Giò La Fontaine, tecnico del suono di grandi doti intuitive e tecnologiche impiegato presso il Gruppo di Musica Intuitiva guidato da Karlainz Stockhausen, visse un'esperienza che gli cambiò la vita per sempre. Durante la prima di un concerto del Maestro, dovremmo dire IL Concerto, mai più ripetuto e passato nelle cronache musicali come una leggenda, Giò peccò decisamente di presunzione o di follia. Il concerto, che tradotto dal tedesco potrebbe malamente risultare come "8 modi di silenziare e trascendere la materia sonora", venne tenuto in una bolla subacquea nell'Oceano Pacifico, a circa 500 metri di profondità e distante dalla costa di Bali una decina di Km, edificio ipertecnologico affittato per due giorni all'Istituto Internazionale di Ricerca Subacquea. All'evento parteciparono circa 2000 persone, tutte arrivate nella bolla il giorno prima dopo aver acquistato un biglietto di 850 dollari. L'attesa per la performance e le aspettative che si erano create tra il pubblico di artisti, scienziati, giornalisti, ma anche politici e uomini di potere, era ad un punto di tensione tale che ormai l'evento era vissuto come uno di quei momenti storici che avrebbe segnato un confine nuovo nella storia del progresso umano. E questo esclusivamente grazie alla genialità di un uomo che poco aveva a che fare con la musica, ma molto con la scienza e forse, come leggenda vuole, con la magia. Giò, con la supervisione artistica del Maestro, era riuscito a creare e sviluppare un sistema di gestione di echi, riverberi e feedback dei suoni che se ben regolato, sarebbe entrato in sintonia con le frequenze cerebrali del pubblico, generando una serie di esperienze mai fatte. Nell'ordine sarebbe stato possibile ottenere: 1) aumento del range armonico di ogni singolo suono, ciò creando la vivida e coerente percezione di un intreccio armonico mai sperimentato ed assolutamente incomprensibile ed irriproducibile nelle normali condizioni di performance ed ascolto. 2) percezione della materia sonora: questo aumento del range armonico avrebbe liberato i suoni dalla gabbia cognitiva in cui erano percepiti e li avrebbe animati di una vera e propria sostanza sonora tangibile, con il conseguente aumento della capacità percettiva del pubblico dovuta ad uno stimolo sonoro così profondo, ampio e vivo. 3) proiezione della coscienza nella "casa dei suoni": l'unione tra l'ascoltatore e i suoni, avrebbe dato la sensazione che la propria coscienza fosse fusa in un'unità sintetica e trasportata nella vera dimora dei suoni, il Piano Astrale, come accompagnata indietro in un viaggio di ritorno. Là, in quel piano di fluidi e colori inimmaginabili, era finalmente possibile conoscere la forma reale della Musica. 4) questo effetto, l'ultimo gradino di follia che era stato supposto da Giò e collaboratori, avrebbe permesso il momentaneo distacco di tutta la coscienza dal corpo, non solo di quella percettiva e la conseguente proiezione fisica, reale e concreta dell'ascoltatore sul piano Astrale. La musica era per la prima volta nella storia dell'uomo concepita come veicolo interplanare. A questo punto, se il sistema avrebbe tenuto e il monitoraggio degli echi sarebbe stato controllato a dovere, non sarebbe stato difficile riportare indietro le coscienze e concludere la performance in maniera innocua. Ma questa era solo l'ultima avanguardia di un'ipotesi apparentemente irreale. Tutto questo non era stato volutamente pubblicizzato dal Maestro. Egli aveva solamente dato un assaggio delle sue scoperte musicali ad un primo laboratorio tenuto a Vienna, ormai un anno prima. In quella occasione, Giò si era superato, facendo si che, in seguito alla semplice stimolazione sonora di un congegno creato ad hoc in un contesto artistico ovviamente diretto dall'onnipresente Maestro, alcune cavie che assistevano, dopo circa due ore di ascolto, scomparvero dalla vista degli astanti, pur rimanendo presenti nel monitor di controllo della massa fisica. Le cavie riuscirono ad attraversare tutti gli stadi dell'ascolto multilevel e tornare indietro, senza danni. Questo esperimento fu di tale portata che i governi dei più importanti paesi del mondo si diedero da fare per acquistarne i brevetti e creare una sorta di carta dei diritti e dei doveri che regolasse le applicazioni di tale scoperta. Dopo un anno, Il Maestro ebbe i permessi e riuscì ad organizzare un concerto in cui avrebbe dimostrato alcuni degli effetti pratici del SAM, Sistema di Ascolto Multilevel. A tale concerto avrebbero ovviamente partecipato rappresentati militari e di governo, per i quali la scoperta aveva risvolti ben più concreti. Giò, tra le fila dei topi studiosi di fantascienza e psiconauti della realtà, era ormai passato alla storia come il braccio dietro alla mente, come colui che aveva varcato i confini del reale, che aveva permesso all'umanità di conoscere la vera Forma della Musica e promosso il viaggio interplanare su nuovi livelli. Grande era la sua responsabilità, anche se il Maestro, pur riconoscendone il valore, ne negava l'importanza per il futuro artistico del pianeta e con sufficienza si vantava, soprattutto in pubblico e nelle grandi occasioni, della sua superiorità rispetto a Giò. "Senza la mia arte, diceva nei suoi famosi abiti di lino bianco e seta dorata, non può esserci viaggio astrale. Sarebbero solo tecnicismi che chiunque dotato di genialità potrebbe riprodurre. Ma l'arte è l'unica vera capacità di astrarsi e quindi di cogliere l'essenza dell'Astrale". Giò, concentrato com'era nelle sue scoperte, non dava tanta importanza a questo atteggiamento, benchè anche lui, in fondo avesse un cuore. Alla prima del Concerto Subacqueo tutto era organizzato con la massima precisione e sicurezza. La tensione era tale ormai che da sola sarebbe bastata per far suonare gli strumenti. Il maestro tardava a presentarsi sul rialzo a forma di Delfino da cui avrebbe diretto i suoni, e Giò era ormai perso in una delirante procedura di monitoraggio dei riverberi che a volte gli sembrava di controllare e altre invece gli pareva di smarrire. Forse stava smarrendo la ragione. Ma ciò che più gli impediva di mantenere la calma, erano le parole che il Maestro gli aveva detto in un orecchio, prima di lasciarlo solo coi collaboratori nella camera di controllo. "Nulla di più di quanto è stato deciso, nulla di più della banale regolazione di alcune manopole, ciò che conta non è la tecnica, ricordalo. Il pubblico è qui per assistere ad una storia, alla Storia della Storia e celebrare il suo narratore" Giò, sudando e annuendo meccanicamente, si era poi ritirato alla sua postazione. E poi il concerto cominciò. I suoni invasero il luogo, volutamente collocato in profondità per ragioni di sicurezza, e piano piano il pubblico iniziò ad apprezzare il Sistema di Ascolto Multilevel. Dopo circa un'ora dall'inizio, iniziarono a sentirsi i commenti a voce alta per l'ascolto di qualcosa di completamente nuovo. Passarono altre due ore e il pubblico manifestò i primi segni di discontrollo motorio: chi si alzava improvvisamente, chi ruotava la testa in ampi cerchi, chi boccheggiava come se stesse masticando qualcosa, chi cercava di afferrare nell'aria cose inesistenti. Inesistenti per lo meno sul piano fisico. Il Maestro, dotato di un apparecchio acustico ad hoc, era concentrato e teneva i musicisti in pugno. Ogni tanto gettava un'occhiata fugace al pubblico, ma tutto ciò pareva rientrare negli effetti previsti. Giò invece era sempre più su di giri e le gocce di sudore che andavano a cadere sulle istruzioni di monitoraggio, macchiando le parole e spalmando l'inchiostro, erano per lui motivo di scatti d'ira incontrollata e ansia crescente. Magari avrebbe potuto assistere al concerto...ma così l'avrebbe data vinta a quel montato vestito come un guru del *****... Dopo altre tre ore di marea abissale di suoni incomprensibili, il pubblico piano piano si calmò e si sedette. C'è chi teneva la testa chinata in avanti, chi indietro, ma tutti da quella posizione incominciarono ad ondeggiare come pesci che stessero cercando di risalire la corrente. Tutto ciò calmò anche il Maestro, che non sentendo più un pubblico irrequieto, vide avvicinarsi il successo e la gloria promessi. Quando Giò finalmente perse il senno e, contravvenendo agli accordi, non decise ma vide davanti a sè l'unica chance di essere ciò che era, fece ciò che in cuor suo desiderava da sempre. Essere colui che non si era tirato indietro davanti alle possibilità del Genio e che sarebbe passato alla storia, forse quella di un altro piano di realtà, come un eroe coraggioso, un saggio e un pazzo che aveva traghettato dei semplici ascoltatori verso un mondo di verità, un nuovo Redentore. Poi il pubblico inizio a scomparire, come vaporizzato, ma allo stesso tempo come se delle onde d'acqua lavassero via delle macchie di colori. I suoni erano ormai spariti del tutto, ingoiati dai riverberi. La cosa ebbe termine quando anche i corpi del Maestro e dei Musicisti svanirono abbandonando il palco e lasciando cadere i loro strumenti in una massa sgraziata di rumori. Il processo di fusione delle coscienze durò circa 10 minuti, lasciando nella sala solo i vestiti, le scarpe e tutti i gioielli e portafogli e tutte le cose che il pubblico aveva portato con sè. All'esterno del globo che conteneva la sala da concerto, protetti in alcune celle di cemento armato, i militari e qualche politico diedero l'allarme ai tecnici della Stazione Sottomarina. Dopo poco si sentirono rumori di macchinari in azione e l'intera area che aveva ospitato l'evento venne violentemente invasa dalle acque. La mirabile costruzione che fino a quel giorno era stata un acquario, ritornò in circa 4 ore a riempirsi di acqua marina gettata dentro da enormi boccaporti sistemati tutt' attorno alle pareti ovoidali. L'evento diede il via ad una serie infinita di cause legali, dichiarazioni scioccanti, conferenze che per alcuni furono una rovina, per altri una benedizione. In tutto questo delirio, di Giò si persero le tracce, in un periodo in cui alla fine si accettò la tesi che l'esito di quella inondazione voluta era seguito ad un dramma mai visto a cui tutta l'umanità aveva partecipato, dramma che dopotutto aveva anche avuto il suo martire ed il suo eroe. Le conoscenze di Giò gli erano valse tuttavia ben più riconoscimenti e successi in campo tecnologico di quanto in campo artistico. Infatti se la Magia non gli fosse venuta in aiuto, quell'uomo non si sarebbe mai salvato da quel concerto. Magia che Giò aveva iniziato a praticare mentre costruiva il SAM e che gli permise di stringere amicizie particolari e molto utili. Una di queste fu con un soggetto piuttosto instabile dedito alla sperimentazione sonora nel campo visivo, che per sua fortuna o sfortuna iniziò a collaborare con uno stregone di razza Gythyanki. Il musicista in questione, Cosme Durant, incontrò Giò nella pausa pranzo di un seminario sulla "Tecnologia Cognitiva delle Code di Riverbero Rosa", una materia un pò ostica che era essenziale padroneggiare per il successo del sistema SAM. I due si trovarono su molti aspetti e strinsero col tempo una amicizia impegnata e collaborativa. Poi venne il giorno che Durant mostrò all'uomo un oggetto che disse gli aveva rovinato la vita ma che poteva salvare le sue creazioni. Un amuleto dei piani Giò non lo aveva mai visto, un oggetto nero circolare con vortici multicolori al sue interno. Oltre a questo Durant fece vedere a Giò una mappa in cui era presente un luogo evidenziato. "E' qui che devo andare tutte le volte, se mi dimentico c'è il rischio che l'amuleto mi porti chissà dove, anche in un altro piano...L'astrale invece è abbastanza sicuro, sempre che lui voglia continuare ad aiutarmi..." Fu così che Durant, resosi conto del logorio mentale che tali spostamenti gli avevano procurato, consegnò l'amuleto senza troppo pensarci su, a un Giò incredulo e spaventato. Giò non usò mai l'amuleto per spostarsi sul piano astrale, ma ricevette la visita di quell'essere bizzarro varie volte e sempre questi incontri erano estremamente illuminanti per gli studi di Giò. Ma quel giorno, a quel concerto Giò, poco prima di sparire inghiottito dalle acque, estrasse l'amuleto, pensò a quell'esatta locazione e si teletrasportò immediatamente. Da quel giorno Giò dovette rimanere per alcuni mesi in stato di latitanza e, benchè gli sembrasse che l'opinione pubblica avesse dimenticato velocemente il suo ruolo ed il suo nome, si divertì molto ad osservare, da quella posizione, tutto il casino che Il Concerto aveva suscitato. Va aggiunto che la sua invenzione è tuttora rimasta solo ed esclusivamente nelle sue mani e nonostante i tentativi di copiatura, nessuno è mai riuscito a riprodurla. A questa magra soddisfazione però si aggiunge il fatto che sua figlia Jeanny crescendo, era diventata per lui motivo di vanto e fedele sperimentatrice dei concerti che, da casalinghi, erano diventati sempre più pubblici e famosi. Oggi è giunto il momento che Jeanny faccia il suo debutto come star della musica pop e che Giò finalmente possa prendersi la sua completa, definitiva e creativa rivincita.
×
×
  • Crea nuovo...