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    Meccaniche vs fiction, parte 2

    (Questo post è tratto dal mio blog su wordpress 1 Hit Point Left. Ho aperto il blog su wordpress in modo da poter essere libero di parlare di argomenti diversi dai giochi di ruolo, ma riposterò quello che scrivo sui giochi di ruolo anche qui.) Link alla parte 1 Nelle puntate precedenti... Nella prima parte avevo discusso come alcuni sistemi (in particolare, i sistemi basati sul d20 come D&D 3.5 e Pathfinder) sembrino incoraggiare un approccio al gioco di ruolo del tipo "meccaniche first" - cioè un approccio dove è la fiction a doversi conformare alle regole, e non il contrario. Avevo anche citato quella che è secondo me l’idea centrale a questo approccio, ovvero l'idea che tutto ciò che accade in gioco debba essere rappresentato meccanicamente. La conseguenza di questo ragionamento è che se nella fiction c'è un qualche elemento che non è rappresentato meccanicamente, quell'elemento in realtà non "esiste": quella cosa non sta davvero succedendo, è irrilevante. Il Mondo del Dungeon Dungeon World è un gioco che trovo interessante perché ha un approccio totalmente opposto a quello visto precedentemente. L’approccio di DW non è una novità; tuttavia DW fa parte di una categoria di giochi che hanno adottato intenzionalmente e programmaticamente questo approccio, ed in cui questa filosofia ha la massima espressione. Ovviamente il discorso vale anche per gli altri hack di AW. DW è un gioco con cui ho un rapporto complicato – tutte le volte che ci ho giocato mi ha lasciato abbastanza indifferente o non mi è piaciuto, ma allo stesso tempo mi affascina in termini di design. (Dovrei anche aggiungere che detesto una parte della community di DW, ovvero la parte composta da fanboy che vanno in giro presentando DW come la soluzione a tutti i problemi di D&D – ignorando che DW ha, come D&D, pregi e difetti, e che è un gioco sorprendentemente complesso da capire e assimilare.) “To do it, do it.” In DW, tutto ruota intorno alla fiction. Le regole di DW sono costruite attorno al concetto di mossa (move). Una mossa è una sorta di macro che viene innescata quando nella fiction si verificano determinate circostanze. Una mossa si attiva se e solo se il personaggio, nella fiction, sta facendo la cosa appropriata nel modo appropriato – e non si attiva mai se nella fiction non succede qualcosa che la fa attivare. Quando una mossa si attiva, in genere si tira 2d6 e si aggiunge un bonus – se il risultato è 10 o più, è un successo pieno (le cose vanno come volevi); se il risultato è tra 7 e 9, è un successo parziale (le cose non vanno proprio come volevi); se il risultato è 6 o meno, è un fallimento (il che di solito implica una qualche complicazione ). Più precisamente, un risultato di 6 o meno generalmente”sblocca” la possibilità per il DM di fare una delle sue mosse, ma questa è un’altra storia – il GM ha delle mosse proprie, diverse da quelle dei giocatori, che funzionano in modo diverso. Per esempio, la mossa Hack and Slash (“Taglia e Spacca”): Le circostanze innescanti qui sono l’attaccare un nemico in mischia. Non puoi dire “faccio Hack and Slash” – non funziona così. Devi descrivere cosa fa il personaggio nella fiction – come sta attaccando il nemico. Solo allora si può decidere se la mossa si innesca o no. Notare che se nella fiction il nemico è indifeso o comunque non ha senso che contrattacchi per circostanze riconducibili a quello che sta accadendo in game (es. un minotauro che con le corna si è incastrato in un portone di legno dopo una carica andata a vuoto), la mossa non si innesca: il personaggio infligge semplicemente danno. Questo perché gli esiti della mossa presumono che il nemico possa contrattaccare. Non conta solo ciò che fai, ma come lo fai Inoltre, come ricorda il manuale di DW: Insomma, non puoi semplicemente dire “Attacco lo scorpione gigante!”. Devi dire come – ed il GM potrebbe risponderti che in quel modo “non ce la fai. È chiaro che con la tua spada non hai alcuna possibilità di danneggiare il suo carapace chitinoso, è troppo robusto.” Magari lo scorpione ha un punto debole, e gli attacchi saranno inefficaci a meno che il personaggio non riesca a colpirlo nel punto vulnerabile. O forse l’acciaio è inefficace contro gli scorpioni giganti – forse le armi devono essere cosparse con l’estratto di un raro fiore esotico, che si trova solo nelle giungle del Khitai, e che è in grado di corrodere la chitina dell’insetto (in pieno stile Sword & Sorcery!). In tutti questi casi, quello che il personaggio fa nella fiction non attiva la mossa, perché quello che sta facendo non ha possibilità di causare danno. In questo senso, DW può essere tattico – anche se lo sarà in modo diverso da D&D. Si tratta di una tattica che si svolge tutta a livello narrativo, ma che non ha alcuna ripercussione meccanica al di là dell’effetto all-or-nothing dell’attivazione della mossa: Hack and slash è sempre Hack and Slash, e viene tirato sempre con lo stesso bonus. Per l’appunto, un’altra caratteristica interessante è che le mosse sono sempre uguali dal punto di vista meccanico: 2d6 + il bonus rilevante. Uno dei motivi per cui la logica del “se non è rappresentato meccanicamente non sta accadendo” non si applica in DW, è che non esistono modificatori. È questo che intendo quando dico che mosse sono una meccanica all-or-nothing – o si attivano, o non si attivano; se una mossa si attiva, è sempre quella. Non ci sono modificatori, non c’è una CD. La difficoltà del tiro non varia mai. E allora come viene gestita la difficoltà in DW? Ancora una volta, totalmente sul piano della fiction. Per esempio, lo scorpione gigante di cui sopra potrebbe essere difficile da raggiungere con la spada: “Eh, prima di poter avere una possibilità di colpirlo con la tua spada, devi trovare il modo di avvicinarti – ti tiene a distanza schioccando le chele affilate e agitando la coda, al termine della quale luccica un pungiglione velenoso”. A questo punto il personaggio potrebbe decidere di tentare di avvicinarsi con lo scudo levato, per tentare di parare eventuali colpi, innescando la mossa Defy Danger (Sfidare il Pericolo). Perché una scelta di questo tipo può essere tattica, pur non avendo rappresentazione meccanica? Supponiamo che tu tiri un 8 (successo parziale). Defy Danger dice Se il mio personaggio ha deciso di tentare di avvicinarsi con lo scudo levato, il DM potrebbe offrire una brutta scelta e dirmi “La coda dello scorpione affonda sul tuo scudo, e avverti la forza dell’urto che si ripercuote dolorosamente sul tuo braccio. Ti accorgi anche che il pungiglione dello scorpione si è conficcato e incastrato nello scudo, e hai una frazione di secondo prima che lo scorpione ritiri indietro la coda. Puoi scegliere di lasciare andare lo scudo, oppure trattenerlo con tutta la forza ma rischiare di essere letteralmente scaraventato in aria… o peggio. Che fai?” Se invece il mio personaggio ha deciso di tentare di avvicinarsi schivando agilmente i colpi dello scorpione invece di pararli con lo scudo, le conseguenze saranno differenti – la brutta scelta potrebbe essere un’altra. “Tenti di schivare le chele affilate della bestia, ma inciampi malamente. Piombi a terra emettendo un suono strozzato, mentre l’aria viene espulsa dai tuoi polmoni. La tua spada ti sfugge di mano, roteando sul terreno a una spanna dalla tua mano tesa. Con la coda dell’occhio, vedi la coda dello scorpione che saetta verso di te. O recuperi la spada, o eviti il colpo. Che fai?”. (Questi due esempi non sono molto originali, ma spero di aver chiarito come funziona la cosa). Problemi Riassumendo, l’approccio di DW è diamentralmente opposto a quello dei giochi derivati più o meno direttamente dal d20 system per due motivi. Il primo è che, come ho già scritto, in DW tutto parte dalla fiction; e il funzionamento del gioco richiede che tutto parta dalla fiction, e si rifletta su di essa. Il giocatore deve descrivere cosa fa il suo personaggio – questo può innescare o meno una mossa. Persino la difficoltà delle azioni è una conseguenza della fiction. Secondariamente, tutto quello che avviene nella fiction sta realmente accadendo. Supponiamo che il personaggio cerchi di frantumare il ginocchio di un gigante con il suo martello da guerra per tentare di fermarne la corsa; se il GM giudica il tutto plausibile, e la mossa ha esito positivo, il gigante avrà il ginocchio rotto – e sebbene questo non abbia ripercussioni meccaniche, avrà comunque ripercussioni concrete sulla fiction. Il gigante smetterà di correre, e forse non potrà più nemmeno attaccare, perché sarà bloccato sul posto. Ovviamente Dungeon World, come il d20 system, ha i suoi problemi. Lasciando stare i problemi che esulano dal discorso fiction vs meccaniche (es. la longevità – non è molto adatto a campagne lunghe), il problema di questo approccio è che in molti aspetti si affida quasi interamente alla discrezionalità del GM (sì, sì, il GM ha dei princìpi e delle regole che deve seguire bla bla bla… è lo stesso). Nell’esempio dello scorpione gigante, la difficoltà è decisa arbitrariamente dal GM. Mentre il d20 system tende a facilitare uno stile di game mastering passivo e neutrale, visto che le regole risolvono la grande maggioranza delle situazioni senza bisogno che il GM eserciti una discrezionalità, in DW questo non succede. Questo a volte porta a ottimi risultati, ma prevedo che possa altrettanto facilmente creare problemi. Insomma, è un po’ un’arma a doppio taglio. L’altro problema, che ritengo però sia squisitamente specifico di DW, è che “impacchettare” alcuni aspetti del gioco in mosse ha pro e contro. Uno dei contro avviene quando qualcosa che dovrebbe essere una sorta di “abilità base” (qualcosa che tutti dovrebbero poter tentare) non è coperta precisamente da una mossa. Ad esempio, cosa succede quando un personaggio vuole muoversi furtivamente? Non c’è una mossa base né avanzata che copra esattamente questa azione. Le possibilità sono tre (o quattro): 1) si fa coprire da Defy Danger (dove il pericolo è essere scoperti) – però facendo così Defy Danger diventa ben presto una sorta di mossa-kitchen sink dove si infila tutto quello che non si riesce a inquadrare in nessun altra mossa; 2) quando un personaggio dice di voler fare qualcosa e non sta innescando una mossa, significa che ti sta guardando per sapere cosa succede, e questo è uno dei trigger per le mosse del GM. Questa è probabilmente la soluzione più elegante ed in linea con DW, ma non è del tutto soddisfacente perché le mosse del GM di fatto non prevedono un successo pieno per il personaggio; 3) ti crei una tua mossa, cosa che però può essere non semplice da fare sul momento; 4) il GM decide sulla base della fiction se il personaggio riesce o no. Un problema simile sorge quando il guerriero vuole per esempio cercare trappole – che apparentemente è una mossa specifica del Thief. Se il guerriero non ha in qualche modo acquisito questa mossa, non la sta innescando. Dunque come risolvo la cosa? Questo potrebbe ricadere in Discern Realities. Oppure anche questa potrebbe essere una di quelle situazioni che innescano una mossa del GM visto che il giocatore ti sta guardando per sapere cosa succede. O di nuovo il GM decide sulla base della fiction se il personaggio riesce o no, e cosa deve fare per riuscire. La trovo comunque un’area poco chiara di DW. Non sto dicendo che siano problemi insormontabili; in genere il modo di risolvere queste situazioni si trova. Trovo comunque che sia un’area su cui il manuale semplicemente glissa senza affrontare il problema, il che può creare confusione in un giocatore inesperto. Il sistema di DW sembra apparentemente semplice, ma in realtà è molto difficile da capire. Questa è una delle cose che mi affascinano di DW. Conclusioni Qual è la mia tesi? Cosa ho voluto dimostrare con questi due post? Niente. Non ho nessuna tesi. Ho voluto semplicemente illustrare due approcci molto differenti al gioco. Sono due approcci che trovo interessanti di per sé stessi, e penso che ciascuno abbia pro e contro. Ci sono situazioni in cui uno dei due eccelle e l’altro crolla rovinosamente, e viceversa. In definitiva, penso che affrontare il tema sia importante, perché ci costringe a interrogarci sul motivo per il quale ogni settimana continuiamo a tornare al tavolo per giocare con il nostro gioco preferito. Ci sediamo per giocare ad un gioco? Per raccontare una storia? Per nessuno dei due? Per entrambi? Alla fine l’unica cosa che conta in un gdr è divertirsi, e la risposta a questa domanda è importante solo per voi stessi.
  2. Esatto. Per questo prima dicevo " L'allineamento funziona in campagne un po' "naive", se capite cosa intendo, dove il conflitto bene-male è molto stereotipato (es. i malvagi sono chiaramente malvagi, e fanno quello che ti aspetteresti; i buoni sono chiaramente buoni, e fanno quello che ti aspetteresti)." e "n questo senso, il sistema di allineamenti funziona male con situazioni ambigue dal punto di vista etico (esempio), perché ti richiederebbe di inquadrare questi dilemmi nel diagramma bene/male/legge/caos, cosa che per la loro natura è molto difficile fare. Le decisioni più semplici sono: 1) lasci perdere il sistema degli allineamenti 2) lasci perdere le situazioni ambigue e fai la campagna "naive" dove il conflitto bene-male-legge-caos è palese, senza sottigliezze e ambiguità." Per il modo in cui gli allineamenti funzionano, o li lasci sullo sfondo, o eviti di inserire nella campagna quelle zone grige dove gli allineamenti crashano rovinosamente, focalizzando la campagna su contrasti a tinte forti, senza ambiguità (quella che io chiamo campagna "naive").
  3. Sì, ma non proprio. L'aveva detta abbastanza bene @SilentWolf: fare i murderhobos vuol dire giocare personaggi che sono tutti "balordi, opportunisti, venali, vigliacchi e/o egoisti". "Hobo" in inglese vuol dire senza tetto, vagabondo, senza fissa dimora; "murder-" si riferisce allo stile di vita dei personaggi di cui sopra: personaggi con pochi scrupoli morali, che vanno in giro risolvendo problemi con la violenza, e rubando il tesoro dai mostri uccisi. Sì, spesso i personaggi murderhobos sono al limite della malvagità o palesemente malvagi, ma il termine descrive più un opportunismo noncurante e un'assenza di scrupoli che si collocano più su un'area grigia che non sulla malvagità vera e propria. Diciamo che è il modo "casual" di giocare a D&D (ammazza e prendi il tesoro) - immagino che tanti abbiano presente questo modo di giocare senza poterlo definire esattamente. Io senz'altro l'ho visto tantissimo, soprattutto tra chi inizia a giocare. Citando 1d4chan:
  4. Sì, ho capito cosa intendi, e concordo. Però da un'ottica in game, nella cosmologia di D&D c'è un solo e unico piano del Bene, no? Ecco, basta: quello è il Bene. La bontà è valutata in riferimento a quello standard assoluto. Ciò che si conforma a quel modello di Bene è buono, tutto ciò che non si conforma non lo è. Cosa significa quel concetto di Bene è lasciato alla decisione del DM, quindi il "principio consistente assunto come universale" di cui parli viene deciso esternamente al gioco, visto che i manuali sono molto vaghi. Però una volta che i giocatori/il DM hanno stabilito cosa vuol dire per loro "Bene", in game il bene è quello e quello soltanto. Sì, è quello che volevo dire anche io. Sì, ma guarda, penso che stiamo dicendo più o meno la stessa cosa. È possibile giocare campagne con profondità di personalità, però in quel caso gli allineamenti li lasci un po' come colore di sfondo senza starti a scervellare se una certa azione del PG è o no in accordo con il suo allineamento. Quindi si ritorna a quello che si stava dicendo: in pratica stai lasciando perdere il sistema degli allineamenti. I problemi nascono quando uno si mette in testa di voler tracciare l'allineamento del personaggio, ma inserendo nella campagna situazioni in cui la morale è una scala di grigi. E che problemi di questo tipo ci siano lo dimostrano tutti i topic che vengono aperti sul forum su questo argomento. In pratica sì. Il modo tradizionale in cui viene giocato D&D è "ci sono degli ostacoli/delle prove, i giocatori devono superarli". Chiaramente in questa ottica scegliere un allineamento che tu percepisci come rigido ti può potenzialmente privare di potenziali soluzioni agli ostacoli. Esempio "No, aspetta, se faccio il LB poi devo essere un santarellino e non posso mentire! Meglio fare il neutrale, così faccio quello che mi pare!". Quando giocavo a AD&D c'erano tipo tutte delle leggende urbane sugli allineamenti, ma che ruotavano tutte attorno al fatto che il Paladino fosse un r*mpic*glioni da avere nel gruppo perché non potevi rubare, mentire, uccidere etc.
  5. Sono in disaccordo su questo. Gli allineamenti sono decisamente un sistema assoluto. Non nel senso che non esista una gradualità tra Legale Buono e Legale Neutrale (sebbene il sistema identifichi solo delle categorie particolari, e non permetta es. un personaggio "Legale Neutrale/Buono"), ma nel senso che il Bene, il Male, la Legge ed il Caos non sono concetti relativi ma assoluti. La mia principale linea di argomentazione qui è che nella cosmologia di D&D esistono dei piani associati a queste forze, e ci sono divinità che esistono concretamente e che sono associate a questi allineamenti. Quindi il bene ed il male non sono concetti relativi, che cambiano con la società, la cultura, la religione etc; c'è un Bene assoluto, oggettivamente identificabile (perché c'è il piano!) e un Male assoluto, oggettivamente identificabile. Inoltre, in D&D 3.x questo è ulteriormente supportato dalla presenza di incantesimi che reagiscono a certi allineamenti. Se gli allineamenti fossero relativi (es. un personaggio buono in una società è malvagio in un'altra), il funzionamento di questi incantesimi diventa problematico. In questo senso, il sistema di allineamenti funziona male con situazioni ambigue dal punto di vista etico (esempio), perché ti richiederebbe di inquadrare questi dilemmi nel diagramma bene/male/legge/caos, cosa che per la loro natura è molto difficile fare. Le decisioni più semplici sono: 1) lasci perdere il sistema degli allineamenti 2) lasci perdere le situazioni ambigue e fai la campagna "naive" dove il conflitto bene-male-legge-caos è palese, senza sottigliezze e ambiguità. Sì, anche perché l'allineamento è nato in modo piuttosto confusionario. Inizialmente c'erano solo Legge e Caos (concetto preso palesemente da Moorcock), dove il caos era più associato con il male, e la legge al bene. Poi non mi ricordo se Gygax o Arneson pensò bene di sovrapporre a Legge e Caos anche il concetto di Bene e Male, anche se Legge vs Caos funzionavano benissimo. Inoltre, inizialmente l'allineamento era una specie di fazione. Questo è un concetto che D&D si portava dietro direttamente da Chainmail. In Chainmail, seguendo la logica di altri wargame, legge e caos erano tipo due forze in contrapposizione . La cosa fu trasferita in D&D, che per un po' sembrò mantenere questa visione delle cose. Per un po' c'è stato anche il concetto di "Alignment Language", grazie al quale le creature con un certo allineamento potevano in qualche modo comunicare tra loro. In alcune versioni del regolamento sembrava fosse un vero e proprio linguaggio (e se una creatura dell'allineamento opposto ti sentiva, ti attaccava), mentre altre volte era trattato più come un linguaggio segreto fatto di allusioni, gestualità etc. Questo c'era ancora in AD&D 1E, dove, se cambiavi allineamento, non eri più in grado di parlare la lingua dell'allineamento vecchio. Poi D&D si è allontanato da questa visione, e il sistema di allineamenti è stato reinterpretato in varie chiavi creando confusione. Probabilmente avrebbero dovuto toglierlo, ma ormai è una cosa troppo tradizionale. L'approccio di D&D 5e (l'allineamento c'è ma non ha alcun peso meccanico) è probabilmente quello più sensato.
  6. Per quel che riguarda la mia esperienza, penso che @SilentWolf abbia detto quello che c'era da dire. In particolare: Questo tantissimo. La maggior parte dei giocatori con cui ho giocato sceglie personaggi neutrali, e sospetto che lo faccia proprio per questo motivo. Verissimo. Uno stile di gioco noto anche come murderhoboism. Ecco, sì. In generale, si usa l'allineamento senza farsi tante domande sul suo significato (e secondo me spesso non ne viene compreso il senso). Il discorso è che l'allineamento è un sistema assoluto, non relativo, per cui non funziona in campagne dove si creano situazioni di ambiguità morale (es. scegliere se lasciar morire una persona per salvarne 100), o dove i giocatori intendono creare personaggi con una personalità "realistica". L'allineamento funziona in campagne un po' "naive", se capite cosa intendo, dove il conflitto bene-male è molto stereotipato (es. i malvagi sono chiaramente malvagi, e fanno quello che ti aspetteresti; i buoni sono chiaramente buoni, e fanno quello che ti aspetteresti). In generale, penso che tutto si riduca al fatto che l'allineamento LB è percepito come maggiormente limitante rispetto agli altri.
  7. No, non è indispensabile. È letteralmente una guida su come fare il GM. Per lo più si tratta di consigli non specifici per Pathfinder. È molto carino, e se uno è interessato a questo tipo di prodotti è un buon acquisto, ma se intendevi prenderlo per le regole c'è pochissimo.
  8. Grazie a tutti voi per esservi presi la briga di leggere e commentare! @Zaorn Sul mio essere prolisso concordo al 100%. Penso sia uno dei miei principali difetti nello scrivere. Ne sono consapevole ma non riesco a correggermi facilmente purtroppo. Riguardo alle tue osservazioni: il 'punto' di questi due post (il secondo lo posterò anche qui asap) non è nelle conclusioni. E infatti la tua versione delle conclusioni mi fa pensare che tu non ne abbia colto pienamento lo scopo, sebbene sia contento se ti è rimasto quello dalla lettura. Alla fine del post ho scritto che l'importante è divertirsi, e ognuno dovrebbe scegliere lo stile di gioco che più gli è congeniale, ma quella è stata solo una cosa che mi sono sentito di aggiungere. Non era quello il punto. Il punto dei due post è nella descrizione e nel confronto di due filosofie di gioco opposte. Le trovo interessanti come tali. Ed è vero anche che il bravo giocatore sa trovare un equilibrio. Il discorso è che sono due regolamenti scritti con una filosofia molto diversa. In uno di questi regolamenti puoi dire "faccio una prova di X", senza alcun collegamento con la fiction se non post-hoc; nell'altro il regolamento è costruito deliberatamente in modo che questo tu non possa farlo. Per me è questa differenza di impostazione ad essere interessante. @MattoMatteo ha centrato il punto: ho evitato di dare un giudizio di merito perché non era quello il mio scopo e non volevo attaccare nessuno. Anche perché penso che entrambi gli approcci siano divertenti e abbiamo pro e contro. Se devo esprimere un parere personale, capisco cosa cerca di fare DW, e lo apprezzo per questo, ma ho notato che tendo a divertirmi di più con un gioco come D&D 5e che è un po' più tradizionale. Però ho preferito descrivere i due sistemi cercando di mantenermi neutrale. @Checco fantastica l'idea di rileggersi OD&D! Sarebbe interessante se scrivessi le tue impressioni (è il momento di aprire un blog?). Io li lessi un paio di anni fa e mi stupii di come qualcuno sia riuscito a capire come giocare sulla base di quei tre libriccini. Comunque sì, il modo di giocare è del tutto diverso. Anche questo un tema affascinante.
  9. greymatter

    Meccaniche vs fiction, parte 1

    (Questo post è tratto dal mio blog su wordpress 1 Hit Point Left. Ho aperto il blog su wordpress in modo da poter essere libero di parlare di argomenti diversi dai giochi di ruolo, ma riposterò quello che scrivo sui giochi di ruolo anche qui.) Link al post originale. Ci sono pochi dubbi che D&D 3.x e Pathfinder abbiano lasciato la loro impronta su una generazione di giocatori, che è cresciuta imparando a dare per scontate le caratteristiche di questi due sistemi. In altre parole, ci sono giocatori il cui modo di giocare e di concepire il gioco di ruolo riflette l’impostazione del sistema, comprese le sue idiosincrasie. Una di questi aspetti che trovo estremamente interessante è la separazione tra regole e fiction. Questo è un termine che riprendo da Dungeon World perché mi fa comodo. Cos’è la fiction? In pratica, è tutto quello che succede nella finzione del gioco, nel mondo immaginario che è creato in comune da tutti i giocatori. Quando il ladro cerca di scassinare una serratura, quello che succede a livello meccanico è che il giocatore risolve l’azione con le regole appropriate per il sistema (es. tirando un dado per fare una prova di Lockpicking). Nella fiction però il ladro non tira un dado – nella fiction non esistono regole, dadi, prove di abilità e così via. Nella fiction il ladro si accuccia, tira fuori alcuni bizzarri strumenti da una tasca nascosta nella sua cintura, ed inizia ad armeggiare sulla serratura per qualche minuto. Ora, una caratteristica che vedo in molti giocatori provenienti dal d20 system o qualche sua variante è una spropositata attenzione all’aspetto meccanico, a discapito della fiction, che viene considerata come qualcosa di effimero, intangibile – e in ultimo irrilevante. (E non c’è niente di intrinsecamente sbagliato in questo – mi soffermo su questo fenomeno unicamente perché lo trovo interessante). A cosa mi riferisco? Esempio 1: Stai giocando a D&D 3.5. Il tuo personaggio vorrebbe cercare di colpire con un unico fendente due nemici adiacenti. Il DM ti informa che non puoi “perché non hai il talento”. Esempio 2: Stai giocando a D&D 3.5. Il tuo personaggio, sfruttando una sua capacità in modo non convenzionale, aggredisce un nemico in modo tale che l’attacco, logicamente, dovrebbe provocare una qualche conseguenza oltre al danno (es. lo azzoppi, lo accechi, etc.). Il DM ti dice che questo non è possibile perché la regola non lo prevede. Questi esempi sono forse un po’ estremi. Cioè, sono esemplificativi di un giocatore di D&D teorico, che in realtà probabilmente non esiste. Un DM ragionevole, nell’esempio 2, potrebbe concederti l’uso non convenzionale della capacità/potere/quello che è. Penso comunque che servano a illustrare il tipo di ragionamenti che chi ha giocato con questi sistemi ha probabilmente ben presenti. Ad ogni modo – questi esempi hanno una cosa in comune. In entrambi i casi, ciò che è successo (o che poteva succedere) nella finzione del gioco è stato ignorato in favore di una aderenza stretta alle meccaniche del gioco. Quello che voglio sottolineare è l’idea che tutto ciò che accade in gioco debba essere rappresentato (o rappresentabile) meccanicamente. Questa logica è probabilmente incoraggiata anche dalla presenza di un sistema molto dettagliato, con una regola per ogni caso particolare. La conseguenza di questo ragionamento è che se qualcosa nella fiction non è rappresentato (o non è rappresentabile) meccanicamente, non sta davvero succedendo. Se, per esempio, accechi un nemico, questa nuova situazione deve necessariamente avere una ricaduta meccanica, altrimenti non sta “davvero” succedendo. Un altro problema è dato dal fatto che seguire il regolamento strettamente può portare i giocatori ad accettare come vere nella fiction cose che altrimenti non avrebbero accettato. Se un giocatore, sfruttando un qualche cavillo delle regole, crea una “build” (sic!) che riesce a fare cose fisicamente impossibili o comunque poco credibili (es. un personaggio che fa 1,067,212 attacchi in un’azione di round completo – e sì, ovviamente questa build è un esperimento concettuale estremo), siamo più propensi ad accettare come vere le imprese del personaggio perché sono legali. Le regole lo permettono. Naturalmente questi sono esempi di min/maxing estremo – non sono indicative di nessun giocatore di D&D reale. Tuttavia, mi è successo di vedere giocatori che pretendevano che le regole fossero applicate alla lettera anche quando questo portava a risultati palesemente assurdi. Penso che anche questi ragionamenti siano familiari alla maggior parte dei giocatori di questi sistemi. In altre parole, alcuni giocatori sembrano avere la tendenza a far sì che la fiction si conformi alle regole, e non il contrario. Trovo questa impostazione estremamente interessante perché denota una concezione del gioco di ruolo molto particolare. Cioè: le regole non sono più un qualcosa che esiste con il fine di arbitrare o comunque dare una struttura alla fiction – le regole diventano un qualcosa che esiste a prescindere dalla fiction. La fiction è fluffa, colore. Le regole sono sostanza. Questo mi colpisce, a distanza di anni, perché è in diretto contrasto col modo in cui ero solito giocare a D&D (ai tempi, AD&D) alla fine degli anni ’90, quando ho iniziato. L’idea era che il mio personaggio avrebbe potuto provare a fare qualunque cosa, e le regole si sarebbero aggiustate per arbitrare in qualche modo anche le situazioni più anomale – questo un po’ per le regole semplici (quasi scarne) di AD&D, che non potevano coprire tutte le situazioni; un po’ per la fantasia degli adolescenti; un po’ perché si giocava in modo sgangherato e ci andava bene così. Non credo che questo approccio “old school” fosse necessariamente migliore dell’altro approccio, d20-centrico, e più meccanico – ma mi colpisce perché è molto diverso. Il problema di fondo penso che sia da ricondurre alla "pseudo-omnicomprensività" del regolamento del d20. Se ho un regolamento che rinuncia a voler gestire ogni singolo caso particolare che può verificarsi in gioco, ma piuttosto tenta di ricondurre il tutto a regole più generiche, semplici e astratte, sarà anche più facile aggiustare il regolamento alle situazioni più disparate (è il caso dei giochi OSR, o di D&D 5E, o di Fate). Il prezzo da pagare è che il sistema sarà appunto più astratto e meno dettagliato dal punto di vista meccanico. È un regolamento che funziona come una rete “a maglie larghe”. Un sistema omnicomprensivo invece tenta di avere una regola per ogni cosa che può verificarsi – è una “rete a maglie strette”, che tenta di “intercettare” tutto quello che succede nella fiction. Questo approccio inevitabilmente crea l’aspettativa che una regola precisa ci sia sempre, e soprattutto ci debba essere sempre, per tutto ciò che si verifica. Il sistema d20 è particolare perché è pseudo-omnicomprensivo. Questo fa sì che l’aspettativa di cui sopra diventi ancora più evidente. GURPS è un regolamento realmente omnicomprensivo – è progettato per questo, e realizza il suo scopo. C’è veramente, da qualche parte, una regola per tutto. Certo, se voglio posso usare le regole più astratte (es. GURPS Lite), ma il sistema è modulare, e posso aggiungere complessità a piacimento inserendo le regole che mi servono. Io chiamo il d20 pseudo-omnicomprensivo perché ha regole dettagliate per certi aspetti del gioco, ma incredibilmente meno dettagliate per altre – e nelle aree del gioco dove le regole sono dettagliate, non è evidentemente progettato come per essere un sistema omnicomprensivo (es. molte manovre di combattimento sono rappresentate da talenti, che devono essere “sbloccati”, invece che da abilità che tutti possono tentare). L’approccio meccanico, tuttavia, se portato all’estremo va a detrimento dell’esperienza di gioco di ruolo. Se le regole non servono più ad arbitrare ciò che il personaggio fa, ma, al contrario, ciò che il personaggio fa deve conformarsi alle meccaniche, allora il gioco di ruolo da tavolo rischia di diventare simile ad un gioco di ruolo per computer. Le opzioni che a disposizione il personaggio sono sulla scheda, invece che sul menù dell’UI di un gioco, ma il concetto è lo stesso. Il personaggio sceglie ciò che può fare da una selezione limitata di opzioni, e poi conforma la fiction alla regola. “In a normal round, you can perform a standard action and a move action, or you can perform a full-round action. You can also perform one or more free actions. You can always take a move action in place of a standard action. In some situations (such as in a surprise round), you may be limited to taking only a single move action or standard action.” (dall’SRD del d20). Certo, l’idea è che molte azioni che i giocatori possono voler tentare, e che non sono esplicitamente elencate nel manuale, vadano ricondotte a una standard action o una full-round action. Però, diciamoci la verità: quanti giocano così? Nella mia esperienza, tutti i giocatori che passano molto tempo a giocare con la 3.5 (o hanno iniziato con questa edizione) progressivamente rinunciano alla creatività in favore di un combattimento fatto di “azioni di attacco completo”, “azioni standard”, “azioni di movimento” e “passi di 1.5 metri”. Il che va benissimo – è un combattimento tattico, che avviene secondo regole precise, come può essere tattica una partita di scacchi. Ribadisco che la mia non vuole essere una critica a questo stile di gioco, solo una mera constatazione che questo stile di gioco esiste. Chiudo qui la prima parte del post, ché sta diventando un po’ lungo. Nella seconda parte del post, parlerò di un gioco che invece ha un approccio totalmente opposto: Dungeon World.
  10. Non ho giocato alla versione Fate di SW, ma ho giocato a Fate e penso che Star Wars verrebbe bene con quel sistema. Le mie principali riserve sono: - Perché Fate venga bene i giocatori devono avere particolari caratteristiche (che si possono acquisire, o spiegare). La più importante è che non dovrebbero essere passivi, altrimenti il gioco rischia di stagnare; la seconda è che dovrebbero avere ben chiaro qual è lo scopo di Fate. Per esempio, Fate non è pensato per essere una simulazione o per essere realistico. In Fate, un personaggio come Han Solo che spara con un blasterino è ugualmente efficace di un Jedi con la spada laser. Questo forse dal punto di vista di una simulazione non ha molto senso, ma dal punto di vista della storia sì. Se giochi per raccontare una storia,ha senso che tutti i membri del gruppo possano contribuirvi in modo equivalente, indipendentemente dalla loro "potenza". Oppure: Fate non è un gioco dove contano i numeri o un gioco pensato per essere "vinto". È un gioco dove conta la storia. In effetti, perché l'economia dei Fate point funzioni bene, i giocatori dovrebbero accettare l'idea che "perdere" ogni tanto è interessante e divertente. Questo rispecchia ciò che succede nei film di Star Wars - se ti riguardi i film come se fossero sessioni di GDR, vedi che Han Solo fallisce un sacco di "prove" banali e riesce nei momenti topici (questo verrebbe benissimo sia in Fate che nel sistema di Star Wars della FFG di cui si parlava prima). In particolare, questo frase dell'OP nel link di cui sopra: descrive essenzialmente Fate. Insomma, se non ti interessa l'aspetto della storia non ha molto senso giocare con Fate. - Richiede che i giocatori conoscano un minimo l'universo di Star Wars (soprattutto nella fase di creazione del personaggio). Es. se scegli un Togruta come razza del tuo personaggio, dovresti avere un'idea generale di cosa implica appartenere a quella razza, perché non c'è una lista di poteri o capacità speciali conferiti da ogni razza. Questo in realtà non è un grosso problema - se anche il tuo Togruta lo giochi come un umano non si rompe niente. In generale, Fate dà il meglio di sé quando i giocatori impiegano un certo sforzo creativo, perché non c'è una lista di opzioni da cui scegliere. Poi vabbé, c'è il fatto che Fate è un gioco che va "capito", però questa non è una tanto una mia riserva, è solo una caratteristica del gioco. Diciamo che ci sono giochi che possono essere complessi perché hanno un regolamento dettagliato - Fate è complesso ma ad un livello "concettuale", perché il regolamento di per sé è semplice e funziona tutto allo stesso modo. Comunque ti rimando a questi due post di @Daniele Di Rubbo [1, 2], che a Fate c'ha giocato molto più di me. Sono ricchi di link utili. Se avessi qualche domanda specifica ti consiglio di porla a lui (se ci sei batti un colpo!), che tra l'altro ha giocato proprio a Star Wars con Fate e ne ha parlato qui (ci sono i link ai post precedenti). Regolamento di Fate online [ ENG | IT ] Pdf scaricabili come Pay-what-you-want [ ENG | IT ] Fate Star Wars (non ufficiale) [ ENG | IT ]
  11. Io ho il manuale di F&D (letto, ma mai provato) e EotE (provato). F&D mi è sembrato ben fatto, ma EotE mi è sembrato in qualche modo più ispirato; questo comunque può essere anche semplicemente il mio gusto personale. Se vuoi saperne di più, qui c'è una recensione di EotE scritta da gente che c'ha giocato per un bel po' e rispecchia la mia esperienza, e qui ci sono le quick start rules con una avventura. Mi hanno parlato bene del Beginner Game - costa una 30ina di euro, ma al momento non ce l'hanno su Amazon.it. L'unica cosa di F&D è che potresti rimanere deluso se ti aspetti di giocare un Cavaliere Jedi tipo quelli che vedi nei film. I personaggi di F&D sono più correttamente "force-users": usano la forza, però non sono propriamente Jedi. Prima di raggiungere il livello di potere dei Jedi che vedi nei film dovrai investire parecchi punti esperienza nel personaggio. Questo per inciso è reso necessario dal fatto che un problema annoso dei giochi di star wars è dato dal fatto che i Jedi, così come sono ritratti nei film, sono palesemente più potenti degli altri personaggi. Quindi devi trovare una strategia per risolvere questo problema, oppure renderlo un non-problema. F&D risolve il problema facendo sì che i force-users richiedano più esperienza rispetto ai non-force users; questo assicura che se giochi un personaggio di F&D con personaggi provenienti da EotE o AoR, questi siano tutti bilanciati. Se giochi in un gruppo di soli personaggi F&D, credo che niente ti impedisca di partire con un budget maggiore di punti esperienza e/o assegnare punti esperienza più abbondanti. Un gioco che utilizza la strategia di renderlo un non-problema è invece Fate.
  12. Allora, io la vedo così. Disclaimer necessario: questo non è il vangelo, è solo la mia opinione, che riflette il mio stile di gioco, la mia esperienza circa quello che funziona e quello che non funziona, e le mie preferenze/gusti personali. Il problema di fondo è che difficilmente una trama sopravvive al contatto con i PG. I giocatori al tavolo penseranno a cose che tu non hai pensato quando progettavi la tua "trama". Troveranno soluzioni brillanti a problemi che ritenevi irrisolvibili. Aggireranno ostacoli che ritenevi insormontabili. Trameranno per ammazzare PNG che avrebbero dovuto essere centrali nella campagna. Venderanno oggetti che avrebbero dovuto tenere, e otterranno oggetti che non avrebbero mai dovuto avere. Progetteranno di allearsi con i cattivoni della campagna. Ignoreranno allegramente agganci per le "quest" che pensavi fossero evidentissimi per concentrarsi inspiegabilmente su dettagli irrilevanti. è così. Le rerazioni dei giocatori sono imprevedibili. Come reagisce un GM di fronte a questo? Ci sono due approcci estremi. Uno (che è quello che adotto io) è lo stile sandbox: dato che non puoi elaborare affidabilmente una trama, non elaborarla affatto. Non c'è una trama. Come GM, prepari semplicemente uno "scenario dinamico" (cioè: diverse fazioni con interessi in conflitto, spunti per avventure varie, etc), e lasci che i personaggi facciano quello che gli pare. Il GM è passivo, garantisce la massima libertà ai giocatori, e si limita a far reagire lo scenario alle azioni dei giocatori. Una versione di gioco sandbox che mi piace particolarmente ma che non ho mai realizzato sono le West Marches. L'altro approccio estremo è il railroading, che è un modo di fare il GM generalmente malvisto, ma che in alcuni gruppi può funzionare. In pratica: la trama è questa, punto. Se i giocatori se ne allontanano, fai in modo di rimetterli in qualche modo in carreggiata. Questo tipo di approccio è malvisto perché in genere per far aderire i giocatori alla trama pregenerata dovrai ricorrere a tecniche che sono disoneste nei loro confronti. Per esempio, supponiamo che la tua trama preveda che i giocatori arrivino alla base del cattivo di turno dopo che il rituale di evocazione è completato ed il demone X è stato evocato: qualunque cosa facciano i giocatori (che si teletrasportino istantaneamente, che viaggino a cavallo o che ci vadano a piedi impiegandoci una settimana), li farai arrivare a rituale completato perché la trama è questa. Molte avventure pubblicate purtroppo hanno un'impostazione di questo tipo - e questo è uno dei motivi per cui ritengo molte avventure pubblicate fatte male. Comunque alcuni giocatori *preferiscono* che ci sia una trama e non amano quando il GM li lascia senza niente da fare. Nella realtà, molti GM non ricadono in nessuno di questi due estremi, ma stanno nel mezzo. Concedono un po' di libertà ai giocatori, ma quando serve cercano di rimetterli dolcemente sulla strada. Devi un po' trovare il tuo stile, e capire un attimo che tipo di giocatori hai di fronte e quale stile preferirebbero. Secondo me con gran parte dei gruppi conviene gravitare di più verso il primo approccio che verso il secondo. Se i tuoi giocatori cercano di fare qualcosa di "imprevisto", in prima istanza cerca di essere elastico e modificare lo scenario in modo da farglielo fare, e in modo che le loro azioni abbiano delle conseguenze sul mondo di gioco. Se puoi, astieniti dall'avere una trama. Se proprio non resisti, cerca di non programmare tutta la storia della campagna: programma solo l'inizio, e modifica la tua idea di cosa prevede la "trama" via via che i giocatori giocano. Sii elastico. Impara a improvvisare. Quando i giocatori fanno qualcosa, fai reagire ciò che circonda i giocatori come ti sembra opportuno. Cerca di non inserire nell'avventura dei colli di bottiglia: cioè degli eventi che devono avvenire per forza in un certo modo, sennò l'avventura non va avanti. Per esempio: se un aggancio per l'avventura è fondamentale, non mettere un aggancio solo! Mettine 3 o 4 che puntino tutti nella stessa direzione. Quelli che per te sono agganci evidentissimi, per i tuoi giocatori potrebbero non esserlo. Per dire, una volta feci trovare ai miei giocatori una canzone (cantata da un bardo in una taverna) che nel cui testo c'era "cifrata" la mappa per un tesoro perduto. Avevo perfino fatto la pergamena con la canzone scritta sopra. Pensavo che fosse evidentissimo. Oh - credici o no, i miei giocatori se ne sono strafregati. Poco male, avevo altri agganci e l'avventura è andata in un'altra direzione. Se quell'aggancio per me fosse stato fondamentale, probabilmente avrei cercato di inserire altri agganci che conducessero al tesoro, con la speranza che loro ne cogliessero almeno uno.
  13. ...Epperò che c*lo! Ogni tanto capita di imbattersi in queste perle in piccoli negozi di provincia. Niente da dire, hai fatto strabene ad approfittarne. Tornando IT, io uso abbastanza spesso musica e props vari. Più è importante l'atmosfera, più ci vado pesante con gli effetti ambientali. Quindi es. in un gioco fantasy o non metto musica, oppure metto rumori di sottofondo (es. chiacchiericcio e rumori di bicchieri che cozzano quando sono in una taverna). In un gioco horror sono molto più attento, e a volte una notevole parte della mia preparazione pre-game consiste nello scegliere accuratamente le musiche giuste per le varie scene che penso potrebbero esserci. Come musica in genere preferisco usare musica ambient facile da mettere in loop tipo quella che trovi qui. La metto bassa bassa perché altrimenti distrae. In genere evito canzoni vere e proprie perché distraggono, con qualche eccezione. Idem per le colonne sonore dei film se sono facilmente riconoscibili - invece di facilitare l'immersione distraggono. Abbassare le luci, candele, etc lo riservo di solito per momenti particolari, specie nei giochi horror. Altri props che mi è capitato di usare, in nessun ordine particolare: - i ritagli di finti articoli di giornale dell'epoca in Call of Cthulhu, un classicone - Mappe/Pergamene/Canzoni su carta artificialmente invecchiata con tè o caffè - Variante: diari/libri degli incantesimi - Sacchi di finte monete - Tarocchi in Ravenloft - Pozioni (riempite con succo di frutta o semplicemente acqua con coloranti alimentari) - questo magari lo fai solo con gente che conosci bene, sennò pensano che tu gli stia dando il rohypnol - Foto o disegni di PNG importanti
  14. Sai, come tutti i sistemi non tradotti c'è un po' di difficoltà di penetrazione nel mercato italiano. Nella mia cerchia di conoscenze estese so di un paio di gruppi che ci giocano, e personalmente ho fatto un one shot con Edge of the Empire. Si discuteva se fare una mini campagna con Force and Destiny visto l'hype per il film, ma ancora non siamo passati all'azione.
  15. A 213 La regola dice "You can roll a d4 in place of the normal damage of your unarmed strike or monk weapon"; questo per me implica che non sia obbligatorio. Se vuoi, *puoi* usare il danno indicato nella colonna della tabella del monaco. Se non vuoi, usi il danno dell'arma. Teoricamente sì. Se interpreti letteralmente la regola, il requisito è che l'arma non abbia le proprietà "two handed" o "heavy". La Spear non ha nessuna di queste due proprietà, così come il Quarterstaff (bastone), dunque teoricamente è legale. Questo interpretando le regole letteralmente, così come sono scritte. A prescindere da questo, non credo che si spacchi niente se il monaco usa un'arma che gli fa fare 1d8 danni invece che 1d6...
  16. Stai riconducendo il tutto al successo in combattimento, ma non è quello il problema. Il problema dei caster come è già stato puntualizzato non è tanto l'efficacia in combattimento in sé per sé. Come dice @Nathaniel Joseph Claw è possibile creare un mundane che fa più danni del caster. Il problema del caster è la versatilità. Il guerriero che picchia fa solo quello (e nemmeno tanto bene come riconosci tu stesso visto che "a volte non possono far niente perchè impossibilitati a colpire"). Il caster ha un output di danno più che buono, ma è anche molto più versatile nel problem-solving fuori dal combattimento (si teletrasporta, diventa invisibile, trova le trappole, etc.)
  17. Hai colto perfettamente il nocciolo della questione. Il cyberpunk di Cyberpunk non è il nostro futuro - è il futuro visto dagli anni '80. Non è semplice trovare materiale; dovresti cercare roba presa da film e serie tv più o meno contemporanei a Blade Runner (es mi viene in mente robocop); cercare artisti che hanno magari fatto illustrazioni per Cyberpunk e vedere se hanno illustrato roba simile (cercando su google); oppure cercare "retrofuturism", "retrofuturism art" o simili su google, pinterest, etc. Es. questa immagine l'ho trovata cercando retrofuturism cyberpunk. Cerca anche (sempre su google immagini/pinterest/deviantart etc) titoli di libri/film adatti + art (es. "Neuromancer art"). Ah, ti lascio questa qui, e questo leggendario trailer di Shadowrun (1990). Ah, those were the days.
  18. Una piccola precisazione: quelle che vuoi costruire non sono ambientazioni. Se parli di ambientazioni, la maggior parte delle persone capisce un'altra cosa. Tu vuoi costruire delle griglie di combattimento. Per ambientazioni (o campaign settings) si intende il mondo immaginario in cui si svolge il gioco, con tutti i suoi dettagli. Per esempio, Forgotten Realms è un'ambientazione, forse la più famosa ambientazione per D&D. All'interno dell'ambientazione FR, c'è un continente che si chiama Faerûn, dove si trovano tutti i luoghi meglio caratterizzati dell'ambientazione (cioè quelli su cui è stato scritto di più - avventure, romanzi, manuali etc). All'interno di Faerûn ci sono diverse regioni, la più famosa delle quali è probabilmente La Costa della Spada - l'angolo nordoccidentale della mappa. Spero di essere stato chiaro
  19. Me ne vengono in mente due senza stare a pensarci. Uno è Apocalypse World con tutti i suoi hack. Quello però che ti consiglio di leggere è Dungeon World, dato che trovo che sia più comprensibile di AW. Il testo di DW è rilasciato sotto CC, quindi puoi leggere il regolamento qui se non vuoi spendere sul PDF - che comunque è su Bundle of Holding, e lo sarà per altre 3 ore a un prezzo risibile. Ma soprattutto ti consiglio di leggere la Dungeon World Guide, che è una guida fan made dove viene spiegato il funzionamento del gioco meglio che nel manuale. DW è uno di quei giochi di cui leggi il regolamento e pensi "ah ho capito!" - e poi invece no, non hai capito. Un altro è Blade of the Iron Throne. Ha uno dei sistemi di combattimento più realistici che mi siano capitati tra le mani, e non è a turni. è molto carino ma è anche abbastanza pesante, quindi ti consiglio di leggere DW in prima istanza. Ce ne sono sicuramente altri, se mi vengono in mente te li scrivo. Ah, ci sono due giochi (Torchbearer e Mouseguard) in cui il combattimento è a turni, però funziona in modo per certi versi simile al sistema che avevi ideato In questi giochi, il combattimento è totalmente astratto e le parti che entrano in combattimento combattono come due team contrapposti. Il combattimento si risolve con un sistema tipo carta-sasso-forbice. Torchbearer è particolarmente fico.
  20. Avevo deciso di astenermi dal commentare visto che 1) la pensiamo diversamente, lo sappiamo, e va bene così; e 2) stai lavorando per una cosa che ti diverte - a me non interessa; ma ehi, chi sono io per venirti a dire cosa è divertente e cosa no? Se ti piace, ti faccio in bocca al lupo e io continuo a fare ciò che piace a me. Vedo però che continui a insistere sull'argomento, dunque scrivo due cose e poi chiudo con l'OT. I gusti non si discutono. Personalmente non utilizzerei D&D per niente che non sia high fantasy. Tuttavia, anche in seguito alle interazioni che ho avuto con te qui sul forum ho capito che persone diverse possono avere aspettative ed esigenze diverse dal gioco rispetto a quelle che ho io. *Per me* usare D&D per farci qualcosa di diverso da ciò per cui è stato pensato condurrebbe a un gioco probabilmente insoddisfacente in molti generi/setting. Per esempio, ritengo che D&D usato per un setting medioevale storico porterebbe a giocare a D&D "ad Avignone nel 1252" invece che "a Neverwinter nei Forgotten Realms" - ma per il resto, sarebbe sempre D&D. Tuttavia, capisco che ci sono persone per le quali questo gioco sarebbe pienamente soddisfacente, e che quando dicono di voler giocare a una campagna storica, in realtà hanno in mente una cosa del genere. E va benissimo. Tuttavia, tu continui a porre l'intero discorso come se questa cosa che "certe cose con D&D non vengono bene" fosse un delirio che esiste soltanto nella mente di poveri scemi troppo ottusi per concepire di usare D&D per altre cose. Scrivi "l'errore che molti commettono..." - come se la tua visione delle cose fosse assolutamente vera, e chi la pensa diversamente stesse commettendo un "errore". Se sei allergico all'affermazione che certe cose non vengono bene con D&D, io sono ugualmente allergico all'affermazione che ci puoi fare tutto, che per me non è vero. Dipende tutto dalle tue aspettative, e da cosa vuoi ottenere. In quel post hai scritto un sacco di cose che *per me* sono semplicemente false. Come la mettiamo? Non so come spiegartelo con parole diverse da quelle che ho usato l'ultima volta che si è affrontato l'argomento, ma non c'è nessun "errore". Alcune persone possono avere ragioni valide per pensare questo. Io certamente ce le ho, e ti prego di riconoscere e accettare questo fatto, senza dirmi che sto commettendo "un errore". Tanto più che nel mio caso questa convinzione è nata anche in seguito a tentativi falliti di usare D&D per scopi diversi da quelli per cui è stato fatto - tentativi che sono stati incredibilmente frustranti e che ho abortito. Riconosco e accetto che tu puoi aver avuto esperienze differenti. Puoi non condividere queste ragioni naturalmente - fair enough. Let's agree to disagree. Ma ci sono alcune persone, tra cui me, che sono convinte che non tutti i sistemi siano uguali, e che un certo genere/setting ti venga meglio se usi delle meccaniche che favoriscono il tono del gioco, piuttosto che meccaniche generiche o meccaniche prese da un gioco diverso. Se ti interessa, ti posso elencare diverse ragioni per cui penso che D&D non sia ideale per un gioco medioevale storico, mentre Runequest o Ars Magica o GURPS sono scelte secondo me molto migliori. Allo stesso modo posso elencarti ragioni speculari per le quali con Runequest o Ars Magica o GURPS difficilmente riusciresti a ottenere il tipo di gioco per cui D&D è eccellente. Insomma, per favore, non fare affermazioni condiscendenti sui motivi per cui io posso pensare o non pensare certe cose; non scrivere che se ho una certa opinione su questo sto commettendo un "errore". Io riconosco che la mia opinione vale per me, e ti prego di fare altrettanto con le tue opinioni.
  21. +1 Uno dei principi fondamentali del bilanciamento tra le classi è che ci sono i personaggi generalisti e ci sono i personaggi specializzati. Un personaggio specializzato fa poche cose, ma le fa bene, e nel suo campo di specializzazione è l'esperto. Un personaggio generalista fa un po' di tutto, ma non è efficace quanto il personaggio specializzato nel proprio campo. Il problema di D&D 3.x (e, in parte, PF) è che i caster hanno una selezione di incantesimi tale che gli fornisce una grande versatilità (quindi dovrebbero essere generalisti); però questi stessi incantesimi gli permettono di superare i personaggi specializzati nel loro campo. Dunque, hanno la versalità del generalista, ma l'efficacia dello specializzato. E concordo con tutto quello che ha detto The Stroy - questa problematica è strutturale in D&D 3e, per eliminarla o arginarla dovresti letteralmente stravolgere il sistema. A un certo punto, quando ancora giocavo alla 3.x e sperimentavo con house rules (mie o di altri) per cercare di arginarne le caratteristiche che non mi piacevano, mi era venuto in mente di eliminare il mago "generalista". Cioè, il mago al primo livello sceglie una scuola di magia, e per tutta la sua carriera potrà imparare -e lanciare - solo e soltanto gli incantesimi di *una* scuola. Non ho mai playtestato questa house rule, né avevo pensato bene a come limitare le altre classi caster - anche perché poi mi misi a giocare con il sistema E6, che mi soddisfò, e accantonai l'idea senza pensarci più. Però queste (IMO) sono il tipo di house rule che ti servirebbero per arginare il problema: regole che cambiano *drasticamente* il funzionamento del gioco. Altrimenti, un altro sistema che mi viene in mente (e che non mi sembra che nessuno abbia menzionato) è essere particolarmente generosi con i mundane per quanto riguarda gli oggetti magici. Però questa non è una soluzione vera e propria, è più una toppa in realtà. Inoltre, immagino che dovresti parlare con i tuoi giocatori spiegando loro che dovrebbero smettere di ripartirsi equamente il tesoro, e che i mundane dovrebbero beccarsi la grande maggioranza degli oggetti magici... non ideale.
  22. non avevo assolutamente capito che stavi parlando dell'SRD di D&D 3.x! Non mi era nemmeno passato per l'anticamera del cervello. Questo spiega come mai parlavi di Trap the Soul. Allora scusami per il fraintendimento! Dato che nell'OP hai scritto che "i commenti sono ben accetti", lascio il mio post così com'è. Comunque sia, nell'SRD di per sé non manca niente. Nel senso, anche dove non hanno pubblicato tutto il contenuto del manuale (es. i background) c'è almeno un esempio, che è sufficiente per chi volesse produrre i propri contenuti. Io personalmente sono molto contento, e spero che l'SRD porti alla produzione di nuovi contenuti per D&D 5E. Diciamo che se consideri l'SRD come "la parte del gioco che è rilasciata gratis" questo è probabilmente un po' deludente; se lo consideri come "documento su cui basarsi per pubblicare la tua roba", è ok.
  23. Un po' di chiarimenti: l'SRD non è un documento fatto per farti giocare gratis. Ho visto un sacco di gente stupirsi che non c'è questo o non c'è quell'altro - questo perché l'SRD non serve a quello che pensi che serva. Noto inoltre un po' di confusione quando dici: Parli di un precedente SRD, ma non c'è stato un precedente SRD. Da qui intuisco che tu con "precedente SRD" ti riferisca alle Basic Rules. Ora, per sottolineare ulteriormente il concetto precedente (cioè che SRD =/= versione gratuita del gioco): le Basic Rules sono una versione gratuita del gioco, ma non sono un SRD. Essere gratuito non è sinonimo di essere SRD o essere rilasciato sotto OGL. L'SRD è un documento che serve a chi vuole pubblicare materiale basato sulla 5E. Alla prima pagina dell'SRD ci sono paio di pagine chiamate "Informazioni Legali". Quelli sono i termini dell'OGL, che è la licenza sotto cui è rilasciato l'SRD. In pratica, puoi copiare, modificare e distribuire tutto quello che è scritto nell'SRD fintanto che rientri nei termini della licenza OGL: Quali sono i termini della licenza OGL con cui devi essere compliante? Sono tanti. Innanzi tutto, la licenza identifica una serie di elementi che sono Product Identity, e che non sono Open Content (vedi dopo): Uno dei termini della licenza OGL è che *non* puoi usare i termini che sono designati come PI. Per esempio: tra i termini indicati come PI ci sono " Dungeons & Dragons", "D&D", "Player's Handbook" e "beholder". Se tu usi qualcosa che è contenuto nell'SRD, per rispettare i termini dell'OGL non puoi utilizzare nessun termine identificato come PI. Non ci puoi scrivere "Compatibile con D&D 5E". Non ci puoi scrivere "Supplemento non ufficiale per Dungeons & Dragons". Se scrivi un'avventura per D&D 5E, non puoi includere un mostro che si chiama "beholder". Non puoi scrivere "Per le regole su questa cosa, vedi il Player's Handbook". Se facessi questo, saresti in violazione dei termini della licenza. Tutto il resto (cioè quello che non è product identity, ed è quindi Open Game Content) lo puoi usare - dicevo, lo puoi usare fintanto che sei compliante con tutti gli altri termini della licenza. Tra questi: Cioè, se usi l'SRD della 5E *devi* rilasciare quello che produci come OGL. L'OGL è quindi una licenza share-alike - hai il permesso di usare il tuo prodotto fatto con l'SRD, ma devi rilasciarlo con la stessa licenza. Ora, cosa vuol dire tutto questo? Che se io voglio pubblicare materiale per D&D 5E, posso usare tutto quello che è contenuto nell'SRD senza rischio che la WotC mi denunci. A questo serve l'SRD. Io potrei pubblicare per esempio un supplemento con "nuovi background per la quinta edizione del gioco di ruolo fantasy più famoso del mondo" (e, nota bene - li devo rilasciare come OGL), e sono sicuro che la WotC non mi farà causa per aver usato il termine "background" e aver pubblicato dei nuovi background con lo stesso formato - e cioè: Nome Background descrizione Skill Proficiencies: X, Y, Languages: Z, W Equipment: ... etc etc. L'SRD non serve per il giocatore. Per il giocatore ci sono le basic rules, che sono gratuite - ma non sono rilasciate sotto OGL. E dunque non sono SRD. Non puoi usare (vedi prima) il contenuto delle Basic Rules (intendendo: il contenuto delle basic rules che non è anche nell'SRD) senza rischiare una letterina dagli avvocati della Hasbro. C'è chi lo fa, ma bisogna stare molto attenti. Non entro in questo discorso.
  24. mi sembra un'idea un po' ingenua francamente. La Hasbro finora non è stata esattamente un'azienda aperta su questo tipo di cose. Finora non si sono fatti problemi a difendere i propri copyright, senza guardare in faccia i fan o le buone intenzioni (es. lo stesso dndtools, più diversi altri siti che erano fioriti sulla scia di D&D 5E e avevano contenuti coperti da copyright). Una delle poche storie a lieto fine è stata di un utente che aveva condiviso i file delle miniature dei mostri del Monster Manual (fatti da lui) per poterli "stampare" con una stampante 3D. Gli avevano inviato una letterina cease & desist, ma poi gli hanno permesso di caricarli su un altro sito purché non li vendesse. Se vuoi comunque andare avanti con questo corso d'azione, è una tua scelta, e ti auguro buona fortuna. Dato che comunque siamo su un forum pubblico, il mio consiglio è che ti conviene semmai contattarli *prima* di fare la app - e non dopo, a cose fatte. Rischi di buttare via un sacco di lavoro altrimenti. Again, è una tua scelta, e ti auguro buona fortuna Ti invito comunque a riflettere sul fatto che un sacco di gente spende senza problemi 1,50 per un caffè, ma quando si tratta di pagare 99 centesimi per una app, tanti ti ridono in faccia. Più che altro, ho l'impressione che sia proprio il fatto di dover pagare qualcosa per scaricare la app che frena, non l'importo - questo soprattutto su Android; da quel che so, su iOS questo vale meno. La forza dell'App Market di android sta nei numeri. Se fossi io a sviluppare un'app, vorrei che si diffondesse il più possibile - e questo è più probabile che succeda rilasciandola gratuitamente (con eventuale versione premium). Se Whatsapp fosse stato a pagamento si sarebbe diffuso lo stesso così tanto? Io qualche dubbio ce l'ho. Per esempio, io non l'avrei installata. Se grazie al rilascio gratuito la tua app viene installata su 10,000 telefoni, magari l'1-5% di questi decideranno di pagare per la versione premium - se la rilasci a pagamento, sei sicuro di trovare altrettanto facilmente lo stesso numero di persone che te la installano pagando a scatola chiusa? Comunque, queste sono osservazioni che derivano dal mio buon senso - come scrivevo, la mia formazione è in un campo diverso e nella vita faccio tutt'altro. Prova a chiedere anche su qualche forum dove può risponderti gente che crea app per lavoro, così che possa darti qualche consiglio su questo aspetto. (comunque, una nota: rilasciare la app open source non è incompatibile con la vendita della stessa - un sacco di aziende campano sui prodotti open source) ti auguro in bocca al lupo per il tuo progetto!
  25. Io ho una formazione in un campo completamente diverso, però so programmucchiare (python e java principalmente). Qualche mese fa avevo tentato di creare una app (che intendevo rilasciare open source). Poi ho abbandonato il progetto perché a causa della mia inesperienza ci stavo mettendo troppo tempo. Non so quale sia la tua esperienza, però come progetto mi sembra parecchio ambizioso. Io partirei con una app con scopo molto più limitato (es. quella che volevo fare io era semplicemente una app per costruire incontri per D&D 5E), e poi eventuali funzioni le aggiungi dopo. Poi vabbé, se hai notevole esperienza con le app per android lo sai tu che tipo di workload puoi gestire. In caso contrario, probabilmente ti conviene selezionare UNA di quelle funzioni (es. solo libreria di classi, talenti, etc oppure solo dice roller, oppure solo disegnare dungeon) e sviluppare le altre via via, anche a seconda del successo che la app riscuote. Tieni conto che nella mia limitata esperienza con la programmazione, mi sono reso conto che l'errore che faccio sempre all'inizio di un progetto è sottostimare il lavoro ed il tempo richiesto. Seconda cosa: se fai una libreria di classi, talenti, incantesimi, etc sei in un'area a rischio. Rischio per cosa? Come dice @Drimos, rischi che gli avvocati della Hasbro ti mandino una letterina dicendoti che la tua app viola i loro diritti, e che se non la levi dall'Android Market ti fanno causa. Non so se ti ricordi cosa è successo a dndtools nemmeno troppo tempo fa. L'unico modo per essere ragionevolmente tranquillo che una cosa del genere non succeda è limitarti solo ed esclusivamente a ciò che è specificato nell'SRD (i.e. qui: http://www.d20srd.org/ - do per scontato che tu stia pensando ad una app per D&D 3.x visto che parli di talenti). L'SRD di Pathfinder è tra parentesi molto più vasto. Faccio del nitpicking (l'osservazione di Drimos è essenzialmente giusta): secondo una diffusa interpretazione delle leggi americane sul copyright, le meccaniche di un gioco in senso stretto non sono coperte da copyright. Quello che è coperto da copyright è la loro presentazione (e qualcos altro, es. tabelle specifiche). Questo vuol dire che se prendi una classe che non è nell'SRD (es. incantrix) e la includi pari pari nella tua app, sei in violazione del copyright e ti fanno causa; ma, teoricamente, se crei una classe *meccanicamente uguale* all'incantrix usando solo roba contenuta nell'srd, che però non si chiama incantrix, che ha privilegi di classe equivalenti ma chiamati in modo diverso e descritti in modo diverso e originale - e tutto questo rispettando i termini della OGL, che ti richiede di rilasciare questi contenuti anch'essi come OGL - ecco, *teoricamente* non staresti violando il copyright. In pratica, questa è un'area grigia, e per farlo dovresti veramente sapere cosa stai facendo, e probabilmente dovresti anche consultare un avvocato esperto in materia. Insomma, io non lo consiglierei ecco. Quella del copyright è un'area spinosa - per esempio, non potresti utilizzare termini come "Dungeons & Dragons" nella tua app - sarebbe in violazione dell'OGL. Nella app che intendevo costruire io, per esempio, avrei potuto scrivere i nomi dei mostri di D&D 5E che compaiono anche nel SRD del d20, ma non avrei potuto fare direttamente riferimento a D&D 5E (es. avrei dovuto chiamarla "5E Fantasy Encounter Builder" o roba simile), o al Monster Manual (es. non avrei potuto scrivere "pag. 123 Monster Manual") - e probabilmente non avrei inserito alcuna statistica dei mostri in questione, ma solo i nomi. Terza cosa: io supporto il software open source. Ci sono buone ragioni per farlo. Ti invito a considerare i pro ed i contro di una eventuale licenza open source per la tua app. Detto questo, se vuoi ricavare un minimo profitto per la tua app, secondo me è molto meglio renderla free ma con le pubblicità (con eventuale versione "premium" senza pubblicità ma a pagamento) piuttosto che farla pagare, anche se poco.
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