Mìa
"In Estalia, a tutti i rampolli è richiesto di sapersi difendere. È un orgoglio del mio popolo", spiegò Mìa, in risposta alla curiosità della vecchia donna, cospargendo di finta sorpresa la sua spiegazione. "La mia è gente di onore e orgoglio: non accetto che mi si rivolga in questo modo".
Prese poi un breve respiro, più teatrale che altro, prima di riprendere a parlare, incalzando la von Wittgenstein con un fuoco di sbarramento di insinuazioni, accuse e frecciate, il tutto teso a scoprire quante più informazioni possibili, sulla base delle loro conoscenze pregresse: "Posso comunque dirmi lieta di avervi trovata, almeno. Il vostro maggiordomo, mi duole ammetterlo, mi sembra non esattamente alla altezza del suo compito, in quanto all'accoglienza degli ospiti... in ogni caso, non sono certo qui per una visita di piacere, pertanto arriverò subito al dunque: so tutto della spedizione di Dagmar e sono venuta alla ricerca della Warpietra che aveva recuperato.
Ľuso che ne state facendo non si sta dimostrando soddisfacente per il Signore della Magia e avete persino attirato l'interesse degli uomini-ratto e di altri miserabili cultisti di secondo ordine, che sono stata costretta a eliminare, a fronte dei vostri fallimenti. Voi, qui, racchiusi a progettare e compiacervi, vessando degli sciocchi popolani superstiziosi e circondandovi di ignobili lacchè da quattro soldi, come quello spregevole e sedicente medico bretoniano.
È ora che la pietra compia il suo vero dovere.
E non provate a negare con patetiche scuse: non fatemi perdere tempo e ditemi solo dove la custodite!".
Forse aveva osato troppo, ma valeva la pena tentare, almeno.