Sandrine Alamaire
Sfrutto il trasporto via scialuppa per cogliere più approfonditamente i dettagli del piccolo nuovo mondo che ci aspetta.
Finalmente la terra stabile e duratura, sotto i nostri piedi, tornerà ad essere una gradevole abitudine.
Sorrido ed annuisco a Reginald, quando parla dell'intrattenere la sua sposa con l'Arte: gli dèi della Creatività non me ne vogliano, per quanto sono rimasta loro infedele!
Ho serbato la voce dello Zefiro come un segreto celato nei lunghi mesi di viaggio, ma ora è il momento di un assaggio per i nostri accompagnatori... sperando che gli Aasimar non siano troppo bravi anche in questo!
Inconsciamente legata al ricordo di chi e cosa abbiamo abbandonato, forse per sempre, il mio canto vola improvviso a Capo Ventura. Ed a ciò che intonavano i marinai di ritorno alla fonda.
Le loro parole ora fatte mie.
Poi, i pensieri scivolano ancora oltre, fino al poetare musicato dei trovieri vaudemontesi, ed i versi si fanno al contempo malinconici e speranzosi.
Queste genti hanno conosciuto le abitudini pratiche, i modi studiati e le leggi dell'Ovest: ora offro loro anche le nostre maestrie più sottili e le nostre usanze più profonde, in un assaggio assai diverso di quel mondo lontano.
Che per loro è sentito dire, ma per me è lacrima e sorriso.
Senza essermene accorta, mi sono alzata in piedi.
Ah, Sandrine Alamaire: che dovrei fare di te? Che dovrei fare... di me?
DM