George Banks
"Ma che diamine!", pensava George, guardandosi attorno quasi sovrappensiero. Un fredda mattinata di un gelido inverno, in una zona maledettamente malfrequentata ed, ultimamente, particolarmente ricca di pessima fama.
Non che a George quelle caratteristiche dessero, di base, alcun fastidio.
Però lo innervosiva doversi alzare tanto presto per un qualche assurdo motivo di cui non sapeva niente. Ecco! In effetti, era il non saperne niente a dargli particolare fastidio.
Però, Smith era una di quelle persone a cui non poteva negare alcun favore. E non perché George lo temesse o perché potesse essere per lui fonte di guadagno facile: George era riconoscente e devoto a quel professore della Londra bene. Una cosa quasi rara, per il ragazzo.
Un rumore secco e basso alla sua sinistra fece contrarre la mano destra di George, avvolta serrata nella tasca del soprabito di lana, appena sufficiente a scacciare il peggio di quel gelo mattutino.
Solo un rumore da poco, probabilmente un gatto randagio o un topo affamato che aveva urtato qualcosa.
George decise comunque di affrettare il passo verso il professore, che si era fatto ormai apertamente riconoscere.