Clint Connor Draconis
È incredibile quanto certi momenti siano in grado di rendere un uomo forte come un gigante e fragile come un calice di cristallo. Clint si sentiva pronto, sul ciglio tra le più sanguinosa delle sconfitte e la più leggendaria delle vittorie.
Pronto alla morte.
Pronto alla gloria.
Pronto a diventare una innocua nota a margine sulle cronache del suo tempo o un nome in rosso minio sulla pergamena del mito.
Poi, quei momenti. Quello sguardo. Quel gesto. Clint non tentò nemmeno di proferire parola, incapace di rompere un incanto impossibile.
La ruota del fato aveva smesso di girare.
E Clint smise, per il tempo infinito di una parentesi tra il passato ed il futuro, di respirare.
Quando l'aria gli venne sospinta nuovamente nei polmoni, quasi a forza, Clint sentì il mondo scorrergli attorno, chiedendogli un ultimo favore.
Il più grande di tutti.
Li guardò. Quei compagni dai mille sentieri disparati, radunati da improbabili crocicchi nel più assurdo dei giorni.
Si guardò le mani, ancora bianche, nonostante tutto, coi loro riflessi argentei.
Sorrise ad Anzalisilvar.
A Bjorn.
A Trull.
Poi, si fece strada in quella moltitudine di creature, sentendosi, infine, investito di un onore senza pari, di una responsabilità senza paragoni.
I suoi amici avevano parlato al cuore degli Uomini, dei Nani, dei Goliath.
A lui - a lui solo, con Chandra lontana - spettava di parlare al cuore dei Draghi.
Draconico
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