Clint Draconis
Uscire da quel luogo fu il più grande sollievo degli ultimi due mesi, per un Clint che, ultimamente, aveva smesso di sorridere. L'aria calda dell'estate kataiana sembrò, tuttavia, ridare almeno un po' di calore umano a quelle membra che normalmente cercavano piuttosto la brezza delle montagne.
Ma Clint, finalmente, poteva dimenticarsi del gelo dei Fiordi, sentendosi un po' meno in colpa verso il mondo.
Ma anche così, non si sarebbe atteso una simile accoglienza: festeggiamenti che, nella semplicità dovuta alle ristrettezze della guerra in corso, ugualmente parevano mettere in ombra i grandi giubili dei rientri a Firedrakes. Istintivamente, Clint scacciò (con un pizzico di magia) ogni ombra dal suo volto, preso ad osservare la speranza che tornava in un intero popolo.
E, mentre schivava un pomodoro lanciato con encomiabile incapacità dalla folla, l'argento nei capelli divenne più vivido ed il nero più profondo: dèi, nonostante tutto, ce l'avevano fatta!
Quasi tutti loro, perlomeno.
Le parole di Trull lo riportarono alla realtà: "Zhuge-san ospitava, dentro di lui, la Fenice di Giada. Sono convinto che il suo spirito instancabile stia già illuminando una nuova vita, pronto, un giorno, se sarà necessario, a combattere ancora per Arth".
Si allontanò, quindi, gli occhi momentaneamente spenti, ma non prima di avere espresso il desiderio di incontrare, in tempi brevi, suo zio, la cui presenza lì era l'ultima prova di cui necessitava sulla rinnovata e fortificata fedeltà del suo casato: ora, poteva anche cadere in battaglia, senza rimorsi.
Lui, Clint Draconis, cadere in battaglia?
Lui, il goffo ragazzino, gracilino e secchione, di quello squallido villaggeto senza nome di Glantria? Lui che...
... che non avrebbe mai ricevuto biglietti da visita di graziose e sconosciute nobildonne kataiane, quando stava in quello squallido villaggeto senza nome di Glantria! Biglietti, peraltro, accompagnati da ... ehm ... intraprendenti e solerti inviti!
Clint fece un inchino, alla maniera orientale: "Siete voi che mi onorate con la vostra squisita gentilezza e la vostra impareggiabile ospitalità, nobilissima Okino-sama, ma non vorrei poi risultare inadatto all'altezza della vostra squisita dimora e della vostra magnifica casata: credo che i racconti sui nostri viaggi mi possano dipingere di una luce ben più vivida del reale! Anche se le vostre parole mi riempiono di enorme orgoglio, magnifica damigella".
Si sarebbe dimostrata una formulazione abbastanza adeguata?