Clint Connor
Clint, impietrito, il sangue come congelato, crollò infine sulle ginocchia, proprio di fianco a Trull.
E lì rimase, immobile, quasi inerte, mentre il tempo, egoista, riprendeva a scorrere.
Un respiro esalato a fatica dopo l'altro, nel gelido orrore della sgradevole vittoria, l'adepto si mise a radunare la catena del Nano, attorcigliandosela attorno al braccio, facendone scivolare le robuste maglie tra le dita tremanti.
Lo sguardo continuava a passeggiare tra i vuoti della stanza, indagando, tra le ombre di quella sala cristallina, le immagini residue della battaglia appena conclusa, teso a pretendere conferma o smentita di quella realtà troppo pungente. Troppo significativa.
Raggomitolata, infine, l'arma dell'amico, Clint gliela serrò tra le mani gelide, poi si rimise in piedi ed uscì dal castello.
Barcollando, posò il piede sul permafrost accecante e si perse nel dolore, solitario e privilegiato, dei sopravvissuti.