Sandrine Alamaire
Sorrido alle parole di Randal, divertita dal modo in cui si fa trascinare dall'entusiasmo quando parla della sua cucina. Poi, sto nel mio ruolo e recito solerte la mia parte, recandomi alla mia sedia senza fiatare. Ma facendo un lungo, lento giro.
Dovranno imparare a sopportare questo mio modo di fare. E di essere.
Che guardino pure, se desiderano.
Indosso un abito rosso in seta e chiffon, a balze bordate d'oro, con uno scollo asimmetrico a V spiovente; spalline a sbuffo che sfumano in strette maniche a metà avambraccio, lo spazio rimanente adeguato per un paio di guanti. Il busto è fasciato da uno stretto corpetto in cuoio nero, intarsiato, con lacci serrati sulla schiena, i piedi calzati in morbide scarpette con fiocco e tacco rialzato. Attorno al collo si srotola un doppio filo di perle strozzate da un medaglione con rubino incastonato, dalle orecchie scendono pendenti anch'essi in perla.
I capelli stanno accrocchiati in uno chignon alto intrecciato di fili cadenzati da piccole pietre, mentre il trucco è un sottile velo di cipria rosa, su cui risaltano un ombretto viola e blu, ad amplificare il colore degli occhi, ed un rossetto di un acceso scarlatto, luminoso e morbido. Sul collo, appena un tocco di fiori tropicali.
Che la serata abbia inizio.