Angelica
Angelica sbuffó, poi estrasse tre lacci dalla sua sacca e prese a legarsi i capelli. Li acconciò in due trecce gemelle, che le scendevano tese lungo il capo. Misuró la loro tenuta, poi intrecciò ulteriormente la chioma in un'unica treccia più grossa. Saggiò ancora la resistenza della legatura, soppesandone tenuta e flessibilità.
Ogni tanto lanciava un'occhiata ai compagni, controllando che non prendessero strane iniziative. Quando fu soddisfatta del lavoro, infilò con cura la punta della treccia all'interno del cappuccio, spingendola oltre la strozzatura del tessuto, nel punto in cui il legaccio serrava il mantello.
Ripensó agli insegnamenti ricevuti dagli altri pastori. Alcuni di loro avevano danzato mortali quadriglie con pattuglie di avanguardie orchesche nelle lunghe albe di Carcassonne e si erano premurati di trasmettere la loro conoscenza ai nuovi arrivati. Angelica, sempre taciturna ma con l'orecchio costantemente ben teso, aveva ascoltato. Ascoltato, sì... ed imparato.
Si guardò intorno e cercò del terriccio non troppo fangoso; se lo spalmó sul viso, sul collo e sul dorso delle mani.
Sollevò il cappuccio sulla testa, ruotò il capo a destra ed a sinistra, controllando di non risultare impacciata nei movimenti, imbracciò l'arco e fece cenno a Jean Pierre di seguirla.
"Se ti dico corri, tu lo fai, più veloce di un levriero da caccia. Se ti dico scappa, tu obbedisci. Subito.
E guarda il terreno, i miei piedi, la zona circostante.
Non guardare altro, perché se non ti spiccano la testa i nostri nemici, ti cavo io via gli occhi".
AdG