Angelica
Angelica sospirò, sconsolata. Uscivano da quella fogna di città solo per andare ad impantanarsi in uno schifo di mefitica palude dimenticata dagli dei.... e per giunta, in compagnia di un tizio che sembrava essere entusiasta della cosa!
La pastorella gemette. Cominciava a pentirsi di aver dato una ginocchiata tanto forte nei testicoli a quel disgustoso, villano, rozzo e codardo cavaliere. O, meglio, si stava pentendo di non avergliela data esageratamente forte. E soltanto una. Almeno dopo avrebbe potuto giocare a farlo rotolare giù dalle dolci colline di Carcassone come una palla di stracci malmessi e dolorante.
Sentiva la mancanza delle sue dolci terre, dei declivi ricolmi di erba verdeggiante, delle nebbie misteriose che si emanavano dal Bosco Fatato, delle noiose giornate passate a pascolare il gregge, pattugliare i confini e prendere a calci i corteggiatori.