Knochen
I pensieri scorrono nella testa a velocità impossibili.
Knochen ebbe il tempo di misurare tutta la follia della situazione nel tempo in cui il suo cuore scandiva due battiti affannati, mentre con gli occhi sfidava il fioco bagliore del falò acceso e le cupe tenebre della notte silvestre.
Frecce. Johann non era mai stato bersagliato da frecce. Insulti sì. Quelli proprio sì. Violenti, serrati, osceni, impossibili, odiosi.
Ma svanivano, nel ricordo, sotto un nugolo di frecce.
Sentì il suo pugno stringere il piccone. Vide la tozza, nerboruta sagoma del Nano scagliarsi in avanti con tutto il peso del suo massiccio corpo, al goffo cadenzare delle sue corte gambe. Ammirò anche Magnus scivolargli dietro, apparentemente incurante del pericolo, preso forse da una sorta di follia emulativa (non che Knochen conoscesse una parola tanto improbabilmente ripetuta nell'ignoranza rurale del Wissenland, ovviamente).
Pensò: 'Lenti... sono lenti'.
E capì di stare percorrendo a larghe falcate il terreno erboso ed umido, nella vana speranza di riuscire a piantare il piccone nella testa di uno di quegli sgorbi. La mancanza di autoconsapevolezza, talvolta, è un buon placebo alla paura ed all'inesorabilità di una situazione a noi totalmente aliena.
Chiaramente, è anche un buon modo per morire.
AdG