Knochen
Johann evitò di parlare. In quel preciso frangente, odiò aver avuto, sostanzialmente ed imprevedibilmente, ragione.
Fu il suo primo, vero incontro col sovrannaturale. E non riuscì a farselo piacere nemmeno un poco.
Giunta la mattina, sbocconcellò a fatica una manciata di cibo, cercando comunque di costringersi a mangiare per tenersi in forze. Poi, guardò a lungo un punto nel vuoto, distante, aspettando che gli altri avessero finito di fare colazione.
Avere il conforto della loro presenza era, in ogni modo, rassicurante: cercò quindi di non rinvangare lo scontro verbale della nottata, pur non avendo ancora accettato l'atteggiamento di Hans, che continuava a reputare ingiustificato. D'altra parte, Johann aveva, fino a quel momento, avuto l'impressione di essere la parte del gruppo che si faceva trascinare: Willebrod mostrava sicurezza sulle sue conoscenze; Magnus pareva sempre essere tutto d'un pezzo; Ralf emanava allegria ed empatia, mista a curiosità; Hans li aveva guidato con una certa, quasi ferrea determinazione attraverso quelle terre selvagge; Grugno pareva una roccia irremovibile, scavata dal tempo. Ma la scoperta di quella fossa comune, con tutto ciò che ne era conseguito, aveva smosso le acque chete di quella situazione solo apparentemente immutabile. Tuttavia, il giovane 'Knochen' non trovava, in quella mattina a stento formata, la forza di comunicare con nessuno di loro.
Non appena tutti furono pronti, raccolse le sue cose e si mise in marcia.