Arn Magnus
La mente di Arn, spesso così incerta ed insicura, si svuotò dei molti, inutili pensieri che lo facevano tanto dubitare, lasciando il palcoscenico solo all'stinto primitivo, all'addestramento spasmodico e ad un ultimo scampolo di riflessione guidata, sopravvissuta alle tante ore dedicate alle lezioni di strategia e tattica.
Avevano, quasi miracolosamente, aperto un varco. I suoi compagni si erano già allargati quasi a ventaglio sulla destra, tenendo variamente impegnati, a stretta posta o a distanza, gli avversari rimasti.
La sguardo di Arn scivolò sulla schiavista rimasto in piedi lungo la parete meridionale, apparentemente immobile, forse colto di sorpresa, forse in preda alla codardia, forse tramante qualcosa di imprevedibile.
Arn assorbì vagamente tutte queste nozioni nel tempo di un respiro, quel respiro che andava dal momento in cui la sua spada si era allontanata dal corpo morente del capitano nemico all'istante successivo in cui il suo corpo aveva recuperato equilibrio. La fine del fendente un'inspirazione, il riassestamento un'espirazione.
Arn ruotò sul posto, facendo slittare la suola delle sue calzature sul freddo pavimento, riavvicinando il braccio dell'arma al busto, caricandolo per un affondo verso la testa dello schiavista, che esplose in avanti nel momento stesso in cui le gambe del guerriero si rimisero in moto verso il nuovo nemico. Il ritmo del respiro di nuovo fermo tra un'inspirazione e l'esportazione successiva.