Flurio Pascolari (umano cavaliere)
La notte per il cavaliere passò alquanto insonne, fra le vicissitudini personali del cavaliere che l'aveva reso di umore alquanto tetro, il sonno travagliato e costellato da repentini e tormentato risvegli, per non parlare del respiro pesante degli altri compagni di dis-avventura.
Flurio stava dormendo finalmente in maniera più serena, ad alba ormai prossima, quando di lì a poco il gallo andò a svegliarlo con il suo canto sgraziato per poi svolazzare impertinente addosso a lui, ma Furio ne aveva davvero abbastanza già di prima mattina, aveva la luna più che storta. Con un gesto fulmineo, facilitato dal fatto che il gallo non potesse accorgersi che fosse sveglio a causa dell'elmo integrale che gli copriva il volto, afferrò per il collo il pennuto crestato di cremisi.
Flurio aveva sempre detestato i galli ed il loro suono che segnava l'inizio di un nuovo giorno ed il momento di alzarsi dal piacevole torpore del proprio letto. Ancor di più odiava i galli dopo che uno di loro aveva abbandonato la gallina del mugnaio di Fanfurra, Tonio Banderuole, che abitava nel mulino bianco del villaggio. Rosita, così si chiamava quella bella gallina, non si era più ripresa e da quel giorno le sue uova non erano state più come quelle di un tempo, che erano le migliori di Fanfurra e probabilmente di tutta la regione, le quali venivano usate nelle molteplici preparazioni di biscotti da parte del mugnaio, che era anche fornaio. Da quella volta i biscotti del mulino bianco non erano più stati gli stessi.
Decise di fare abbassare la cresta all'impudente gallo, a nome della povera Rosita e di tutte le galline del mondo. Un sonoro SCROCK accompagnò l'ultimo verso del gallo mentre il suo collo si piegò tanto quanto la luna storta del cavaliere quella mattina mentre lui bofonchiava qualcosa ancora mezzo addormentato: "Ancora cinque minuti."