Personalmente, ho avuto modo di leggere parecchi libri della Troisi, durante la mia adolescenza, e all'epoca (con la mentalità di un tredicenne) erano volumi piuttosto fruibili. Il punto è che sono libri specificatamente YA (Young Adult), tanto che quando mi capitò di ripescarli qualche anno dopo, impallidii. Ovviamente non sono romanzi destinati ad un pubblico "adulto", né tanto meno a chi già possiede una infarinatura letteraria; in tal caso non ci si può che ritrovare dinanzi a strutture narrative ripetute alla nausea, personaggi senza archi di trasformazione convincenti, e un mondo tutto sommato pomposo. Però ha venduto, e tanto, perché si infila in un mercato - quello degli YA - che è già parecchio florido, e basta visitare una qualsiasi libreria per notarlo.
Detto questo, secondo me il principale problema degli aspiranti scrittori moderni, è che leggono fantasy per scrivere fantasy, e ciò è di quanto più sbagliato si possa fare, poiché sono atmosfere già elaborate e viste da un preciso punto di vista - cioè quello dello scrittore -. Ora, non è che non si possa leggere o ispirarsi a queste opere, ma se manca una cultura folkloristica e storica (ma anche letteraria) da cui prendere il grosso, e da cui elaborare una propria visione e un proprio mondo narrativo, allora il rischio è fare copiature di copiature, con evidenti risultati mediocri, se non pessimi. Tutto questo perché il fantasy è forse uno dei generi più difficili da scrivere, poiché se da una parte ti lascia carta bianca sul tuo mondo narrativo, dall'altra c'è il costante rischio che esca una storia pomposa con personaggi banali che non vanno a parare da nessuna parte, incapaci di empatizzare con il lettore. Per questo ci sono pochi fantasy degni di nota, molti meno della fantascienza o dell'horror.
Fare l'autore (che sia scrittore o sceneggiatore) è un mestiere, e richiede più dedizione che talento. Altrimenti uno fa la fine di quella "stella caduta" del fantasy italiano che è il Ghirardi, o di quell'altro "capolavoro" che è il Paolini.