Venite fatti entrare nello studio del prefetto dopo qualche minuto. La stanza è buia, il sole di mezzogiorno tenuto fuori dai vetri scuriti della finestra.
un grosso tavolo sulla vostra destra è colmo di mappe, carte e pergamene in disordine, assieme a segnalino e soldatini usati per indicare gli eserciti. Una grossa libreria occupa l’altra parete, carica di tomi e volumi.
Hortis Raklar, il prefetto cittadino, è un uomo sulla cinquantina, con la pelle pallida, il cranio rasato ed un paio di possenti favoriti neri come la pece, tra cui si intravedono appena dei ciuffi bianchi. Le spalle larghe e le mani callose ne indicano il passato militare, sottolineato anche da una vistosa cicatrice vicino all’occhio destro
Signori, saltiamo convenevoli, presentazioni o stupidaggini varie. Voi sapete chi sono io, io so chi siete voi. Ho un incarico per gente come voi, persone abili nei loro campi e discrete. Fa un cenno verso un punto in ombra della sala, da cui esce un uomo di cui non capite bene l'età, avvolto da una lunga veste verde pallido sappiamo che tra qualche giorno, una carovana di schiavi passerà il Pulk al Guado di Luna. Un solo carro, sei guardie al massimo, un paio di mercanti. Portano una pergamena, nascosta da qualche parte, facile da riconoscere per il sigillo: una lancia argentata sopra un disco nero. Voi dovete portarmi quella pergamena. Domande?