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FeAnPi

Circolo degli Antichi
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  1. Il mio problema, appunto, è che sono un perfezionista. D:
  2. Però usando le miniature non avreste usato, per dire, un troll per fare un drago dato che hanno la stessa taglia, no? Quello volevo dire, tant'è che ho iniziato con "se gioco con le miniature anziché con dei token", quali appunto le graffette. Perché, a mio parere, un sostegno "reale" alla fantasia va bene quando è veramente di sostegno, altrimenti tanto vale qualcosa di meramente funzionale.
  3. Il punto, Ithilden, è che se qualcosa deve essere di ausilio al gioco deve essere adeguato: se gioco con le miniature anziché con dei token (o, in giochi che non ne richiedono l'uso, senza niente) le miniature devono essere a tema, non posso usare un ratto per rappresentare una tigre o uno scheletro per rappresentare un orco; allo stesso modo, se uso dialoghi in prima persona i dialoghi devono adeguarsi al personaggio - giocante o non giocante che sia. Il che non vuol dire parlare con la lingua del Placito Capuano (non possediamo neppure testi atti a ricostruire *tutta* la lingua dell'epoca, senza contare che mancando a quei tempi una lingua standard c'erano diversi volgari con differenti tratti in tutta Italia; anche decidendo di usarne uno, magari quello fiorentino che è stato l'antenato effettivo dell'attuale lingua italiana, bisognerebbe risalire alle forme linguistiche da usare partendo o dal latino o dal fiorentino attestato e, da linguista, dico che sarebbe una gran rottura di scatole). Perché la "lingua comune" è un'astrazione, si dà per scontato che non sia l'Italiano ma che venga resa con l'Italiano; e a quel punto basta utilizzare la lingua italiana attuale, adeguando i diversi livelli ai diversi personaggi - un barbaro parlerà in Italiano substandard con magari qualche inflessione dialettale, un mago utilizzerà quanto più possibile un Italiano col registro più elevato ma senza scadere nel grottesco del burocratese, e magari un ladro farà largo uso di termini gergali (molti aggettivi in "-oso", ad esempio). Ovvio che se vedo il mago con Intelligenza 18 che mi fa dialoghi "in role" completamente sballati rispetto a come dovrebbe parlare il suo personaggio io compagno di gioco arrivo a preferire che mi riferisca i dialoghi in terza persona e con discorsi indiretti. Il punto sta qui: non sforzarsi di far qualcosa che non si riesce a fare, non pretendere che qualcuno reciti dialoghi in prima persona se comunque la sua recitazione non è tale da essere funzionale alla sospensione dell'incredulità, ricordarsi che esiste una forte differenza fra LARP e GdR classico. L'interpretazione sta altrove, nelle scelte coerenti col personaggio; non nel parlare in prima persona, non nel recitare.
  4. Esatto: in troppi casi pronunciare un discorso diretto in prima persona in maniera inadeguata (il che non richiede per forza che si reciti da cani cercando di recitare per recitare: anche un uomo che interpreta un personaggio femminile corre lo stesso rischio, pur con tutta la buona volontà di questo mondo) spezza la sospensione dell'incredulità molto più di un discorso indiretto, magari anche in terza persona. Poi sì, ho avuto a che fare con alcuni per i quali "interpretare" equivaleva ad "aver la roboante voce del capo del circo quando presenta ai suoi ospiti le incredibili attrazioni dello spettacolo", e questo può avermi traumatizzato. ^^
  5. Probabilmente (certamente!) sbaglio a generalizzare io, ma dalle mie parti la "scuola" era quella della prima persona-discorso diretto, per cui alla fine non c'erano differenze. Anche perché, alla fin fine, senza il discorso diretto non è che ci sia tanta differenza fra prima persona o terza persona; voglio dire, non è certo il dire "Rumbo fa questo" o "faccio questo" a distinguere l'interpretazione cattiva da quella buona. Il mio grosso problema è appunto con la recitazione, perché per molti è recitazione enfatica con toni tanto farlocchi da andar bene solo per campagne umoristiche. :/ Ma, in definitiva, quoto la parte finale: l'importante è che ogni gruppo "si trovi", come per ogni aspetto. PS: noto ora che hai l'outlet sotto casa...
  6. Dipende molto dall'ambientazione, ovviamente. Per il resto, pensa che in altri GdR chi ha un patto con un dio può proprio richiedere un favore divino dallo stesso per trarsi d'impaccio in situazioni impossibili! Potresti magari invertire la cosa, per cui il dio viene in aiuto dei PG ma richiede da loro che si impegnino attivamente per portare avanti le sue istanze. Per esempio, potrebbe esser loro richiesto di riallestire un altare nel tempio in rovina.
  7. No, beh, quando interpreto una voce io cerco di rientrarci in tutto e per tutto. ^^ Ma sono un perfezionista. E, in ogni caso, fra il: "Chiedo al testimone se ricorda qualche particolare dell'aggressore, magari riguardo alle vesti." e il: "Che avete visto, buon uomo? Vi ricordate qualcosa in particolare? Magari l'aggressore era vestito in modo particolare..." non trovo molte differenze. Se non che in troppi casi la seconda opzione viene recitata pesantemente da cani, come se fosse palesemente falsa e farlocca, con un'enfasi che nessuno userebbe mai nella vita reale. D: Allora ben venga la terza persona.
  8. Ammetto di essere un perfezionista. Un perfezionista di quelli pallosi, in effetti. Se la scena deve avere una carica umoristica, dunque, faccio la vocina (kender, ad esempio); in altri casi preferisco la terza persona; specialmente da parte di altri giocatori che hanno meno "flessibilità vocale" del sottoscritto (da bambino, prima di cambiar voce, mi beavo di saper imitare tutti i versi dei pokemon). E in generale preferisco una terza persona "verace" a una prima persona recitata da cani come purtroppo ho visto.
  9. Boh, secondo me l'interpretazione, a differenza della recitazione, sta anche e soprattutto altrove. Specialmente perché interpretare con una voce che non ci sta è deleterio rispetto all'effetto che si vorrebbe ottenere. Poi io per primo, come master, mi sforzo in tanti casi di fare voci e vocine e vocette particolari, ma in troppi casi l'esito sarebbe ridicolo se insistessi a interpretare la PNG damigella in prima persona.
  10. A parer mio, interpretare non è recitare. E sono anche contrario alla prima persona, in tantissimi casi. Perché, semplicemente, in troppi casi parlare in prima persona genera effetti ridicoli: maghi che non azzeccano un congiuntivo, ragazze dall'esile voce che interpretano rudi nani (o viceversa nerboruti omaccioni che parlano in falsetto), tutte cose che fan più ridere che altro. Sorvolando sul fatto che recitare bisogna saper recitare, e troppe volte ho visto gente recitare da cani pur di non interpretare. Preferisco di gran lunga un giocatore balbuziente che parla costantemente in terza persona ma che interpreta il PG in maniera coerente rispetto allo scafato istrione le cui scelte fanno a pugni col concetto dietro al suo PG.
  11. Nuovi progressi. Gli spallacci sono solo patafixati e van rifiniti, mancano molte cinghie, le fiamme son da rivedere, ma già da ora sembra urlare: "KHOOOOOORNE!" Il braccio destro, molto "Kenshiroso" (anche se il guanto non andrebbe lì) è finito. E notare il particolare delle borchie. Non sono invece soddisfatto appieno dalle fiamme: troppo minute rispetto a quelle originali. Temo che dovrò riscolpirle. Gli spallacci procedono: con tubicini di materia verde ho fatto bordo e frecce... ... e con altra materia verde sto colmando i vuoti in modo che sembrino davvero bordi sporgenti. Ma grosso dubbio sul gonnellino: catene o frange? Qualche altra foto, non molto trascendentale in realtà, sul blog (link).
  12. Lessi e gradii abbastanza già in precedenza. Tutto sommato, dal non aver comprato l'edizione nuova in lingua originale (troppe, troppe spese di spedizione) ci sto guadagnando. ^^ Aspetto ulteriori nuove.
  13. FeAnPi ha pubblicato un messaggio in una discussione in Videogiochi e Informatica
    Possiedo da tempo i due dischi di Arkham Asylum e Arkham City e ho ovviamente installato e giocato i due videogiochi. Ma a inizio anno mi è partito l'hard disk () e ho dovuto formattare tutto, col risultato ovvio di perdere i dati dei due videogiochi. Nel frattempo, a quel che ho visto, gli Arkham hanno mollato la piattaforma di Windows Live (deo gratias) per passare a Steam, da dove ho fra l'altro acquistato da poco l'Origins. Mi era rivenuta voglia di giocare coi primi due titoli della serie, ma ora mi trovo in difficoltà perché dopo l'installazione mi propone in automatico di usare il farlocco e ormai dimenticato account di windows live. Qualcuno sa se c'è un modo di registrarli su Steam? Mi infastidisce parecchio, avendo le copie materiali dei giochi, non poterle attivare su Steam e vedermi richiedere l'attivazione di un altro account su una piattaforma dimenticata per poter salvare i progressi in gioco. -.-
  14. Una piccola riflessione, che ho sentito meritevole di un post sul blog, sulla sottile linea che corre fra illusione e tenacia. Conosco questo effetto, conosco questa situazione – ci sono passato tante volte, in effetti. Come tutti. La sapiente scienza economica, l'arte del consumare capitali per non bruciare il profitto, ha trovato un nome per la situazione che vivo e che noi tutti viviamo o abbiamo vissuto, più o meno inconsapevoli, tante volte. È la trappola dei costi irrecuperabili, il baratro in cui precipiti quando pur avendo puntato su un investimento fallimentare continui a buttarvi denaro non potendo accettare di aver sperperato il capitale iniziale. Trappola dei costi irrecuperabili appunto, ché per quanto tu ci investa mai ti sarà possibile trasformare in business remunerativo un tale fallimento; continuerai anzi a dissipare le tue risorse, sprecandole per trasformare un buco nero nel tuo personale e irrealizzabile Eldorado. Più tardi accetterai la situazione in cui ti trovi, maggiori saranno le perdite sofferte prima di uscire dalla trappola dove troppo a lungo hai indugiato credendola un fertile bacio d'amante. Un fertile bacio d'amante, già. Ovviamente, l'essere consapevoli di questo rischio non deve essere, né di certo è per gli economisti, un verghiano invito a non tentare l'intentato crogiolandosi nell'ineluttabilità dell'immobilismo; è semmai un monito a saper distinguere l'investimento su cui bisogna insistere da quello che allo stato attuale delle cose è un puro e semplice spreco. E qui si nasconde l'illusione, la trappola dentro la trappola: perché è facile, dannatamente facile convincersi che i tempi stiano maturando, che le cose stiano cambiando e che presto la tendenza si invertirà, che basterà tener duro per ancora qualche tempo in modo da poter finalmente arrivare a cogliere quei frutti dolci e succosi che a lungo sono stati sognati, quei frutti sodi ora acerbi che secondo disfattisti e malelingue non matureranno mai. Ma quanto, quanto a lungo l'illusione può confondere e ingannare la logica? Verrà prima o poi il momento in cui anche il più inarrendevole dei sognatori dovrà accettare l'irrealtà della propria chimera – o no? O non la finirà piuttosto come la più comica delle macchiette, quel vecchio tutto pelle e ossa con la barba incolta e il cappello a tese decisamente troppo larghe, quel vecchio minatore che in ogni western si ostina ancora a scavare nella propria concessione certo di avvicinarsi ogni giorno di più alla proverbiale vena d'oro? C'è qualcosa che affascina nella figura del vecchio scavaterra: la sua tenacia, la sua fiducia nei frutti salvifici della fatica ostinata sono indubbiamente esempi da seguire, nessuno vorrebbe gettare la spugna e la piccozza a trenta centimetri dalla vena d'oro. Ma se non vi fosse invece alcun tesoro da portare alla luce? L'ostinazione del minatore diventerebbe allora risibile, ogni virtù positiva trasfigurata nel suo essere latrice di fatica inutile e speranze mal riposte. Il vero dramma del nostro vecchio è che lui non può mai sapere come andrà a finire, se vi sia davvero dell'oro nel suo terreno o se egli stia invece dando la caccia ai luccicanti riflessi di un sogno irrealizzabile. Lui, come tutte le macchiette stereotipate, non cambierà mai: continuerà a cavar roccia dalla terra, poiché quello è il suo unico ruolo nell'economia del racconto. Ma noi? Quanto ci mettiamo noi ad accorgerci che l'oro non si trova lì, che mai quei frutti matureranno e mai potremo coglierli per suggerne il dolce nettare, quanto ci metterò io ad accorgermene? A livello razionale, in realtà, lo so già da tempo; da tempo avrei dovuto cogliere una pietra tombale dalla mia cava delle disillusioni per mettervela sopra. E l'ho fatto in effetti, l'ho fatto diverse volte. Ma non è mai morto ciò che soggiace in eterno nei nostri sogni, e in particolari momenti si può scordare anche ciò che diamo per assordato. Perché la speranza, in profondità, cova sempre; perché dopotutto quello a cui aspiravamo ieri continua a essere una delle nostre aspirazioni dell'oggi. Perché ci diciamo che magari la nostra vena d'oro è proprio lì, stavolta le piogge e il tempo hanno eroso il terreno e magari basterà una picconata, massimo due, per farla venire alla luce; e anche se oggi non trovassimo niente, ogni colpo in più sarà pur sempre un colpo in meno da dare per raggiungere finalmente quel tesoro tanto agognato dal nostro cuore. Abbiamo faticato così tanto, certo il da fare è ormai poca cosa rispetto a quanto l'ha preceduto; abbiamo investito così tanto, certo i costi che dobbiamo affrontare ora sono nulla rispetto al già speso, quei costi irrecuperabili che verrebbero irrimediabilmente persi se ci arrendessimo proprio ora. E ci sforziamo di ignorare quel tarlo che rode il sogno, quel pensiero disilluso che ci spinge brutalmente ad accettare una realtà sgradevole: se tanto abbiamo già fatto, se tanto abbiamo già faticato senza ottenere nulla è probabile che non ci sia proprio niente da ottenere. I nostri sforzi fino ad ora sono stati vani, poiché cercavamo l'oro dove non c'è che fango, perché aspettavamo che maturassero i frutti d'una pianta sterile e rinsecchita. Non troveremo nulla, non ci sarà nessun coronamento dei nostri sforzi: il tempo e le energie impiegati sono stati sprecati, la nostra tenacia risibile ostinazione d'un pazzo visionario. È stato tutto inutile, non potrò mai rivivere gli attimi dei giorni che ho trascorso a cercare il nulla, non potrò mai decidere di annullare quel che ho compiuto. Ma possiamo decidere di uscire dalla trappola, possiamo decidere di accettare d'aver perso quel che è andato sprecato, possiamo decidere di porre un sigillo definitivo a quel capitolo della nostra esistenza – e andare oltre. Non è una resa, non si tratta di gettare la spugna: si tratta di comprendere con umiltà che non sarà la nostra ostinatezza da sola a rendere possibile l'impossibile, si tratta di rinunciare alle illusioni per abbracciare nuovi sogni.
  15. Si va avanti. Gli spallacci stanno ricevendo il loro bordo... ... e alla fine ho optato per pettorale più cicatrici. (fra l'altro, come potete vedere, ho montato anche i cosciali) Sono a buon punto anche con la mano armata di frusta... ... e che frusta! Ora è molto più... pungente. E per gli interessati, altre foto sul blog (LINK).
  16. Qualche lavoro, e tanti dubbi. Premesso che sto muscolarizzando a dovere il buon Logan (anche il gatto: lo sto costringendo a fare attività fisica per combattere la sua cicciosità tenerona), mi stanno sorgendo una serie di dubbi su diverse cose. Andiamo con ordine: ora la cavalcatura si presenta con un lato completamente spoglio, e l'altro decorato così. Sarebbe secondo voi il caso di aggiungere alcune di queste decorazioni (teschi + frange) ricavate da un kit del fantasy? Vedreste poi meglio gli artigli attuali o questi più sottili e affusolati? Io sarei per i secondi. E, infine, quale testa d'ascia avrebbe il vostro plauso? Quella a destra era quella originale, ma forse l'altra è più adatta. Come sempre, qualche altra foto si trova sul blog (LINK).
  17. L'eliminazione delle classi di prestigio, fra l'altro, è funzionale a evitare le combo assurde di personaggi con sette-otto classi. E dirò di più: se gestiscono bene la cosa, non sarebbero necessarie neppure le classi di prestigio di ambientazione, che in 3.5 avevano avuto anche esiti grotteschi (per dire, se una classe di prestigio richiedeva il 10° livello per essere raggiunta, tutti i PNG facenti parte della relativa organizzazione dovevano essere almeno di 10° livello; ma l'ambientazione imponeva che così non fosse, e così c'erano membri della gilda dei frangiflutti scartavetranti che non avevano livelli di classe come frangiflutti scartavetranti, sollevando dunque diversi interrogativi sull'opportunità di una classe di prestigio per i frangiflutti scartavetranti).
  18. Ovviamente se si vuole fare apocalisse zombie in chiave fantasy. Un problema del d20 è che i personaggi sono in media più resistenti, quindi nel caso bisogna pompare i nemici.
  19. Dipende da quel che hai in mente. Se punti a "PG poveri sfigati che rischian la morte contro i morti viventi", forse, il D&D migliore è quello passato: vai di qualsiasi retroclone, PG di livello 0 o al limite livello 1, tonnellate di zombie, e hai veramente lo stesso feeling (scarse possibilità di) survival horror.
  20. Ti ringrazio, ma in verità in chiave Tzeentch vedrei piuttosto il nuovo balrog finecast, che è bello esile. Lo vedrei bene anche per Slaanesh, in effetti: il balrog della "vulgata", alla fine, è il padre nobile (quello popolare è il diavolo classico) dell'assetato di sangue dopotutto. ^^ Intanto i lavori vanno avanti. Stuccate le parti da stuccare, ho preso alcune decisioni su alcune questioni importanti: niente rastone, semmai fiamme che sto già iniziando a scolpire. Scudo ugualmente rimosso, effettivamente sta meglio senza. Il pettorale è stato integrato con un bello spuntone khornesco. Ma, continuo a chiedermi, ci sta meglio questo o ci stanno meglio sette cicatrici in stile Kenshiro? O magari entrambi, col pettorale che copre a malapena l'Orsa Maggiore? In ogni caso, sono andato avanti con gli spallacci. L'idea è trasformare gli otto spuntoni in otto frecce con estremità a rilievo, in modo da dare un look più demoniaco e meno mesoamericano. E, parlando di look, ho anche aggiunto delle fasce di cuoio attorno all'impugnatura delle armi. Ulteriori foto, più una preview su quel che verrà dopo i due QG khorneschi, sul blog (LINK).
  21. FeAnPi ha pubblicato un messaggio in una discussione in Giochi di miniature
    La più classica delle conversioni: un balrog come assetato di sangue. Ma, visto che ci sono, voglio fare un bel lavoro che vada oltre il semplice proxing per rendere veramente più khornesco il pezzo. Di base, avevo già un'idea di massima e, con un po' (un po' molto) di fido patafix, ho provato a dare le forme volute. (NB: nella sinistra avrà la frustra) E si inizia coi dubbi. 1) Gonnellino sì o no? E se lo piegassi all'indietro? 2) Pettorale sì o no? O sette cicatrici alla Hokuto no balrog? O entrambi? 3) Rasta o fiamme che si ricollegano a quelle sulla schiena? O magari trasformo le fiamme della schiena in pelliccia? 4) Lo scudo ci sta o lo braso via? E se eliminassi l'effetto legno? 5) Che ne dite degli spallacci? Vorrei eliminare l'effetto "tibie" e ingrossarli, ma mi pare che siano dannatamente adatti con tutti quei teschi. 6) E per la basetta? Fiamme o non fiamme? E per chi volesse ulteriori foto, ovviamente, c'è il LINK al blog.
  22. Per dire, è "elfo" Legolas (e anche qui il Legolas dei film è ben diverso dal Legolas dei romanzi) come è "elfo" Elric ("re degli elfi"), ma non mi pare che li si possa porre sullo stesso piano. Poi sì, la meta-ambientazione di D&D è chiara e ben fissata e pesca per certi aspetti da una parte e per altri da un'altra, e si è costituita anche con "abomini filologici" (Orcus diverso da Dispater, ad esempio) che ormai fan parte della storia del gioco. Però non è l'unica: ambientazioni diverse modificano in tutto o in parte la meta-ambientazione. Escludendo GH e FR, bene o male le due ambientazioni più "da manuale", e togliendo anche una ambientazione come Eberron pensata per poterci inserire di tutto (ma per molti versi particolare e distinta dalle altre), tutte le altre ambientazioni operano delle scelte e delle modifiche agli stereotipi di alcune creature: su Krynn gli ogre sono una razza degenerata dal grande passato, e gli umani hanno una storia più antica di quella dei nani, ad esempio.
  23. Un conto è una ambientazione preesistente, con dei canoni ben fissati (per dire, NO che in Ravenloft NON PUOI essere un necromante che fa combattere ai non morti le sue battaglie ed essere buono e puro, no che non puoi), ma altrimenti non c'è niente di male a variare un po'. Purtroppo molti non sanno vedere oltre l'esistente.
  24. FeAnPi ha pubblicato un messaggio in una discussione in Libri, fumetti e animazione
    Durante il breve soggiorno milanese pro-raduno ho avuto modo di scrivere due poesie. Pallidi sogni, la neve si scioglie In lacrime alla luce del risveglio. Ci baciavamo nell'assenzio, un tempo; Quei giochi di lingua, quei dolci morsi, Ricordo d'una vita scapigliata Che non fu mai veramente la mia. Ma tu, tu mai, neppure nei ricordi Di vite passate, mai, mai le labbra Intrecciate nei giochi dell'amore, Mai le carezze dal brivido intenso. Mai, solo l'ombra soffusa d'un sogno Irreale, solo nuvole al vento. Tuttavia, siccome sono un becero egoista che si bea degli accessi sul blog (e un becero egoista stupido, perché per principio non voglio mettere nessun banner pubblicitario), per tutte le riflessioni profonde e pregnanti e personali riguardo alle poesie di cui sopra vi rimando all'articolo sul mio mio blog con un link enorme.