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FeAnPi

Circolo degli Antichi
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  1. Grazie per avermi dato fama! :) E grazie per i complimenti. ^^

  2. Lessi e gradii abbastanza già in precedenza. Tutto sommato, dal non aver comprato l'edizione nuova in lingua originale (troppe, troppe spese di spedizione) ci sto guadagnando. ^^ Aspetto ulteriori nuove.
  3. Possiedo da tempo i due dischi di Arkham Asylum e Arkham City e ho ovviamente installato e giocato i due videogiochi. Ma a inizio anno mi è partito l'hard disk () e ho dovuto formattare tutto, col risultato ovvio di perdere i dati dei due videogiochi. Nel frattempo, a quel che ho visto, gli Arkham hanno mollato la piattaforma di Windows Live (deo gratias) per passare a Steam, da dove ho fra l'altro acquistato da poco l'Origins. Mi era rivenuta voglia di giocare coi primi due titoli della serie, ma ora mi trovo in difficoltà perché dopo l'installazione mi propone in automatico di usare il farlocco e ormai dimenticato account di windows live. Qualcuno sa se c'è un modo di registrarli su Steam? Mi infastidisce parecchio, avendo le copie materiali dei giochi, non poterle attivare su Steam e vedermi richiedere l'attivazione di un altro account su una piattaforma dimenticata per poter salvare i progressi in gioco. -.-
  4. Una piccola riflessione, che ho sentito meritevole di un post sul blog, sulla sottile linea che corre fra illusione e tenacia. Conosco questo effetto, conosco questa situazione – ci sono passato tante volte, in effetti. Come tutti. La sapiente scienza economica, l'arte del consumare capitali per non bruciare il profitto, ha trovato un nome per la situazione che vivo e che noi tutti viviamo o abbiamo vissuto, più o meno inconsapevoli, tante volte. È la trappola dei costi irrecuperabili, il baratro in cui precipiti quando pur avendo puntato su un investimento fallimentare continui a buttarvi denaro non potendo accettare di aver sperperato il capitale iniziale. Trappola dei costi irrecuperabili appunto, ché per quanto tu ci investa mai ti sarà possibile trasformare in business remunerativo un tale fallimento; continuerai anzi a dissipare le tue risorse, sprecandole per trasformare un buco nero nel tuo personale e irrealizzabile Eldorado. Più tardi accetterai la situazione in cui ti trovi, maggiori saranno le perdite sofferte prima di uscire dalla trappola dove troppo a lungo hai indugiato credendola un fertile bacio d'amante. Un fertile bacio d'amante, già. Ovviamente, l'essere consapevoli di questo rischio non deve essere, né di certo è per gli economisti, un verghiano invito a non tentare l'intentato crogiolandosi nell'ineluttabilità dell'immobilismo; è semmai un monito a saper distinguere l'investimento su cui bisogna insistere da quello che allo stato attuale delle cose è un puro e semplice spreco. E qui si nasconde l'illusione, la trappola dentro la trappola: perché è facile, dannatamente facile convincersi che i tempi stiano maturando, che le cose stiano cambiando e che presto la tendenza si invertirà, che basterà tener duro per ancora qualche tempo in modo da poter finalmente arrivare a cogliere quei frutti dolci e succosi che a lungo sono stati sognati, quei frutti sodi ora acerbi che secondo disfattisti e malelingue non matureranno mai. Ma quanto, quanto a lungo l'illusione può confondere e ingannare la logica? Verrà prima o poi il momento in cui anche il più inarrendevole dei sognatori dovrà accettare l'irrealtà della propria chimera – o no? O non la finirà piuttosto come la più comica delle macchiette, quel vecchio tutto pelle e ossa con la barba incolta e il cappello a tese decisamente troppo larghe, quel vecchio minatore che in ogni western si ostina ancora a scavare nella propria concessione certo di avvicinarsi ogni giorno di più alla proverbiale vena d'oro? C'è qualcosa che affascina nella figura del vecchio scavaterra: la sua tenacia, la sua fiducia nei frutti salvifici della fatica ostinata sono indubbiamente esempi da seguire, nessuno vorrebbe gettare la spugna e la piccozza a trenta centimetri dalla vena d'oro. Ma se non vi fosse invece alcun tesoro da portare alla luce? L'ostinazione del minatore diventerebbe allora risibile, ogni virtù positiva trasfigurata nel suo essere latrice di fatica inutile e speranze mal riposte. Il vero dramma del nostro vecchio è che lui non può mai sapere come andrà a finire, se vi sia davvero dell'oro nel suo terreno o se egli stia invece dando la caccia ai luccicanti riflessi di un sogno irrealizzabile. Lui, come tutte le macchiette stereotipate, non cambierà mai: continuerà a cavar roccia dalla terra, poiché quello è il suo unico ruolo nell'economia del racconto. Ma noi? Quanto ci mettiamo noi ad accorgerci che l'oro non si trova lì, che mai quei frutti matureranno e mai potremo coglierli per suggerne il dolce nettare, quanto ci metterò io ad accorgermene? A livello razionale, in realtà, lo so già da tempo; da tempo avrei dovuto cogliere una pietra tombale dalla mia cava delle disillusioni per mettervela sopra. E l'ho fatto in effetti, l'ho fatto diverse volte. Ma non è mai morto ciò che soggiace in eterno nei nostri sogni, e in particolari momenti si può scordare anche ciò che diamo per assordato. Perché la speranza, in profondità, cova sempre; perché dopotutto quello a cui aspiravamo ieri continua a essere una delle nostre aspirazioni dell'oggi. Perché ci diciamo che magari la nostra vena d'oro è proprio lì, stavolta le piogge e il tempo hanno eroso il terreno e magari basterà una picconata, massimo due, per farla venire alla luce; e anche se oggi non trovassimo niente, ogni colpo in più sarà pur sempre un colpo in meno da dare per raggiungere finalmente quel tesoro tanto agognato dal nostro cuore. Abbiamo faticato così tanto, certo il da fare è ormai poca cosa rispetto a quanto l'ha preceduto; abbiamo investito così tanto, certo i costi che dobbiamo affrontare ora sono nulla rispetto al già speso, quei costi irrecuperabili che verrebbero irrimediabilmente persi se ci arrendessimo proprio ora. E ci sforziamo di ignorare quel tarlo che rode il sogno, quel pensiero disilluso che ci spinge brutalmente ad accettare una realtà sgradevole: se tanto abbiamo già fatto, se tanto abbiamo già faticato senza ottenere nulla è probabile che non ci sia proprio niente da ottenere. I nostri sforzi fino ad ora sono stati vani, poiché cercavamo l'oro dove non c'è che fango, perché aspettavamo che maturassero i frutti d'una pianta sterile e rinsecchita. Non troveremo nulla, non ci sarà nessun coronamento dei nostri sforzi: il tempo e le energie impiegati sono stati sprecati, la nostra tenacia risibile ostinazione d'un pazzo visionario. È stato tutto inutile, non potrò mai rivivere gli attimi dei giorni che ho trascorso a cercare il nulla, non potrò mai decidere di annullare quel che ho compiuto. Ma possiamo decidere di uscire dalla trappola, possiamo decidere di accettare d'aver perso quel che è andato sprecato, possiamo decidere di porre un sigillo definitivo a quel capitolo della nostra esistenza – e andare oltre. Non è una resa, non si tratta di gettare la spugna: si tratta di comprendere con umiltà che non sarà la nostra ostinatezza da sola a rendere possibile l'impossibile, si tratta di rinunciare alle illusioni per abbracciare nuovi sogni.
  5. Si va avanti. Gli spallacci stanno ricevendo il loro bordo... ... e alla fine ho optato per pettorale più cicatrici. (fra l'altro, come potete vedere, ho montato anche i cosciali) Sono a buon punto anche con la mano armata di frusta... ... e che frusta! Ora è molto più... pungente. E per gli interessati, altre foto sul blog (LINK).
  6. Qualche lavoro, e tanti dubbi. Premesso che sto muscolarizzando a dovere il buon Logan (anche il gatto: lo sto costringendo a fare attività fisica per combattere la sua cicciosità tenerona), mi stanno sorgendo una serie di dubbi su diverse cose. Andiamo con ordine: ora la cavalcatura si presenta con un lato completamente spoglio, e l'altro decorato così. Sarebbe secondo voi il caso di aggiungere alcune di queste decorazioni (teschi + frange) ricavate da un kit del fantasy? Vedreste poi meglio gli artigli attuali o questi più sottili e affusolati? Io sarei per i secondi. E, infine, quale testa d'ascia avrebbe il vostro plauso? Quella a destra era quella originale, ma forse l'altra è più adatta. Come sempre, qualche altra foto si trova sul blog (LINK).
  7. L'eliminazione delle classi di prestigio, fra l'altro, è funzionale a evitare le combo assurde di personaggi con sette-otto classi. E dirò di più: se gestiscono bene la cosa, non sarebbero necessarie neppure le classi di prestigio di ambientazione, che in 3.5 avevano avuto anche esiti grotteschi (per dire, se una classe di prestigio richiedeva il 10° livello per essere raggiunta, tutti i PNG facenti parte della relativa organizzazione dovevano essere almeno di 10° livello; ma l'ambientazione imponeva che così non fosse, e così c'erano membri della gilda dei frangiflutti scartavetranti che non avevano livelli di classe come frangiflutti scartavetranti, sollevando dunque diversi interrogativi sull'opportunità di una classe di prestigio per i frangiflutti scartavetranti).
  8. Ovviamente se si vuole fare apocalisse zombie in chiave fantasy. Un problema del d20 è che i personaggi sono in media più resistenti, quindi nel caso bisogna pompare i nemici.
  9. Dipende da quel che hai in mente. Se punti a "PG poveri sfigati che rischian la morte contro i morti viventi", forse, il D&D migliore è quello passato: vai di qualsiasi retroclone, PG di livello 0 o al limite livello 1, tonnellate di zombie, e hai veramente lo stesso feeling (scarse possibilità di) survival horror.
  10. Ti ringrazio, ma in verità in chiave Tzeentch vedrei piuttosto il nuovo balrog finecast, che è bello esile. Lo vedrei bene anche per Slaanesh, in effetti: il balrog della "vulgata", alla fine, è il padre nobile (quello popolare è il diavolo classico) dell'assetato di sangue dopotutto. ^^ Intanto i lavori vanno avanti. Stuccate le parti da stuccare, ho preso alcune decisioni su alcune questioni importanti: niente rastone, semmai fiamme che sto già iniziando a scolpire. Scudo ugualmente rimosso, effettivamente sta meglio senza. Il pettorale è stato integrato con un bello spuntone khornesco. Ma, continuo a chiedermi, ci sta meglio questo o ci stanno meglio sette cicatrici in stile Kenshiro? O magari entrambi, col pettorale che copre a malapena l'Orsa Maggiore? In ogni caso, sono andato avanti con gli spallacci. L'idea è trasformare gli otto spuntoni in otto frecce con estremità a rilievo, in modo da dare un look più demoniaco e meno mesoamericano. E, parlando di look, ho anche aggiunto delle fasce di cuoio attorno all'impugnatura delle armi. Ulteriori foto, più una preview su quel che verrà dopo i due QG khorneschi, sul blog (LINK).
  11. La più classica delle conversioni: un balrog come assetato di sangue. Ma, visto che ci sono, voglio fare un bel lavoro che vada oltre il semplice proxing per rendere veramente più khornesco il pezzo. Di base, avevo già un'idea di massima e, con un po' (un po' molto) di fido patafix, ho provato a dare le forme volute. (NB: nella sinistra avrà la frustra) E si inizia coi dubbi. 1) Gonnellino sì o no? E se lo piegassi all'indietro? 2) Pettorale sì o no? O sette cicatrici alla Hokuto no balrog? O entrambi? 3) Rasta o fiamme che si ricollegano a quelle sulla schiena? O magari trasformo le fiamme della schiena in pelliccia? 4) Lo scudo ci sta o lo braso via? E se eliminassi l'effetto legno? 5) Che ne dite degli spallacci? Vorrei eliminare l'effetto "tibie" e ingrossarli, ma mi pare che siano dannatamente adatti con tutti quei teschi. 6) E per la basetta? Fiamme o non fiamme? E per chi volesse ulteriori foto, ovviamente, c'è il LINK al blog.
  12. Per dire, è "elfo" Legolas (e anche qui il Legolas dei film è ben diverso dal Legolas dei romanzi) come è "elfo" Elric ("re degli elfi"), ma non mi pare che li si possa porre sullo stesso piano. Poi sì, la meta-ambientazione di D&D è chiara e ben fissata e pesca per certi aspetti da una parte e per altri da un'altra, e si è costituita anche con "abomini filologici" (Orcus diverso da Dispater, ad esempio) che ormai fan parte della storia del gioco. Però non è l'unica: ambientazioni diverse modificano in tutto o in parte la meta-ambientazione. Escludendo GH e FR, bene o male le due ambientazioni più "da manuale", e togliendo anche una ambientazione come Eberron pensata per poterci inserire di tutto (ma per molti versi particolare e distinta dalle altre), tutte le altre ambientazioni operano delle scelte e delle modifiche agli stereotipi di alcune creature: su Krynn gli ogre sono una razza degenerata dal grande passato, e gli umani hanno una storia più antica di quella dei nani, ad esempio.
  13. Un conto è una ambientazione preesistente, con dei canoni ben fissati (per dire, NO che in Ravenloft NON PUOI essere un necromante che fa combattere ai non morti le sue battaglie ed essere buono e puro, no che non puoi), ma altrimenti non c'è niente di male a variare un po'. Purtroppo molti non sanno vedere oltre l'esistente.
  14. Durante il breve soggiorno milanese pro-raduno ho avuto modo di scrivere due poesie. Pallidi sogni, la neve si scioglie In lacrime alla luce del risveglio. Ci baciavamo nell'assenzio, un tempo; Quei giochi di lingua, quei dolci morsi, Ricordo d'una vita scapigliata Che non fu mai veramente la mia. Ma tu, tu mai, neppure nei ricordi Di vite passate, mai, mai le labbra Intrecciate nei giochi dell'amore, Mai le carezze dal brivido intenso. Mai, solo l'ombra soffusa d'un sogno Irreale, solo nuvole al vento. Tuttavia, siccome sono un becero egoista che si bea degli accessi sul blog (e un becero egoista stupido, perché per principio non voglio mettere nessun banner pubblicitario), per tutte le riflessioni profonde e pregnanti e personali riguardo alle poesie di cui sopra vi rimando all'articolo sul mio mio blog con un link enorme.
  15. Mah, a mio parere indicano una precisa scelta d'azione più sull'AD&D e meno in linea con 4^ od old school. Poi, in realtà, la storia può scaturire perfino dalle meccaniche semplici. Senza tirare in ballo romanzi sviluppati per sembrare in tutto e per tutto cronache di sessioni di gioco, basti pensare a come il riassunto tradizionale anche della più classica campagna di D&D possa essere un qualche tipo di narrazione. Non una storia artefatta creata col preciso intento di creare una storia, ma comunque una storia che risulta dalla cronaca di fatti accaduti nell'universo immaginato. È comunque una tirata che vuol dire tutto e niente? Chiaro, ma siamo nel regno del marketing e della promozione pubblicitaria. Inviato dal mio Nexus 7 utilizzando Tapatalk
  16. Pare di sì. L'approccio "gioco incompleto" ha fatto il suo tempo: c'è una differenza fra i giochi a manuali collezionabili in cui ogni manuale è un "in più" e quelli in cui certi manuali sono necessari al gioco base ma escono a mesi o anni di distanza. Ci riflettevo pensando a Gnosis, GdR italiano che aveva un'ottima ambientazione, ma una politica editoriale per cui volendo giocare nell'età contemporanea (la più "giocabile") si sarebbero dovuti aspettare 4-5 anni dall'uscita del regolamento; ovviamente l'editore stesso è fallito prima. Anche su realtà molto maggiori, la WotC ha incontrato lo stesso problema con la 4^: se nel gioco base non ho le regole "base" (e certe creature e classi ormai vengono percepite come regole "base" di D&D) non è che io giocatore aspetti pazientemente che tu editore mi pubblichi quelle regole comprando ogni altra cosa, no, io giocatore mi metto a giocare ad altro.
  17. Che vendano ancora l'invenduto nascondendosi dietro due frasette ci sta ed è logico e normale. Voglio dire: o fallisci, e i tuoi manuali finiscono per esser tirati dietro tipo quelli della Rose & Poison a Lucca qualche anno fa, oppure dei fondi di magazzino cerchi di liberarti al prezzo più alto che riesci a praticare.
  18. Wizkids = predipinto in plastica. Approvo la scelta di mettere tutto ciò che è iconico nel base: in origine, presumo, la scelta di suddividere le cose interessanti su altri manuali (presente per certi versi in 3.X, pressante in 4^) era dettata dal voler vendere roba balorda agganciandola a meccaniche di vivo interesse, ma essendo i tempi quelli che sono i più ricorrevano ai PDF e alle stampe delle 2-3 pagine di loro interesse, con evidente autogol dell'editore.
  19. E' d'obbligo una premessa: le conversioni che seguono non sono del tutto farina del mio sacco, ma sono realizzate a partire dai lavori di un altro modellista che mi ha fatto un prezzaccio per 4 untori e 10 sanguinari convertiti in untori. La sua conversione consisteva nella sostituzione delle teste e quando possibile delle braccia, o direttamente delle lame che diventavano rozzi pezzi d'acciaio. Inoltre, al posto della linea di pelliccia sulla schiena aveva scolpito delle vertebre in rilievo. E' stato a partire da questi lavori che ho ripreso in mano le conversioni, aggiungendoci qualcosa in più. Una cosa su cui purtroppo ho realizzato troppo tardi che sarei potuto intervenire a dovere sono le gambe, per cui ora le uniche modifiche delle gambe sono qualche deformità, una lacerazione e un prolasso rettale molto importante. Ma, tutto sommato, sono soddisfatto della combriccola: non sembrano gli untori ufficiali, ma son decisamente più untori che non sanguinari. Menzione (o minzione?) d'onore per il "gruppo di comando" composto da musico, stendardiere e Divo Giulio con un principio di pittura. Per gli interessati, ovviamente, c'è qualche altra foto sul blog (LINK).
  20. Qualche progresso. Al jugghy ho attaccato un mantellino che andrà a chiasmo con il braccio dell'araldo, e stavo pensando di inserirci anche questa catena, ma dove la vedreste bene voi? Khorneverine vero e proprio, invece, ha subito poche modifiche (sto lavorando anche ad altro), ma ci tengo ugualmente a mostrarvi le foto delle ipotesi di modifica che ho elaborato (realizzazione in patafix, veramente essenziale per farsi un'idea di cosa e come scolpire). L'ipotesi, dunque, era quella di inserire un paio di fasce a X sul petto, più spallacci e cosciali (magari i primi con frange di pteryghes); per il resto pelo sulla schiena, sull'addome e sulle cosce, e catene su avambracci e caviglie. Che ne dite? Così dovrei avere abbastanza elementi per dargli uno schema di colore a tema senza per questo doverlo sovraccaricare di abiti. Come sempre, ulteriori foto sul blog (LINK).
  21. Vedremo. :/ En passant, ho notato solo adesso che avevo cambiato la traduzione (per passare da quella classica a quella letterale) solo a metà. Shame on me.
  22. FeAnPi

    Mini diorama

    Foto?
  23. Grazie. ^^
  24. Che Wolverine sia uno dei miei personaggi fumettistici preferiti è risaputo. Spoiler: Tutti i miei Wolverine di Heroclix più Logan, il gatto migliore in quello che fa. E allora come non omaggiarlo, facendone un utilissimo araldo di Khorne su juggernaut (pun intended)? Sì, ecco la cavalcatura per cui serviva la basetta che vi ho mostrato tempo fa, realizzata apposta per montarci questo pezzo. Ed ecco il nostro che con l'artiglio mediano invita i suoi avversari a recarsi in prossimità dell'araldo di Nurgle da poco realizzato onde espletare le proprie funzioni corporali, o a scelta presso un qualsiasi araldo di Slaanesh che sarà ben lieto di far loro il servizietto. Il fatto che Wolverine sia basso e che questo qui abbia un'ascia, poi, ne fa un pericoloso nanerottolo con ascia, o meglio ancora uno gnomo armato di ascia! Infine, la testa. L'ho ricavata, complice la mia fida fresa, da una testa di lupo siderale unita ai ghingheri di quella del sanguinario di partenza. Dovrò ancora lavorarci, ma già si fa riconoscere. ^^ Sul blog c'è qualche altra foto, per gli interessati. Che cosa dovrò fare adesso? Per prima cosa ingrossare il pezzo, lavoro già iniziato su pettorali e bicipiti, per renderlo piccolino ma massiccio come Wolverine, magari aggiungendo anche del pelo (Wolverine è il patrono degli uomini bassi e pelosi, non lo sapevate?) dove normalmente un sanguinario ha delle escrescenze. Ovviamente, poi, dovrò tornare sulla testa, e dovrò anche pensare a qualche modo per "vestirlo". Ora come ora pensavo a una semplice doppia cintura a "X" incrociata sul pezzo, oltre magari a dei bracciali e a degli schinieri ricavati da alcune catene.
  25. Spero che ci sia la possibilità di giocare anche un poeta guerriero però. :/ Non solo il bardo sapienziale (che in effetti è "Il" bardo, stando quantomeno a che dice Cesare accomunandoli ai druidi, e che può essere accomunato alle figure dei rshi hindu), ma anche uno skaldo, un Alceo, un Archiloco ("sono lo scudiero del signore Enialio/e delle Muse l'amabile dono conoscitore"). Di base, questa duplice fonte di ispirazione può essere stata la causa del "fochismo" del bardo (la foca: mammifero che si nutre di pesce e sa di pesce; non è né carne né pesce ), ma mi auguro che il poeta guerriero sia giocabile anche nella nuova edizione.
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