Demos Orlosvsky
Avamposto in vista, niente più di quello che avevo immaginato da quel che vedo chi abita questo posto non se la passa proprio bene.
Il mio cavallo è palesemente provato dal viaggio, dopotutto portare tutta questa massa sulla schiena non credo se lo sarebbe immaginato, qui troverà biada e acqua per riprendersi.
Osservo gli altri miei compagni di viaggio approcciarsi alla palizzata e commentare la costruzione ognuno a suo modo, chi intrepido e chi titubante. L'unica cosa che li accomuna per ora, vista la disparità di razze, altezze e possanza fisica.. è il fatto che portano i loro cavalli invece che farsi portare. Forse pensano di essere giunti a destinazione, ma io preferisco rimanere in sella al mio destriero, visto anche il lignaggio di cui mi fregio.
Poco dopo arriva un uomo che si presenta come Oleg, colui che avremmo dovuto incontrare una volta giunti sul posto. Accanto a lui una donna.. non si capisce se è una parente o una cameriera/tuttofare del posto che aiuta l'uomo.
In due si presentano, le due donne del gruppo. Cavalleria vuole che non mi intrometta e le lasci fare.
Non scendo da cavallo e mi avvicino al gruppetto formatosi, parlando da sopra la sella:
il mio nome è Demos, figlio di Bertrand e Camilla Orslovsky e vengo dalla lontana Skywatch. Quel foglio che vi è stato porto è la prova di ciò che siamo giunti a fare in queste terre. Mentre parlo mantengo un atteggiamento formale, come sono abituato a fare durante la conoscenza di nuovi individui.