Grazie del tempo che hai speso e delle considerazioni, ne prenderò atto^^
ora un racconto che ho scritto questo pomeriggio, il tutto nato dalla prima frase dello stesso (che non so come mi sia venuta in mente, enjoy
(A)normalità
Jaque era nato sano e perfetto, una disgrazia per la sua famiglia e la comunità.
In un ambiente come il suo non essere speciale portava alcune controindicazioni. Si sentiva fuori posto ed il più delle volte veniva trattato come un ospite poco desiderato.
Mai una volta al centro della pista, mai una foto, mai un boato di stupore o ribrezzo dato dalla sua normalissima presenza.
Suo padre era chiamato “Uomo Lupo”, la persona più pelosa sulla crosta terrestre, la madre era alta due metri e sessantasette detenendo il primato di donna più alta del mondo. Nonostante la coppia fosse fuori da ogni schema di normalità, per la maggior parte dell’umanità, ed alla faccia della genetica, aveva dato la luce ad un noioso, ordinario figlio da sfamare.
Jaque seguiva la famiglia per tutta l’America del Nord fungendo da inserviente sul carro itinerante del circo i “Fenomeni di Smile”, dimora dei tre.
Non che non fosse amato dai suoi genitori, il problema era un altro: non era amato per quello che era, ma per quella strana legge che porta gli essere umani, chi più chi meno, ad amare i propri figli.
La prima scintilla di cambiamento, nella vita e nel ruolo ricoperto nella comunità, scaturì in una gioiosa sera primaverile in una cittadina chiamata Onlyfield.
La carovana si era fermata alle porte della città, Mr. Smile era andato a parlare con il sindaco per organizzare uno spettacolo l’indomani e per fare rifornimento di viveri.
Un occasione questa che Jaque non perse.
Mischiato a quelli come lui si trovava a suo agio, percorreva le strade del centro a cuor leggero ed il suo sguardo incrociava volti sorridenti e rassicuranti. Nell’aria aleggiava un profumo di arrosto, minestra e torte appena sfornate, mischiato al lezzo degli allevamenti fuori città conferiva all’ambiente un’ aura di normalità, molto rara da riscontrare all’interno della sua collettività.
Vociare di conoscenti fuori dai bar, richiami di mamme premurose per andare a tavola e risate di ragazzi che tornavano da scuola come sottofondo, ma un suono ben distinto lo attirava più del resto.
Dall’interno di un camion cassonato, ricoperto da uno sgualcito telo verde che recava la dicitura “McPhinn Farm – Il mais naturale”, proveniva la voce intonatissima di un ragazzo che cantava una vecchia canzone di Bob Dylan. La voce era accompagnata da una chitarra, suonata alla perfezione, i due finirono il brano e Jaque applaudì.
Una voce ringraziò ed i due si misero a suonare un altro brano.
“Posso unirmi a voi” Chiese.
“Certo” In risposta”Conosci il pezzo? Cosa suoni? O canti?”
Senza rispondere Jaque riprese la canzone da dove era stata lasciata suonando la sua armonica a fiato.
Dopo alcuni istanti una mano pelosissima si appoggiò alla spalla del ragazzo facendogli quasi ingoiare lo strumento per lo spavento.
“Quante volte ti ho detto che non devi farti vedere in giro? Ora a casa, tua madre è preoccupatissima e Mr. Smile più che nero” La voce era del padre, ma smorzata dalla bandana bianca con motivo floreale che teneva per nascondere il viso. Portava un cappello a tesa larga sulla testa e vestiva con un impermeabile stile detective lungo fino alle caviglie. Il classico abbigliamento di chi non vuole essere visto.
“Ma padre...”
“Silenzio!!! Mettiti la maschera e fila a casa” Dalla tasca estrasse un passamontagna variopinto e senza interrompere il movimento lo infilò sulla testa del figlio.
“Si fermi, lei, cosa sta facendo a quel ragazzo” un esile uomo sulla sessantina arrivò con una corsa reumatica spingendo il padre di Jaque contro il camion.
Il cappello dell’uomo lupo cadde e la bandana scese sulle spalle dell’assalito.
“Come si permette? Questo è mio figlio e non dovrebbe trovarsi qui, lei non si immischi in affari che la riguardano” si rialzò quindi da terra fissando l’anziano con fare minaccioso.
“Mi perdoni, avevo capito male la situazione”si chinò a raccogliere il cappello e dopo averlo sbattuto dalla polvere con l’altra mano lo porse al proprietario.
“Non ha altro da dire?” la voce del padre di Jaque era stupita.
Si rendeva conto di essere a volto scoperto e vedeva che attorno alla scena la gente iniziava a mormorare ed allontanarsi da quello che sembrava un mostro, uno scherzo della natura.
“Non le faccio ribrezzo o paura?”
“Siete del circo che si è accampato fuori città suppongo. Non mi fa ribrezzo, tanto meno paura. Sono consapevole che certi, come dire, fenomeni genetici possono capitare.” Gli occhi di McPhinn divennero lucidi e scusandosi ancora si mise alla guida ed accese il motore. “Se posso, vorrei incontrare il vostro boss questa notte. Mi piacerebbe parlare con lui riguardo, diciamo, una nuova star all’interno del vostro circo.” Chiuse la portiera e si allontanò con una scia di fumo nero.
Jaque corse dietro al camion gridando “Suoneremo ancora assieme!!! Promesso?”
La notte scese, Mr. Smile aspettava all’ingresso del tendone allestito nelle ore precedenti ed in lungo e largo, all’interno dell’accampamento, i preparativi per lo spettacolo del giorno seguente erano in atto.
Il camion di McPhinn illuminò il proprietario del circo che sfoggiò il sorriso che gli aveva dato il nome, duecentoventi denti di sorriso da orecchio ad orecchio.
“Buonasera Mr McPhinn, le porgo i miei più cordiali saluti ed un benvenuto nella nostra umile casa” inchino con relativo svolazzamento del cappello cilindrico portata alla perfezione da anni di allenamento e sorriso smagliante.
“Buonasera a lei” occhi sgranati alla vista della dentatura “grazie per aver accettato l’appuntamento. Spero che il vostro dipendente non se la sia presa troppo per oggi. E’ possibile scambiare due parole con lui ed il ragazzo dopo la nostra riunione?”
“Certamente, ma parliamo della sua presenza qui e della “star” che vorrebbe presentarmi” iniziò ad incamminarsi verso il centro del capannone circense “Mi segua”.
Dopo diversi minuti girovagando per l’accampamento, saluti e presentazioni di diversi “fenomeni” del circo, il giocoliere Mike dalle quattro braccia, la donna senza ossa, grande contorsionista, e altri, i due si strinsero la mano.
“Ora mi faccia conoscere le star!” disse Smile riaccompagnando il coltivatore verso il camion.
Mentre il telone veniva aperto Jaque ed il padre si avvicinarono e McPhinn fu più sorpreso di vedere che il ragazzo era normale, rispetto a tante stranezze della natura incontrate in una sera.
“Potete uscire, qui nessuno vi prenderà un giro, promesso” dopo un minuto di attesa “Luke, Dave, fidatevi di me, vi sentirete a vostro agio qui, ne abbiamo parlato prima......coraggio”
“Arriviamo” dissero all’unisono con voce incerta.
Jaque fremeva, non aspettava altro dall’incontro e dalla suonata improvvisata di poche ore prima.
Finalmente avrebbe conosciuto i suoi nuovi amici, gli unici e, a capire la situazione, probabilmente si sarebbero uniti al circo in maniera duratura.
Due teste comparvero dal buio del telone verde, erano gemelli, uno un poco più in carne dell’altro, ma gli occhi chiari, i capelli rossi pettinati alla stessa maniera e le lentiggini non davano alcuna possibilità di errore. Tutti i presenti rimasero di sasso quando al seguito delle due teste scese dal camion un corpo solo, con una chitarra in mano.
Ecco come Jaque trovò i suoi migliori amici, come il circo lo prese in considerazione come nuovo talent scout tra la gente normale e come la (A)normalità sia relativa, basta vederla con gli occhi aperti a quello che si cela dietro ed al contesto in cui si guarda.