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Albedo

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Albedo

  1. Stavio guardando il post della composizione del clan... e non mi tornano i conti. Ci sono 73 fra orchi e mezz'orchi. Combattenti 41 e 22 non combattenti. MA 41+22 = 63. Mi mancano 10 orchi. I mezz'orchi sono 14: 10 cuccioli, 3 guerrieri + (immagino) Nagash. Ma la figliastra di Aruuk dove ricade: cucciola o guerriera? Inoltre i cuccioli diventano 18. 4 semi adulti, 4 non adulti e 10 mezz'orchi. Quindi i 22 non combattenti includono 18 cuccioli. E gli altri 4? Uno è Aruuk? Ma viene messo fra i combattenti... Ammetto di essere alquanto confuso....
  2. Albedo

    Anime Erranti

    Capitolo 5. L’attacco. Il rumore dei clienti della foresteria che si preparavano per partire svegliò Maya. Quando la ragazza aprì gli occhi vide che la sua compagna era già alzata e alla finestra intenta a guardare il cielo. - Ho un brutto presentimento – disse Gray senza voltarsi. - Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. - Lo spero. Ti aspetto al salone per la colazione. Anche l’ultimo carro lasciò la stazione di posta. Gray si posizionò sulla torre più vicina al portone, dalla sua postazione poteva vedere Maya appostata dietro alcuni barili sistemati per l’occasione e Jeager con la spada sguainata in attesa dietro a un battente del portone. La ragazza osservò la strada e attese con pazienza. Dopo non molto tempo cinque cavalli apparvero in avvicinamento. Camminavano con calma, ed erano ancora distanti per poter distinguere meglio i particolari. Gray fece un segno col braccio ai suoi compagni per avvisarli che, a breve, tutto avrebbe avuto inizio. Si acquattò vicino alla merlatura in modo da non essere vista e continuò ad osservare i cinque cavalieri avvicinarsi. Iniziò a notarne i particolari. Cinque uomini, in armatura leggera, con spade e asce da guerra, borse per i cavalli e poco altro. Forse non venivano da lontano. Un campo intermedio o il loro campo base non era lontano? Si domandò Gray. Quando i cinque entrarono nella stazione di posta, la ragazza gattonò fino a raggiungere il lato interno della torretta e continuò ad osservare. - Ehi! Gorin! – Chiamò uno degli uomini rimanendo assieme ai propri compari a cavallo – Vieni fuori, oggi è giorno di paga… per noi! La porta della foresteria si aprì e l’oste uscì accompagnato dalla nuova cameriera Felicia. - Perché è con lui? – Mormorò con disappunto Gray. - Gorin, e questa pollastrella dove l’hai tenuta nascosta fin’ora? La prenderei volentieri se i miei ordini non fossero diversi… certo che se per una volta tu ti rifiutassi di pagarci… Gorin strinse i pugni. - Piuttosto, vuoi stare a cavallo o venire a prendere soldi e cibarie? – Chiese con disprezzo il nano. - Arrivo, arrivo… così guardo più da vicino quel bel visino. Il bandito scese da cavallo, subito imitato da uno dei suoi compari, di contro gli altri tre rimasero in sella e sguainarono le loro spade. I due banditi iniziarono ad avvicinarsi all’oste, quelli a cavallo continuavano a guardarsi attorno e a tenere con una mano le redini dei cavalli che sembravano essere inquieti. Con un rumore secco metà portone venne chiuso rivelando la posizione di Jeager che con scudo e spada si posizionò in modo da bloccare l’uscita. - Fermi dove siete! – Gridò. I banditi si girarono di scatto verso di lui, uno degli uomini a cavallo spronò la propria cavalcatura contro Jaeger, contemporaneamente Maya uscì dal proprio nascondino e in pochi rapidi passi fu alle spalle del capo, gli afferrò un braccio e gli posò la lama della propria spada corta sul collo. - Arrendetevi! – Intimò Maya con voce ferma. Gray, senza attendere altre reazioni, si alzò in piedi allungò un braccio verso i banditi e si concentrò. Dalla sua mano partì un dardo acido che colpì uno dei banditi a cavallo che, per il dolore, lasciò cadere a terra la propria arma e si strinse la parte ferita con la mano. Il cavaliere raggiunse Jaeger, sollevò la propria spada e l’abbassò con forza verso l’uomo il quale riuscì a parare il colpo col proprio scudo. Il suono metallico rimbombò all’interno della stazione di posta. Il bandito sceso con il capo non perse tempo e si lanciò contro Felicia riuscendo ad afferrala e a portarla innanzi a sé come uno scudo, estrasse un coltello e la colpì ad un braccio ferendola, poi puntò la lama contro il ventre della ragazza. I banditi si fermarono e Jeager si ricompose in difesa. - Gorin, Gorin. Ti avevo avvisato, giusto? Cosa pensi di ottenere così? - Zitto e arrendetevi! – Intimò nuovamente Maya incidendo di poco la pelle del collo al bandito. Felicia era in lacrime mentre un rivolo di sangue le scendeva lungo il braccio iniziando a formare una chiazza sul terreno. - Ragazzina – disse il bandito – Come pensi di salvarla? Anche se mi uccidi, lei morirà. E soffrendo, considerato dove Yhal le sta puntando la lama. E morirà alla vostra prima mossa. Facciamo così. Io mi dimentico di questa vostra farsa, mi prendo quello che devo, vi lascio vivere… e mi proto via Bel Visino. Che ne dite? Oppure tu ferisci me, Bel visino e Gorin muoiono, la foresteria viene data alle fiamme. E in ogni caso noi ci guadagniamo. Gray dalla torre osservò la situazione. Era al limite della distanza, ma poteva farcela. Puntò un dito vero il tetto della foresteria. - Spiriti che tanto vi divertite con me, siate ora utili – mormorò. La ragazza fissò il proprio sguardo su una tegola, questa si mosse e iniziò a sollevarsi silenziosamente, fluttuò nell’aria fino a portarsi sopra la testa dell’uomo che aveva in ostaggio Felicia. Gray sorrise, il suo dito scattò verso il basso e immediatamente la tegola seguì quel gesto andando a colpire la testa di Yhal. L’uomo cadde a terra trascinandosi nella caduta Felicia, il capo dei banditi riuscì a cogliere l’occasione per divincolarsi dalla stretta di Maya a costo di un lieve taglio sul collo che presto gli imbrattò la giacca di sangue. Jeager scattò in avanti, portò la spada all’altezza della spalla opposta e con forza colpì con un fendente la gamba di uno dei banditi recidendola. Gli altri a cavallo spronarono le proprie bestie per caricare Jaeger, Gray dalla torre si concentrò nuovamente, allungò un braccio oltre la merlatura e fra i cavalieri apparve un martello da guerra che si diresse direttamente verso il petto di uno di questi colpendolo e disarcionandolo. Il capo dei banditi rapidamente afferrò il pugnale di Yhal lanciandosi subito contro Maya, la ragazza fece appena in tempo a parare il colpo con la propria lama, tuttavia la forza dell’avversario fu tale che Maya dovette arretrare di mezzo passo per non essere sbilanciata e buttata a terra; facendo ricorso alla propria agilità fece perno sul piede più avanzato e sulla lama del proprio avversario, spostò il peso di lato compiendo una mezza giravolta, staccò la propria arma e, abbassandosi, tentò di colpire l’avversario al ventre, ma la sua lama colpì le protezioni dell’uomo senza arrecare alcun danno, il bandito reagì sferrandole un calcio in pieno petto facendola cadere a terra. Jeager pur affrontando un solo avversario non riusciva a trovare il tempo per contro attaccare o trovare un’apertura, riducendosi a dover solo parare con lo scudo o con la spada gli attacchi del cavaliere avversario. Gray spostò la mano verso il capo dei banditi, e il martello di sola forza spirituale imitò istantaneamente lo stesso movimento. Il bandito si scostò all’ultimo secondo evitando l’impatto, Maya ne approfittò e con un colpo di reni riuscì a riportarsi in piedi e a distanziarsi dal bandito, si chinò in avanti e caricò il proprio avversario. Strinse con entrambe le mani l’elsa della sua arma e cercò di imprimere tutte le prprie forze nel colpo riuscendo ad avere la meglio sulla protezione avversaria. Jaeger per risolvere la propria situazione dovette ricorrere ad una soluzione estrema, attese che il cavallo al galoppo fosse abbastanza vicino e con la propria spada gli colpì le zampe. L’animale con un forte nitrito crollò in avanti disarcionando il proprio cavaliere che cadde a terra, Jaeger gli fu subito sopra puntandogli la spada contro la schiena. Il capo dei banditi si portò una mano alla parte ferita afferrando i polsi di Maya, e sorrise. - Sei mia! – Disse mentre un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e con un rapido movimento conficcò il proprio pugnale nel costato di Maya, poi entrambi caddero a terra privi di sensi. Impotente innanzi a tale scena Gray scese di corsa dalla propria compagna, mentre il locandiere si recò nel magazzino per prendere delle corde con cui legare i banditi. Felicia si rannicchiò con le vesti strappate contro il muro della foresteria mettendosi a piangere in silenzio. Gray si avvicinò a Maya. Cercando di fare attenzione con un gesto secco estrasse il pugnale dalla ferita, Maya urlò per il dolore mentre abbondante sangue iniziò ad uscire. Gray avvicinò la propria mano destra al costato dell’amica, socchiuse gli occhi e una calda luce dorata si irradiò sulla ferita, il sangue rallentò il proprio flusso fino a fermarsi, il taglio rapidamente si rimarginò. - Aiutatemi! – La voce del bandito privo della gamba risuonò nella stazione di posta. Gray si sollevò e si diresse verso di lui. Aveva già perso parecchio sangue, e non poteva fare nulla per la gamba persa, poteva però ancora impedire che l’uomo morisse, richiamando nuovamente i suoi poteri arcani riuscì a cicatrizzare la ferita, l’uomo perse i sensi. L’incantatrice, esausta, si lasciò cadere a terra. Si sentiva affannata e sudata per lo sforzo compiuto, ma ce l’avevano fatta. Maya, sdraiata a terra, osservava il cielo limpido mentre sentiva le forze ritornare nelle membra e il dolore svanire. Scostò la testa e vide Gorin assieme a Jeager legare i banditi, volse la testa dall’altra parte e vide Felicia. Non senza fatica si alzò e le si avvicinò, con dolcezza le posò una mano sulla testa accarezzandola piano. - E’ finito – disse – mi spiace, che tu abbia corso un pericolo. L’altra scosse la testa, gli occhi scuri erano colmi di lacrime. Reclinò la testa verso il basso fra le ginocchia, e a quel punto Maya notò, sul collo della cameriera, un marchio a fuoco riportante un numero: 326. Istintivamente ritrasse la mano, ma poi decise di risistemare la divisa della ragazza per coprire quel segno. Felicia accortasi di ciò sollevò di scatto la testa e guardò Maya, il suo sguardo era ora colmo di paura e preoccupazione, si strinse addosso con maggior vigore la divisa, si sollevò e corse nella foresteria, lasciando Maya perplessa e piena di dubbi e domande. La voce di Jaeger la riportò al presente. - Ora arriva il difficile – disse l’uomo – da quanto mi è stato detto questi potrebbero avere degli amici in zona, e potrebbero venire a farci visita. Non so se riusciremo a resistere, onestamente ce l’abbiamo fatta per un pelo. - Un modo lo troveremo. Intanto possiamo far parlare questi gentili signori, e avere maggiori informazioni. - Sì… ma prima vorrei riposarmi e lavarmi via il sangue altrui da dosso… e ti cosniglio di fare lo stesso. - Intanto – intervenne Gorin – manderò un piccione viaggiatore a Quinoa perché vengano prendere questi banditi e magari mandino una pattuglia della milizia. Se tutto va bene dovremo resistere un paio di giorni. Potreste restare qui, nel frattempo? Senza spese, s’intende. - Due giorni… - commentò Maya – Se questi tizi hanno un campo qui vicino i loro soci tra poco saranno in allerta… temo che avremo i tempi stretti.
  3. Hester corre e appena è a distanza utile scatta in avanti con maggior vigore abbassando il pungo pronta a colpire al termien della sua carica, ma improvvisamente dal terreno emergono innumerevoli mani scheletriche la'afferrano e la bloccano impedendole di continaure la sua carica. L'umo ammantato continua nel frattempo quello che sta facendo... qualunque cosa sia. Kross, riprende il proprio arco e scagglia una freccia contro di esso, mancandolo di diversi metri.
  4. Lo scontro è entrato nel vivo, i vostri soldati e gli orchi stanno combattendo corpo a corpo. I fucilieri, esaurita la prima scarica delle loro armi, all'unisono estragogno le sciabole, spronano i cavalli e al galoppo caricano il fianco dell'armata di orchi infliggendo pesanti perdite e pentrando fr ale fila nemiche come un tizzone ardente nella neve. Gheppio ha inquadrato il suo bersaglio, si assesta sul terreno per avere una maggiore stabilità, collima la linea di mira con quello che pare essere uno sciamano e preme il grilletto. La voce della sua arma è soppressa dalle urla dei combattenti, nesusno quindi si accorge del suo colpo, men che meno il bersaglio che colpito in pieno petto viene scaraventato fra le braccia degli orchi che lo seguivano, che non pososno fare altro che farlo cadere a terra e proseguire l'attacco calpestando il suo corpo privo di vita. Gli ulfeni sembrano divertirsi nello scontro, fisicamente non c'è una grande differnza fra loro e i loro avversari, ma ve ne è molta nelle abilità. Nessun ulfeno arretra di un centimetro, mentre il sangue orchesco macchia le loro armature e i corpi nemici si accumulano ai loro piedi. Gli scheletri del Geb combattono con vigore, forti del fatto di non provare emozioni sono immuni ai tentativi degli orchi di intimidirli e non si curano dei compagni caduti a terra. Uno druido degli orchi lancia un incanto per richiamare le forze della natuira contro gli scheletri, ma Oberon è altrettanto lesto nel contrastare l'incanto e lasicando che le lame affilate dei suoi soldati avanzino lentamente, ma inesrobalmente fra i nemici. Se gli rochi vedendo dei nani pensavano dia vere un facile vittoria, basata solo sull'altezza, hanno avuto un drammatico risveglio. Come un'onda che si infrange contro una montagna ferma e salda i loro attacchi si sono frantumati sulla solidità dei nani. Nel frattempo i dervisci continuano i loro canti per incoraggiare ed inspirare i loro alleati
  5. Sonya Sono ancora immobilizzata e quella casa caccia un urlo che riesce a farmi del male anche se non ho più una forma corporea... almeno il muro di ossa tiene ancora...
  6. Albedo

    Gemma di Gioco

    Se volete la cena è pronta! Chiama Eri con voce squillante e allegra
  7. Hakim Un suono richiama gli assalitori e il centopiedi per obbedirgli mi regala una magnifica occasione per finirlo. Lo scontro è terminato. La mia cosa scompare e le mie braccia tornano normali. Mi avvicino a uno dei predoni per vedere contro cosa abbiamo combattuto.
  8. da firma dovrebbe avere dei problemi di connessione.
  9. Albedo

    Anime Erranti

    Capitolo 4. Attesa Appena entrate, una calda atmosfera famigliare le avvolse, i volti dei presenti, seppur in qualche caso stanchi, erano rilassati, le voci amichevoli si fondevano con il conforetevole sottofondo del camino acceso. Un profumo speziato giungeva dalla cucina. Gray e Maya si diressero verso un bancone dietro al quale era visibile una rastrelliera per le chiavi. Una giovane elfa vestita di verde le accolse con un amabile sorriso. - Benvenute! Posso fare qualcosa per voi? Una camera o una cena? - Vorremmo parlare con il proprietario in merito – Maya si fece un po’ più avanti sul bancone e al contempo abbassò la voce – alle minacce e all’estorsione che state subendo. L’elfa a quelle parole si portò una mano alla bocca, i suoi occhi si fecero leggermente umidi, e con la testa annuì. - Corro a chiamarlo… che Iomedae sia lodato! La cameriera sparì dietro una porta, nel contempo un’altra persona entrò nella stazione di posta. Gray l’osservò distrattamente, una figura femminile avvolta in un manto blu scuro. - Eccomi!- Una voce profonda e forte riportò l’attenzione di Gray al bancone, ora, al posto dell’elfa, vi era un corpulento nano dalla lunga barba nera e vispi occhi simili a tizzoni. – Venite, sediamoci per parlare con calma. I tre si diressero verso un tavolo libero leggermente in disparte, con la coda dell’occhio Gray vide la figura appena giunta dirigersi verso l’elfa. - Piacere! Io sono Gorin Scudonero. Sono lieto che qualcuno sia giunto, non ci speravo più! – Esordì il nano mentre con la mano destra facevo un tre con le dita verso la cameriera. – Avevo inviato l’annuncio più di sei mesi fa. - Piacere nostro. Io mi chiamo Maya e lei Gray. Cosa ci sa dire sulle persone che la taglieggiano? Il nano incrociò le braccia al petto, chiuse gli occhi, reclinò la testa verso il basso e si appoggiò allo schienale della sedia che scricchiolò. - Non so quanti siano esattamente, qui ne ho sempre visti cinque, ma non sempre le stesse facce, da cui deduco che il loro gruppo sia più numeroso. Chiedono, anzi pretendono, parte dell’incasso e dei viveri che ho nel magazzino. Se mi rifiuto daranno alle fiamme questo posto, e rapiranno le mie cameriere. Capite che io da solo non posso fare molto. La prima volta due miei clienti provarono a contrastarli, ma vennero uccisi. Motivo per cui non oso chiedere nulla ai miei ospiti e cerco di essere il più accondiscendente possibile. - Con quale frequenza si fanno vedere? Come sono armati? - Vengono al mattino presto, dopo la partenza dei carri, quando sono sicuri che qui non ci sia quasi nessuno. Hanno spade, non saprei dire che tipo di protezioni abbiano. Dovrebbero giungere dopodomani, se mantengono gli stessi tempi che hanno avuto fin’ora. - Un giorno ci dovrebbe essere sufficiente per elaborare una strategia. - Scusate la domanda… ma siete solo voi due? – Chiese Gorin con tono dubbioso. - Sì, ma non si preoccupi. Sappiamo farci valere! – Esclamò con orgoglio Maya. - Lo spero. Nel frattempo vi farò servire la cena. Gray osservò il nano alzarsi e dirigersi verso il bancone dove la cameriera stava ancora parlando con la ragazza giunta prima. Gorin disse qualcosa e poi si diresse verso una porta seguito dalla nuova venuta. Poco dopo la cameriera portò alle due avventuriere un tagliere di salume e formaggio, e un piatto di carne con verdure. Terminata la cena, le due compagne si recarono nella camera messa loro a disposizione da Gorin per dormire il resto della notte. La camera, piccola ma accogliente con due letti separati, aveva tutto il necessario: coperte, lenzuola, un armadio per porre i vestiti, alcuni asciugamani, due lanterne a olio e due bacinelle d’acqua. I bagni, in comune, si trovavano in fondo al corridoio. Una volta dentro Maya depose il proprio zaino a terra accanto all’armadio. - Posso farti una domanda? – Chiese Gray. - Dimmi. - Ti andrebbe di raccontarmi “quella lunga storia” inerente a quell’armatura? Maya volse il capo verso il proprio zaino. Chiuse gli occhi e reclinò la testa verso il basso. - Quell’armatura – disse piano con tono mesto – apparteneva a una persona che non c’è più. Ed io al porto come misero segno di penitenza, essendo stata la responsabile de… sì… della sua morte. Gray si avvicinò all’amica e le posò una mano sulla spalla. - Scusami. Se non vuoi parlarne… facciamo conto che tu lo abbia comunque fatto. Non ne accennerò più. In cambio ti dirò perché indosso sempre i guanti ed evito il contatto fisico con le altre persone. Da tempo sento uno strano freddo in me, un freddo che fluisce nelle altre persone quando le tocco, ma non è il freddo del ghiaccio o della neve, è… come dire… il freddo dei morti, e pare spaventare chi lo subisce… e capisci che questo non mi è molto utile… condannandomi, di fatto a essere sempre sola. Maya, inaspettatamente sorrise posando la propria mano su quella dell’amica. - Bhè, un’amica ora ce l’hai! Ora dormiamo, domani dobbiamo organizzarci per il lavoro. Il resto della notte passò tranquillo e riposante per le due che, al mattino e dopo una discreta colazione, iniziarono a ispezionare la stazione di posta per organizzarsi contro i taglieggiatori. Il posto non era molto grande, e con un numero sufficiente di persone sarebbe stato perfettamente difendibile. La palizzata in legno era composta da tronchi d’albero alti poco circa tre metri tenuti insieme fra loro da robuste corde a tre a tre, le quattro torri, poste agli angoli, avevano il basamento in pietra e all’interno una scala a chiocciola portava sulla sommità protetta da una alta merlatura. Il portone era anch’esso in legno rinforzato con diverse piastre in metallo. I tre edifici interni erano tutti separati dalla palizzata. L’edificio principale occupava tutto il lato destro e parte del lato meridionale, la stalla ne era una virtuale continuazione, mentre un piccolo edificio, probabilmente il magazzino, si trovava sul lato sinistro. L’edificio principale, a forma di L era a due piani con tetto spiovente ed alcuni camini. Con una matita Maya disegnò la mappa del luogo su un foglio di carta, poi tornò nella foresteria per studiarla con attenzione. Sarebbero state in due contro cinque. Una differenza non eccessiva. Doveva trovare il modo per eliminare rapidamente almeno due o tre banditi e costringere gli altri ad arrendersi. In uno scontro corpo a corpo non avrebbero avuto alcuna possibilità. Tuttavia se avesse sorpreso quello che poteva essere il capo del gruppo, e Gray fosse riuscita a fare qualcosa con i suoi incantesimi, forse una possibilità l’avrebbero avuta. Mentre Maya meditava sull’azione da fare e Gray osservava la mappa, giunse una cameriera che posò sul tavolo un piatto con dei pezzi di formaggio. Gray alzò lo sguardo e riconobbe nella cameriera la ragazza che era giunta alla foresteria la sera prima. - Da parte del padrone – disse la cameriera leggermente rossa in viso – il mio nome è Felicia, se avete bisogno chiamatemi pure. Detto ciò la ragazza si girò e si diresse verso l’unico altro cliente presente nella sala da pranzo. Un uomo dalla corporatura robusta e dalle vesti dello stesso colore del mare, al fianco portava una spada. Il locandiere raggiunse anch’esso l’uomo. I due parlarono per qualche minuto. Il cliente parve divenire pensieroso e chiese qualcosa a Gorin che, come risposta indicò Maya e Gray. Il cliente ringraziò, si alzò e si diresse verso le due ragazze. Nel vederlo avvicinare Maya avvicinò la propria mano alla corta spada che aveva al fianco e iniziò a sguainarla. - I miei omaggi. – Esordì l’uomo – Mi chiamo Jeager. L’oste mi ha chiesto se avevo intenzione di stare qui anche domani, specificando poi che per domani mattina potrebbero esserci dei problemi a causa di alcuni banditi, e che voi due vorreste occuparvene. Mi chiedevo quindi se vi servisse una mano. - E in cambio di cosa? – Domandò con tono sospettoso Maya. - Un terzo del compenso, in caso di taglia o remunerazione. Oppure ogni pozione o oggetto di mio interesse indossato dai banditi… Dimenticavo ho anche un arco, nel caso servisse. Maya si poggiò alla sedia incrociando le braccia e fissando gli occhi in quelli dell’uomo. Doveva capire se stesse bluffando o fosse sincero. - Va bene, acconsento – rispose infine la ragazza. – Mi sembri sincero. Ti lasceremo prendere l’equipaggiamento dei banditi. - Grazie mille milady! – Ringraziò Jeager con un inchino e portandosi platealmente una mano al petto come se fosse stato al cospetto di una sovrana. L’uomo si sedette di fronte a Maya e iniziò ad esaminare anche lui la mappa. - Per poter studiare qualcosa dovremmo sapere ognuno di noi cosa è in grado di fare. Non credete? - Sai usare una spada e un arco, e io me la cavo nel nascondermi per prendere la gente di sorpresa – commentò Maya anticipando Gray. - E la signorina qui presente? Gray guardò l’uomo in modo distaccato. - Sono quella che si definirebbe “arcanista”. Non ho una scuola precisa di specializzazione. - Bene! In tal caso quello che vi propongo e quanto segue. La nostra arcanista si posiziona su una delle torri, io mi metto dietro al portone e tu – disse volgendo lo sguardo verso Maya - ti nascondi dietro queste botti. Li facciamo entrare, io chiudo il portone per bloccare loro la fuga, loro si gireranno per la sorpresa, tu uscirai e prenderai di sorpresa il loro capo, e la nostra arcanista fare qualcuna delle sue diavolerie per convincerli che devono arrendersi. - Gray. – Disse “l’arcanista”. - Come? - Il mio nome è Gray e lei è Maya. Non mi piacciono i diminutivi, soprannomi o altro… soprattutto se legati al lavoro o al proprio aspetto. So che non era sua intenzione non sapendo i nomi. Ma ora li sa. - Recepito. Comunque cosa ne dite? - Penso sia fattibile. La conversazione fu interrotta dall’arrivo di Felicia venuta a prendere il tagliere vuoto. Gray la osservò allontanarsi. Non le piaceva quella ragazza. In lei c’era qualcosa di strano e di anomalo, ma non riusciva a focalizzare bene cosa fosse, percepiva solo una sorta di disagio interiore. I tre passarono il resto del giorno mettendo a punto la loro strategia e cercando di prevedere ogni contromossa o imprevisto possibile. Quando il sole tramontò andarono a riposarsi, sebbene la tensione per quanto sarebbe accaduto l’indomani li tenne svegli fino a tarda ora.
  10. Sonya maledetto bastardo... non subisci i colpi e mi hai paralizzata.. ma sta a veder eora che scherzetto ti combino io! Ombre incorporee accoglietemi fr ale vostre braccia! Nuovamente il mio corpo perde consistenza divenendo incorporeo e simile al gas. Poi forti rumori scuotono la stalla. Avevano accennato a un troll... spero che sia solo il vento...
  11. menomale... temevo già di diventare il giocattolo del troll che sta per arrivare 🙂 Cio ragazzi, è stato un paicere 🙂
  12. ehmmm io avrei 25 di AC (22 miei +3 dell'incatesimo di Winona) se non sono passati 80 minuti da quando siamo arrivati (e dallo svolgimento delle azioni non credo)... ma più importante: se sono paralizzata posso ritornare comunque in forma gassosa? è un abilità di classe e non un incantesimo, ma non so se richieda una componente somatica o altro.
  13. un po' difficile. Però... per argentare le armi dovresti emttere da qualche parte una miniera d'argento, e magari riesci a svicolare la cosa. in quel modo, magari mettendo un laboratorio alchemico nei pressi. Una piccola comunità di nani che vive sulla'rgento estratto e sulle relative lavorazioni. Per armature e cose più corpose, mi viene in mente solo una stazione di posta. Una sorta di foresteria fortificata al cui interno vi è qualche piccolo artigiano e vengono rivendute le produzioni locali o quello che chi era di passaggio ha dovuto vendere per potersi pagare la sosta o qualche cura. Cose simili. Per oggetti ancor apiù alti di livello (armature e armi perfette in poi) devi mettere piccole cittadine... ma non so quanto possano essere coerenti con la tua foresta e ambientazione.
  14. Credo che questa sia la soluzione migliore. Magari delle stazioni di posta, o accampamenti di boscaioli/cacciatori/conciatori, per cui minuscole comunità quasi autosufficienti. Una simile soluzione dovrebeb toglierti qualche castagna dal fuoco.
  15. Guurgak Vagando per il campo vedo l'orco enorme che mi ha, di fatto, liberato. Mi avvicino a lui assieme a Maglio. Arkail... giusto? Inizio Volevo ringraziarti ancora per quello che hai fatto, e per dirti una cosa. Siccome il tuo martello ha dato a me la libertà, in tuo onore ho deciso di chiamare il mio compagno qui dietro "Maglio". Se mai avrai bisogno di noi... non esitare. @master e Arkail
  16. tranquillo ho ben presente quando vado/torno in Giappone.
  17. Albedo

    Anime Erranti

    Capitolo 3. I lupi d’argento. L’indomani, caricati i due uomini sul carro, le due ragazze e il nano partirono alla volta della cittadina di Quinoa. La pioggia scesa durante la notte aveva reso la strada fangosa, rallentando di molto il carro. - Quindi, signorine – iniziò Grumbo – fate parte della Gilda. Più volte ci ho fatto anch’io un pensierino, ma poi ho rinunciato ogni volta. Preferisco la comoda e tranquilla vita del commerciante. Ma voi? Cosa spinge due belle ragazze a rischiare la vita? - E chi lo sa… - rispose Gray – Personalmente sto solo girando e vagando in cerca di qualcosa che forse nemmeno io so cosa. - Quanto a me – aggiunse Maya – solo… non credo… le spiace se non le rispondo? - Assolutamente! - Lei in cosa commercia? – Domandò Gray, genuinamente incuriosita. - Le tipiche cose da nani: metalli, armi e armature. Quindi se un giorno avrete bisogno di qualcosa venite pure nella mia bottega. Il viaggio proseguì tranquillo fino a destinazione. Le strade principali erano piene di gente intenta a passeggiare o guardare la merce esposta dai vari negozi e botteghe, alcuni bambini giocavano fra loro; il carro proseguì fino a fermarsi innanzi alla Gilda. Con l’aiuto di Grumbo le due ragazze fecero scendere i loro passeggeri e li condussero all’interno. Appena entrata, Gray si fermò ad osservare quel posto. Non sapeva bene nemmeno lei cosa aspettarsi, ma quello che vide la sorprese. Una grande sala con alcuni divanetti e tavolini, un bancone da locanda, alcune bacheche e un altro bancone dietro al quale vi erano tre persone, due uomini e una donna. Attorno, seduti ai tavolini o sui divani, piuttosto che in piedi nei pressi del punto di ristoro, vi erano numerose persone con armi e armature delle diverse fogge, decisamente gli stereotipi dei classici avventurieri. Nessuno dei presenti badò a lei o la degnò di uno sguardo. Sempre più incuriosita la ragazza si avvicinò ad una delle bacheche. Vi erano diversi fogli riportanti diverse tipologie di incarico e la relativa ricompensa offerta. Vi era un po’ di tutto: scorta, recupero di oggetti, pulizia di rovine e templi abbandonati. Sorrise, le sembrava di essere alla fiera dello stereotipo, ma in fondo quello era il mondo in cui viveva. Si sentì una mano posarsi sulla spalla, Gray trasalì, fece uno scatto girandosi, portò in avanti al mano destra e quella sinistra, aperta, all’altezza del fianco, le dita di entrambe le mani iniziarono a illuminarsi di verde, poi vide che si trattava di Maya. - Scusa, non volevo spaventarti… Gray si rilassò. - Non gradisco molto essere toccata. - Terrò presente, ora vieni, ti devi iscrivere per entrare nella Gilda, hanno bisogno di alcuni tuoi dati, che io non conosco. Gray annuì. Le due ragazze si avvicinarono al bancone con i tre umani, innanzi a loro vi era un uomo di mezz’età dai capelli brizzolati. - Bene signorina, ho bisogno di poche cose: nome, razza, precedente occupazione e attuale specializzazione. Gray sollevò un sopracciglio. - Se proprio devo. Gray, non ho altri nomi, umana, almeno credo. Fino a un paio di mesi fa facevo la becchina. Conosco le arti magiche. - Arcane o divine? - Entrambe. L’uomo sollevò lo sguardo e fissò per un attimo la ragazza, si sistemò gli occhiali e riportò sul modulo la risposta ricevuta. - Ora una sua firma qui. – Disse porgendo una penna di corvo e il foglio alla ragazza, che, seppur titubante, prese e firmò. – Bene è tutto a posto. Al vostro prossimo incarico non dimenticate di indicarci il nome che avete scelto per il vostro gruppo… “Lupi d’argento”. Alla prossima. –Congedò l’uomo archiviando i fogli. Le due ragazze si spostarono recandosi a un tavolino. - “Lupi… d’argento”? - Domandò Gray. - Scusa ma è la prima cosa che mi è venuta in mente, considerando che è il colore dei nostri capelli, ma se non ti piace possiamo cambiarlo… - No, no… va bene. Solo che… - Gray si guardò le mani inguantate – Spero di non recarti problemi… Dopo aver mangiato qualcosa si diressero verso la bacheca per vedere se ci fosse qualche annuncio adatto ad inaugurare la loro collaborazione. Fra tutte le offerte ve ne era una che attirò l’attenzione di Maya: una stazione di posta stava subendo un’estorsione sotto minaccia. I banditi venivano a riscuotere settimanalmente e stavano portando al fallimento la stazione di posta e relativa foresteria. Maya staccò il foglio e si recò al bancone per farsi accreditare l’incarico. Svolte le formalità burocratiche, uscirono dall’edificio della Gilda. - Purtroppo dovremo andare a piedi, o chiedere un passaggio, non ho cavalli e non ho i soldi per comprarne uno. – Disse Maya - … e io non so cavalcare. – Aggiunse l’altra. Le due si avviarono verso la piazza centrale della città dove, speravano, di trovare un carro che le conducesse se non a destinazione, almeno in sua prossimità. Nella grande piazza vi erano diverse bancarelle che vendevano razioni da viaggio, souvenir, armi semplici e leggere per autodifesa e quant’altro sarebbe potuto tornare utile durante un viaggio. Allineati accanto a una lunga aiuola alberata vi erano sei gradi carri, ognuno dei quali era trainato da quattro cavalli. All’inizio dell’aiuola, sotto l’ombra di una grande quercia, vi era una casupola. Accanto alla porta vi era una bacheca con segnati gli orari di partenza dei carri, le loro destinazioni e relative tariffe, dal lato opposto della porta vi era un’ampia mappa del territorio con segnati i percorsi e le fermate dei carri. Le due si avvicinarono alla mappa e, scorrendola col dito, cercarono la stazione di posta verso la quale erano dirette. - Eccola! – Esclamò Gray – “Avamposto di Orlov” – lesse – e siamo fortunate fa da luogo di sosta per il carro diretto a Pitax, e abbiamo… - la ragazza sollevò la testa per guardare la grande torre dell’orologio che sovrastava la piazza – circa un’ora prima che parta. - Bene, allora iniziamo a prendere i biglietti, poi attenderemo. Maya entrò nella casupola, l’interno era anche più piccolo di quanto si sarebbe detto osservandola da fuori. Due panche, alcune locandine, e un bancone con dietro un vecchio. - Due biglietti per l’avamposto Orlov, per favore. L’uomo non disse nulla, prese un blocchetto di carta e ne strappo due foglietti che porse a Maya. - Sei monete d’oro. Maya aggrottò la fronte e pagò. Era più di quanto pensava, avrebbero dovuto risparmiare sul mangiare per rientrare nelle spese. Raggiunta la propria compagna e individuato il carro che le avrebbe portate a destinazione, si sedettero su una panchina e attesero osservando il movimento delle persone, l’arrivo di nuovi carri, amanti che si ritrovavano dopo giorni o mesi di lontananza, persone che andavano via tristi per non aver trovato chi speravano. Giunse il momento della partenza. Il carro era abbastanza grande, esternamente aveva due file di panche nella parte anteriore per i due cocchieri e l’uomo di scorta, dietro di queste vi era un vano per i bagagli e infine il carro vero e proprio. Maya sistemò il proprio pesante zaino nel vano del carro, poi si portò sul retro dello stesso e aiutata da una scaletta vi salì.. L’interno non era il massimo della comodità: due panche di legno di cui una sola imbottita, erano disposte sui lati del carro vicino al vano di carico, ed occupavano il carro per metà della sua lunghezza, su ognuna di esse potevano trovar posto due persone, per gli altri viaggiatori gli unici posti erano a diretto contatto con il fondo del carro. Le pareti erano in legno e alte poco più di un metro, poi degli archi in metallo tenevano una copertura in tela che completava la struttura del carro. Quando le ragazze salirono, le due panche erano già occupate. Su quella imbottita vi era una coppia di elfi, forse marito e moglie, di fronte ad essi vi erano due uomini. Gli altri occupanti del carro erano un tiefling con una lunga spada e armatura scura e un mezz’orco armato di ascia, sulla schiena portava un grosso scudo di legno. “Avventurieri?” si domandò Maya osservandoli. Il carro partì con una scossa. Rapidamente lasciarono la città inoltrandosi nella campagna circostante. Gray osservò i suoi compagni di viaggio. I due uomini sulle panche erano intenti a leggere dei quaderni pieni di numeri, i due elfi si tenevano per mano e lei si era addormentata poggiando la testa sulla spalla di lui. Per un attimo ne fu invidiosa. Istintivamente spostò la propria attenzione sui due avventurieri. Se ne stavano uno di fronte all’altro con le braccia conserte e gli occhi chiusi, forse stavano dormendo anche loro. Maya invece guardava il paesaggio sfilare dietro di loro. Il sole iniziò a calare e il carro si fermò. Il cocchiere si girò verso l’interno del carro. - Ci fermiamo per far riposare i cavalli e cenare, poi riprenderemo il viaggio. Nel frattempo sistemeremo i letti in modo che possiate dormire durante la notte. I viaggiatori scesero dal carro e iniziarono a muoversi per sgranchirsi le gambe e rilassarsi un po’. Gray volse lo sguardo verso il cielo. Infinito e stellato, delle strie di stelle cadenti fecero la loro breve apparizione. Nel frattempo il personale del carro slegò i cavalli e approntò una cucina da campo, iniziando a preparare una zuppa. In lontananza si udì l’ululato di alcuni lupi. A quel richiamo l’elfa si strinse di più al proprio compagno che la cinse con un abbraccio. Nuovamente nel vederli, Gray si portò una mano al petto e sospirò. I due avventurieri si diedero da fare ad aiutare l’equipaggio del carro mentre i due uomini, forse, d’affari, si erano già seduti al tavolo in attesa della cena. Maya si guardò attorno. Erano in aperta campagna, in uno spiazzo di erba bassa e terra battuta accanto alla strada. Ad entrambi i lati della strada l’erba era più alta, sparpagliati vi erano diversi cespugli e qualche pianta isolata. - E’ pronto! – Richiamò infine il cocchiere. Maya guardò un’ultima volta la campagna oltre la via e si diresse al tavolo. Durante la cena, i viaggiatori iniziarono a socializzare maggiormente fra loro. I due avventurieri erano diretti a Pitax in cerca di fortuna, i due elfi, marito e moglie, stavano invece intraprendendo un lungo viaggio la cui meta finale era Absolom, mentre i due uomini erano mediatori per un grosso affare nel Cheliax, ma non vollero dire di cosa si trattasse. Terminata la cena e lasciati riposare i cavalli a sufficienza, il cocchiere invitò i viaggiatori a rientrare nel carro. Gray fu la prima a raggiungerlo, poggiò un piede sulla piccola pedana, afferrò una sponda e si tirò su, appena vide l’interno si bloccò. Nel cassone del carro erano state disposte quattro ampie assi all’altezza delle panche, ed altre due poco più in alto appoggiate ai bordi in legno del carro, sulle assi erano state sistemate delle coperte. Si girò e si rivolse al cocchiere. - Mi scusi, ma qui ci sono solo sei, definiamoli, letti, mentre noi siamo in otto. - Mi spiace, dovrete adattarvi. - Io e mia moglie staremo nello stesso letto – disse l’elfo. - Io non divido il letto con nessuno, e prendo quello in alto – disse uno dei mercanti subito imitato dal suo socio. - Noi – specificò il tiefling – occuperemo i due vicino al bordo, come potete vedere date le dimensioni del mio compagno di viaggio, diversamente sarebbe impossibile. - Qu…quindi io dovrei dormire con la mia compagna di viaggio…? - Ci stringeremo – Commentò Maya. - I..io non posso – rispose mesta Gray. – Mi arrangerò a stare davanti con i cocchieri. - Come preferisci. – Rispose perplessa Maya. Gray senza aggiungere o dire altro, scese dal carro e si portò nella parte anteriore, i tre uomini dell’equipaggio non fecero alcuna obiezione, si sistemarono tutti e tre sulla prima panca lasciando la seconda a Gray, a cui diedero una coperta per ripararsi dall’umidità della notte. Il carro riparti e i suoi passeggeri rapidamente si addormentarono. Gray si sentì chiamare. A fatica aprì un occhio. - Signorina – disse la voce del cocchiere – siamo arrivati all’avamposto Orlov. Il carro si ferma qui per il resto della notte per far dormire i cavalli, e voi potrete dormire in un letto decente… - S…sì… grazie – rispose la ragazza con la voce impastata dal sonno, poi vide che gli altri passeggeri erano già scesi e stavano prendendo i propri bagagli. Scesa dal carro osservò il luogo. Doveva essere un vecchio avamposto militare. Erano all’interno di una palizzata di legno ai cui angoli sorgevano quattro torri quadrate. Vi erano poi tre piccoli edifici. Una era la stalla, poi vi era un piccolo edificio in muratura i cui muri, in prossimità del tetto, avevano diversi fori quadrati, infine vi era un edificio a due piani a forma di L con alcune finestre illuminate. - Vieni? – L’invitò Maya. Gray annuì e seguì l’amica all’interno della stazione di posta.
  18. Sonya Se penso che volevo bere il sangue di questo schifo mi vengono i brividi! Bene schifido umano rinsecchito... a noi due! Afferro saldamente la mi arma e colpisco la creatura. master
  19. Con il supporto della milizia giutna nel frattempo, riuscite ad eliminar ei non morti che stavano risalendo la china. Di fatto fra voi e il, presunto, necromante, la strada è libera per circa 300 metri. Iniziate a percorerla quando le stelle iniziano ad essere oscurate da una densa coltre di nubi scure spesso illumianate da fugaci lampi violetti. Il rombo di diversi tuoni irrompe nella valle.
  20. Riuscite a percorrere agilmente i primi 100 metri che vi separano dal tizio avvolto dal mantello, quando le stelle iniziano ad essere oscurate da una densa coltre di nubi scure spesso illumianate da fugaci lampi violetti. Il rombo di diversi tuoni irrompe nella valle.
  21. Il golem intanto ritorna indietro nel suo, apparentemente, infinito pattugliare il corridoio
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