Esausti per l’arduo combattimento vi fermate per qualche minuto a riprendere il fiato, mentre i due contadini, senza che nessuno dica loro nulla, ne approfittano per gettare i cadaveri dei mostri nel fuoco incluse armi e armature, poi danno a Minami alcune erbe che hanno raccolto nella radura e quasi subito il cavallo sembra riprendersi dalla malattia.
Vi danno inoltre, a chi è ferito, da bere uno strano liquido dentro a una zucca secca. Dopo che avete bevuto vi sentite molto meglio, alcune ferite paiono addirittura essersi richiuse.
Il sangue dei demoni ha questo effetto... a volte. Dice Pagu quasi a scusarsi.
Appena vi sentite un po’ più in forze riprendete la marcia. La giornata pare essere bella, la luce che filtra dalle fronde degli alberi è luminosa e calda. Gli alberi iniziano a farsi più distanti gli uni dagli altri, il sottobosco gradualmente muta. Verso metà mattina vi ritrovate in un bosco di aghifoglie, e il sottobosco costituito da rododendri e altri piccoli arbusti. E’ quasi una gioia non vedere più l’oppressiva vegetazione di prima.
Senza alcun preavviso e con un netto stacco uscite dal bosco, la stradina torna ad essere un anonimo sentiero che prosegue verso l’ormai visibile Passo della povera Mayu. Non è molto distante, però notate che è una zona ancora coperta di neve.
Verso mezzogiorno raggiungete il limite della neve, il passo dista solo duecento metri da voi.
Superato il passo, saremo in vista della nostra valle e del nostro villaggio! Esulta Ragu. Penso che possiamo fermarci a mangiare qualcosa prima dell’ultimo tratto, se siete d’accordo.