Brenna
La morte della nostra guida è stata triste e decisamente poco conveniente, ma non si può dire che fosse inaspettata. Queste sono terre inospitali, estremamente diverse da quelle in cui sono cresciuta. Nulla è familiare: né gli sconosciuti con cui mi sono ritrovata a viaggiare né tantomeno il paesaggio intorno a noi. L’unico vero conforto è la placida presenza di Enda poco lontano da me. Dopo l’incidente di Ferguson le ho assicurato della stoffa intorno alla parte inferiore delle zampe per proteggerla dai serpenti, pur sapendo che il rimedio può essere solo temporaneo.
“Io sono Brenna,” mi presento ai miei improvvisati compagni di avventure, ma non so bene dire perché mi trovo qui. Per cercare la gloria? Per comporre ballate che raccontino grandi avventure? È difficile pensarlo nel bel mezzo del nulla, al buio e al freddo. “Una convocazione così misteriosa non poteva non catturare interesse.”
Ricordo bene l’uomo alla locanda, un umano di mezza età che mi ha sentita suonare e mi ha parlato di un incarico a Storasta. Nessun dettaglio, niente di niente. Soltanto un nome, Lord Rayder, e la promessa di un compenso di cui comincio ad avere bisogno.
Accetto con gratitudine la zuppa che Dagobert ha preparato. Non ho mai incontrato una creatura del genere e sicuramente la sua storia chiede a gran voce di essere ascoltata… ma non qui. Non oggi. Mangio in silenzio, pensando che forse Ferguson merita una canzone funebre d’addio. Lo conoscevo troppo poco per sapere se l’avrebbe apprezzata, ma potrebbe risollevare il morale al resto del gruppo.