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Bellerofonte

Circolo degli Antichi
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  1. Il sole si innalza definitivamente in cielo, riscaldando l'aria ancora timidamente fredda reduce di una notte particolarmente umida. Attraversate la città già viva da un bel po', dove gli elfi nel bel mezzo delle attività mattutine notano di meno la presenza di estranei nella loro Lalibela, tutti presi dalla fretta, dando la parvenza che siano in ritardo per qualche cosa. Anche se avete l'amaro in bocca a causa dello strano incontro avuto con i regnanti, le vetrine dei negozietti della città vi mettono di buon umore; accanto alle botteghe più comuni, come calzolai e panettieri, di tanto in tanto spuntano negozi di ninnoli ed oggettistica di fronte ai quali siete tentati di fermarvi. Più volte vi capita di notare come gli artigiani e commercianti facciano largo uso di aiuti magici; non sono rare le scope che spazzano da sole, le cassette che levitano, luminarie prive di combustione all'interno degli spacci più grandi. Il vostro cammino vi porta fino alla banchina, di fronte il molo della Speranza. La Lucente Signora, accompagnata da un seguito di guardie d'élite, sta portando casse di viveri ai vostri compagni. Quando giungete nei pressi, Asvig è il primo a farsi avanti. "Capitano. Mia signora. L'elfa aspetta voi per chiedervi il permesso di salire a bordo. Hanno portato rifornimenti."
  2. Una doppia sferzata, una a destra ed una a sinistra, e i non-morti cadono giù come birilli. Arsak non ha un graffio, mentre i tuoi vengono istantaneamente curati dalla cintura. La situazione si placa, con Arrigo che porta i vostri cavalli verso di voi. "C'aggia success?" chiede curioso, vedendo i corpi degli elfi tumefatti da giorni e giorni di putrefazione. "Lui si chiamava Ruslan. Lui invece Nershat. Li abbiamo persi durante la ricerca di lord Iskander, prima che vi trovassimo. Un attacco di non morti organizzati a sud, sulla strada tra Lalibela e Corissa." Arsak è visibilmente turbato. Sospira nervoso, poi si avvicina alla carovana distrutta e prende alcune assi frantumate per farne una pira improvvisata nel quale impila i corpi sistemandoli uno accanto all'altro. Mentre termina i suoi preparativi, ti chiede: "Puoi controllare se trovi qualcosa per accendere il fuoco, tra quei detriti?"
  3. "Sì, erano miei uomini. Facciamo ciò che dobbiamo, Randal." Arsak si mette in posizione di combattimento, aspettando come te che siano i non-morti ad avanzare per primi. Il capitano sa perfettamente come attaccheranno, e blocca l'attacco puntato verso di lui, contrattaccando all'istante e colpendolo ad una gamba. Tu non sei così fortunato; non riesci a schivare il colpo bruto, che infrange la debole difesa dei kukri abbattendosi su di te. Ma non demordi: metti insieme tutto ciò che sai dei non morti e tenti una tattica efficace. Due colpi rapidi attraverso i pezzi dell'armatura recidono la carne dov'è più debole; quando l'ex cavaliere torna all'attacco, i suoi attacchi sono molto più lenti ed impacciati. Li schivi senza fatica.
  4. Arsak rimane affascinato dalla luce che emani; i non morti ne vengono investiti e iniziano a bruciare dall'interno, disintegrandosi in polvere ardente. Ai lati della strada, nascosti nell'erba alta, altri cadaveri animati nascosti tra le frasche vengono investiti dalla luce accecante e distrutti anch'essi. Capisci che c'è qualcosa di strano: quei cadaveri messi a saccheggiare la carovana non erano lì per caso, ma fungevano da esca affinché gli altri potessero circondare i malcapitati. Sai che i non-morti di quel calibro non hanno queste capacità intellettive, devono essere stati guidati da qualcuno. Due soldati in armatura spuntano fuori dall'erba, più possenti e ben armati di quelli che hai appena distrutto. Le loro insegne sono di Fort Adigrat, ma i corpi putrescenti ti fanno sospettare che non è rimasto più nulla degli elfi che erano una volta. "Ma quelli...!" Arsak sembra conoscerli. I soldati iniziano ad avvicinarvi, mettendosi sulla difensiva. Il capitano stringe la spada, pronto a contrattaccare.
  5. La chiave del gigante vi porta ai piani inferiori, fuori dalla magione, in direzione della città. Iniziate a scendere la scalinata alberata, inerpicandovi nelle stradine che vanno a sud, verso il porto. Se l'oggetto funziona, vi sta facendo fare la strada che avete compiuto per arrivare al palazzo, ma al contrario. @Sandrine
  6. In tutta risposta alla tua domanda, Arsak sguaina la sua spada lunga e si sistema il buckler sulla mano sinistra. "Senza esitazione." ed inizia ad avanzare verso i non-morti. Arrigo lega i cavalli e si sistema in un angolo, divertito da ciò che tu e il capitano potreste fare insieme. Anche se vi avvicinate, i non-morti non sembra vi abbiano notato.
  7. "Dopo Negash? Wikro, altri cinque giorni. Ma di fermarci non se ne parla proprio. E' un villaggio di goblin anche quello. E la strada è il metodo più veloce per arrivare." così proseguite; due giorni per Negash, che circumnavigate per evitare sguardi indiscreti; passate accanto alla residenza Dastanev e notate che la villa è ora solo un cumulo di macerie bruciacchiate, vittima di un incendio avvenuto recentemente, probabilmente a causa di qualche fuoco lasciato incustodito dopo la morte di tutti i suoi inquilini. Altri cinque giorni vi separano da Wikro, altra cittadina di goblinoidi che scansate come la peste; come suggerisce la mappa, dopo il villaggio altri sette giorni vi separerebbero da Agula, l'ultimo villaggio ostile sulla strada settentrionale che va ad Est. E' già sera e manca poco perché intravediate già i bordi del villaggio di Wikro; mentre camminate con la poca luce del crepuscolo ad accompagnarvi - amplificata dai fantastici occhiali di Arrigo fino a farti vedere perfettamente cosa ti circonda - notate che la strada di fronte a voi è bloccata. Un carro distrutto sul lato è circondato da persone che si comportano in modo strano; all'inizio pensate ai goblin, ma gli assalitori, che frugano tra le cose senza alcun riguardo, sono senza dubbio elfi. E' solo avvicinandovi ancora di più che notate i loro volti consumati dalla putrefazione, i movimenti stentati e i guaiti rochi che emettono instancabilmente. "...non-morti? Così a nord?" Arsak è sorpreso, e sguaina la spada. Sono solo quattro, e il capitano è pronto ad affrontarli anche da solo. Tuttavia i cavalli sono inquieti, così l'elfo scende dal suo e lo lega ad un ceppo ai lati della strada, oltre il quale si estendono alberi da frutto. "Randal, tu resta pure qui. Posso vedermela io, con quelli."
  8. Vi allontanate dalla statua ripercorrendo il viale coperto da fiori e presto vi ritrovate a scendere le scale. Fortunale sussurra il nome della prima incantatrice alla chiave, e questa vibra, indicando direzione nordovest nel corridoio, verso le scale che scendono giù a piano terra. @Sandrine
  9. Sia l'elfo che Arrigo ridono di gusto. "Uè uagliò, amoninn' a far na mangiata! E chill' to 'mmagini che vengono daver?" "In effetti nessuno ha mai provato con la cucina." "Essì! E po' pecché sol l'elfi da furèsta? Pur 'i gobbelini, no? Ci potevam offrire 'no piatt e' linguin allo scoglio invece i 'llammazzar tutt quant" Entrambi i tuoi compagni ti prendono in giro, Arrigo a tenersi la pancia che quasi cade da cavallo! E' la prima volta che vedi Arsak ridere di gusto. "Sono così da prima che io nascessi. Quando ero piccolo mio padre raccontava a me e a mio fratello storie di leggendarie battaglie che portarono gli elfi alla rovina, costringendoli a nascondersi nelle foreste e rendendoli poco più che animali. Sperava di spaventarci per dissuaderci dall'andare a giocare nella boscaglia vicino Ibnat, dove non poteva tenerci d'occhio."
  10. "E sia. Sarai nuovamente chiamata quando otterai ciò che necessiti." venite congedati entrambi, liberi di andare dove meglio credete. I sovrani, immobili e sempiterni nella loro impassibilità, restano in attesa sul trono di vimini che si erge di fronte a voi. C'è qualcosa che non va in quei due. Non parlo del fatto che paiono burattini viventi, o della loro discutibile morale, o dell'ego smisurato sul quale sono perennemente seduti. Intendo che entrambi percepite qualcosa di estraneo, una sensazione che vi mette a disagio poiché associato ad un brutto ricordo: l'incontro con la Zephira Nihil. @Sandrine @Fortunale
  11. OPPURE potrebbe dirti: "Secondo te è fattibile." senza esplicitare nessuna CD. In casi limite, farti fare una prova di Saggezza. Alla fine è così anche nella vita vera, no? Io prima di mettermi a fare qualcosa non so esattamente quanto sforzo mi richiederà, ma se ho esperienza e sale in zucca posso sapere più o meno la probabilità di riuscire o meno. Personalmente trovo più efficace applicare il principio che se la prova fallisce, non dò informazioni; se fallisce di 5 o più dò informazioni sbagliate. Forse sto dicendo una carognata, ma le prove di Scalare in D&D 3.x funzionano così. Hai espresso appieno il mio punto di vista sulla situazione, e aggiungo, in accordo con Lord Danarc: il fatto che io sia in grado di restare nel personaggio nonostante i tiri di dado, non significa che sia così per gli altri. Onestamente non parlo solo di novellini, ma anche di pessimi giocatori, più esperti, di quelli che vogliono vincere a tutti i costi e che fanno metagame. Questo è uno di quei momenti in cui si dovrebbe scegliere prendere 20. Se hai cercato con tutto te stesso e non l'hai trovata, allora sei sicuro che non c'è. Se vai di fretta, hai fatto il tiro di dado e non è uscito nulla, allora magari il dubbio ti rimane...ma andavi di fretta, no? Pazienza.
  12. I reggenti di Lalibela giudicano il capitano della Speranza: "Colui che guida gli esploratori dell'Ovest si strugge per mantenere l'illusione della libertà per sé stesso e per i suoi sottoposti. Teme che usare la frusta, anche quando necessaria, spinga gli uomini a ribellarsi, o che la missione di cui si è fatto carico corrompa il vessillo della sua indipendenza?" Le enigmatiche frasi di Azamatar e Jazira insinuano che Fortunale abbia paura di fare ciò che secondo i sovrani è la cosa più giusta - consegnare loro ciò che desiderano ed accettare quindi l'offerta - per due motivi. Usare la "frusta", cioè far valere la propria legittima autorità, danneggerebbe il morale della ciurma che non stima abbastanza il capitano per lasciare questo atto impunito, e quindi rischiare di condurli all'ammutinamento. In pratica, stanno provocando Fortunale alludendo al fatto che non abbia abbastanza autorevolezza per far rispettare gli ordini a bordo. In secondo luogo, sottintendono che Bensik sia un uomo troppo orgoglioso per scendere a patti anche quando la missione lo richiede; cioè che il capitano, nel fare questa scelta, stia mettendo egoisticamente i propri interessi prima di quelli della Settima Spedizione. Per quanto riguarda Sandrine, il loro giudizio esita per un po'. Poi, sempre all'unisono, mormorano: "Accettiamo la tua proposta, ad una condizione: dovrai impiegare tutto il potere di cui disponi. Abbiamo necessità di scoprire ciò di cui è capace l'Arconte delle Parole. Se ci riterremo soddisfatti, risponderemo ad una e una sola vostra domanda."
  13. "Quindi secondo te un tempo tutte le terre erano unite? E' una teoria...stramba. Ma mi piace." Chissà quanto devi apparire strano agli occhi di Arsak, ora che vi state conoscendo meglio. Possessioni, avvelenamenti, orchi, strane teorie geologiche di cui non ha mai sentito parlare. "Qui non ne incontreremo di certo, sono rintanati nelle loro foreste al centro dell'isola. Sono perlopiù predoni, molto territoriali; se ne incontreremo, saranno sicuramente in branco e vorranno i nostri averi. Ci lasceranno andare se consegneremo tutto quello che abbiamo. Oppure potremmo fuggire, raramente inseguono i viandanti oltre il limite della foresta."
  14. "Sì, magari me ne riparli un'altra volta. Sto ancora assimilando il fatto che esistono altre razze oltre ai goblin, agli elfi e agli shemlen come voi. Una volta, nell'antichità, pensavamo perfino che i goblin fossero elfi maledetti dalle divinità, sai? Aberrazioni della nostra specie, maledetti per stirpe. Ce li avete i goblin, nell'ovest? Sono creature orribili come qui a Barusha?"
  15. "La legge del mare è limpida: il capitano reggente ha diritto di requisire ciò che necessita da ogni ospite della sua nave. Vivo o morto." nemmeno i sovrani sembrano scomporsi troppo; "Noi proponiamo patti di mutuo beneficio, vi garantiamo di sapere ogni cosa, eppure vi sentite offesi. Se questo è il vostro giudizio finale, ritenetevi congedati."
  16. "Eh! O pover'uomo e Asvig s'aggia fatt mal intra nu mod' ca ij un'mi sacci'a spiegà: ad attantàt o curtiello e chist era com si avissa passàt a man n'copp a nu fuoco, com to pozz a di'? Prò n'attm prima Randàl o teneva intra e'mman ed era nurmal...o curtiell è maliditt, un'si spiega sennò. E si Randàl o'prova a iettà, isso torna arreta n'ata vota! Aggia capit?" Arsak ha di nuovo il terrore in volto, ma stavolta per il modo in cui si esprime Arrigo. "Sei sicuro che il tuo traduttore funzioni bene...?" gli domanda cautamente. Verdini dà un'occhiata al bracciale, poi guarda Randal: "Funziona, pecché un'funziona? Randàl, teng qualcos'e stran quand parl?"
  17. Arsak non è convinto. "Randal..." esita, sospirando più volte. "Io vedo solo un cuoco bravo coi coltelli. Spiriti, Arconti...? A me puoi dirlo, non ti giudicherò: è forse una storia che hai inventato per coprire uno sbaglio?"
  18. "La conoscenza ha valore! Ogni domanda ha un prezzo!" rispondono con tono imperioso a Fortunale, con l'intenzione di rimetterlo al suo posto. "Proponiamo quindi uno scambio: cinque oggetti per cinque domande. Il nostro primo desiderio è una mappa che la giovane lady Ventura disegnò trecento giorni or sono; l'unica che abbia mai portato a termine. Il nostro secondo desiderio è uno scaffale che un mezz'uomo riempì di libri. Il terzo è un uomo taciturno che porta con sé i disegni del vascello più veloce d'Oriente. Il quarto è un cassetto in un banco di mogano nel quale un quaderno protetto da un mezzodrago di bronzo contiene i segreti dei vostri predecessori." Che il loro comportamento sia strano è dire poco, ma dopotutto hanno stretto un patto con un dio chiamato "l'Indifferente". Cos'altro potevamo aspettarci? Eppure nel loro modo di fare c'è una certa logica per il quale ogni informazione data ha un valore quantificabile, e ogni oggetto richiesto ne ha altrettanto. Più che una conversazione, questa è una trattativa. "Il quinto desiderio è di fronte ai nostri occhi: due frammenti di un potere vicini al loro terzo, che formano un medaglione capace di plasmare la realtà descrivendola."
  19. Arrigo gonfia il petto quando dici "uomo in gamba", mentre Arsak ha il terrore in volto mentre ripensa a tutte le volte che ha mangiato roba preparata da te negli ultimi mesi. "Come sarebbe a dire che hai avvelenato per sbaglio questo Tiberius?" probabilmente lo ha inteso come un'intossicazione alimentare. "Non tutti i criminali sono goblin, mettiamola così. Cinquant'anni cademmo in un'imboscata di elfi selvaggi, nella strada da Lalibela ad Ibnat. Erano disperati e affamati, rubarono il carico mentre portavo in salvo lord Iskander ed il resto dei miei uomini...se ce l'avessero chiesto, sono sicuro che il lord sarebbe stato felice di condividere alcune provviste con loro. Ma quelli non capiscono la diplomazia, solo la violenza."
  20. Entrambi i sovrani muovono le labbra lentamente, adagiando ogni parola in una cantilena stanca che non trova entusiasmo o passione alcuna nemmeno nell'avere di fronte due stranieri provenienti da un mondo oltre l'oceano. "Salute a voi" entrambi parlano nello stesso momento, sovrapponendo la voce più profonda del re a quella leggera della regina; l'effetto è come se a parlare fosse qualcosa di metallico e senz'anima. Decisamente inquietante. "Conveniamo la vostra presenza sull'isola, Sandrine Alamaire, principessa di Chateux-Blanc e contessadi Vaudemont, Pioniere della Loggia ed emissaria dello Scacchista e Besnik Fortunale Aghendor, capitano della Speranza dell'Est e della Cercascogli della Loggia, Sopravvissuto all'Onice e al Fulmine, Emissario della Tempesta. Come dono di benvenuto, vi offriamo gratuitamente la consapevolezza che il Pioniere Randal Ridley, Cuoco della Speranza dell'Est, futuro Cavaliere Libero di Fort Adigrat, Emissario corrotto della Vendetta, è vivo. Per ora. Per volere di Chronepsis l'Indifferente abbiamo conoscenza di tutto ciò che accade sull'isola. Confidiamo in uno scambio reciproco di informazioni."
  21. "Un inventore? Credevo fosse un...beh...avventuriero scaltro..." dice Arsak usando tutto il tatto di cui è capace; Arrigo controbatte: "Teng rispetto ppe tutti, ma io so' nu cristian onest che mi guadagno il pane fatigando..." sì, come no. E il gioco delle tre carte a chi lo dai a bere? "Non so se sarei in grado di imparare una lingua nuova, ma la cosa mi interessa. Non mi hai davvero ancora parlato dei tuoi compagni. Sono stato allievo di lord Iskander - risposi in pace. E' lui che mi ha avviato sulla strada di Rao, oltre ad avermi insegnato l'amministrazione dei beni. Da giovane sognavo di diventare Mastro del Conio a Lalibela. Avrei passato la vita tra i libri e la vita di corte, senza dover mai toccare una spada. Avevo il terrore di impugnare un arma, di far male a qualcuno! Le cose sono andate molto diversamente. Ho ucciso sia goblin che elfi, purtroppo."
  22. Dopo pochi minuti le chiavi iniziano a brillare di luce propria, con il loro campo magnetico più forte del solito che vi indica una direzione comune attraverso gli snodi del palazzo. Salite diverse rampe di scale, sorpassate un crescente numero di guardie ai piani superiori, ed infine capite di non essere più veramente all'interno del palazzo, ma piuttosto sopra di esso. Il corridoio che percorrete è infatti un semplice colonnato coperto da vimini ed edera, situato sul terrazzo-giardino sovrastante il palazzo vero e proprio. Oltre i limiti, se guardate all'orizzonte, riuscite a scorgere scorci di una Lalibela vista dall'alto, chiedendovi se in una posizione più adeguata riuscireste a vedere da lì anche la Speranza. Alla fine del portico, un arco permette di entrare nel retro dell'enorme statua dedicata a Sehanine, che a quanto pare non è solo decorativa, ma contiene invece una parte dell'architettura del castello: la sala del trono. Non vi è mai capitato che una statua sopra un palazzo ospiti una stanza, tantomeno quella più importante di tutte. Non ci sono porte a definire l'ingresso della statua, solo un grande arco cavo oltre il quale l'ambiente diventa improvvisamente più nobiliare; un tappeto verde ricamato sul pavimento di mattonelle di granito porta ad una scala al centro del quale c'è un grande doppio-trono costituito da radici intrecciate e sovrastato da due statue femminili. Ai lati, altre due navate secondarie vuote, e poi una serie di quattro balconate una sopra l'altra che affacciano tutte nella navata centrale; come un teatro che ha come palcoscenico il trono stesso. Vi avvicinate all'ingresso della stanza; non avete incontrato nessuno da quando avete messo piede sul tetto, ed in lontananza ora vedete due figure elfiche che occupano i sedili del trono, entrambi immobili e con sguardo vitreo. I loro volti sono androgini, tanto da riuscirvi difficile riconoscere chi sia chi; vi affidate solo al loro vestiario - un vestito da sera lungo color blu notte per l'elfa sulla sinistra ed uno bianco e dorato come il mezzodì per quello sulla destra. Varcata la soglia, la voce di lady Tamara riecheggia per tutta la torre - anche se non vedete alcuna traccia di lei - istruendovi sull'incontro: "Per sommo volere della dea Sehanine, quest'oggi siete benedetti dalla presenza delle Eccellenze Supreme di Lalibela; onorate e adorate la Regina delle Stelle Jazira, signora del Fato degli elfi di ogni dove. Prostratevi e ammirate il Re del Mondo Azamatar, re di ogni popolo e discendente del Sole. Rendete grazie agli eventi che vi hanno condotti a questo momento di infinita grandezza, al cospetto di Coloro che Tutto Sanno. Ossequi agli Eccelsi ed Altissimi Emissari di Chronepsis l'Indifferente! Per volere della loro grandezza, offrite loro il bene più prezioso che avete: la vostra Conoscenza!" Gli elfi non si sono mossi di un millimetro, per quanto pallidi e immobili paiono essere statue di cera.
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