Vai al contenuto

Bellerofonte

Circolo degli Antichi
  • Conteggio contenuto

    3.971
  • Registrato

  • Ultima attività

  • Giorni vinti

    10

Tutti i contenuti di Bellerofonte

  1. Moggo Din La mia espressione meravigliata è uno specchio fedele di ciò che c'è dentro di me. Kel Boldar mi accoglie in ogni modo possibile, e sono esterrefatto dalla sua grandezza tanto quanto dal calore emanato dagli sguardi della delegazione e della costellazione di cittadini dietro di loro. Strabuzzo gli occhi a vedere Siddin lì in mezzo. Forse per scherzo potrei aver accennato al fatto che volevo mangiarla - forse, o l'ho solo pensato? - e invece eccola lì, già parte integrante della città. Chi ci accoglie è un funzionario, è chiaro. Credo di aver sentito il nome del suo clan mormorato dagli abitanti del villaggio, che mi hanno spiegato a grandi linee i nomi dei principali trog. Così quando sento "Wijirstoldin" non ho dubbi che finiremo a fare più o meno quello che facevamo prima al villaggio, ma stavolta dentro la montagna. Quel pozzo l'ho scavato abbastanza bene, dopotutto. Chissà che non sia questa la carriera che più mi si addice? Certo, a questo punto sarebbe più divertente entrare a far parte del sotto-clan Uzdraz, avendone la possibilità... Lasmakdin. Un clan minore, ne sono sicuro. Mi sforzo di ricordare, ma ehi: ci sono davvero un sacco di nomi, e mi ci vorrà un po' ad impararli tutti. "Moggo" pronuncio, lasciando la parola a Snorri e Chazia, indicando quest'ultima mentre annuisco di approvazione "...anch'io come ha detto lei. HoAbbiamo costruito un pozzo, sai?" Accetto volentieri di cambiarmi d'abito, a patto che mi lascino tenere la mia collana di zanna di lupo, monito dell'animale che rischio di diventare. Vorrei davvero partecipare alla festa, bermi l'intera montagna in birra e gozzovigliare, ma ho paura di ciò che potrebbe accadere. Forse sarebbe meglio evitare e raggiungere i Kalasar il prima possibile...ma la festa...! Ci voglio davvero andare...!
  2. Moggo Din Cammino dietro gli altri, svuotando a terra la cenere della pipa; quando ci avvicinamo alla montagna e la figura del vecchio nano si palesa, mi fermo a guardarlo dritto negli occhi per qualche secondo. Faccio mia la sua tristezza. Non c'è bisogno di parole o gesti. Stacco lo sguardo con il cuore un po' più pesante e continuo a seguire il gruppetto. Dopo il corno e i corridoi, sento rapidamente l'odore della pietra nuda sostituirsi a quello dell'aria montana; non ricordo di aver mai camminato per così tanto con la bocca aperta e lo sguardo all'insù, già affascinato dall'ingresso, sono estasiato dalla visione della vera Kel Boldar. Quel vuoto nel petto che di tanto in tanto viene riempito di dolore e fame e furia si colma del tepore dell'arpa d'argento, come una calda carezza materna data sincera a un orfano; le lacrime scendono mentre ridacchio tra me e me. Ce l'ho fatta. Chi l'avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai scommesso un solo pezzo di rame sulla disperata impresa di un ubriacone iracondo? Metto una mano sulla spalla di Naugrim, l'altra su quella di Snorri. Li guardo, poi mi rivolgo anche a Chazia e Andr. "Grazie." la voce mi trema. "Grazie di avermi fatto arrivare fin qui. Non ce l'avrei mai fatta da solo. Vi devo moltissimo." Kel Boldar dietro di loro è bellissima. Conserverò l'immagine dei loro volti su questo sfondo per sempre.
  3. Moggo Din Coloro che portano cibo e acqua a Moggo si abituano presto al suono ritmico dell'accetta che sbatte furiosa contro i tronchi, con l'intramezzo occasionale di una bestemmia ben piazzata quando l'utensile rimbalza per un colpo dato male, o il ceppo scivola per l'umidità della superficie. L'odore di segatura impregna i dintorni. Sul lato della casupola al limitare del bosco un telo ripara dalla pioggia un grosso ammontare di ceppi già tagliati. Alcuni dei nani preferiscono avvicinarsi a quei luoghi solo quando la grossa ascia non è conficcata nei pressi, segno che Moggo è andato nei boschi a fare il suo sporco lavoro. Lontano dal crepuscolo, quando le tenebre avvolgono le strade di fango e tutti sono a dormire, qualcuno giura di aver visto Moggo aggirarsi Thrylvorn, la sua sagoma sedersi a osservare il draco dormiente per ore, fissandolo come si fissa un quadro o una statua. Ma forse è solo la suggestione o i brutti sogni, subprodotto del trauma di chi ha visto un corpo umano tranciato di netto come fosse un animale al macello. @DM La vita procede solitaria, almeno fin quando Snorri non si fa avanti. @Snorri
  4. +1 Non ti preoccupare, meglio così che "dobbiamo finirla a ogni costo, anche se non ci diverte più"
  5. Keep it as simple as possible, sia per te che per i giocatori. Trovare un accampamento significa cercare tracce ('sti banditi dovranno pur uscire ogni tanto dalla foresta, no?), quindi secondo me è Sopravvivenza, non Percezione. Diciamo che decidi che il percorso dall'ingresso della foresta all'accampamento impiega, diciamo, un giorno di cammino: sono 8 ore secondo il DMG, per ogni ora extra gli serve un tiro di marcia forzata. Appena entrato tira Sopravvivenza CD 20 per trovare tracce Se riesce, ci mette esattamente un giorno, in cui c'è un encounter di 1D4 lupi. Se fallisce, allunga di 1D6 ore e becca un altro encounter (un orso, magari) Se fallisce di 5 o più, rispunta ad un'altra uscita della foresta: non ha fatto nessun progresso, ha solo per un giorno di razioni Se non riesce ad arrivarci in un giorno preciso, è costretto ad accamparsi di notte nella foresta. Tira un altro encounter (dei serpenti sotto le rocce sembrano sensati, per cambiare dai soliti lupi) Il secondo giorno ritira Sopravvivenza CD 15 (oppure CD20 se il giorno prima ha fallito di 5 o più). Se riesce, trova l'accampamento Se fallisce, allunga di 1D6 ore e becca un encounter (a questo punto magari dei banditi di pattuglia, che se sconfitti possono dirgli la posizione dell'accampamento senza troppi problemi, tengono più alla loro vita che ad altro) Se fallisce di 5 o più, finisce nella tana di qualche animale (branco di lupi, un orso, etc.) Se per due giorni di fila fa tiri di schifo, il terzo giorno la CD comunque scende a 10. Avrà perso diverse risorse nel cercare l'accampamento, ma per "bruteforce" alla fine qualche progresso lo avrà fatto.
  6. Moggo Din Dopo l'iniziale sconforto, una parte di me inizia ad abituare - perfino ad apprezzare questa sistemazione. È una punizione che merito. Certo è che l'animale che è in me sbraita per uscire fuori da lì e ottenere la libertà. Anche se non con la stessa foga di prima, ogni tanto tiro qualche calcio alle pareti per frustrazione. Non ho ancora capito cosa vogliano farne di me, né i miei "amici" del pozzo, quelli che ho salvato e che mi portano la birra, riescono a darmi altre informazioni. Non posso far altro che aspettare.
  7. Harumori "Akai" Ashikaga Avanzo nella devastazione, pronto a sguainare in qualsiasi momento. Mi fermo dietro Shen e lo guardo interrogativamente. Prego davvero sia qualcuno dei nostri.
  8. Moggo Din Mi siedo per terra e chiedo ad uno dei nani che mi fanno la guardia se hanno un po' di tabacco da spartire con me, per accendermi la pipa. Non sono mai stato bravo a cantare, ma prendo a mormorare qualcosa di triste in Malke che ho sentito distrattamente sentito da Alfie nelle mie sere in taverna. Ogni soffio di fumo della pipa si trasforma magicamente in un demone dalle fauci enormi, come me li raccontavano da bambino. ...mi fermo. Com'è che continuava? Càzzo. Non me lo ricordo più. È passato troppo tempo. O forse non sono mai stato sobrio abbastanza a lungo da impararla tutta.
  9. Moggo Din Non so che altro fare, se non stare in silenzio e obbedire pazientemente a ciò che mi viene detto. Ho molto a cui pensare.
  10. Moggo Din Non riesco a guardare Chazia in volto, così mi sfilo l'altra ascia che ho preso ai briganti e il pugnale, facendoli cadere a terra.
  11. Moggo Din Continuo a fissarmi le mani come se non fossero mie. Come se qualcuno mi avesse sostituito con un arrocco all'ultimo secondo. Se non fosse già successo, direi che qualcuno mi ha incastrato. Ma in fondo lo so... "La colpa è mia. Solo mia." Speravo di raggiungere i chierici della montagna prima del prossimo episodio. Che sciocco che sono stato. "È stato come tornare indietro. Ho visto Lora, ho pensato al matrimonio, il mercante e l'egoismo, la ragazza che voleva fuggire, ho ricordato tutto e mi sono arrabbiato. È per colpa di quello che ho mangiato nella foresta. Mi ha fatto venire la febbre e poi mi ha reso...malato." Come suggerito da Andr, mi siedo e guardo il corpo decapitato dell'uomo, fisso. Sto ancora tremando.
  12. Moggo Din È come un deja-vù che continua a verificarsi di volta in volta. L'ascia cade ai miei piedi con un tonfo rumoroso, il respiro è ancora goffo, l'animale è andato via ed io sono tornato in me. Non capisco. Non riesco a muovermi, ma non realizzo subito che si tratta di qualcosa di magico lanciatomi da Snorri: all'inizio penso sia solo la paura, o lo shock. Guardo Naugrim imbrattato di sangue e mi faccio la stessa domanda che mi pone Chazia. Vorrei dire ad Andr che non c'è motivo di essere sulla difensiva, che non torcerei mai un capello agli altri nani o alla ragazza. Ma come mi aspetto che mi credano dopo quello che è appena successo? E come posso garantirlo? La prossima volta magari qualche innocente finirà tra il filo dell'ascia e la testa di colui che voglio uccidere. "Io-" Io cosa? Come posso giustificarmi? Meglio dire la verità senza troppi fronzoli. "...ho bisogno di aiuto."
  13. Moggo Din Tutto diventa ovattato. Ci metto più del previsto a realizzare cosa sta succedendo, perciò la domanda di Naugrim cade nel vuoto. La mia mente è tornata altrove, a cercare risposte che non posso trovare qui. Si trova - mi trovo - in una capanna di legno al limitare del villaggio di Prati Fischianti, a qualche decina di metri da un boschetto. Il recinto accanto è pieno di ceppi ancora da spaccare e ortiche che mi prometto di estirpare sempre all'indomani da ormai qualche anno. Sto bevendo. Sto bevendo un sacco. Da solo, in aggiunta. Si potrebbe dire che a volte è meglio quando si è in compagnia, come se il vizio del bere, come un albero in una foresta, si nasconda meglio laddove alzare il gomito è sinonimo di convivalità, e non di solitudine. Perciò alla solita ora sposto il mio bere in taverna. La malattia mi ha deformato. Già prima, essere una spanna e mezzo più basso di tutti coloro che mi circondano provocava qualche sintomo di ilarità o discriminazione; ora che i miei denti sono più affilati e le mie fattezze sono più selvagge, ancora meno popolani mi rivolgono la parola. Le mie abitudini sono mutate di conseguenza, avvicinandomi sempre di più all'animale che sono. Un cane rabbioso in una gabbia di villaggio...pieno di persone. E poi c'è lei: Lora. Bella, alta, meravigliosa come il mattino timido che si sveglia tra le fronde. Mi passa davanti e mi guarda disgustata. Fa la diffidente. Mi piace. Ho una preda da catturare...e un rivale da scacciare. Alfie. Il bardo della taverna: alto più di lei, con una voce da usignolo e delle brache colorate che fanno venire il voltastomaco. Bevo di più. Spingo i complimenti. Fischio, allungo le mani. La voglio. Volano parole, con lei, con Alfie, un po' con tutti. Come sempre, mi mandano via con qualche cattiva parola e un'occhiataccia. Ma finché piscio sul mio angolo, come ogni sera, e tutti sanno chi sono. Nessuno mi ignora per davvero, tantomeno Lora. Non le dò scelta: DEVE guardarmi. DEVE sapere che la voglio. Alla fine si arrenderà, con le buone o le cattive. Ma stasera è diverso. Lora in taverna non c'è. Tutto è più silenzioso: manca anche Alfie. Passo la prima metà della serata a bere e giocare a dadi, e qualcuno con cui fare a botte si trova sempre. Per la prima volta metto piede fuori dalla taverna senza che nessuno prima abbia provato a buttarmi fuori. Sto andando nel centro del villaggio, di fronte al pozzo. So di trovarla lì. Magari da sola. Magari è la volta buona. Cammino barcollando. Quando arrivo fuori dalla porta, sento un odore...nuovo. Caldo. Di pelle e sudore, dolce sotto al filo di fumo che fuoriesce dal comignolo della casa. Busso animatamente, e qualcuno dentro squittisce. Qualcosa non torna: apro la porta con un calcio, e trovo una scena orrifica fatta di lenzuola, vestiti sparsi e...amore. In quel preciso momento, qualcosa è scattato. La consapevolezza di essere un vagabondo, un estraneo nel proprio villaggio, reso ancora più grottesco dalla deformità della malattia. Prati Fischianti non me lo dice in faccia, ma mi tratta ugualmente come un mostro. Come ho fatto a non capirlo finora? Come ho fatto a non capire che non sono e non sarò mai abbastanza per nessuno. E questa cosa...dovrebbe rendermi triste. E invece mi fa incazzàre. Ho ricordi confusi. Istinto animale che prende il sopravvento, sangue, arti strappati e urla. Quando inizio a respirare più regolarmente ho la bocca piena di sangue, ma non mio. Ho divorato Alfie. Lora mi guarda con il terrore più profondo, e come uno riflesso la sua paura mi entra dentro. Ho ucciso un uomo. Lascio il villaggio in fretta e furia verso Kel Boldar, ma non mi dò pace. Le mie azioni hanno rovinato la vita mia, e dell'unica persona che desideravo. Nel mio desiderio egoistico, non ho mai pensato che avrebbe potuto vivere felicemente; magari il bardo non era la scelta migliore, o quella più azzeccata, ma la felicità si trova nei posti che meno ci aspettiamo. L'ho capito troppo tardi, qui a Thrylkhol, tra la mia vera gente. Ma nel frattempo ho costretto una persona a vivere nel terrore e nella disgrazia per il resto dei suoi giorni. E ora la ragazza. Anch'ella costretta a vivere una vita imprigionata nella mestizia perché sono stato troppo egoista, orgoglioso e bruto da concederle la possibilità di vivere come le pare. E chi è, stavolta, che le sta togliendo questo diritto? Chi è che mi ricorda tremendamente la presunzione e l'arroganza con cui ho compiuto quell'efferatezza? Digrigno i denti, ringhio, sbavo. Le luci diventano bagliori accecanti, le forme delle persone delle cose sono poco più che macchie colorate, vivide come un'intensa allucinazione. Sento odore di carne cruda. Forse è solo nella mia testa. Forse è lì, proprio di fronte a me. Quello che succede dopo, lo percepisco come attimi tinti di rosso, violenti, intensi. L'istinto animale che prende il sopravvento, desiderio di sangue, urla. Mie. O forse anche di altri.
  14. Moggo Din Incrocio le braccia mentre il mercante parla, e vorrei dirgliene quattro sul fatto che dovrebbe farci una statua d'oro solo per avergli riportato la figlia, invece di pretendere il resto del suo bottino. Faccio per aprire bocca, sicuro di avere le spalle coperte da Andr, quando le parole mi restano in gola. Cos'è che ha appena detto? "Matrimonio?" guardo la faccia della figlia. Se non era un addio al nubilato quello che abbiamo interrotto nei boschi, forse era un tentativo di fuga? Reminiscenze della mia vita precedente alla Montagna riemergono violentemente, facendomi stringere i pugni.
  15. Harumori "Akai" Ashikaga @Pressi della Sezione II
  16. Moggo Din Per quanto mi riguarda, i klaya possono tenersi i gioielli dei caduti. Due ninnoli non mi cambieranno la vita. Quello su cui metto gli occhi sono l'armatura di cuoio, ma dopo averla soppesata capisco che è troppo pesante per i miei gusti. La ributto nel mucchio. Piuttosto prendo la grossa ascia da battaglia e me la lego, deciso a sostituirla a quella da falegname appena possibile. E perché no? Anche un pugnale, che male non fa. Il resto delle cose scintillanti non m'interessa; che fossero gli altri a spartirselo. [...] Per tutto il viaggio continuo a ripetere alla ragazza che questi buoni a nulla non avrebbero portato niente di buono né a lei né a loro stessi. Tornare da suo padre è l'unica scelta sensata. Basta guardarla per capire che non è adatta a randagiare, dopotutto. [...] Sono felice di rivedere il villaggio. Quando mi accorgo che il padre della ragazza si è messo più comodo del dovuto mi viene voglia di rimangiarmi tutto quello che ho detto alla ragazza e di rispedirla dai briganti solo per sfregio a quell'avido ingrato. "Vecchio, la gozzoviglia è finita. Ti abbiamo portato tua figlia."
  17. Moggo Din Sbuffo seccato, e mi accodo a Snorri. Non mi scomodo nemmeno di usare il korth, sbotto grugnendo verso l'umano: "Il càzzo con le patate, Ektor. Alza il cùlo o ti mando al villaggio un pezzo alla volta!"
  18. Moggo Din Annuisco. L'idea di Andr mi piace.
  19. Moggo Din "Se li lasciamo senza un soldo e li cacciamo via, non solo ci odieranno ma non avranno altra scelta che vendicarsi. Facciamoci dare qualcosa, ma non esageriamo." guardo i volti dei briganti legati. "Lo dico per noi, non per loro!" Sull'arruolare qualche umano non ho problemi, e non metto il naso. Spero che al villaggio la pensino come me...
×
×
  • Crea nuovo...