Ieri pomeriggio passeggiavo vicino alla parrocchia dove giornalmente svolgo attività di volontariato, quando delle urla hanno attirato la mia attenzione.
Un ragazzino (di minoranza etnica e religiosa, disabile e visibilmente orfano di entrambi i genitori) era circondato da tre energumeni, che nel tentativo di rubargli la merenda lo minacciavano con coltelli, catene, un ordigno bellico e quella che sembrava una spada laser.
Fisso intensamente negli occhi il più piccolo dei tre (2 metri e 10 per 130 chili): un trionfo di cicatrici, muscoli guizzanti e tatuaggi, che sopra il giubbotto di pelle esponeva con orgoglio una medaglia d'oro come campione mondiale di lotta greco-romana.
Gli altri due sgherri avevano invece al collo medaglie olimpiche di pugilato e taekwondo, e uno di loro presentava quello che sembrava un braccio bionico.
Non sono un tipo che si impressione facilmente, vi risparmio i dettagli del combattimento ma senza indugi li ho stesi tutti e tre mettendo in salvo ragazzino e merenda, riportando qualche ferita.
Non mi reputo affatto un eroe, chiunque avrebbe fatto lo stesso, credo sia stato un atto responsabile di semplice civiltà.
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