Esco dal treno ed ho molta paura, direbbero gli Elio. Be', lo dico anche io, e con cognizione di causa.
Non ho quasi più soldi, e non so quanto potrà durare la Postepay che ho fatto poco tempo fa.
Non ho una casa, anche se forse il mio amico che studia qui potrebbe ospitarmi, se è disposto a credere alla mia versione dei fatti della storia.
Non ho di che mangiare. Dovrò chiamare Marco Berry? Spero di no.
Quantomeno, il mio senso dell'umorismo malato mi è rimasto. Spero che sia una buona cosa.
Vediamo se ho qualche spicciolo... sì... uno, due... tre... tre euro e cinquanta. Che diavolo ci compro con 3 euro e 50 centesimi?
L'occhio mi cade su un telefono pubblico. E' sera. Guardo i centesimi, guardo il telefono.
Sollevo la cornetta, faccio il numero e... cavolo, no, prima infilo i soldi, poi faccio il numero.
Libero.
<<Pronto?>> dice mio padre. La voce è tesa. Ci credo: ho il cellulare spento, sono le undici di notte e non sono ancora tornato a casa da una passeggiata di più o meno due giorni fa. Saranno spaventati.
Forse non quanto me.
<<Ciao, papà. Sono io. No, aspetta, non parlare, ho pochi soldi, fai parlare me. Sono... non sono più nelle Marche. Non dovete preoccuparti, sto bene, me la caverò. Vi... vi ho telefonato solo per questo. Non... non preoccupatevi... ciao.>>
Metto giù prima che possa rispondermi, prima che io mi metta a piangere.
Non ho accennato alla notizia dei cervelli mangiati: forse non gli è ancora giunta. Non so che pensare. Non so che fare.
Il simbionte è in allerta, e mi crea una sciarpa attorno al volto. Mi volto verso un punto che mi suggerisce mentalmente, e vedo due poliziotti chiacchierare. Non so se sono in servizio, non so se sanno dei fatti di Ancona, ma per una volta la creatura ha fatto una cosa giusta, cercando di nascondermi da loro.
Meglio uscire di qui.
Vado a farmi un giro per la città. E' un sacco di tempo che non vedo Bologna. Mi schiarirò le idee al freddo e al gelo.
-MikeT