I primi raggi di luce che filtrarono dai crinali, si posarono sulla pipa spenta di Sheridan. Il mago stava terminando il suo turno di guardia e da lì a pochi minuti avrebbe dovuto svegliare i suoi compagni per riprendere la fuga. Si grattò la barba ispida con un certo fastidio mentre il suo sguardo si poggiò sull’unico giaciglio vuoto. L’elfo, emerso dalla strana meditazione tipica della sua gente, si era alzato senza fare rumore e, dopo un unico cenno di intesa con Sheridan, si era allontanato per ispezionare la zona circostante. Il mago sospirò e il suo sguardo corrucciato si posò prima sulla pipa spenta e in seguito sull’evidente buco nel suo mantello che gli riportò con prepotenza alla mente il ricordo della giornata precedente.
La marcia serrata imposta da Breanon il ranger, l’imboscata dei goblin, le frecce nemiche, i compagni di brigata caduti in pochi attimi, il combattimento feroce per salvare la pelle. Sheridan ricordò ogni singolo incantesimo lanciato e la spossatezza che si impadroniva del suo corpo e della sua mente mentre le orde di goblin sembravano non avere mai termine. Finalmente la ferocia del nano e gli strani poteri del tiefling riuscirono ad aprire un varco per la fuga.
In quel momento, Breanon si alzò da terra, incolume.
Sheridan lo aveva visto cadere subito e lo aveva creduto morto. Con suo sorpresa, e orrore, vide il ranger alzare l’arco e prenderlo di mira. Le freccia sibilò nell’aria, la traiettoria sicura verso il suo cuore. Con l’ultimo briciolo di forza magica che ancora aveva in corpo, il mago concentrò la trama davanti a sé, fino a renderla quasi solida. La freccia fu deviata quel tanto che bastava per evitare una ferita mortale e andò a trapassare il mantello. Lo sguardo seccato di Breanon per avere mancato il bersaglio, fu l’ultima cosa che Sheridan vide prima che il ranger sparisse tra le retrovie dei goblin.
Il mago sospirò e avvicinò i lembi del tessuto danneggiato con le dita. Se avesse studiato quell’incantesimo che utilizzava la trama per riparare gli oggetti…
Scricchiolando, Sheridan si alzò e andò ad osservare il corpo di Reginald, il capitano della loro brigata. Una maledizione scagliata da uno sciamano goblin lo aveva fatto sprofondare in un sonno forse eterno. L’uomo respirava ancora, ma non c’era modo di nutrirlo. Era urgente riportarlo al campo base e affidarlo alle cure dei chierici. Con un ennesimo sospiro, il mago svegliò i compagni e prese il suo pesante libro degli incantesimi dallo zaino. Un breve ripasso dei simboli arcani lo avrebbe aiutato a calmare la mente in attesa che l’elfo ritornasse.
I tre compagni di brigata si apprestarono a consumare una veloce colazione fredda quando un rumore li distolse dai loro preparativi. Sembrava che qualcuno si stesse avvicinando da nord al loro campo improvvisato.