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Ehi Enz! Questa è nuova...buon lavoro!
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Ah grazie non ho fatto greco e quindi....
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Mio dio! Ma quanto siete scoppiati da 1 a 10? 1000?
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PIENAMENTE D'ACCORDO Cosa vuol dire quella parola? Spiega, sono curioso ed ignorante...
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Le nostre storie - Commenti dei lettori e degli autori
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Non ho fregato nessuno... Se vuoi potremmo parlarne mp per non rovinare la sorpresa agli altri @Manzo: via libera, scatena il tuo kender che fa più danni da libero, okkei? -
Mi sento schizofrenico dissociato...ed ora la parola (ed anche qualcos'altro) al balor... Stupide ed ingenue pedine! Il nano aveva diffuso la sua magia sulla nave per proteggerla dai suoi colpi, l'elfo aveva osato avventarsi su di lui per ferirlo con quello strano pugnale. E per un attimo aveva pensato che potesse realmente fargli del male... aveva temuto che potesse essere una minaccia e se ne era sbarazzato. Ora giaceva morente da qualche parte. Illuso. Ma il monaco... Quello sì che lo aveva lasciato perplesso perchè non era un monaco. E quello che era ancora più divertente era che si nascondeva in quella misera e debole forma, privandolo del piacere che danno in genere le cose quando si fanno difficili. In quella forma era particolarmente debole. Non poteva opporsi a lui, non alla sua natura di demone. Era mortale ed insignificante, seppur sempre pericoloso. Per questo se ne era sbarazzato velocemente. Ciò nonostante aveva distrutto la sua arma: un'inezia, ma sempre una scocciatura. Ora avrebbe dovuto distruggere la barca con le proprie mani. Poi era arrivata la donna, la Sua favorita. Un'altra misera mortale. E questo aveva aggiunto il divertimento che mancava a quella piccola passeggiata. Avrebbe potuto ucciderlo, sì certo. Ma non lo avrebbe fatto: era troppo fragile per questo... però, valeva la pena di provare. -Donna, ormai non serve più che tu finga di aiutare questi miseri mortali. Torna da Lei e riferisciLe che qui ho quasi finito! Vide lo stupore nei suoi occhi e l'odio in quello dei suoi ex-compagni. Il caos, il male e la confusione più assoluta. Rise di puro giubilo, raucamente ed in maniera terrificante. Quel miserabile chierico arretrò, impaurito. Ed a questo si aggiunse il gemito di una bambina ed il vociare isterico del kender, laggiù a portata di mano... Era quello che aveva aspettato. Lanciò l'incantesimo, velocemente e schioccò la frusta come una rete. Sapeva dove colpire: nelle deboli certezze di quella donna ricoperta di rune letali, nella fragile sicurezza del nano e soprattutto nell'angolo buio dove la bambina ed il kender si erano rifugiati sperando di fuggirgli. Erano in un angolo remoto, ma alla sua portata. E li avrebbe presi entrambi... Aveva calcolato tutto, previsto gli attacchi e finto di esserne totalmente coinvolto. Ma in realtà nel frattempo aveva individuato ciò che gli interessava... ed aveva ordito la sua semplice trappola. Scattò in avanti e lanciò il secondo incantesimo mentre travolgeva le pareti di legno come se fossero fatte di fiammiferi, troppo veloce per essere seguito. La frusta raggiunse il suo obiettivo: sentì le urla di dolore e di disperazione e sorrise quanto mai soddisfatto. Intanto la protezione magica del nano si stava già dissolvendo. Bene. Era ora di andarsene. Li avvolse attorno alla frusta ancora di più, incurante dei loro lamenti, anzi godendo di essi e si preparò velocemente a finire quanto aveva fino ad ora architettato. Evocò velocemente un diversivo: erano degli imp, nulla di difficile o particolarmente impegnativo. soltanto un regalino d'addio. E quindi schizzò fuori dalle paratie, aprendo una voragine quasi al di sotto del pelo dell'acqua. Con i piedi scalciò verso i brandelli di legno mentre sgusciava fuori nella tempesta: la falla si aprì ancora di più e l'acqua si riversò nella nave come un'ondata di marea selvaggia. Prima che potessero inseguirlo guizzò via, al di fuori della loro portata. Il kender e la bambina si lamentavano debolmente ormai tra le sue grinfie: bene, il viaggio non sarebbe stato troppo movimentato. In un istante si trovò molto al di sopra della tempesta, dove da lassù la nave sembrava essere un misero puntolino. E notò qualcosa che lo fece sghignazzare dalla gioia: la nave non era ancora affondata. Sotto la tempesta che si stava placando un immenso vortice si era aperto nel mare e stava trascinandoli tutti con sè. Subumloc lottò inutilmente contro la corrente più forte. Era come se qualcuno avesse rimosso il tappo di un'enorme lavandino. Riuscì a stento a recuperare la nave. Paltron urlava parole sconnesse con il tono di un voce di un pazzo che quasi sembrava sovrastare la tempesta: -IL VORTICE IL VORTICE!!! TENETEVI STRETTI!- E poi la nave malridotta si inclinò precipitosamente ed entrò a capofitto nel vortice, precipitando in un'oscurità famelica di acque turbinose. Paladine aveva ascoltato ed esaudito Perenor... Okkei! E poi non dite che non vi ho accontentato...
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Un incubo. Come se non fosse stata sufficiente la tempesta. Perenor continuava a pregare perchè la magia, arcana o divina che fosse non era nulla di fronte al male che stavano fronteggiando. Aveva visto molto, perfino troppo da quando era partito dal monastero, aveva perso la speranza e la fede per poi riacquistarle, entrambe più forti. Aveva appena creduto di vedere lampeggiare nel cielo la costellazione di Paladine, per poi osservarla sparire improvvisamente. Ma non aveva detto niente ai propri compagni. Non aveva avvertito nessuno di loro perchè per il momento non c'era nulla da dire. Ed ecco che il demone aveva sconvolto e massacrato la nave ed i suoi amici stavano morendo nel tentativo di salvare tutte le loro vite. Avrebbe dovuto sapere che erano tutti condannati fin dal primo momento in cui avevano rimesso piede su quella barca. Eppure se l'erano già cavata in altre situazioni, come quella volta del piano infernale... Sorrise ed il suo era un sorriso amaro e sarcastico. Aixela non c'era più, ma lui avrebbe potuto rischiare di nuovo nel tentativo estremo di salvare le loro vite? No. Per quello continuava a pregare, sperando che Paladine lo stesse ascoltando. Dovunque TU possa essere. Ascolta le mie parole: scaccia da noi quest'ombra orribile di malvagità. salva le vite di quanti ci hanno seguiti ed aiutaci nella nostra missione di riportare il Bene dopo aver aiutato inconsapevolmente il Male. Sostieni i nostri passi malfermi. Ascoltami. Tu lo puoi fare. Paladine lo ascoltò in qualche modo. Poi notò che dietro al demone era comparsa Aixela... ... e perse ogni speranza.
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Guarda che gli americani si comprano solo il Bignami....
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Ben arrivata potente alleata, mi avete reso la vita difficile...ma ora tocca a me!
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La nostra storia - Supereroi
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
No la bomba c'era davvero, ma il personaggio come l'avevo creato non era più sostenibile e quindi ci ho messo una pezza per dargli un po' di superpoteri e rendere il tutto un minimo coerente... -
La nostra storia - Supereroi
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
doppio post...qua non potevo continuare così, ma devo inventarmi qualcosa Quell'animale proprio non mi vuole lasciare in pace, pensa tra me e me nel dormiveglia. Ma quel miagolio continua, forte e sostenuto. Quasi come se ce l'avessi in casa. Mi alzo ancora stralunato e penso che tutto sommato oggi mi darò malato. Così avrò tempo per leggere... Sorrido tra me e me: sto diventando pazzo evidentemente perchè rido delle mie stesse battute. Okkei mi dico ancora. Esci fuori e recupera il giornale... così il gatto entra in casa e tutto ricomincia da capo. Ma ieri non avevo desiderato che finisse tutto? Eh sì, magari... Apro la porta e lo zerbino mi dà il suo benvenuto: non c'è il giornale stamattina. Sorrido, forse ho un'espressione un po' ebete in faccia stavolta, ma non importa. Almeno è finita: sono stufo di non capirci mai nulla. Stufo di giocare a fare l'eroe. I supereroi hanno i superpoteri...come quel film della Pixar che sono andato a vedere un tre settimane fa. Una volta mi avrebbe fatto ridere... adesso ogni volta che ci penso mi sento frustrato. D'accordo, sono felice: il calvario è finito ed io posso riprendere tranquillo la mia vita. Oggi non devo nemmeno accendere la televisione. Echissenefrega! Poi il gatto miagola di nuovo. Prima mi ero sbagliato: la bestiaccia non è fuori dalla porta, ma dentro casa mia. Ed è ora che sloggi, così come il giornale è scomparso dallo zerbino. Arrivo in cucina e me lo vedo davanti. Bella bestia, ma non è il solito gatto. E' entrato dalla finestra che chissà come avevo lasciato aperta... ma ora si cambia vita, si ritorna ai soliti orari ed alla solita vita. Beh, ma il gatto mi piace, perchè lo devo cacciare dopotutto? Chiudo la finestra e vado in bagno canticchiando mentre la bestia mi segue miagolando irrequieta. Ma perchè ho cambiato idea? Questo gatto in qualche modo mi turba qui dentro casa mia... ma forse è solo un'impressione. Soltanto la mia fantasia agitata ed una certa sensazione di irrequietezza. Mi sembra tutto troppo facile. Ho desiderato che finisse e stop. Puff: semplicemente svanito tutto. Non pensavo che fosse così facile. Mi lavo e torno in cucina mentre il gatto continua a seguirmi. Adesso mi preparerò una buona colazione e quindi andrò a lavoro a godermi un po' di meritato lavoro. Seppur mi senti in colpa accendo la tivù per sentire qualche notizia. Ed il gatto comincia astrusciarsi contro le gambe del tavolo. Appoggio il tegame del latte sul fuoco e mi siedo, concentrando la mia attenzione sulla tivù. Ma è come se qualcosa mi distraesse, come se l'irrequietezza che ho sentito fino ad ora fosse diventata improvvisamente una sensazione di pericolo incombente. Qualcosa di fin troppo reale. Adesso so che il mio viaggio in treno non è stato inutile. Mi hanno seguito. Adesso so che il giornale mancava dallo zerbino per un motivo preciso. Perchè? La testa mi sembra scoppiare mentre il gatto comincia a fissarmi ed io rimango ipnotizzato da quello sguardo. Quello non è un gatto o lo sembra soltanto. E mentre i miei sensi si dilatano oltre la stanza... (ma perchè poi lo dovrebbero fare?) ... capisco che qualcuno ha preso il giornale al posto mio oggi. Ma è inutile: non era il giornale. Ero io. Negli occhi di quel gatto intravedo l'immagine riflessa della mia disperazione. Non è finito niente: è appena cominciato. Mi coglie una nausea spaventosa mentre un orrendo pandemonio mi irrompe nel cervello, quasi come se si fosse disgregata la barriera che mi difendeva dalla pazzia. Ed in quel pandemonio c'è tutto: le macchine che passano per strada, le voci negli appartamenti, la bambina che corre tre piani più sopra e gli uccelli che stanno appoggiati sulla grondaia di tre palazzi più in là. Non li vedo ma sento tutto e tutto accolgo dentro di me. Ma sono troppo piccolo per controllare una cosa del genere, sono sicuro che mi schiaccerà riducendonmi in una poltiglia miserabile o peggio mi scoppieròà la testa. Non era un caso, oh no. Emetto un gemito stridente quasi e furioso allo stesso tempo mentre so di non poter sopravvivere ad una cosa del genere. So perchè è successo a me ora, ma non posso accettarlo. Non posso credere di essermi ingannato per tutto questo tempo.Non posso sentirmi più stupido di così. Non mi accorgo che il latte è rimasto troppo a lungo sul fuoco ed ora sta allegramente bruciando sul fornello. Ma sono troppo impazzito per poter comprendere qualcosa della realtà che mi circonda ed al conytempo mi invade. E' altro quello che irrompe nel mio cervello, come se in quell'improvvisa espansione dei miei sensi io stessi cominciando ad immedesimarmi in tutto e fra le altre cose soprattutto in quel gatto vicino a me. Come se attraverso lo sguardo ipnotico ed il terrore della mia pazzia potessi trasformarmi in qualcos'altro. Indossare quegli occhi e quei sensi e sapere cosa pensa, come si muove, cosa vede...come se attraverso i miei occhi dilatati potessi vedere la mia faccia attraverso il suo sguardo felino. I muscoli mi prudono...e la pelle. Mi metteranno una camicia di forza. Sempre che facciano in tempo, visto che alzandomi di scatto per fuggire da quell'incubo i sensi e tutto il resto rientrano dentro di me in una marea infernale ed improvvisa. Sì, mi hanno seguito in qualche modo. E non farò sicuramente in tempo ad impazzire un secondo di più. Adesso so che attaccata alla bombola del gas c'è una bomba e l'esplosione che squarcia i muri mi scaraventa fuori dalla finestra, nella tenebra della pazzia più profonda. -
La nostra storia - Supereroi
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Sono tornato e sono parecchio stanco. Sulla soglia non ci sono giornali e neanche l'ombra di un gatto. Meno male perchè mi sento da schifo: inutile, tutto inutile...mi son fatto soltanto un bel giro. Ho aspettato in corrispondenza dei binari che qualcuno piazzasse la bomba: sapevo dove avrebbero dovuto metterla. Ma alla fine non ho visto nessuno ed il giornale è cambiato, me ne sono accorto la sera, prima di piombare a letto così vestito com'ero. D'altronde come si fa a non essere così stanchi dopo un simile viaggio in giornata? Ma il brutto è che mi sento troppo stanco e troppo inutile. Sono una persona normale io, mica un supereroe! E tutto questo girare per nulla mi fa soltanto girare la testa: sarebbe molto meglio se lasciassi perdere tutto. Tanto più che prima di addormentarmi ho l'impressione di essere stato esaudito: il gatto non lo vedrò più e nemmeno i giornali. Ritornerò alla mia solita vita senza che nulla mi manchi... Le scritte sul giornale di domani sono cambiate ancora sotto i miei oc chi assonnati: leggo Bologjna ed emetto un gemito di disperazione. No, non posso di certo continuare così...e mi addormento fregandomene di tutto. La mattina dopo mi sveglia il solito miagolio. -
Le nostre storie - Commenti dei lettori e degli autori
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
vai pure -
Le nostre storie - Commenti dei lettori e degli autori
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Eh beh sì.... -
Le nostre storie - Commenti dei lettori e degli autori
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Siccome è altamente probabile che la nave affondi è altrettanto plausibile per continuare la storia che i pg non muoiano, ergo creerò un bel vortice nel mare che vi inghiottirà tutti in una città tipo Ishtar...qui Joram potrebbe inventarsi qualcosa circa la dea madre della dea malvagia...che so quella città è stata mandata a fondo dopo che la dea ha trasmesso i suoi poteri alla figlia.... -
Le nostre storie - Commenti dei lettori e degli autori
Strikeiron ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Guarda che non c'è problema Joram, Sturmir te lo accontento subito.... -
La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -
Strikeiron ha risposto alla discussione di Gigared in Prosa e Poesia
Mi spiace ragazzi, poco tempo per postare qui. Se potrò più avanti mi rileggo e riprendo in mano Veela -
Della serie: gli americani son proprio cretini!!!! Ecco perchè: La «Passione» invece potrà competere nella sezione miglior film in lingua straniera, visto che è stato girato in latino e in aramaico.
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Shark tales non l'ho ancora visto, ma suppongo che sarà uno scontro tra Titani!!!
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Ma è quello il bello... intanto mandiamo giù il pacchetto e dopo vediamo cosa succede....
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Primo Racconto Fantasy (spostato)
Strikeiron ha risposto alla discussione di Strikeiron in Prosa e Poesia
Vartenia scivolava furtivamente lungo i corridoi, ben attenta a non fare il minimo rumore. I suoi insistenti silenzi ed il mistero del quale si era circondata agli occhi della ragazza non erano stati altro che un trucco per nasconderle la propria crescente preoccupazione. Forse aveva detto troppo al vecchio kissal, o forse no: non era necessario che altre persone rischiassero la loro vita. Alcune cose dovevano necessariamente rimanere segrete, almeno fino a quando non fosse giunto il momento giusto per svelarle. E per alcune di esse tale momento poteva non giungere mai. Si fermò all'improvviso, avvertendo qualcosa al di là delle solide pareti. Si concentrò, isolando ogni cosa lì intorno ed estendendo i propri sensi al di là dei muri più vicini, fin dove poteva arrivare: udì dei passi di corsa ed uno sferragliare di armature, nient'altro. La ragazza era al sicuro nella sua stanza. Affrettò il passo, preoccupata. Sapeva bene che non erano al sicuro, nemmeno lì dentro. Ed aveva il forte presentimento di essere stata seguita: se questo fosse stato vero non rimaneva loro nemmeno molto tempo. I Suoi emissari li avrebbero individuati e distrutti, o peggio. "Lui" non avrebbe perso tempo. Per questo motivo ogni istante che passavano lì ad Olnemain era sempre più prezioso. Quando le visioni l'avevano costretta a mettersi alla ricerca dei segni aveva pensato che fosse tutto uno sbaglio. A volte capitava: ciò che lei vedeva non era mai esattamente una copia della realtà, ma soltanto una delle tante possibilità. A volte le visioni nemmeno si avveravano, mostrando semplicemente a tratti ciò che sarebbe potuto accadere, ma che poi alla fine non si avverava. Ma stavolta… Aveva trovato pian piano tutti i segni là dove le era stato indicato di cercare ed i peggiori incubi si erano materializzati davanti ai suoi occhi. Quando, alla fine, si era decisa a partire dal Tissen la situazione si era già notevolmente aggravata. Forse già allora era troppo tardi. Quando la ragazzina le aveva descritto i mostri che l'avevano attaccata, Vartenia si era ricordata di quelle cose con un brivido improvviso. Magari avesse potuto sbagliarsi: aveva viaggiato per mesi in lungo ed in largo per tutte le terre, cogliendo qua e là solo qualche segnale allarmante, alcune volte soltanto voci di strani eventi. Sussurri o presagi. Poi aveva attraversato la carestia, la morte e la follia, ma nemmeno questo le era bastato. Un giorno era arrivata in quel villaggio deserto. Non sapeva che i Suoi schiavi la aspettavano lì da tempo per distruggerla. Erano forme prive di una vera vita, schiave del terribile potere che le aveva plasmate ed insieme frutto nefasto di incubi angosciosi e furtivi, che reclamavano il loro sollievo nella sete di sangue. Erano le stesse cose che avevano attaccato la ragazza. Non poteva sbagliarsi. Ma era riuscita a scappare anche quella volta, per un pelo. Aveva evitato lo scontro che le sarebbe stato fatale ed aveva imparato che quelle cose andavano temute. Non l'avevano inseguita. Ma ancora non sapeva se non l'avessero fatto perché ancora troppo deboli e disorganizzate, o piuttosto perché quello era solo un avvertimento. Sapeva che la prossima volta che le avesse incontrate non se la sarebbe cavata così facilmente. Poichè c'era potere in loro, un potere che aumentava di giorno in giorno, al pari della follia che le guidava. Per questo desiderò che la ragazza non fosse mai arrivata, o meglio che non fosse mai nata. Non qui, non adesso, pensò. Eppure era stata costretta dalle visioni a guidare in fretta gli eventi, a preparare il suo arrivo per quanto fosse possibile. Ma il vero problema ora era se sarebbe sopravvissuta a quello che l'attendeva. Nemmeno Vartenia sapeva cosa le sarebbe successo: il futuro era ancora troppo incerto e volubile per poter azzardare una qualsiasi previsione. Non le rimaneva che fidarsi delle proprie decisioni, pronta ad accettarne le conseguenze: tutte quante, quali che fossero. E non poteva non essere assalita dal rimorso per questo: avrebbe dovuto guidarla, cercare di spiegarle e farle capire… sembrava così debole ed indifesa. Ma nelle visioni anche in lei c'era qualcosa. Vartenia sospirò… Se soltanto ci fosse stato più tempo per prepararla a ciò che l'attendeva, pensò. Ma non c'era né tempo né modo: la ragazza doveva imparare da sola e affrontare quelle terribili prove senza aiuto. Era rischioso, ma era l'unico modo per salvarli tutti, compresa lei stessa. Così le era stato mostrato. Si inoltrò nell'ultimo corridoio e si diresse alla porta giusta; forse era stata un po' troppo imprudente a lasciare la ragazza sola per tutto quel tempo. Bussò piano, sussurrando appena le parole: «Sono io. Apri.» Il chiavistello venne tolto bruscamente dall'interno e la porta si socchiuse. Lara la stava aspettando da un bel po' di tempo ormai. Dopo essersi rinfrescata, non era riuscita a rimettersi a riposare. A dire il vero non era riuscita neppure a star ferma dentro quella stanza, tali e tanti erano i pensieri che l'assillavano. E nonostante avesse riflettuto a lungo su cosa chiedere a Vartenia, quando questa fosse ritornata, ora non aveva la più pallida idea di dove iniziare. Come al solito Vartenia l'anticipò: «Siediti un attimo, devo parlarti.» Lara si accomodò alla meglio su una sorta di sgabello malfermo e fissò Vartenia dritto negli occhi, incuriosita. Ma Vartenia fece finta di non accorgersene: «So che avresti molte cose da chiedermi, ma non posso rispondere a tutto. Purtroppo non ce n'è il tempo. Per prima cosa devi accettare il fatto che la luce che ti abbia portata qui a Solnem. Si tratta di una magia talmente forte e talmente antica da non poter essere usata da altre persone, ma soltanto da te stessa. Non so ancora come tu possa esserci riuscita, ma ho un'idea di cosa lo abbia provocato..» «Ma io…!» protestò Lara. «Non interrompermi, non ho finito.- le intimò Vartenia e riprese:- Stamattina ho visto che indossi un piccolo ciondolo. Puoi farmelo vedere?» Lara portò le mani al collo, chiedendosi che cosa potesse c'entrare un miserabile ciondolo con quella storia. Lentamente sfilò la cordicella e lo strinse nel palmo delle mani. Non era diverso dal solito vecchio pezzo di legno intagliato e colorato, un oggetto da bambine quasi, ma mentre Vartenia lo rigirava tra le mani, esaminandolo con attenzione, a Lara venne da chidersi il perché se lo fosse portato dietro. Ripensandoci non c'era stato un motivo preciso… Vartenia le restituì il ciondolo: «Capisco perfettamente a cosa stai pensando ora.-disse- Lo hai sicuramente sempre considerato un oggetto senza valore. Ma non è mai stato così. È tanto pericoloso quanto può sembrare innocuo; devi promettermi che non lo userai mai. Nemmeno a rischio della tua vita.» Lara la guardò sbalordita: non stava scherzando. Ma come poteva pensare che quel ciondolo fosse… «E come potrei usarlo? È un semplice pezzo di legno! E poi non è possibile che sia stata io a distruggere quelle due "cose".. era come se qualcun altro lo facesse…» protestò. «Dentro di te.- finì per lei la frase Vartenia e continuò- Sono sensazioni, illusioni, comuni a tutti quelli che abbiano sperimentato una magia simile alla tua. Credimi Lara! Se vuoi ritornare indietro, dovrai farlo solo con le tue forze e non con la magia. Questa è una cosa estremamente seria: devi promettermi che qualsiasi cosa avvenga non userai la magia.» Lara ci pensò sopra un istante: d'altra parte cosa le costava promettere qualcosa che, comunque, non avrebbe mai saputo come fare? «D'accordo.» le rispose, rinfilandosi delicatamente il ciondolo al collo, sotto i vestiti. Sembrava sempre lo stesso, innocuo pezzo di legno. Lara si rese conto che la sola idea che potesse avere un qualsiasi potere era a dir poco assurda. Vartenia sicuramente si stava sbagliando, doveva esserci qualcos'altro sotto … Vartenia la stava ancora guardando. Lara annuì: «Certo. Lo prometto. Non la userò.» La donna le sorrise soddisfatta e fece per alzarsi, ma Lara fece per fermarla stavolta: aveva ancora molte, troppe domande: «Cosa devo fare ora?» le chiese. «Dovrai cercare una persona.» rispose Vartenia. «Chi?» chiese Lara, esasperata. «Un vecchio in una scuola di magia di Tulen, una città non lontana da qui. Dovrai chiedere del Primo Maestro: solo lui potrà dirti come tornare a casa.» le rispose. «Ma non conosco niente di questo mondo! Come posso affrontare un viaggio? Mi accompagnerai tu almeno?» Vartenia abbassò gli occhi, incapace di guardare la ragazza negli occhi: «Non io. Non posso.» Lara trattenne il fiato: «Ma come?» esplose. «Non ti devi preoccupare di questo. Altri ti accompagneranno nel tuo viaggio e ti proteggeranno. Ho fiducia in loro e dovrai averne anche tu, allo stesso modo.» Non appena ebbe finito di dirlo Vartenia ripensò allo zigar e riprese: «Uno di loro potrebbe sembrarti tutto tranne che una persona nella quale riporre la tua fiducia, ma ricordati sempre che non bisogna mai fermarsi alla prima impressione.» Sul momento Lara non capì cosa intendesse dirle, ma preferì non obiettare. Vartenia non aveva finito, ma soppesò bene le parole, prima di dirle stavolta: «C'è un'altra cosa: possono esserci altri mostri come quelli che ti hanno assalita. Per questo motivo dovrai essere sempre molto attenta e non mostrare mai, per nessun motivo, quel ciondolo a nessuno. A parte i tuoi compagni non fidarti di nessuno e ricorda: prima arriverai a Tulen e prima sarai al sicuro.» Lara rimase in silenzio, rimunginando su quello che le era stato appena detto. Se potevano esserci altri mostri simili a quelli che l'avevano assalita, allora non era finito nulla. E come avrebbe potuto difendersi? A parte il fatto che non era stata lei a scatenare la magia, ma qualcun altro… come avrebbe potuto sopportare una fuga estenuante in un mondo sconosciuto, inseguita da quegli incubi terribili? Guardò Vartenia, terrorizzata. Inaspettatamente la donna la tirò a sé e l'abbracciò, ma solo per un istante: «Ce la farai. Non devi preoccuparti.» le aveva sussurrò. Lara rimase come impietrita, assolutamente spiazzata da quello strano gesto d'affetto. Avrebbe dovuto odiarla per quello che aveva appena fatto. Il terrore che era in lei fino a pochi giorni prima non avrebbe potuto ammettere un simile contatto, per lo più con un'estranea. Eppure sembrava essere tutto svanito; come se non provasse nulla. In quei due giorni Lara si era fidata ciecamente di Vartenia, senza neppure conoscerla e senza neppure chiedersene il perché. Per qualche strano motivo era riuscita a rimanere immobile, senza sottrarsi a quell'abbraccio. «Bene, ora possiamo andare.» esclamò Vartenia, staccandosi in fretta da lei. In fretta aprì la porta, sbirciando nel corridoio. Nessun pericolo e soprattutto nessun rumore. «Stammi vicina e non parlare fino a quando non arriveremo di nuovo nella sala del Consiglio.» Lara diede segno di aver capito e la seguì nel dedalo di corridoi; ma adesso erano talmente attente a non far rumore, da scivolare, più che camminare letteralmente, sulle grezze pietre dei pavimenti. Ed il percorso divenne inutilmente lento, pensò Lara. Vartenia aveva imboccato una strada diversa stavolta, per cui si trovavano spesso ad arrampicarsi su strette scale a chiocciola, in una sorta di costante saliscendi che le condusse alla fine ad una pesante porta borchiata. Lara non aveva la più pallida idea di dove si trovassero ora, ma Vartenia fece velocemente scivolare i battenti verso l'esterno. E fu così che si trovarono alle spalle del trono del kissal: erano entrate da una delle poche porte non sorvegliate. A dire il vero Lara notò un particolare che prima non aveva assolutamente notato: la stanza ovale del trono era letteralmente piena di portali. Ciascuno di essi, riccamente intagliato, portava in innumerevoli corridoi e la maggior parte di essi erano sorvegliati. Ma a cosa poteva servire un simile labirinto? Il primo a vederle fu il giovane elfo, che al loro ingresso reagì con un involontario sobbalzo. Al che si girarono tutti verso di loro, colti di sorpresa. Vartenia non si scompose: «Puoi far ritirare le guardie, kissal. Dobbiamo essere certi che nessun'altro ascolti i nostri discorsi.». Bastò un semplice cenno del kissal ed un istante dopo gli ingressi alla stanza erano deserti. Lara si rese conto che stavolta, oltre al nano ed all'elfo vi era una terza persona: un uomo notevolmente alto e vestito con alcuni stracci laceri, i capelli raccolti in una lunga coda che gli ricadeva ben oltre le spalle. Sembrava… «Ho fatto prelevare dalla cella la persona che mi hai chiesto, Vartenia.- disse improvvisamente il kissal, indicando con disprezzo l'uomo in mezzo alla stanza - Ma c'è un grosso problema: il soldato che ho mandato per prelevarlo è morto con la gola squarciata. Temo che lo zigar lo abbia fatto nel tentativo di scappare. Ciò nonostante lui nega: afferma con forza di essere stato rincorso dal vero assassino.» Uno zigar? Cosa voleva dire quella strana parola, pensò Lara? Lo straniero intanto teneva gli occhi fissi a terra, come se non stessero parlando di lui. Come se non sentisse neanche il nano commentare con sarcasmo. Vartenia lo guardò un istante: «Hai fatto controllare se la storia sia vera?» chiese semplicemente al kissal. «A parte una ferita sulla schiena ed il fatto che si sia lanciato in mezzo ad una pattuglia delle mie guardie, non ho altre prove che ciò che dica sia vero. Ho fatto cercare il mostro da lui descritto, ma non ce n'era traccia. Sempre a patto che esista.» le rispose. Vartenia riflettè un istante prima di parlare stavolta: «Io ho completa fiducia in lui. Se quello che dice è vero devono partire di qui subito. Non c'è un attimo da perdere.» «Cos'è questa storia?- sbraitò il nano, visibilmente alterato- Non possiamo fidarci di questo tagliagole!» Stavolta l'uomo in questione sembrò trattenersi dallo scattare in direzione del nano: «Prova ancora a dire una sola parola nanerottolo e..» sibilò. «Basta! Non siamo qui per assistere ai vostri stupidi litigi!» lo interruppe Vartenia. Gli altri due ammutolirono. « Tallein e Pantekor, assieme a quest'uomo accompagnerete la ragazza a Tulen e vi assicurerete che nessuno le faccia del male.» continuò la donna. Un pesante silenzio calò nel salone. «Mai!» sbottò in un soffio Pantekor, ma ammutolì sotto un'occhiataccia di Vartenia. «Mi dispiace Pantekor, ma dovrai imparare ad andare d'accordo con lo zigar.» si intromise il kissal. Pantekor non replicò stavolta, nonostante la sua espressione fosse una risposta più che eloquente. «Dovrete sopportarvi a vicenda, per il bene delle vostre vite. La ragazza deve assolutamente arrivare a Tulen.» rimarcò Vartenia. «Ed io cosa ci guadagno? Non c'entro nulla con questa storia e non voglio rischiare ancora la mia vita.» esclamò lo zigar sprezzante. «Qui c'è in gioco anche la tua vita, che tu lo voglia o meno, uomo dell'est. Quei mostri rappresentano una minaccia per qualsiasi essere vivente.» lo minacciò, Vartenia. Gli occhi dello zigar incrociarono per un istante quelli di Vartenia; la donna vi lesse curiosità, incertezza, ma soprattutto terrore. Qualunque cosa fosse successa Vartenia capì immediatamente che lo zigar non aveva mentito. I Suoi emissari erano già lì, dentro le mura di Olnemain ed ancora peggio, nella fortezza. «Deciditi. O parti con loro, oppure rischi rimanendo qui, di essere appeso ad una forca. A te la scelta.» lo apostrofò il kissal. Vartenia interruppe il silenzio: «Soltanto tu Tallein, puoi decidere se accompagnare la ragazza, oppure tornare dal tuo popolo.» «La mia gente mi considererebbe un traditore, non un superstite. La mia casa non esiste più.» rispose tranquillamente il giovane elfo. «Bene allora. È deciso. Vi accompagnerò io stessa fino al limite esterno delle pianure. Partiamo immediatamente, il tempo è contro di noi, temo.» Il kissal indicò con calma un angolo della stanza: «Ho fatto preparare l'equipaggiamento. Troverete tutto ciò che vi serve in quegli zaini. Che gli spiriti immortali vi proteggano.» Lara rimase immobile. Spiriti immortali? Cosa intendeva? Soltanto lo sguardo di soppiatto con il quale lo zigar la stava squadrando le gelava il sangue nelle vene. Silenziosamente ciascuno di loro raccolse uno zaino, Vartenia porse a Lara il suo. La ragazza lo issò sulle spalle con una smorfia, era pesante come il piombo. «A presto vecchio kissal. Rifletti su quanto ci siamo detti e rammenta che il tempo ora è il nostro peggior nemico.», detto questo, la donna si inoltrò in un corridoio, trascinando dietro di sé la ragazza. «Seguitemi e badate a non fare rumore.» sussurrò stavolta. Gli altri la seguirono in silenzio. Nel salone il vecchio kissal rimase solo, quasi ignorato. Per lunghi istanti rimase così, fermo in attesa di un rumore, immerso nei propri pensieri.Quando non sentì più il rumore dei passi fece un respiro profondo… e le pupille si rovesciarono, mentre il corpo intero fremeva sotto le vesti troppo piccole. Si alzò con lentezza, trasformato in una figura imponente e disarticolata, le braccia mutate nuovamente in lunghi e spessi artigli chitinosi. Di quando in quando sbattevano ticchettando sul pavimento. La creatura soffocò una rauca risata sarcastica. Stupidi! Li aveva ingannati con una facilità straordinaria. Il suo sguardo cadde compiaciuto ad una sagoma appena in rilievo dietro uno degli arazzi. Dopo avergli dato il tempo di origliare in tutta tranquillità quella donna ingenua, il vecchio kissal era morto velocemente, senza aver neppure il tempo di invocare aiuto. Ed altrettanto facile per lui era stato nasconderlo ed assumerne le sembianze. Tutto quanto come aveva previsto il suo Padrone, ne sarebbe stato soddisfatto. E gli altri per ora non erano un problema… La creatura fremette ancora, plasmando le proprie sembianze in una forma più rassicurante, ma al contempo più scomoda. Quindi si allontanò disturbata, pregustando già il sapore della vittoria. -
film Secondo voi,si sentiva la mancanza di un altro King Kong?
Strikeiron ha risposto alla discussione di Enry in Cinema, TV e musica
Ecco qui.... http://www.fantasymagazine.it/notizie/2048 -
film Secondo voi,si sentiva la mancanza di un altro King Kong?
Strikeiron ha risposto alla discussione di Enry in Cinema, TV e musica
L'ultimo che citavi mi sembrava essere in preparazione.... -
E' un demone, mica una passeggiata e cmq tenete a mente il suggerimento di Manzo, fra un po' gita turistica ad Ishtar!!!
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Scream!!!