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Strikeiron

Circolo degli Antichi
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  1. Che computer hai? Di che marca? Gli asus hanno un programmino che ti fa il monitoraggio della temperatura.
  2. Strikeiron

    Nomi assurdi

    Beh ed allora un barbaro che si chiama "Temeno"?
  3. Niente da uccidere, la striscia rossa non l'avevo colorata, ma è venuta così perché ho provato a stampare gli elementi su due tipi di carta differenti per vedere se li stampava bene lo stesso. Ora ho ripreso in mano quello che avevo fatto io e sapete cosa non mi convince? Le piegature del contenitore inferiore. Il coperchio così elaborato viene parecchio pesante rispetto al resto. Non è che sarebbe meglio realizzare dei rinforzi sugli angoli inferiori? Per il problema che hai con inkscape... provo a installarlo sul computer ed a vedere se ci capisco qualcosa. @Lù: hai provato a fare un encapsulated postscript?
  4. Per queste tue illazioni ho in mente una sola... unica... DEFINITIVA... conclusione!!! Io e Lùthien ti metteremo.... Spoiler: Orsù posta delle dimensioni accettabili che provo a ricomporre lo scrigno e poi mando avanti all'artista...così vediamo cosa è capace di tirar fuori!
  5. COSA!? Sai che qui si era bloccato tutto sul Tuo scrigno soltanto perché non tornavano quelle misure? Spoiler: Questo penso sia quello che prova la povera Lùthien che anche ieri ho beccato stava sbirciando nel topic per vedere se si muoveva qualcosa... Spoiler: GH! Lo sapevo che era tutta una boiata... stupido io che non ho fatto quel foglio con le misure prima!!! Fai con calma Shar ma fai bene che così concludiamo la cosa e viene bene!
  6. Fammi capire una cosa: io quei file che te hai allegato non riesco ad aprirli con inskape perché non ce l'ho. Quindi prendo e li apro sul browser (Mozzilla). Però se le misure fossero corrette come dici te allora perché il fondo lo fa bene e la lunghezza del fermo che sta immediatamente sopra è sbagliata? Un eventuale errore di riproporzionamento dovrebbe alterare allo stesso modo entrambi. O mi sbaglio io?
  7. Strikeiron

    Preso per il sulo

    E con le elezioni anticipate lo psiconano andrà di nuovo alla guida del paese. Senza legge antitrust, senza tutele per nessuno... gli abbiamo dato il paese in mano nuovamente. Non so con quale coraggio Veltroni possa pretendere che lo rivotino... per evitare il peggio? Ma per carità! E' gente che dovrebbe levarsi di torno una buona volta. E dopo altri anni di psiconano questo paese sarà sicuramente a pezzi.
  8. Ecco Shar cosa non va... inoltre quei raccordi a sinistra per la giunzione del coperchio sono sottodimensionati, andrebbero più larghi. E non penso che sia una questione di riproporzionamento in stampa. Sono stati disegnati con misure che non tornano (ho preso in mano il righello ed ho visto). Ovviamente per stamparli non ho fatto alcun ridimensionamento ed ho stampato dal browser al 100%. Si vede che la fibbia superiore non è abbastanza lunga... forse non ci eravamo capiti, ma questo è l'unico problema. Fatto questo lo scrigno sarebbe a posto. Scansione.pdf
  9. Soprattutto in che ordine? Prima, dopo? Con Allanon, senza Allanon.... ? Fanno il ciclo di Shea o quello ultimo degli Ombrati? O la strega di Ilse... ormai è un ciclo talmente vasto (ed in certe parti inutile purtroppo) che potrebbe venirne fuori tutto e niente! E pensare che ai tempi lessi tutta la Regina degli Elfi di Shannara in una sola notte...
  10. Strikeiron

    -Noi- (IV)

    O dei! Mi è appena venuta in mente l'immagine che trilli possa essere o il freppi, oppure chand in camicia rosa :lol:
  11. La quarta era della rinascita Ed arrivarono infine i giorni in cui gli uomini, stanchi dei propri limiti presero ad esplorare le terre sconosciute. Giunsero così nel regno dei nani (dove non trovarono altro che dimore ancora deserte e sconvolte dall'opera di distruzione del popolo zigar) ed in quello degli elfi. Quindi conobbero per la prima volta gli Zigar e le loro navi che solcavano veloci le acque infinite. Pochi arrivarono nelle terre degli Gnul e quelli che sopravvissero non tornarono più indietro per raccontare ciò che avevano visto. Infine conobbero meglio i draghi che in quei giorni erano all'apice del loro splendore e ne ebbero da subito grande timore. I draghi, che ancora allora erano saggi, furono incuriositi dagli uomini e ne apprezzarono l'indomita tenacia. Ebbero per questo fiducia in loro e giurarono che vi sarebbe stata amicizia tra le due razze. Gli uomini promisero che nelle ere a venire avrebbero rispettato la loro fiducia e la loro saggezza. Dopodiché ripartirono nel loro eterno vagabondare, verso altre terre ed altre esplorazioni, verso luoghi che allora si diceva fossero abitati soltanto dagli dei. E pertanto molti di loro non fecero più ritorno. In quelle epoche alcuni uomini si fermarono sulla riva del grande fiume, carico della vita e delle promesse di Turan ed assieme all'aiuto di molti tra i figli di Velka costruirono le mura di una città che da allora venne chiamata Olnemain che nella loro lingua significa Radice nelle Acque. In quei tempi l'umanità conobbe dei grandi re e grande prosperità. Elfi e nani uscirono finalmente dal loro isolamento e ripresero a viaggiare per Solnem, in quanto si raccontava che gli dei fossero tornati ad affacciarsi attraverso le albe di Sethlans ed i cieli, la terra e le acque erano dimora dei draghi, prediletti di Velka. Velthune aiutò i re degli uomini ad essere ancora più saggi di quanto essi non fossero e per questo diede loro anche la propria benedizione. Perché negli uomini vedeva, assieme a molti altri tra gli dei, una nuova speranza di prosperità e pace per quanto aveva creato. Northia su tutto questo vegliava immutabile. Gli anni passarono e le terre ripresero ad essere popolate ed a dare molti frutti, mentre la stirpe dei re umani prosperava, fino agli estremi del mondo allora conosciuto, là dove venne fondata, con l'aiuto di alcuni nani, la fortezza di Tulen, ultimo baluardo dell'ovest. Si narra che tra quei nani vi fosse ancora qualcuno a conoscere l'arte delle antiche rune e fu così che la fortezza venne edificata resistente contro i venti terribili e le stagioni crudeli che tutto divorano, svettante su un'altura rocciosa. Erano quelli tempi nei quali i re umani si interessarono alle terre di occidente e fecero in modo che esse venissero colonizzate. Vie di trasporto segnarono le pianure deserte ed il commercio prosperò. Anche per questo la grandezza della loro stirpe divenne famosa in tutte le terre di Solnem allora conosciute.
  12. Strikeiron

    Aria di cambiamenti ...

    E' in galleria? Se non hai visto l'ultima pubblicità di Aldo Giovanni e Giacomo non PUOI capire... Firmato: una promessa di vendetta lenta!
  13. Magari la scure ha il potere di disintegrazione solo in alcuni particolari momenti della giornata o dell'anno (magari per commemorare un evento particolarmente caro al mago ) ed il barbarozzo questo non lo sa... Un'ottima occasione per ruolare bene il personaggio!
  14. Perché non lo hai scritto qui? Comunque concordo... la trama è senza dubbio esile. Però non ne faccio una colpa di aspettativa alla scrittrice: tutto sommato mi metto nei suoi panni e mi rendo conto che tale è stato il successo dei primi libri che poi diventa molto difficile cercare di replicarlo. Quindi è quasi inevitabile che alla fine si ceda un po' sulla coerenza e sulla consistenza, il pericolo di voler mettere troppa carne al fuoco e non deludere nessuno dei lettori è fortissimo. Insomma un finale senza infamia e senza lode.
  15. Qui sta già partendo la rincorsa a chi ha o dà più fama... Non riesco a capire una cosa: ma vi sentite realmente più realizzati? Cioè, per parlare in maniera spiccia: avere più o meno fama ed appartenere a quello od a talaltro gruppo determina che siate più o meno ascoltati quando scrivete un post oppure siamo in mezzo a persone non analfabete che leggono il senso di quello che scrivete? Fine OT La fama (intesa come potenza di fama quando si assegna un voto) rimane come prima? Ovvero determinata dall'anzianità di frequentazione al forum, numero post etc?
  16. Ai tempi (circa nel 2002) ho preso un modello di portatile (che ora ha sei anni ed è quello con il quale scrivo) e non ha mai sgarrato un colpo... nonostante me lo sia scarrozzato un po' dovunque. Hanno tantissimi modelli, ma una buona qualità... per il modello preciso devi smazzarti te e vederti con calma quello che ti interessa. Mica ne hanno uno solo! Troppo facile...
  17. No è che ho pensato: altre volte che io aprivo topic il Dudi spammava nei miei con osservazioni argute e completamente spammose... ora, mentre riflettevo sul significato di questo pomeriggio di riposo (ed amenità varie) ho intravisto questa ghiotta occasione e non ho saputo resistere! A parte gli scherzi se vuoi una buona qualità costruttiva c'è una sola marca che risponda a questo: l'Asus.
  18. Per capire di che cosa si stia parlando... Cioè i voti di Fama dipendono dalle persone che ti hanno votato? Non era così anche con la reputazione? Solo che viene escluso il "peso" del numero dei post e della permanenza temporale del forum? Ps a me a dire il vero è venuto subito in mente "ecco così da quanto andrà giù a ciascuno il punteggio vecremo chi sono le mele marce"
  19. Uhmm vediamo... Il primo requisito ce l'ho... Il secondo va e viene... è altalenante. Il terzo.... manca totalmente!
  20. Ehehe... un'acuta perifrasi per intendere: Spoiler: MA CHE DIAVOLO SCRIVETE?! Io sono riuscito a leggere quello di ectobius ed ho letto metà di piri....(ovvero pi). Ma come avete fattop a leggerli già quasi tutti?
  21. Il freppi quando pensa di postare il suo racconto? Ps chi è che aveva detto che sarebebro stati in pochi a partecipare?
  22. Non voglio sembrare egoista, ma descrivo una situazione personale perché imho si riallaccia bene con il discorso del topic. Ieri parlavo con degli amici dopo una sessione di D&D 3a edizione e descrivevo loro le principali differenze con il sistema D&D e di Palladium (Rift). Per intenderci: in Rift ho un personaggio che è un drago. Pochi mesi di vita e limitatissime skill. Ma: 1) il drago ha tanti punti ferita quanti ne potrebbe avere una portaerei; 2) il drago ha a disposizione degli attacchi per così dire a "artigli" diciamo leggermente sotto la media di altri pg, ma comunque rilevanti; 3) il drago ha poteri psionici (arreca dolore, paralisi etc..); 4) il drago ha poteri magici. In pratica il pg di rift drago è la quintessenza del Power Player: può fare DI tutto in maniera pressoché indisturbata. Ed è un po' anche il limite del sistema di Rift: nonostante sia una piattaforma che mescola tecnologia e magia finisce per ricondursi all'"armamento dei pg" in quanto chi viaggia più armato ha maggiori possibilità di sopravvivenza. Ovviamente la caratterizzazione del background in un sistema del genere è demandata al giocatore, ma finisce per passare in secondo piano con tali elementi di power player. Al contrario di Rift D&D ha una maggiore componente di "narrazione" e costruzione del background del personaggio. Ma poi ci si riconduce ad un sistema di skill per cui un gruppo di pg può passare un'intera serata a disperarsi se per pura sfortuna qualcuno ha fatto un tiro particolarmente sfortunato su una skill (tipo raccogliere informazioni, conoscenze etc..). Questo è uno dei maggiori limiti del sistema D&D. Che il gioco si blocca su una skill del personaggio, mentre invece il gioco dovrebbe quagliare sulla capacità di interpretazione e sul "ruolare" dei pg. Se io ho un pg particolarmente ben interpretato ed agisco in coerenza con i miei compagni dovrei essere capace di superare o quantomeno aggirare i tiri sfortunati. Questa secondo me potrebbe essere una delle intenzioni nella 4 edizione. Togliere alla meccanica del gioco per snellire la meccanica dell'interpretazione e rendere un po' più scorrevole la dinamica.
  23. Tentare di uccidere tuo fratello per il mantello mi sembra più "proprio" di un allineamento caotico malvagio, ovvero chi non solo è un gran egoista, ma desidera la legge del taglione. Sono d'accordo con Aerys, un neutrale mavagio avrebbe ringraziato e quindi avrebbe aspettato il momento giustop per vendicarsi. Nè più nè meno.
  24. Strikeiron

    Puerto Rico

    C'ho giocato una volta. Non è semplice da comprendere, ma comunque è un ottimo gioco da tavolo. Hanno stilato una graduatoria dei giochi da tavolo più belli e mi pare che Puerto Rico sia arrivato primo. E' un po' macchinoso da comprendere all'inizio, ma si basa sulle stesse meccaniche di gioco (od analoghe) di Caylus.
  25. Piccola introduzione: questo è liberamente tratto (e/o copiato?) da "Gli inganni di Locke Lamora" con l'aggiunta di un accenno ad una mia personale ambientazione. Se l'ispirazione mi darà una mano in questo la seconda parte sarà in linea con il tema di febbraio... non vogliatemene Il piccolo guscio di noce scivolava spedito a filo d’acqua, sovraccarico di un bel mucchio di ortaggi e frutta. A prua- se si fosse potuta distinguere una prua ed una poppa- sedeva un ragazzino irrequieto ed un po’ sporco che affondava a scatti un remo lungo, per darsi la spinta necessaria ad avanzare. Guglia- questo era il suo nome- aveva pensato e ripensato più volte al piano, fino a quando tutti i pezzi non si erano incastrati al punto di dargli la sicurezza che avrebbe avuto successo. L’uomo che gli aveva assegnato quell’incarico, probabilmente solo un intermediario, aveva richiesto un lavoro pulito e veloce, che non destasse troppa attenzione. La casa era isolata, una delle tante ville galleggianti costruite su enormi palafitte, però al tempo stesso non era come tutte le altre. Quella era se possibile più sorvegliata e più difendibile di molte, giusto al limitare della laguna, là dove l’acqua salmastra dei canneti cedeva alle acque più profonde del mare aperto. Non erano molte le case come quella. Ben sorvegliata ed in posizione strategica. Guglia aveva riflettuto molto su come poter entrare in quel luogo senza essere notato, poi aveva pensato ai carichi di cibo che dovevano essere portati agli abitanti di quella piccola reggia galleggiante. Quando un posto è isolato allo stesso tempo necessita di collegamenti duraturi con l’entroterra e di rifornimenti: cibo, vestiario, acqua potabile. Sostituirsi ad uno dei facchini che periodicamente consegnavano le cibarie era stato semplice: era bastato allungare a qualcuno dei VERI facchini qualche soldo extra perché guardassero dall'altra parte mentre prendeva una delle loro barche. Il travestimento non era neppure stato necessario: quella sua aria da ragazzino trasandato era perfettamente credibile. In quel posto i garzoni erano appena degnati di attenzione. Questo avrebbe voluto dire che entrare dalle cucine con il pretesto di una consegna sarebbe stato semplice. Il difficile sarebbe venuto dopo. Dalle cucine avrebbe dovuto entrare nel cuore stesso della reggia, ovvero negli appartamenti padronali e lì trovare il pacco di lettere per il quale era stato pagato. Nulla di difficile quindi, né particolarmente importante. Le lettere dovevano essere poco sorvegliate e quindi poco importanti. L’unico pericolo era quello di venire scoperto mentre le sottraeva. Per questo avevano assoldato lui, perché senza falsa immodestia, era bravo, molto di più di altri. Il guscio di noce urtò il pontile di legno che introduceva al retro della villa. Guglia saltò fuori agilmente e legò la barca al pontile galleggiante, mentre un uomo allampanato – probabilmente il vivandiere della casa- gli veniva incontro per indicargli dove scaricare la merce che doveva consegnare. Alcuni istanti dopo Guglia era entrato nella casa. Sevoran era una città di terra. Almeno all’inizio della sua storia: quando ancora i suoi legami commerciali con il mare erano stati segnati attraverso una ricca e sorvegliata strada che portava al suo porto, non molto distante. Le acque profondi degli approdi pullulavano di barche cariche di ogni merce in quei giorni ed il popolo dei Sevorani non si poneva troppi problemi sulla loro provenienza: il flusso continuo portava loro agi e ricchezza. Alcuni favoleggiavano che poco al di là di quel porto le navi, attraverso un rischioso passaggio, approdassero in terre abitate da popoli sconosciuti e poco civilizzati. Ma i territori erano incontaminati: mai nessuno aveva sfruttato quei terreni, nessuno sapeva come estrarre i metalli dalle rocce o ricavarne le pietre preziose. Quando i Sevorani si accorsero dell’esistenza di queste terre, i viaggi da una costa all’altra si intensificarono. I popoli al di là del mare vennero civilizzati in qualche modo e venne creato un dialetto comune per potersi capire nei rapporti commerciali. I Sevorani non avevano alcun interesse a sfruttare fino all’osso quelle enormi ricchezze. Preferivano piuttosto avere l’esclusiva del loro mercato. Fu ciò che ottennero: le merci lavorate cominciarono pian piano a tornare indietro da quelle terre, al posto delle materie grezze non lavorate che giungevano nei primi tempi. Le loro capacità erano ancora ingenue e le conoscenze limitate, ma la distanza tra quei popoli andava di giorno in giorno assottigliandosi. E sempre più navi salpavano nel mare aperto, verso i pericoli dello stretto passaggio che portava ad un mondo favoloso. Ritornavano cariche di ogni possibile ricchezze e di tesori di una squisita bellezza. Questo finché non avvenne il cataclisma. Quel mattino-narrano le leggende-che la bassa marea, insolita per quell’ora lasciò molti pesci a boccheggiare sulle spiagge. Ma quando il sole fu alto nel cielo le acque arrivarono in un’enorme ondata che sommerse il porto, penetrando nell’entroterra fino a Sevoran dove il muro di fango travolse pietre e vite umane. Quando l’acqua si ritirò, in una laguna di acque limacciose, quel che rimaneva di Sevoran erano pochi ruderi al limitare delle acque. Delle navi che erano andate dall’altra parte non ne ritornò nessuna. I giorni passarono alzando ed abbassando le maree sulle macerie, là dove i sopravvissuti ricostruivano dimore improvvisate, su piattaforme galleggianti che non potevano essere inghiottite dalle acque. La città di marmo con radici nella terra fu sepolta dalla costanza delle maree ed al suo posto sorse una città di malta e mattoni poggiati su enormi zattere di legno. Con il tempo qualcuno fece piantare enormi alberi dell’entroterra nelle paludi limacciose. Su di essi sorgevano sempre nuove case dai muri storti e dai colori improbabili mentre quelle che erano una volta delle vie divenivano canali. La gente che abitava in quelle case imparò l’arte dello stesso compromesso della terra rubata dall’acqua: ovvero si adattò al mutamento continuo delle maree. Alcuni divennero pescatori, altri ladri. Le navi mercantili che provarono a ripercorrere il passaggio non tornarono più o tornarono macilente e decimate da un lungo viaggio ove non si era vista che acqua per miglia e miglia. Le vecchie rotte vennero abbandonate per nuove e meno proficue. Fu allora le navi vennero caricate di uomini, al posto di merci. Delle terre al di là del mare infinito non vi era più alcuna traccia: i Sevorani finirono per pensare che quei popoli erano forse stati meno fortunati di loro. La nuova città mantenne il nome della vecchia: Sevoran; ma il popolo che l’abitava divenne un popolo di nomadi e scelse per sé un nuovo nome, visto che il vecchio aveva portato loro una discreta malasorte: divennero gli zigar. Con l’accortezza che distingueva i piani ben preparati, Guglia si intrufolò nella casa con una facilità paragonabile a quella di bere un bicchier d’acqua. Chi aveva commissionato il furto gli aveva dato poche informazioni, ma veritiere: la casa era poco controllata ed il via vai dei garzoni zigar dalle cucine a quell’ora rappresentava un ottimo diversivo per chiunque avesse voluto intrufolarvisi. Guglia non era altro che un altro di quegli irritanti e sfaccendati ragazzini. Se lo avessero colto sul fatto avrebbe sempre potuto discolparsi raccontando di essersi perso in quel labirinto di stanze galleggianti. In effetti quella strana dimora isolata era gigantesca, sviluppata in altezza e larghezza su due piani sovrapposti, comunicanti tra loro attraverso delle sontuose scalinate in legni pregiati e profumati. Al di sotto gli appartamenti della servitù e le cucine con le camere di servizio, al di sopra la casa vera e propria, con le stanze padronali lussuose e riccamente arredate. Guglia sapeva esattamente dove entrare. Richiuse la porta dello studio dietro di sé, senza essere notato e raggiunse velocemente lo scrittoio. Da solo quell’oggetto valeva di più di quanto il ragazzino avesse mai visto in tutta la sua breve carriera. Ma non era quello ad interessargli. Con cautela aprì il secondo cassetto dal basso: proprio sulla sommità di un gruppo di carte giaceva un pacco di buste con i sigilli in ceralacca. L’afferrò con impazienza, ma era legato ad una piccola scatola leggera. Un contenitore in legno finemente intarsiato. Il committente non gli aveva parlato di nulla del genere. Soltanto le buste erano importanti. Solo per quelle era stato pagato. Guglia rifletté un attimo su quell’imprevisto: il pacco delle buste sigillate era strettamente annodato insieme con il plico ligneo. Con cautela lo sollevò alla luce e vide sulla chiusura intarsiata uno strano sigillo assai complicato nella fattura. Era familiare, ma al momento non gli ricordava ancora nulla. Rimase indeciso a valutarlo: per ogni minuto che rimaneva lì dentro aumentava il rischio di essere scoperti. Alla fine si decise: afferrato tutto il pacco, lo nascose sotto i vestiti ed uscì dalla stanza nel corridoio felicemente deserto. Di qui raggiunse il piano inferiore senza essere notato. Chissà per quale motivo il cuore gli martellava nel petto. Eppure tutto era filato liscio fino a quel momento. Attraversò le cucine senza che nessuno lo fermasse e si ritrovò fuori sul pontile. La barca con la quale era arrivato era ancora attraccata al pontile, il carico scomparso nella vorace dispensa della casa. Velocemente sciolse la gomena che la vincolava ai legni, vi salì sopra e recuperato il remo si allontanò nel buio. Quella era la parte più pericolosa: in genere i garzoni non si allontanavano mai dalla casa con il favore della notte, a meno che non avessero avuto cattive intenzioni. Ma Guglia era esperto nella navigazione notturna, necessaria virtù di un buon ladro in quelle terre fatte soprattutto di acqua; si allontanò velocemente ed in silenzio, con pochi colpi precisi e vigorosi del remo, scivolando con cautela dietro il riparo dei primi canneti. Non per questo l’ansia lo abbandonò. Sentiva il peso del legno intarsiato sotto i vestiti ed un campanello di allarme nella sua testa. Come una vocina irrequieta che continuava a punzecchiarlo sullo strano sigillo intagliato. Sul fatto che avrebbe dovuto conoscerne il significato ed il pericolo. Più cercava di ricordarselo e più gli sfuggiva… Accantonò il pensiero come un inutile preoccupazione. Al momento anzi doveva rimanere concentrato ed attento a quello che faceva se voleva che tutto andasse a buon fine. Era a metà strada della laguna e già si vedevano le prime luci della città addormentata sull’acqua: là dove, mescolandosi con un universo variegato di ladri e girovaghi, Guglia si sarebbe potuto finalmente ritenere al sicuro. Un fruscio soffocato, come del piegarsi di alcune canne sull’acqua immediatamente dietro di lui lo mise in allerta. Si fermò in attesa ed in ascolto: un altro fruscio ed un altro ancora. Il rumore di un remo che gocciolava sfilando dall'acqua, nella sua direzione. Ora i battiti del cuore gli pulsavano dolorosamente in gola. Cessò di fare attenzione a non far rumore con il remo ed aumentò le pagaiate in modo da andare ancora più veloce, verso la salvezza. Ormai era certo che qualcuno, accortosi del suo furtarello, lo stesse inseguendo: era impossibile che a quell'ora qualcuno oltre lui navigasse nella stessa direzione. Guglia si impose di rimanere calmo e controllato: se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto aprofittare del buio per sfuggire al proprio inseguitore. Il guscio di noce percorse in un baleno quasi metà della strada che lo separava dalle prime costruzioni di Sevoran, là dove alcuni canneti lasciavano strada ai primi canali della città galleggiante. Si fermò a metà strada, acquattandosi sul fondo della barchetta e provò a sentire se l'altro avesse deciso di rompere gli indugi e seguirlo più dappresso. Questa volta non sentì nulla. Non doveva farsi prendere dal panico, ripetè a se stesso, come in una litania scaramantica. Doveva soltanto guadagnare quegli ultimi metri che gli avrebbero garantito la sopravvivenza in quella notte immobile e particolarmente silenziosa. Si fece forza ed affacciandosi sull'acqua immerse nuovamente il remo nell'acqua e molto lentamente si diede la spinta. La barca scivolò sempre più vicina alle torce della città: queste gettavano ombre lunghe e strani scintillii sui canali. In alto sulla guardiola nessuno alzò la voce per fermarlo: quella notte non vi erano srgnali che la marea avrebbe superato i livelli di sicurezza e gli uomini probabilmente avevano allentato la sorveglianza per occuparsi di gioco, di donne e di bevute. Guglia era troppo agitato per rendersi conto che le guardiole erano deserte. Sapeva che l'ombra sfuggente era là, dietro di lui, appena al limitare tra luce e tenebre. Come quel particolare ed atavico terrore che ci prende bambini nel buio. Guglia superò finalmente le prime case ed ormai, sentendosi al sicuro, si girò per controllare che il suo inseguitore avesse rinunciato a tenerlo in vista. Fu allora che il suo sguardo si soffermò sulle bandiere che frusciavano quietamente accanto alle luci di segnalazione della guardiola, lassù in alto. Quelle luci erano sempre accese per guidare le piccole barche anche nel caso in cui la nebbia fosse rotolata giù dal cielo soffocando tutto nel suo sudario. Ma ora la notte era limpida. Sulle bandiere vi era lo stesso simbolo della scatola intagliata. Un sigillo antico che Guglia avrebbe dovuto riconoscere: erano anni che passava di lì. Erano anni che cercava di ignorarne il sinistro ed antico significato di quello strano simbolo intrecciato su se stesso. L'antico simbolo di un passato ormai sepolto dalle acque. L'unico simbolo dell'antica Sevoran, od almeno l'unica cosa che si credeva fosse rimasta dell'antica città. A parte la scatola che ora Guglia teneva sotto i vestiti. Avrebbe fatto meglio a rubare solamente le buste ed a non essere troppo avido. In quell'istante notò la sagoma scura del suo inseguitore: era là, indeciso se entrare nella città, come se aspettasse qualcosa o qualcuno, sicuro che la sua preda era appena a portata delle sue grinfie. Quella cosa diede a Guglia un profondo brivido di paura e comprensione. Non serviva che il suo inseguitore entrasse in città. Si era invece accertato che si ficcasse con le sue stesse mani nella trappola. "Eccoti qua ragazzino. Erano ore che ti aspettavamo." Esclamò una voce dall'interno del canale, alle sue spalle. E Guglia seppe che quel furto in realtà era una trappola.
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