La vita di Taita si snoda attraverso lunghi momenti di dolore e compassione.
Nato in una piccola tribu di Aasimar stanziata nelle montagne (lontane quindi dalle creature sotterranee) viveva una vita semplice e tranquilla. Il padre lavorava ove possible la terra, cacciando se necessario, la madre si dilettava nelle arti guaritrici.
La piccola societá degli Aasimar riusciva a ben barcamenarsi nella vita di tutti i giorni, essendo da sola autosufficiente, custodendo anche un ricco giacimento di ferro e metalli vari dal quale riuscivano a forgiare interessanti armature e ninnoli vari.
Purtroppo la loro tranquillitá fu ben presto spazzata via da una tribu di Giganti di Fuoco. Sebbene gli Aasimar avessero sentito che nelle lande vicine alle loro c'erano questi Giganti non diedero mai molto peso alla cosa, in quanto mai nessuno si era spinto nelle loro montagne. Provarono a difendersi ma fu tutto inutile, sebbene il loro numero fosse superiore alla piccola tribu dei Giganti di Fuoco loro li soverchiavano in organizzazione militare e forza bruta.
La societá degli Aasimar fu quasi del tutto spazzata via lasciando come servi solo le donne e i bambini (innocui).
Ben presto inizió un dominio di terrore e sottomissione, che portó ad un sconvolgimento totale della vita degli Aasimar rimasti, ora forzati a curare le ferite dei Giganti di Fuoco e persino ad adorare il loro dio Aurifer, dovendo fare loro piacere.
L'esistenza di Taita fu per sempre segnata.
I Giganti di fuoco si stanziarono li e approfittavano soprattutto dei giacimenti di minerali dove facevano lavorare come schiavi gli Aasimar, compreso Taita ora fattosi un fanciullo. Purtroppo peró la bramosia e l'ingordigia dei Giganti ben presto dovette fare i conti con le creature sotterranee che, a causa del depredamento delle mieniere, una notte decisero di invadere il territorio degli Aasimar.
Le creature della notte (cosí le ricorda Taita) imperversarono con l'aiuto dei non morti come loro servi. Lo scontro duró a lungo, fino al giorno dopo, quando, dopo innumerevoli preghiere da parte dei chierici dei Giganti, il Dio Aurifer si palesó in tutta il suo splendore, devastando del tutto i nuovi invasori.
Taita rimase folgorato da cotanta potenza, mentre i Giganti gridavano il nome del loro dio. Una immensa palla di fuoco si scaglio contro la grande armata dei non-morti riduncedoli in cenere. Ma l'intervento del dio, anche se risolutivo, forse non fu abbastanza tempastivo: la tribú dei Giganti fu decimata e gli Aasimar rimasti scapparono via...e purtroppo la madre di Taita rimase mortalmente coivolta nello scontro coi non-morti. Il dolore fu indescrivibile, indelebile.
Questo fece di Taita un vagabondo per lungo tempo, anche se nel suo cuore custodiva sempre il ricordo di sua madre che curava i bisognosi e il folgorante potere di Aurifar. Subito dopo l'intervento del dio Aurifar, Taita decise di andare via, supportato da tutto il trambusto, custodendo nel suo cuore sempre il ricordo di sua madre che curava i bisognosi e il folgorante potere di Aurifar. Non aveva piú alcun senso rimanere in quelle terre, ora del tutto devastate e ora era il momento adatto per disfarsi del giogo tirannico dei Giganti.
Trovó dopo giorni di cammino solitario una compagnia di benevoli viaggiatori che lo accompagnarono nella cittá piu' vicina.
Dedicó ben presto la sua vita al clericato guidato da questi due ricordi impressi nella sua mente, da una parte la compassione e la benevolenza di sua madre e dall'altra la potenza folgorante di Aurifar.
Divenne un chierico formidabile e sempre in movimento, giudato da una compulsiva voglia di viaggiare e distruggere i non-morti.