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Bille Boo

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  1. Bille Boo ha risposto a Lyt a un messaggio in una discussione Ambientazioni e Avventure
    Si può anche fare una sessione zero dicendo, anziché "la magia non c'è", qualcosa di più dubitativo come "la magia è considerata una leggenda, e non si ha notizia di nessuno che la pratichi". Non dico che sia obbligatorio ma è quello che farei io. Dopodiché, trovarsi di fronte a un nemico che (grazie alla magia) è in grado di fare cose eccezionali e sovrumane dovrebbe essere uno shock notevole, anche semplicemente sul piano tattico. Farà di sicuro la sua scena. Questo ai bassi livelli. Più si va su di livello e più anche i personaggi senza magia, in D&D, fanno cose sovrumane; a quel punto la magia potrebbe apparire come niente di che. (Che è un po' il problema che si ha quando Batman o Iron Man combattono divinità o mostri cosmici.)
  2. Anche quello non funzionerebbe per me (in effetti era proprio questa la configurazione che ho provato), ma grazie del suggerimento 🙂
  3. Come ti ho detto, non è questo (la mia capacità di identificare il metodo) il punto. E' proprio tutt'altro. Vedi mio commento precedente. Se c'è qualcosa in quel commento che non ti torna dimmelo che provo a riformularlo con parole diverse.
  4. Concordo. Ma decisamente la seconda che hai detto. Decisamente voglio andare sul livello meccanico, è proprio il senso del post. Non mi interessano gli aspetti sociologici e caratteriali, quelli, come hai detto, contemplano sempre eccezioni e comunque per me sono solo flavour. Ho provato tempo fa a inserire una meccanica molto simile a quella degli Aspetti di cui hai parlato, e francamente non sono rimasto soddisfatto del risultato. Se vuoi ti racconto perché in separata sede, sarebbe lunga e non voglio deragliare il post. Diciamo solo che ti ringrazio di averla citata ma per motivi miei la escludo con sicurezza. Sono consapevole che quella che sto proponendo sia una meccanica già non-D&D, ma voglio comunque che sia spiccatamente adventure game e non story game, se mi perdonate la semplificazione. Inoltre non voglio essere io, master, a invocare i downside razziali dei personaggi: mi è scomodo avere questo compito, ne ho già troppi.
  5. La stai prendendo dall'angolazione sbagliata. Secondo me D&D è fatto come il gioco A (ma accetto di ricredermi se mi porti la prova del contrario). Secondo me farlo come il gioco B avrebbe dei costi non indifferenti, anzi, molto pesanti, sia dal lato del game design che dal lato editoriale che dal lato del gameplay; cioè, non sarebbe possibile con la modalità B ottenere lo stesso gioco, se non sostenendo costi enormi, e anche in quel caso non ne sarei sicuro (ma, anche qui, accetto di ricredermi se mi porti la prova del contrario). Di sicuro non penso che l'insieme dei giochi ottenibili con l'approccio A sia un sottoinsieme di quelli ottenibili con l'approccio B. Cioè, non penso che qualunque gioco A sia realizzabile, identico, anche come gioco B. Che io, utente, sia in grado di distinguere o meno non è rilevante. Nel momento in cui i due insiemi hanno solo un'intersezione parziale, cioè esistono giochi A non riproducibili come giochi B, non ha senso pretendere che le case editrici e gli sviluppatori si concentrino solo su quell'intersezione, nello sforzo di accontentare tutti con lo stesso gioco, e ignorino gli enormi spazi (sia in A che in B) fuori dall'intersezione. Sarebbe un impoverimento per tutti.
  6. Interessante ma non mi piace molto. Costringerebbe me (il master) a tenere nota degli aspetti negativi di tutti i PG, cosa di cui non mi voglio occupare. E se ci fossero più PG della stessa razza la cosa diventerebbe pure monotona alla svelta. Comunque grazie dei suggerimenti!
  7. E la mia risposta, che ho provato ad articolare, è che non è vero che non avrebbero nulla da perdere. Sarebbe un gioco diverso, con diversi vincoli di design, avente certamente quel pregio ma avente diverse problematiche altrove. (@bobon123 lo ha spiegato benissimo qui sopra.) E poi i giochi a punti ci sono: coloro a cui interessano possono già averli. Ammesso (ma assolutamente non concesso) che Wizards abbia effettivamente qualcosa di interessante da scrivere sul tema (secondo me si ridurrebbe a: abbiamo provato le classi centomila volte, brute force, finché non ci sono sembrate abbastanza eque; ciao, divertitevi), si tratterebbe di aggiungere ai manuali una paccata di pagine, noiose per tua stessa ammissione, che solo un'infima minoranza di persone leggerebbe. Certo che no, ci mancherebbe. La mia convinzione è che occorrerebbe cambiare ben altro che non il modo in cui si sommano i bonus: quasi l'intero impianto del gioco. Ma è solo il mio pensiero. Se mi puoi mostrare una bozza di sistema funzionante che è ancora D&D ma soddisfa le specifiche che dicevi tu, e risolve le criticità che evidenziavo io, accetterò con gioia di essere smentito. E D&D secondo me non lo è. Non è che questa matematica ben definita esiste ma Wizards la tiene chiusa in cassaforte: non esiste; il gioco viene bilanciato "a occhiometro" per prove ed errori, con migliaia di playtest. (Cosa che per un gioco a classi puoi fare ma per un gioco a punti no.) Di nuovo, questo è solo il mio pensiero: di fronte a una controprova accetterò di essere smentito. Non so cosa intenda @Pau_wolf con binari ma provo a ipotizzare che intenda dire che i giocatori in questione non vogliono sbattersi di fronte a una miriade di scelte, preferiscono la comodità di avanzare di livello in modo rapido con una sorta di automatismo. Mia opinione? Concordo. Io sono un nerd fissato che ama rompere le cose e aggiustarle, quindi tante scelte mi piacciono, ma sono convinto che il giocatore medio abbia invece la preferenza di cui sopra. Non ci vedo niente di negativo. Non per tutti "buildare" il personaggio è una parte del gioco interessante. Quanto alla seconda domanda, vedi sopra: sapere come sono stati costruiti i binari mi farebbe piacere, ma secondo me sono stati costruiti col metodo del prova-e-riprova; non traducibile, quindi, in un sistema.
  8. Bille Boo ha risposto a Kaerihn a un messaggio in una discussione Mi presento
    Ciao, complimenti e auguri per la tua "carriera" da master! Tempo fa ho scritto qualche consiglio proprio per i DM esordienti che forse potrebbe farti comodo. Comunque, andrà alla grande! In bocca al lupo!
  9. Grazie, penso tu abbia capito molto bene la linea di pensieri su cui mi voglio muovere.
  10. @bobon123, grazie della tua risposta! Allontanarmi in parte dallo stereotipo standard potrebbe anche andarmi bene. La meccanica degli Aspetti mi convince e non mi convince. Mi spiego meglio: ho provato in passato a implementare una cosa simile, e non ha funzionato. Non dubito che in FATE funzioni benissimo, ma mi sembra che si amalgami male in un D&D-like. E' soprattutto la parte di "usare il lato negativo dell'aspetto" che è molto fumosa, sulla carta è ottima ma nel gioco giocato si riduce spesso a una cosa triviale di nessun impatto, o peggio ad un contrattare col master di volta in volta se mi sta svantaggiando abbastanza oppure no. Inoltre ho notato che auto-infliggersi uno svantaggio, anche se è per recuperare una currency, è qualcosa che i miei giocatori tendono a non fare; forse perché è in controtendenza con la mentalità creata dal resto del gioco. Se proprio andrò a usare una currency, mi stavo in realtà orientando a una meccanica di recupero più basata su delle mini-milestones che sull'uso svantaggioso del tratto. Un nano potrebbe recuperare la currency facendo cose molto naniche nel downtime (es. lavorando pietra / metallo, bevendo birra eccetera), o raggiungendo determinati tipi di successo in uptime (es. ogni volta che si impadronisce di un'arma magica o un gioiello magico, ogni volta che esplora un nuovo sotterraneo, etc.). A livello tematico per adesso ho avuto queste due idee. Gli elfi hanno una percezione leggermente diversa del tempo e dello spazio: è come se contenessero una minuscola goccia di eternità e di infinito. Vedono le cose con maggiore distacco, e al contempo le giornate a loro sembrano più brevi, le distanze più strette. I nani sono intimamente legati alla terra e al mondo minerale: è come se avessero un "sesto senso" sempre attivo con cui percepiscono "vibrazioni" particolari provenire dal terreno, dai muri, da ogni oggetto in pietra o metallo... tutte queste cose "parlano" per loro a un livello subliminale. Ovviamente su come tradurle in qualcosa di più concreto e meccanicistico sono ancora in alto mare.
  11. Bille Boo ha risposto a Aranar a un messaggio in una discussione Ambientazioni e Avventure
    Sono curioso, perché ritenete il dungeon crawling meno adatto ai neofiti? Avrei detto, semmai, che lo è di più. È l'ambiente naturale del gioco. Cosa mi sto perdendo?
  12. Bille Boo ha risposto a Lyt a un messaggio in una discussione D&D 5e personaggi e mostri
    Ah, allora Midjourney li sa fare, i goblin, via. Con Night Café è stato un incubo ottenerne di decenti 😅
  13. Bille Boo ha risposto a Lyt a un messaggio in una discussione D&D 5e personaggi e mostri
    Se vuoi che sia una cosa una tantum da usare per creare un incontro interessante, puoi prendere qualunque strada. Anche quella della strana entità cosmica o simili, che ti è stata proposta. Dipende un po' dai gusti del tavolo e dal tono della campagna, io la troverei un po' forzata se non nelle campagne più "giocherellone" ma va bene tutto, alla fine è un incontro. E sono d'accordo con te: non lo farei scappare ancora una volta. Nel senso che con ogni probabilità i PG non vorranno farlo scappare di nuovo, se lo incontrano e lo riconoscono. E inserire un escamotage forzato per farlo scappare lo stesso sarebbe decisamente da sconsigliare. Se lo volessi rendere una presenza ricorrente, infatti, ti consiglierei un altro approccio, cioè farlo diventare un leader, un mastermind sullo sfondo, che non affronta direttamente i PG se non dopo molto tempo e molte peripezie, e nel frattempo è invece fonte, in modo indiretto, di problemi sempre diversi.
  14. Bille Boo ha risposto a Lyt a un messaggio in una discussione D&D 5e personaggi e mostri
    Ciao, non so cosa sia il nemesis system e il video è un po' troppo lungo da guardare, me lo riassumeresti? Per il resto, non ho capito una cosa: vuoi che questo goblin ricompaia una volta come "boss" in uno scontro memorabile, magari preceduto da qualche diceria anticipatoria, o vuoi che diventi una sorta di villain ricorrente della campagna?
  15. Buona domanda! Alcune cose possono essere legate al tempo in modo deterministico e altre in modo casuale. È una decisione che sta alla sensibilità del DM caso per caso. Come ho detto altrove, gli incontri casuali secondo me hanno dei vantaggi, ma non è che sia sbagliato avere invece anche o solo incontri deterministici. Allo stesso modo, nulla vieta di gestire con la stessa meccanica degli incontri casuali pure cose che non sono tecnicamente incontri, come l'inizio del rito o l'uccisione delle vittime sacrificali. Mi è capitato di avere tabelle di incontri casuali dove alcune righe sono mostri, ostacoli o incidenti, e altre sono eventi o avanzamenti di progresso di qualche fenomeno globale (il classico esempio è il dungeon che si allaga sempre di più: una voce della tabella degli incontri casuali può essere "l'acqua sale di tot centimetri"). Non penso ci sia qualcosa di male a tendere verso l'uno o l'altro approccio. È anche una questione di preferenze, alla fine. Per me l'importante, in generale, è che i giocatori abbiano il più possibile chiaro quale tipo di meccanica sta venendo usata (non c'è bisogno che abbiano davanti la tabella, eh: solo che abbiano un'idea dei rischi che corrono e delle conseguenze delle loro scelte).
  16. In realtè mi sembra che in tutti gli esempi fatti finora il "finale cattivo" (il pericolo incombente che si concretizza se passa troppo tempo) sia sempre diverso e sia sempre un evento concreto in fiction. Dovrebbe già bastare, se è un evento negativo. Se i PG hanno superato delle sfide fino a quel momento, non vedo ragione di negare i PE legati a quelle specifiche sfide. Questo aiuta tra l'altro a creare una gradazione di grigio, con una sorta di successo parziale: altrimenti sarebbe sempre un giocarsi "tutto o niente", dal punto di vista dei PE. Se poi vige al tuo tavolo l'abitudine di associare una ricompensa in PE anche al raggiungimento di un certo obiettivo-missione (io ho iniziato a farlo, di recente), a quel punto certo, è naturale che se la missione viene fallita (perché non si fa in tempo, o per altri motivi) quello specifico premio in PE non viene preso. Di sicuro, comunque, verrà persa la ricompensa in fiction (soldi o altro: quello che i PG volevano ottenere, insomma), e anche qui credo che sia già sufficiente. Ci tengo a fare il pedante un'ultima volta e poi vi assicuro che mi cheto. Stiamo usando la parola "orologio" come se le dessimo tutti un significato univoco (almeno in questa discussione), ma non sono sicuro che sia così. Stiamo parlando contemporaneamente di almeno quattro cose: Tenere traccia del tempo che passa in game. Inserire minacce incombenti, a livello di avventura o di campagna, che si avvicinano se i PG non fanno niente, in modo da incalzarli e tenere alta la tensione. Usare una variabile astratta, un contatore, per rappresentare un fenomeno o elemento variabile del mondo di gioco senza andare a dettagliarlo troppo. Rendere la suddetta variabile visibile ai giocatori. Ora, a parte la 4 che implica la 3, e la 2 che in qualche modo, in genere, implica la 1, queste cose sono separate. Possono funzionare molto bene tutte insieme. Ma non è strettamente necessario che ci siano sempre tutti e quattro gli elementi.
  17. Francamente credo che il problema sia per cosa viene usata la meccanica (a quali azioni e conseguenze è associata), più che la meccanica in sé. Se il contatore è associato ad azioni ripetitive e noiose e/o conseguenze ripetitive e noiose, l'effetto sarà noioso. Se il contatore è associato a scelte interessanti e conseguenze interessanti, l'effetto sarà interessante. Prendi questo esempio di @bobon123: Questo contatore indica la distanza dagli inseguitori. Che non sono una cosa statica e monotona come un "avete un malus per il freddo": sono un pericolo imminente e concreto che si avvicina o allontana. Possiamo fare cose interessanti: affrettarci per cercare di seminarlo, mantenere le distanze, nasconderci o depistarlo per vedere se ci oltrepassa, lasciarlo avvicinare per riceverlo come merita. O prendi l'esempio di @Hero81 della guerra imminente tra le fazioni: possiamo cercare di intrometterci, con atti che favoriscano la pace o favoriscano la guerra, oppure possiamo ingraziarci una delle parti, oppure possiamo pensare a noi stessi e organizzarci (un rifugio, un piano di fuga...) nel caso la guerra scoppiasse. In ogni caso, quando arriverà sarà una cosa grossa, e interessante. Nota che in tutti questi casi potresti benissimo gestire la cosa senza il contatore. Qualcuno insegue i tuoi PG? Le opzioni che hanno sono quelle lì: distanziarlo, mantenere le distanze, nascondersi, aspettarlo. Come le risolvi? Ti puoi annotare la distanza esatta a cui si trova, proprio in km, la sua velocità, e il suo ritmo di avvicinamento ora per ora. O puoi giudicare a spanne la conseguenza di ogni iniziativa dei tuoi PG, e giudicare "a sentimento" quando è il "momento buono" per dire: vi hanno raggiunti. Si profila il rischio di una guerra? Le opzioni che hanno i tuoi PG sono sempre tentare di favorire la pace, o tentare di fomentare la guerra, schierarsi, non schierarsi, fare preparativi eccetera. E come decidi se scoppia la guerra? Puoi semplicemente deciderlo in base a criteri tuoi. Le scelte a disposizione rimangono comunque interessanti e le conseguenze sono comunque interessanti, perché la situazione è interessante. Scegliere di descriverla con un contatore numerico astratto, e magari parzialmente casuale, è solo uno strumento. Non cambia né le opzioni né le conseguenze finali. Serve solo a rendere la cosa un po' più oggettiva e imparziale, meno arbitraria, senza al contempo renderla troppo dettagliata. Insomma, è solo una possibile via di mezzo tra tracciare la posizione dell'inseguitore metro per metro e lasciarla totalmente sul vago e decidere su due piedi che è il momento buono che gli arrivi addosso.
  18. A quale meccanica ti riferisci? Perché quello che ho visto descritto finora in quasi tutti gli esempi è una di queste due cose: il semplice tenere conto del passare del tempo (tra x minuti / ore / giorni / mesi succederà la tal cosa a meno che non troviate il modo di fermarla) un contatore, cioè una variabile numerica (eventualmente influenzata dal passare del tempo) La prima cosa non è che sia una meccanica: è una parte della realtà immaginaria del gioco, una parte direi ordinaria, comune; la nostra vita è sempre piena di eventi futuri che sono in preparazione e si verificheranno a una certa scadenza, più o meno nota: appuntamenti, impegni, ricorrenze, feste, elezioni, uscite di nuovi giochi... Quelli che sono stati descritti (per esempio i dadi di @bobon123, da usare a mo' di conto alla rovescia) sono solo possibili modi pratici di tenere conto della cosa (io uso un banale appunto su un pezzo di carta), non li definirei meccaniche. La seconda cosa è una meccanica, ma così generale che non annoia mai. Oserei dire che è la meccanica zero del gioco. I punti ferita sono questo: un contatore. Gli slot incantesimo, lo stesso. Le munizioni, l'equipaggiamento, le razioni lo stesso. E' quella che The Angry GM chiama la Whatever Stat. C'è un Qualcosa, nel mondo di gioco, che può variare e di cui vuoi tenere traccia in qualche modo? Assegnagli un numero. Credo che tutti noi DM lo abbiamo fatto decine di volte nella nostra carriera. Anche a volersi inventare una meccanica più complessa (e qualche volta può valer la pena) è difficile che alla base non ci sia questa cosa qui. Poi ora c'è questa tradizione di rappresentarla con un cerchio diviso in spicchi e chiamarla Orologio. Ma alla fine è un contatore, un numero astratto che rappresenta Qualcosa. Fintanto che è un Qualcosa ogni volta diverso, il risultato sul gioco sarà completamente diverso.
  19. Sei comunque più avanti di me, io l'opzione evolve non sono mai riuscito a farla funzionare decentemente 😅
  20. Bille Boo ha risposto a Lopolipo.96 a un messaggio in una discussione D&D 5e regole
    Questa è un'ottima domanda. Una su cui fare un articolo, in futuro. Dal punto di vista RAW vale assolutamente quello che ha detto @Bellower, mi fido di lui, non sono un grande esperto di 5e ma in assenza di indicazioni specifiche vale senz'altro interpretazione del DM. La cosa interessante è come dare questa interpretazione. Il tipico, bellissimo, terreno minato dei rapporti tra meccaniche e senso comune. Dal punto di vista della logica e del buonsenso: ha molto senso che ci si possa auto-infliggere la condizione proni (sdraiandosi), e ha molto senso che stare straiati sia in effetti conveniente quando un tiratore ci sta prendendo di mira a distanza (anche nel mondo reale è quello che faremmo). Le regole sembrerebbero supportare il secondo punto, e per il primo basta permetterlo, è facile. Il passaggio successivo è: una volta che permetto questa meccanica, che cosa impedisce di usarla a ciclo continuo ad ogni turno? Mi alzo, attacco, e mi sdraio di nuovo. Mi alzo, attacco, e mi sdraio di nuovo. Insomma, abbiamo usato il buonsenso e la logica, li abbiamo trasformati in una meccanica, ma una volta innestata in mezzo alle altre meccaniche ci sembra che tenda a incentivare un comportamento che a nostro avviso va contro il buonsenso e la logica. Forse. Credo sia una cosa tipica che succede, direi una delle sfide principali del ruling da parte dei master, e del game design da parte degli sviluppatori. In un gioco di tattica, una tattica utile, come questa, deve avere un costo; se è gratis diventa noiosa. Il costo dell'essere proni, RAW, è la difficoltà di movimento e la difficoltà nell'attaccare; quest'ultima facilmente neutralizzata se uso il movimento per alzarmi, attacco e poi mi torno a sdraiare. Quindi, al netto di tutto, l'unico svantaggio è che non mi posso muovere. Ora, in questo caso specifico, io non sono sicuro che saltino fuori davvero dei problemi. Un cecchino appostato, ad ogni turno: si alza, tira, e si ributta giù al coperto. E' un male? Mah, non credo. Mi sembra un comportamento del tutto logico. E un suo costo ce l'ha: se alzarsi + sdraiarsi fa spendere tutto il movimento, per usare questa tattica è costretto a rimanere sempre fermo nello stesso posto. Mi sembra plausibile. Tra l'altro, un tiratore nemico che fosse stufo di avere svantaggio dovrebbe solo preparare un'azione per attaccare il cecchino nel momento in cui si alza. Molto plausibile anche questo. Se fosse per me (ma qui si va nelle opinioni personali) aggiungerei solo due piccoli dettagli: darei cioè vantaggio a chi attacca il personaggio prono in mischia, e gli farei provocare attacchi di opportunità quando si rialza. Questo scoraggerebbe l'uso di questa tattica quando il cecchino è vicino agli avversari (altra cosa plausibile). Ma forse è solo la nostalgia di 3.5 che parla al mio posto. Non sono molto esperto di 5e, come ho detto. Ti direi: prova a permettere di gettarsi proni, e vedi come va. Se ci sono problemi facci sapere 🙂
  21. E' una posizione valida e non la contesto, ma non è quella che voglio seguire io. Al mio tavolo "umano" rappresenta qualunque essere umano, a prescindere da carnagione, età, sesso, cultura, provenienza e quant'altro. Un cacciatore-raccoglitore dell'Età della Pietra e un pistolero western multietnico neurodivergente: il giorno che mi inventerò un'ambientazione abbastanza pazza da farli coesistere, saranno entrambi umani. Le differenze culturali mi piacciono ma mi piace, in generale, tenerle distinte dalla razza (anche a livello meccanico) e gestirle su un binario parallelo. Nelle mie ambientazioni esistono senza dubbio società in cui una razza costituisce la gran parte della popolazione; per esempio, potrebbe esistere una tribù di orchi organizzata come tu descrivi. Ma un umano cresciuto con loro sin da bambino, totalmente integrato nella loro cultura, sarebbe ancora un umano e non un orco. Questo mi permette di avere una maggiore varietà: per esempio, inserire molte culture diverse legate alla stessa razza (i nani di Qui hanno questa cultura, i nani di Lì quest'altra), oppure culture in cui più razze convivono da tempo in totale mescolanza (la cultura centrale del mio attuale open table vede umani, elfi e nani in questa configurazione). Proprio la volontà di tenere le differenze culturali come una cosa a sé mi impedisce di fare quello che, legittimamente, molti tavoli fanno, cioè creare un mondo in cui tutti in fondo sono umani con un aspetto un po' diverso e usanze un po' diverse. Intendiamoci, non voglio qui negare che i personaggi di una storia (qualunque storia) finiscano sempre per avere un certo grado di umanità in loro, un po' perché siamo noi umani a crearli, e un po' perché serve a renderli più relatable. Non pretendo di inseguire l'utopia (o distopia?) in cui ogni razza fantasy è un essere totalmente alieno e disumano da ogni punto di vista: ne verrebbero fuori personaggi incomprensibili. Mi piacerebbe, però, che ciascuna avesse qualcosa di profondamente non umano che la caratterizza ed è del tutto slegato dalla parte culturale. Viene molto bene con le razze più "mostruose": è assolutamente evidente cosa ci sia di non umano in un tritone o un centauro. Mi stavo baloccando con l'idea di cosa ci potesse essere di intrinsecamente non umano in un elfo, un nano o un orco.
  22. Sforzarsi può essere condizione necessaria, ma non è sufficiente. Ci sono un sacco di cose nella vita che non dipendono dal nostro controllo, e anche con tutta la buona volontà del mondo non si riesce a fare tutto quello che vorremmo. In certi periodi (più o meno lunghi) della mia vita mi sono reso conto che non ce la facevo a star dietro a tutto, e ho dovuto lasciare indietro delle cose; avrei voluto non lasciarle indietro, mi sono sforzato un sacco di non lasciarle indietro, ma non ce l'ho fatta. Bisognerebbe (non lo dico a qualcuno in particolare, eh) essere più caritatevoli nei giudizi. La parte che si vede spesso è solo il risultato, non lo sforzo e l'impegno che c'è dietro. Molte persone hanno lasciato il mio tavolo, negli anni. Non le ho giudicate per questo. Ci sono stati casi, per fortuna rarissimi, di maleducazione o mancanza di rispetto, e per quelli me la sono presa, ma il problema era la maleducazione o mancanza di rispetto, non il fatto che il giocatore lasciasse il tavolo (anzi, a quel punto tanto di guadagnato). Ci sono state persone che mi hanno accompagnato solo per un paio di sessioni, altre per mesi, altre che giocano ancora con me dopo un decennio. La gente è varia. E quando qualcuno lasciava ho sempre trovato qualcun altro. A chi lasciava ho fatto capire che ero disponibile a parlarne, se c'era qualcosa che non andava. Ma non ho la pretesa di essere nei suoi panni, di sapere cosa sta passando e come mi comporterei al suo posto, di valutare se si sta sforzando abbastanza oppure no. Né posso prenderla sul personale se ha una gerarchia di priorità diversa dalla mia. Dopotutto, gente, è solo un gioco.
  23. Ci tengo a precisare, solo per puntiglio semantico, che nella maggior parte dei GdR moderni per "Orologio" non si intende "tenere il conto del tempo che passa e dargli delle conseguenze" (che è quello di cui stiamo parlando qui - giustamente, a mio avviso, perché è questa la cosa che è importante fare in D&D e affini). Si intende invece una meccanica astratta per dare progressività a un fenomeno qualsiasi, anche del tutto slegato dal fattore tempo.
  24. Si sente dire da più parti che la soglia dell'attenzione si sta abbassando, e le nuove generazioni sono più propense al consumo rapido e vorace di cose semplici. Non sono un esperto e non so quanto sia vero. Io forse sono fortunato, ma di persone che continuano a giocare GdR con passione ne trovo diverse.
  25. Grazie per la menzione 😊. Meccaniche come queste hanno un uso e un significato molto diverso in giochi diversi (e il contatore non è per forza legato allo scorrere del tempo in quanto tale). Quando gioco mi capita spesso che il tempo abbia molta importanza. A volte perché i PG stanno esplorando o attraversando un'area pericolosa, e in questo caso uso gli incontri casuali, anziché un contatore incrementale (anche se una volta ho provato la Tension Pool di Angry GM... ma non sono rimasto del tutto soddisfatto). Altre volte perché la missione ha una o più deadline temporali, che ne comportano il fallimento (domani a mezzogiorno un innocente sarà impiccato se non avrete trovato il colpevole) oppure la complicazione (per esempio, di recente ho masterato un'avventura in cui c'era una sorta di gara tra fazioni per accaparrarsi per primi un mcguffin). In queste situazioni devo dire che mi trovo meglio a contare il tempo come tempo (cioé: giorni, ore, minuti...) anziché astrarlo in una variabile. Semmai, uso variabili astratte, e dadi, per determinare l'avanzamento di certi fenomeni (come le fazioni concorrenti) al passaggio del tempo. Quanto al nemico che acquisisce ogni giorno potere, in effetti la meccanica che ho in mente di proporre per i villain (l'articolo dovrebbe uscire tra un paio di settimane) va in parte nella direzione che dici tu. 🙂