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ilprincipedario

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Punti Esperienza

  1. Io trovo molto eleganti le regole che si trovano alla fine nel glossario. Hanno accorpato tiri salvezza, prove di abilità e vattelapesca. Hanno formalizzato le azioni di ricerca, studio e altro. Ora devono solo inserire la durata delle azioni e abbiamo fatto un grande passo in avanti.
  2. Come dicono prima di me, la prova ha senso se l'esito è incerto; inoltre la CD di 20 naturale è estranea al concetto di CD. Comunque, il DM potrebbe chiedere la prova perché vuole capire se il ladro possieda la perizia necessaria per scassinare quel tipo di serratura. Una volta fallita la prova, il DM può affermare: "Il meccanismo è troppo complesso per la tua abilità. Non hai capito nulla di come funziona e non sei in grado aprirla". A quel punto non esistono altre prove o altre occasioni per ritentare, perché le prove le decide il DM, non il giocatore. Se invece il DM vuole necessariamente che lo scrigno sia aperto, ma vuole simulare la difficoltà, non chiede una prova, ma fa una descrizione di quello che accade. STOP. Se invece il DM vuole che lo scrigno sia aperto, ma vuole dare il senso di pericolo che ogni tentativo suscita, allora può utilizzare incontri casuali, assegnare un tempo consistente ad ogni tentativo e utilizzare la regola dei gradi di fallimento, così che a una prova fallita di molto si spezzino gli attrezzi e una delle punte colpisca l'occhio dello scassinatore procurandogli un bel po' di danno. Resta da dire che prima di applicare quest'ultima idea, bisogna fissare una CD adeguata.
  3. Ho aperto questo topic condividere con tutti voi cosa è scritto nei manuali, dato che spesso la lettura è superficiale o assente (anche la mia, sia chiaro). Capisco la tua preferenza per un approccio binario al successo e al fallimento, ma il punto del topic era farvi partecipi della scoperta che non è quello che il manuale di quinta edizione dice. Se vogliamo approfondire, invece, il discorso su quanto sia arbitrario per un DM offrire un'alternativa al fallimento, sulla quale il giocatore ha comunque completo controllo, potendo egli rifiutare di pagare il costo per tenersi il "semplice" fallimento (almeno da come bonbon123 pone la faccenda), direi di aprire un altro topic in cui parlare più in generale di dove inizia e dove finisce l'arbitrio di un DM. Temo, infatti, che il giudizio negativo manifestato dall'espressione "scadono nella discrezionalità" si potrebbe davvero applicare a tante situazioni. A partire dagli incontri casuali, dalla distanza, dalla decisione di quale CD applicare in una prova, fino ad arrivare alla decisione di dare o meno vantaggio, di concedere o meno ispirazione, di scegliere. Mi piacerebbe parlarne, ma credo sia da discutere in un altro topic.
  4. Non credo la tua sia un'interpretazione troppo lontana dalla lettera. In effetti, dopo la mia prima lettura, mi sono subito chiesto se fosse opportuno chiedere al giocatore se volesse un fallimento o un successo con una conseguenza negativa, immaginando che concedere a lui la scelta rendesse l'interpretazione del ruolo decisamente più significativa. Dunque, sono d'accordo con te e, anzi, ti ringrazio per avermi fornito due esempi da utilizzare come modello per il futuro. Non vedo polemica nelle tue parole, né voglio innescarla io. Sono d'accordo sul fatto che la presentazione di molte procedure in D&D assomigli tanto a un consiglio e meno a un'indicazione da seguire. In DW e in AWII, invece, è esplicitamente spiegato che regole e procedure sono la stessa cosa. Tuttavia, credo sia per lo più un problema di forma che di sostanza. La definizione di "fallimento", infatti, non è un consiglio, ma una definizione meccanica di che cosa far accadere quando il tiro non raggiunge la CD prevista. Solo che nessuno di noi si è mai soffermato su questa definizione, perché o non è giocatore di giochi da tavolo e di Magic, oppure perché ne ha già una definizione derivata dalle precedenti edizioni. Anche in CoC ho visto che c'è un paragrafo sulla definizione di fallimento, da differenziare rispetto a quella prevista da un "tiro forzato". Anche lì è molto discorsiva rispetto a DW, ma è una meccanica. Un esempio simile, se vuoi, è la parola "deadly" riguardante gli incontri che tanto viene fraintesa. "Deadly" è una definizione tecnica esplicitata nella Guida del Master, ma che spesso viene fraintesa perché la parola scelta è comune tanto che è facile, comodo ed economico associarla al suo significato naturale. Però la definizione di incontro "Deadly" o "Letale" non è "incontro che produce un TPK". Convengo e converrò sempre, ad ogni modo, che il manuale sembra non presentare molte delle sue meccaniche con lo stesso rigore con cui spiega cosa accade quando un tiro per colpire produce un successo.
  5. Carissimi, volevo condividere con voi la mia scoperta e semmai discutere di quante chiacchiere si facciano sul nostro hobby senza aver davvero letto, studiato e assorbito il contenuto dei manuali di gioco. Ormai negli ultimi anni ho letto diverse dozzine di discussoni che criticano la quinta edizione di D&D, ma più ho il tempo di studiare il manuale e più scopro che tali critiche sono basate sulla fruizione indiretta delle regole. Giorno di avventura? Nessuno ha letto cosa dice il manuale. Fallimento di una prova? Nessuno ha letto cosa dice il manuale. Attrito delle risorse? Nessuno ha letto cosa dice il manuale. Ora veniamo alla scoperta più recente. Ci si lamenta che D&D 5 non abbia un sistema di failing forward, diversamente da Dungeon World o da non so quale altro sistema. Ora leggiamo insieme la definizione di falllimento di una prova secondo il manuale del giocatore: Il grassetto è mio. Da notare che la definizione di fallimento come successo parziale con conseguenze negative si adatta qui anche ai mostri. Strainteressante. Qualcuno potrebbe sostenere che si tratta di qualcosa di molto embrionale. E lo è, proprio come lo sono tante indicazioni di questa edizione. Tuttavia, una procedura da adottare è spiegata in maniera più estesa nella Guida del master, in quelle che molti considerano regole opzionali, ma che di fatto sono solo chiarimenti. Ecco la parte pertinente: Come potete vedere, niente di quello che viene spiegato qui è considerato "opzionale" o "variante". Vorrei farvi notare che seguendo queste indicazioni, il gioco diventa più dinamico e il pericolo di un fallimento da 5 o più punti, essendo sempre dietro l'angolo, rende più rischioso, perciò saporito, il tentativo di ripetere un'azione senza dover necessariamente inserire un orologio o un'altra forma di pressione. Vuoi sfondare la porta a spallate? Fallisci di cinque: o no, la spalla della tua armatura è saltata e ora non ti protegge più come prima. Lo stesso vale per il "successo a un costo": hai colpito ottenuto 14 contro classe armatura 15 dell'orco? Invece di mancarlo, lo infilzi con la spada, ma non riesci ad estrarla dal suo corpo e adesso sei disarmato! Quanto è potente tutto questo? Quante possibilità ti dà? E non stiamo facendo nessuna aggiunta al regolamento originale, lo stiamo solo leggendo. Spero di avervi dato un briciolo della gioia che ho assaporato io quando ho raggiunto la consapevolezza che "nessuno legge davvero i manuali".
  6. Io sono convinto che una grandissima percentuale di utenti in lingua inglese che si lamenta di D&D 5 non ha nemmeno letto i manuali da cima a fondo. Di questo gruppo, una piccolissima percentuale ha poi capito quello che ha letto. Di quest'altro gruppo, infine, sono pochissimi quelli che hanno pure capito come mettere in pratica ciò che hanno capito. Da qui l'idea che D&D 5 non sia poi questo granché. Riguardo alla letalità, per esempio, in Principi dell'Apocalisse ci sono incontri casuali micidiali per gruppi di terzo e quarto livello. E l'avventura di primo livello della campagna ha un necromante che se usato senza scrupoli deve per forza fare almeno un morto tra i pg. Almeno uno.
  7. Dunque, Grooth. Prima di tutto vorrei consigliarti di rivedere cosa dice la Guida del master riguardo al Tier 3, quello dei personaggi di livello tredici. Riassumendo alla buona, vorrei che fossimo d'accordo sul fatto che personaggi di quel livello assomigliano molto agli eroi dei miti greci, cioè sono già semi-dei capaci di azioni che ai nostri occhi atei e moderni potrebbero sembrare iperboliche. Perciò, se nella tua mente volessi un'avventura che ricordi un'ambientazione come quella del Signore degli anelli o del Trono di spade, sarebbe bene chiarire che siamo molto lontani da quelle aspettative. Dovresti, infatti, fermarti con l'avanzamento dei personaggi al Tier 1, quindi prima del quinto livello. Al tredicesimo, invece, i personaggi devono affrontare imprese paragonabili alle fatiche di Eracle (come sorreggere un momento sulle spalle il pianeta Terra per lasciare la possibilità ad Atlante di fare non ricordo più cosa). Da qui la risposta alla tua domanda sull'eventuale dungeon: se vuoi costruire un dungeon per personaggi di quel livello, devi immaginarlo come una realtà non solo inavvicinabile per i mortali, ma addirittura inimmaginabile per alcuni di loro. Fatto ciò, ti sembrerà meno strano che i tuoi personaggi debbano, per esempio, fronteggiare torme di balor o diavoli della fossa, perché stiamo parlando di gente che viaggia nell'Abisso, non che ci arriva da morto. In conclusione, se vuoi condurre un'avventura a quei livelli, non ragionare più in termini umani, ma eroici o, se vai ancora più avanti, divini. Hai presente quel mito cinese sui draghi da cui sarebbero nati i fiumi? Sai come sono accoppati quei draghi? L'imperatore di Giada ordina al dio delle montagne di rovesciargli addosso delle montagne. Montagne! Questo è D&D dopo certi livelli. Manda i tuoi personaggi negli inferi per farsi restituire l'anima di Francesca da Rimini e rovesciagli addosso legioni di diavoli. Ricordati che a quei livelli, i tuoi avventurieri sono proprio coloro i quali sono chiamati a compiere imprese come sconfiggere quella infausta nidiata dei tre gemelli draghi rossi che hanno stretto alleanza con i giganti e minacciano il regno.
  8. Tomba dell'annientamento, Icewind Dale e poi la raccolta Yawning Portal.
  9. Bella gatta da pelare, allora. Dunque, se si tratta dell'unico incontro della giornata e vuoi che lo scontro sia quasi alla pari, devi avere avversari per un totale di 81 000 punti esperienza modificati. Se guardo al mago più forte del manuale dei mostri, trovo un arcimago che vale 8400 punti esperienza. 6 arcimaghi (che secondo il manuale possono lanciare almeno un incantesimo di livello 9) rappresentano un valore di punti esperienza modificati di 75 600 punti. Pensi che i tuoi png di livello dodicesimo siano paragonabili a questi 6 arcimaghi? Se lo sono, allora è solo questione di tattica da parte tua come wargamer; in caso contrario, ti aspetti troppo da uno scontro che non è alla pari. In ogni caso, se sei riuscito a stendere più volte i tuoi pg durante uno scontro, a me sembra sia stato impegnativo eccome. Ultima nota: 81 000 punti esperienza modificati sono esattamente 3 draghi rossi adulti.
  10. Mancano ancora i presunti capolavori della quinta edizione. Un vero peccato.
  11. Le risposte di chi mi ha preceduto sono ottime. Potresti riproporre i numeri dello scontro "impegnativo", così vediamo se lo è davvero? Quanti pg? Di che livello? Quanti mostri? Di che GS? Che intelligenza hanno? Erano in piene forze prima di cominciare l'incontro?
  12. Questa cosa ormai viene ripetuta come un mantra da quando è uscita l'edizione, tanto che sembra aver assunto una verità che non dovrebbe avere. La guida del master indica 6-8 incontri difficili-medi come un limite giornaliero. Non dice che il gioco è basato sull'assunto che ci sia quel numero di incontri, tanto che riporta una tabella con il numero di Punti Esperienza giornaliero utile per portare allo stremo i PG. Dunque, se vuoi che ogni incontro sia spaventoso perché sei sicuro che dopo ci sarà un riposo, usa quel numero e aspettati che i PG possano morire (è quello che succede se i PG arrivano a non avere più punti ferita, magie e risorse). Al 10 livello 4 PG dovrebbero affrontare 36.000 punti esperienza modificati di mostri. Considera che un drago rosso adulto da solo vale 18 mila e ha GS 17. Normalmente, manderesti contro un Drago rosso adulto contro il tuo gruppo? Per saturare le loro capacità di resistenza, dovresti aggiungere ancora qualcosa. Anzi, molto di più se come affermi i tuoi PG vanno considerati più forti della media: magari il loro livello è maggiore di uno o due punti rispetto a quanto previsto. Se ho fatto bene i conti, un drago rosso giovane potrebbe andare bene? Ecco, questo è un incontro che equivale a quei 6-8 di cui si parla sempre. Io non ho mai provato a vedere cosa accade se lo proponi: provaci tu e fammi sapere se funziona. Questa, però, è la matematica del gioco e questi due mostri hanno attacchi ad area interessanti, volano, sono furbi. Fanno azioni leggendarie e di tana. Non sono riuscito a trovare i mostri di cui parlavi nell'esempio: avevano solo attacchi fisici?
  13. Do il mio obolo alla discussione, anche se si tratta di pochi spicci. Io immagino queste specie umanoidi, così come fa Tolkien o qualunque autore provi a descriverli (pensa agli alieni di Wells nella guerra dei mondi), come l'interazione tra le loro caratteristiche fisiologiche e le possibili culture che ne derivano. L'elfo distaccato non è tale tra gli elfi, ma lo è confrontato con chi vive al massimo un'ottantina d'anni come gli umani. L'elfo, cioè, si preoccupa di minacce millenarie, al contrario degli uomini che a stento pianificano con un lustro di anticipo. Mille anni di vita sono mille anni di esperienze, vuol dire veder crescere boschi dove un tempo c'erano dei germogli. Vuol dire non affezionarsi troppo agli umani. Quando devo immaginarmi un'interazione tra uomini e elfi, penso a quella che noi abbiamo con gli amici a quattro zampe, i quali vivono poco più di un decimo dei nostri anni. Insomma, se io volessi caratterizzare le specie, farei questo tipo di riflessione: cosa caratterizza gli orchi nella loro fisiologia? Sono sempre affamati? Hanno la pelle che si ustiona alla luce? Hanno un istinto riproduttivo che li costringe a dare importanza all'idea del maschio alfa? Sono psicopatici, cioè non provano empatia per le altre creature viventi? Trovate le risposte, comincerei a pensare a quali culture possono essere prodotte da imput di questo tipo. Ecco che hai creato nazioni di orchi con qualcosa in comune, ma anche con delle differenze. Mi dirai che è un lavoraccio e sono d'accordo. Ma so che a te piace complicarti la vita. Del resto gli autori di fiction, pensa anche ai popoli incontrati dai personaggi di Vance, pare ragionino in una maniera simile quando vogliono popolare i loro mondi di stranezze. Se ti serve qualcosa di interessante da un punto di vista antropologico, mi pare ci fosse uno studioso brasiliano che aveva teorizzato come le differenze sensoriali tra le varie specie animali ci facciano apparire il mondo in modi del tutto diversi. Quella che a noi sembra cacca, per esempio, per una mosca appare probabilmente come una soffice culla ben rifornita di latte in polvere per allevare un bebè. Un cucciolo di gazzella a noi, geneticamente programmati per legarci ai cuccioli sembra carino; a un leone sembra un hamburger appetitoso e consegnato direttamente a casa dagli uomini cubodotati. Non so se ti ho aiutato.
  14. Dispiace unirmi ai cori del "cambia gioco" con un commento ancora più laconico degli altri, ma non c'è consiglio migliore. Mettiamola in un altro modo: cosa consiglieresti a qualcuno che gioca a Call of Duty che trova il gioco poco realistico perché se stai qualche secondo fermo e non vieni colpito recuperi tutta la tua salute?
  15. Scusate se intervengo in maniera spicciola dopo il vostro lungo argomentare. Ma davvero non si riesce a comprendere a livello intuitivo la differenza tra un gioco da tavolo come gli scacchi e un gioco di ruolo? Negli scacchi giochi per vincere. Fai una serie di mosse che secondo il tuo livello di abilità ti avvicinano alla vittoria. In un gioco di ruolo interpreti il tuo personaggio in situazioni dove non ci sono in ballo semplicemente la vittoria o la sconfitta, ma il tuo gusto o quello del tuo personaggio. Mi chiedo, a tal proposito, come si possa "giocare solo tirando i dadi" a un gioco di ruolo. Tirate i dadi per fare cosa? Per vedere chi fa il numero più alto? In un gioco di ruolo, il DM richiede il lancio dei dadi per risolvere l'esito di un'azione incerta decisa dal giocatore. Stop. Pensate a una situazione semplice come l'interazione sociale tra un personaggio e un PNG, in cui un giocatore deve decidere se il suo personaggio è aggressivo, diplomatico, ingannevole. Questa scelta puoi farla in base a quale abilità hai più sviluppata, certo, ma stai comunque facendo una scelta dal punto di vista del tuo personaggio che risolverà l'interazione in modi diversi, soprattutto quando ci sarà un fallimento. Se giocate a un gioco di ruolo senza trovarvi mai in situazioni di questo tipo, mi spiace ma il problema è che non avete letto le regole di un gioco di ruolo, non di certo che non condividete una certa sfumatura di significato sulla parola "interpretazione". Questa parte strutturale del gioco, poi, potete ricoprirla di tutti gli abbellimenti del caso: background al quale essere fedelissimi, vocine, gestualità, elucubrazioni, ma a livello base se non c'è quello che ho scritto sopra, non state giocando a un gioco di ruolo. Ho capito il problema di questi lunghi botta e risposta che sembravano non trovare mai un terreno comune, quando qualcuno prima ha scritto che ci sono "situazioni per ruolare". Ma non è così! In un gioco di ruolo, tutto è "ruolare" (tecnicismo, tra parentesi, tanto brutto quanto utile), perché non siete il vostro personaggio solo quando vi cimentate in amorazzi da quattro soldi o teatrini in cui si battibecca e poi sotto sotto ognuno se la ride, ma ogni volta che decidete o meno se attaccare la banda di orchi che vi sta davanti e che sembra ignorarvi. State già dicendo agli altri giocatori e al master chi siete. E questo è interpretare il vostro ruolo!
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